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Assalto a Parigi: dopo l’unità, qualche amara considerazione
Dopo i giorni dell’ansia e della crudeltà, sono apparse splendide le immagini giunte da Parigi e da tutta la Francia. Le piazze e le strade sono state travolte da un’ondata di partecipazione e da un comune grido: libertà. Affascinante anche l’immagine dei leader europei, ma non solo, che procedono fianco a fianco e che ricordano le imponenti manifestazioni francesi dell’estate ’44. Scemata l’emotività, è tempo ora delle considerazioni politiche e l’entusiasmo lascia spazio a non poche perplessità ed interrogativi.
I tragici eventi che hanno travolto Parigi tra il 7 e il 9 gennaio riportano in primo piano una serie di criticità e di questioni irrisolte e trascurate. Alcune di queste possono essere considerate di natura globale e, in particolare, riguardano l’area del Vecchio Continente. Altre sono più legate alla specificità della lunga e oramai cronica crisi francese.
Rispetto alle prime, si può proporre uno schema secondo una duplice dimensione: geopolitica e morale. Sul primo punto bisogna ricordare che la presenza alla manifestazione dei principali leader europei, unita a quella di tutti i vertici delle istituzioni comunitarie (presidenti di Consiglio e Commissione, Alto rappresentante e presidente del Parlamento) non può far dimenticare le clamorose e colpevoli divisioni ed inefficienze reiterate in questi anni di fronte ai focolai di crisi che più alimentano l’integralismo terroristico di matrice islamica. Nonostante l’unità di facciata, leggi tutto
Pessima maestra televisione. L’attentato a “Charlie Hebdo” e l’incapacità dei media italiani di raccontare le crisi
Gli attacchi terroristici di Parigi hanno messo in rilievo una volta di più la strutturale difficoltà dei media italiani di raccontare le crisi.
La strage alla sede di Charlie Hebdo la mattina del 7 gennaio, l’omicidio di Montrouge il giorno seguente, l’inseguimento dei terroristi e la sua conclusione, con il sequestro e gli assedi a Porte de Vincennes e a Dammartin-en-Goële, sono stati seguiti in modo incerto e talora goffo in Italia. La prima impressione è che la gravità di ciò che stava accadendo non sia stata subito percepita. Non si capirebbe altrimenti per quale motivo, quando la notizia del più grave attentato in Francia degli ultimi anni stava già rimbalzando sui siti di informazione da più di un’ora, la maggior parte dei telegiornali nazionali abbia continuato a riservare uno spazio sproporzionato e grottesco ai funerali di un cantante. L’incapacità di adattare rapidamente la programmazione all’incalzare degli eventi è uno dei problemi evidenziati dai fatti parigini. Che sia da imputare a scarsa sensibilità, ad un evidente deficit di prospettiva o alla letargia culturale derivante da alcuni decenni di imperante provincialismo informativo (è più simpatico parlare di soubrette e gossip che di omicidi e attacchi alla libertà di stampa), ci sono pochi dubbi comunque sul fatto che gli organi di informazione italiani, e in particolare i canali televisivi, leggi tutto
Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio dell’ONU: la scadenza si avvicina
Era il 6 settembre 2000 quando al Quartier Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York si apriva il cosiddetto “Vertice del Millennio”, una riunione dei capi di Stato e di governo di tutto il mondo chiamati a delineare il ruolo dell’ONU nel XXI secolo. Compito non semplice dinanzi alle aspettative globali della definizione di linee programmatiche per una strategia in grado di ridurre la povertà estrema e di raggiungere una serie di standard di benessere in tutto il mondo entro un termine ben preciso, l’anno 2015.
Cos’è la Dichiarazione del Millennio
Altisonante. Solenne. Cruciale. Non può essere definita diversamente la Dichiarazione espressa da quel consesso. Il potente simbolismo dato dall’ingresso nel nuovo millennio unito alla straordinaria partecipazione di tanti leader, che fece del vertice di New York la tribuna politica di più alto profilo che il mondo avesse mai visto, non potevano che far scaturire una Dichiarazione di intenti epocale, allo scopo di ribadire la “fede nell’Organizzazione e nel suo Statuto quali fondamenta indispensabili di un mondo più pacifico, prospero e giusto”. Libertà, uguaglianza, solidarietà, tolleranza, sviluppo sostenibile e responsabilità multilaterale furono identificati come la comune piattaforma di dialogo dei 189 Stati membri dell’ONU che si impegnarono in quella data simbolica a dare priorità di azione a 8 obiettivi-cardine. I cosiddetti “Obiettivi di Sviluppo del Millennio” spaziano dall’impegno a costruire un’effettiva alleanza globale alla realizzazione di uno sviluppo sostenibile, dall’arresto della diffusione delle malattie leggi tutto
La crisi europea sui media cinesi
Il 2 aprile 2014 il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese (RPC) ha pubblicato il suo secondo policy paper sulla relazioni fra Cina e Unione Europea (UE), definite come “the world's most representative emerging economy and group of developed countries respectively”.
Il documento delinea la futura direzione di sviluppo per la partnership strategica fra Cina ed Europa, avendo sullo sfondo due elementi: da un lato la crisi economica e del debito sovrano di alcuni Stati dell’Unione, e dall’altro l’ascesa della RPC a seconda economia mondiale, che si è accompagnata alla nuova strategia di go global delle imprese cinesi. A proposito delle difficoltà europee, il documento cinese evidenzia come in questi anni sia emersa inevitabilmente la necessità di procedere a riforme strutturali indirizzate a favorire una maggiore integrazione economica, fiscale, finanziaria e politica.
A giudicare dal documento, agli occhi della dirigenza cinese le difficoltà dell’Unione Europea non ne hanno diminuito l’importanza come global player in ambito economico e partner politico imprescindibile per la costruzione di un mondo multipolare. Tuttavia, l’impatto della crisi sulle relazioni fra Cina ed Europa e sulla strategia cinese rispetto alla UE è stato inevitabile, e costituisce da alcuni anni un tema di riflessione e indagine per gli analisti di entrambe le parti.
L’Unione Europea è, in effetti, il secondo partner commerciale della Repubblica Popolare Cinese: il volume del traffico commerciale fra UE e RPC è stato calcolato nell’ordine di un miliardo di euro al giorno mentre la Cina è il principale fornitore di beni di consumo e beni intermedi per le industrie europee, come dimostrato dal deficit commerciale europeo nei confronti della RPC. leggi tutto
L’amica-nemica Scozia ancora alla ribalta della politica inglese
La «riconciliazione» nel discorso di Elisabetta
Indubbiamente per la politica britannica il 2014 è stato l’anno della Scozia: il referendum sull’indipendenza dello scorso settembre ha catalizzato per mesi il dibattito politico interno, creato tensioni fortissime e richiamato l’attenzione degli analisti di tutto il mondo. Il fatto che, in modo piuttosto inaspettato, il 55% degli scozzesi abbia optato per il mantenimento dell’unione, pur suscitando la comprensibile soddisfazione del premier Cameron e degli unionisti, non ha di certo archiviato la questione, tutt’altro che nuova, dell’indipendenza scozzese e neppure quella, ancor più complessa, di come articolare i rapporti tra il governo centrale e le sue varie «periferie»: Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Questioni che sollevano problemi di ordine statuale e istituzionale, ma investono altresì delicati aspetti economici, militari e di geopolitica internazionale.
Non è dunque un caso che la regina Elisabetta, nel suo consueto discorso natalizio, abbia voluto lanciare un appello alla «riconciliazione» a tutti i cittadini britannici e in particolare agli scozzesi. In un messaggio di poco più di 5 minuti ha usato la parola «riconciliazione» ben 7 volte, sottolineando come, storicamente, abbia preso strade e forme diverse: dalla «tregua di Natale» del 1914 lungo le trincee della Grande Guerra ai progressi nella pacificazione dell’Irlanda del Nord, fino all’abnegazione degli operatori sanitari impegnati nella lotta contro l’ebola e nei teatri di guerra di tutto il mondo. leggi tutto
Mrs Clooney e la guerra padellata egiziana
Mrs. Clooney rischierebbe il carcere. Secondo quanto annunciato dal quotidiano britannico The Guardian, i magistrati egiziani non sopporterebbero più le dure critiche pronunciate da Amal Alamuddin, la moglie del celebre attore di Hollywood. In un rapporto datato febbraio 2014 redatto dalla stessa avvocato e da altri colleghi per conto di un’associazione internazionale, Alamuddin avrebbe infatti denunciato le «falle» del sistema legale egiziano.
Il condizionale è però d’obbligo. Appena la notizia – pubblicata più sulle pagine di cronaca rosa che su quelle estere - ha iniziato a circolare, il Ministero degli Interni egiziano ha infatti negato di aver minacciato di arrestare la penalista già celebre, ancora prima del suo matrimonio, per i suoi precedenti clienti: Julian Assange, Yulia Timoshenko e l’ex gheddafiano Abdullah Senussi.
L’avventura di Alamuddin in Egitto è iniziata prima che lei diventasse protagonista della cronaca rosa quando è stata scelta come avvocato difensore da uno dei tre giornalisti di Al-Jazeera in cella dal 2013 con l’accusa di aver fiancheggiato gli ormai banditi Fratelli Musulmani. La settimana scorsa, un tribunale del Cairo ha annullato le vecchie condanne (dai 7 ai 10 anni di detenzione), leggi tutto
Patto di stabilità o grande alibi?
Italia a disagio con il patto di stabilità. Germania poco incline ad aprirlo per renderlo più flessibile. Sembrano due posizioni inconciliabili con una unica via d’uscita per il paese più debole cui non resta che fare i compiti a casa fino all’ultima riga. La realtà è forse un po’ diversa e ancora più cruda di quanto non appaia dalle frecciate a distanza tra governi nazionali, commissione della Ue e qualche banchiere centrale dell’eurogruppo. Il Patto di stabilità è una regola con una bella dote di sanzioni e reprimende per i paesi che sgarrano. Ma è macchinoso ed è politicamente difficile applicarlo. E quindi serve quanto la Sagrada Famiglia di Barcelona per dire messa tutti i giorni. Perché in verità i veri guardiani del patto di stabilità sono altri. Stanno nei mercati finanziari e nelle agenzie di rating molto più spicci nelle loro decisioni e nei loro giudizi di quanto non siano gli organismi Ue. Le discussioni sul Patto di Stabilità sono delle stucchevoli sceneggiate che ormai stancamente narrate dai giornalisti che per mestiere devono occuparsi di questioni europee. E neppure suscitano più alcun interesse nel pubblico che sa benissimo che ciò che è in agguato è lo spread e la simpatia o meno dei mercati per i titoli di stato del proprio paese. leggi tutto
Renzi e l’Europa, tra quotidiano e sistemico
(Inter) Net Neutrality: nessuno contro, non tutti a favore
Petrolio e politica: alla fine del primo boom energetico del XXI secolo
Dalla metà dello scorso giugno, il prezzo del barile di petrolio è calato di quasi la metà: secondo i dati forniti dal più grande cartello dei Paesi produttori, l’OPEC, siamo passati da 107 a poco meno di 62US$ nel giro di sei mesi. L’OPEC non esaurisce certamente tutte le riserve e la produzione totale di petrolio, né tantomeno quelle dei combustibili fossili. E tuttavia, le sue scelte sono molto importanti perché tra i suoi membri troviamo ancora i grandi produttori, come i più grandi detentori di riserve ad oggi conosciute ed utilizzabili.
Le spiegazioni per questo calo drastico, anzi possiamo parlare di vero e proprio crollo, sono essenzialmente di due tipi: quella strettamente “economica” basata sulla razionalità, sulla funzione di utilità; e quella geopolitica che considera come preponderanti la lotta di potere in atto a livello mondiale. Nelle società industriali e dei consumi di massa, le relazioni tra produttori e consumatori di energia non hanno mai seguito la razionalità del supposto homo economicus, per cui è difficile parlare di “mercato libero” del petrolio o dell’energia come se queste fossero due merci come le altre. Allo stesso tempo, politiche energetiche che non hanno considerato la propria sostenibilità finanziaria hanno mostrato presto i loro limiti. E’ dunque assai probabile leggi tutto