Ultimo Aggiornamento:
19 aprile 2025
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Argomenti

Hollande ovvero il fatalismo della “crisi perpetua”

Michele Marchi - 21.08.2014

Dall’entourage del presidente Hollande emerge una frase, attribuita all’inquilino dell’Eliseo. Pare che egli sia solito ripetere, da almeno due anni, una massima che più o meno suona così: “nulla accade mai come previsto”. Ci sono due possibili letture di questa affermazione. Da un lato i detrattori di Hollande, oramai la stragrande maggioranza, la interpreta come l’ennesima boutade. In realtà egli si sbaglierebbe per l’ennesima volta. Tutto ciò che sta accadendo al Paese, perlomeno sul fronte economico-sociale, era ampiamente preventivabile. Solo la scelta di continuare a negare l’evidenza ha potuto nascondere la pessima situazione economica. Dall’altro lato i pochi commentatori e fedelissimi che credono ancora in lui, considerano le parole di Hollande l’ennesimo tentativo di spingere un’opinione pubblica sfiduciata e arrabbiata fuori dalle secche della stagnazione e del declino. leggi tutto

Di turismo si vive? La stagione turistica 2014 e l’economia della Grecia

Giovanni Bernardini - 21.08.2014

“La Grecia come la immaginiamo”

 

Oia è un minuscolo villaggio cicladico arroccato sullo sperone settentrionale di Santorini, cinquecento metri sopra lo sguardo ammirato di chi raggiunge l’isola via mare. L’intero scenario in cui si colloca contribuisce all’entusiasmo per il suo avvistamento, per il contrasto tra il candore abbacinante dell’abitato sferzato dal sole e il profilo cinereo dell’isola, che ne denuncia l’origine vulcanica. Non mentono dunque le guide quando battezzano Oia “la Grecia come la immaginiamo”, cartolina punteggiata di cupole celesti che dal vivo non può lasciare indifferenti. Raggiunto il suo dedalo di vicoli contorti, ci si accorge presto come esso sia ormai completamente occupato da un ecosistema al cui centro si colloca il turista di ogni origine e portafogli. Una lunga teoria di attività commerciali ne ha preso possesso negli anni, a onor del vero con ben maggiore armonia e rispetto di quanto purtroppo riscontrabile altrove nel Mediterraneo. Una capacità di adattamento dimostrata anche nell’attrarre la più recente ondata di avventori dai “paesi emergenti”: a ben ascoltare, qualunque esercente (compresa l’attempata custode della piccola chiesa centrale) sembra essersi impadronito a tempo di record di un frasario fondamentale in russo, cinese e arabo. leggi tutto

La «potenza civile» tedesca alla prova della crisi ucraina

Gabriele D'Ottavio - 19.08.2014

Nel tardo pomeriggio di domenica 17 agosto si è tenuto a Berlino un vertice straordinario sulla crisi ucraina. Oltre al ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, all’incontro hanno preso parte gli omologhi di Francia, Russia e Ucraina. Preceduto da un colloquio telefonico tra la Cancelliera Merkel e il Presidente Putin avvenuto il giorno di ferragosto, il summit era stato convocato per far fronte alle nuove tensioni che sono state registrate lungo la frontiera orientale ucraina, in concomitanza con il crescente flusso di materiali bellici, consiglieri militari e personale armato proveniente dalla Russia. L’obiettivo dichiarato da Steinmeier alla vigilia dell’incontro era «una tabella di marcia verso un cessate il fuoco e una cornice per garantire controlli effettivi alle frontiere». Tuttavia, dalle prime indiscrezioni trapelate il vertice di Berlino non sembrerebbe aver prodotto alcun risultato concreto in vista dell’auspicata soluzione politica della crisi. leggi tutto

Deflazione: quantò si’ bruttà

Gianpaolo Rossini - 19.08.2014

I timori espressi  su queste colonne sul pericolo deflazione si sono materializzati  con le notizie sui prezzi in calo (inflazione negativa = deflazione) e sullo stop della Germania il cui Pil nel secondo semestre è sceso dello 0.2%, come l’anemica Italia.

Intendiamoci, sarebbe positiva per l’Italia una dinamica dei prezzi  più contenuta che in Germania per recuperare la competitività erosa nei primi due decenni di vita dell’euro con l’inflazione italiana superiore a quella teutonica. Dovremmo però evitare di gettarci in una scivolosa spirale deflazionistica. Avremmo perciò bisogno di un po’ di inflazione in Germania, attorno al 2-3% annuo, e stabilità dei prezzi in Italia. La Germania  non sembra però disposta ad un’inflazione al 2-3% annuo. Eppoi un’inflazione zero è rischiosa. Perché implica prezzi che scendono un po’ in alcuni comparti e che salgono in altri. Ma non è facile trattenere i settori dove i prezzi crescono dal farli scendere per rincorrere i consumatori.  leggi tutto

La fine del modello Westminster?

Giulia Guazzaloca - 14.08.2014

In attesa che anche la politica britannica riprenda il suo pieno corso dopo la pausa estiva – e allora tutti gli occhi saranno puntati sul referendum scozzese per l’indipendenza di metà settembre – si possono fare alcune considerazioni sul fatto che da qualche anno il sistema politico inglese (non diversamente da quello italiano) sembra vivere un’importante evoluzione. Un’evoluzione che potrebbe mettere fine al cosiddetto «modello Westminster» fondato sul bipartitismo e sul meccanismo dell’alternanza alla guida del governo.

Nella sua versione più semplificata, infatti, il «modello Westminster» indica la presenza di un assetto bipolare, un sistema elettorale maggioritario e l’accentramento del potere esecutivo in governi monopartitici. Sviluppatasi nel Regno Unito ma presente anche in altri paesi appartenenti al Commonwealth, questa forma di democrazia maggioritaria identifica un sistema governato da due soli partiti che tendenzialmente si alternano alla guida dell’esecutivo. Inevitabile che sin dall’800 una tale articolazione politico-istituzionale abbia suscitato ammirazione in schiere di politici e intellettuali italiani, alimentando così la contrapposizione, talvolta stereotipata, tra l’instabilità politica italiana e la Gran Bretagna patria dell’«ordine» e della «regolarità». leggi tutto

L’Ucraina tra Putin e l’Occidente

Alessandra Bitumi * - 14.08.2014

“Chiediamo alla popolazione di non restare in strada e di rifugiarsi in luogo sicuro”. Le autorità municipali di Donetsk, roccaforte dei filorussi nell’Est dell’Ucraina, lanciano appelli ai civili sulla scorta di quelli emessi dell’esercito di Kiev, la cui offensiva non si arresta. Dopo aver riconquistato il 75% dei territori inizialmente occupati dai ribelli, le forze militari ucraine hanno rigettato sabato scorso la proposta di un cessate il fuoco avanzata dai separatisti al fine di impedire una “catastrofe umanitaria”. Secondo le stime dell’ONU, il numero dei profughi ha superato i 700 mila. Dall'inizio del conflitto, scoppiato ad aprile, le vittime sono più di 1500; i feriti quasi 4000.

A dispetto di un crescente nervosismo delle cancellerie occidentali, Kiev non sembra disposta ad arrestare le operazioni militari mentre Mosca risponde alle sanzioni di Stati Uniti ed Unione Europea con un embargo dei prodotti agroalimentari e ammassa 20.000 truppe sul confine con l’Ucraina (secondo Kiev, si tratterebbe di 45,000 ad oggi. Ma le cifre non sono ancora state verificate). Contro queste ultime, e il loro possibile utilizzo pretestuoso, si è pronunciata la NATO che teme un’invasione russa sotto forma di “operazione umanitaria”. La Casa Bianca ha immediatamente rilasciato una dichiarazione in cui rende noto che il Presidente Obama, in accordo leggi tutto

La ripresa che non c’è e la BCE bella addormentata

Gianpaolo Rossini - 12.08.2014

Un dato congiunturale insoddisfacente che vede il Pil italiano scendere dello 0.2% nel secondo trimestre del 2014  è bastato per rimettere un punto interrogativo sulle capacità dell’Italia di rimettersi dalla lunga crisi che ormai dura da 4 anni. Lo spread dei tassi a 10 anni rispetto ai corrispondenti tedeschi si è alzato improvvisamente volando verso 180, vanificando in poche ore gli sforzi di tagli della spesa pubblica e di imposte che non si possono ridurre. Il dato congiunturale non è certo incoraggiante ma occorre essere prudenti perché la ripresa lenta sta forse facendosi strada soprattutto in alcuni settori. Tra questi vi sono produzioni tradizionali come alimentari, abbigliamento, legno e metallurgia e alcuni avanzati tra cui elettronica, farmaceutici, mezzi di trasporto, gomma e materie plastiche. Tra i tradizionali, il settore alimentare e quello dell’abbigliamento sono in realtà posizionati per lo più nelle fasce alte della qualità e quindi sono meno colpiti dalla concorrenza internazionale di prezzo.  Tra gli avanzati, elettronica e farmaceutica segnalano una forte capacità nell’innovazione e nella ricerca a dispetto di tante litanie recitate giornalmente nei media sulla scarsa capacità di aprire nuovi orizzonti produttivi. Tra le industrie che invece sembrano arrancare di più e che mostrano  segni negativi troviamo le apparecchiature elettriche e il settore petrolifero. Il secondo è dovuto ad un minore consumo e ad una ridotta raffinazione a vantaggio di paesi emergenti produttori di petrolio e non, due trend difficili da contrastare.  Il primo caso invece preoccupa non poco perché evidenzia un lento e inarrestabile declino del nostro paese in questo ambito. leggi tutto

La locomotiva d’Europa s’inceppa, ma i tedeschi rinnovano la fiducia alla Cancelliera

Gabriele D'Ottavio - 12.08.2014

Smaltita la sbornia dopo la vittoria ai mondiali di calcio in Brasile, una mattina di mezza estate i tedeschi sono stati bruscamente svegliati da una doccia fredda. Il 21 luglio scorso la Bundesbank ha reso noti i dati relativi al trimestre aprile-giugno che indicavano una stagnazione dell’economia, principalmente dovuta al rallentamento del settore industriale. La locomotiva d’Europa sembrerebbe dunque essersi inceppata. In Italia – come spesso accade quando si parla di Germania – la notizia è stata accolta con sentimenti contrastanti. Alcuni hanno gioito delle disgrazie altrui, esprimendo quel sentimento di Schadenfreude per il quale, curiosamente, non esiste un termine corrispettivo nella lingua italiana. Altri, più saggiamente, hanno manifestato preoccupazione per le conseguenze negative che un rallentamento della locomotiva tedesca potrebbe avere sull’economia europea e dunque anche su quella italiana. Gli incorreggibili ottimisti, infine, hanno intravisto nel primo vero passo falso del gigante economico un barlume di speranza circa la possibilità che i tedeschi decidano finalmente di rivedere la loro politica europea basata sul rigore finanziario. leggi tutto

Silenzio, Juncker lavora …

Michele Marchi - 05.08.2014

A che punto è il lavoro del grande “tessitore” Jean-Claude Juncker? Il neo presidente vorrebbe comporre il puzzle della sua Commissione entro il 30 agosto, in modo che il Consiglio straordinario di fine estate sia soltanto un momento di cordiale ratifica da parte dei capi di Stato e di governo. Peraltro un risultato di questo genere fornirebbe a Juncker tempo prezioso per preparare i commissari al complicato passaggio di fronte alle varie commissioni parlamentari, che dovranno ufficialmente dare il via libera alle sue scelte.

Nonostante questi buoni propositi e un lavorio diplomatico tra le capitali, che non permetterà all’ex premier lussemburghese un agosto di riposo, i dubbi e le incognite sono ancora molti e il quadro pare ben lungi dall’essere completato. leggi tutto

Il doppio volto dello Zar

Riccardo Brizzi - 31.07.2014

Nuove sanzioni europee contro Mosca

 

Mentre l'inchiesta sull'abbattimento del Boeing 777 della Malaysia Airlines procede tra mille difficoltà e infuriano i combattimenti nell'est dell'Ucraina, martedì 29 luglio a Bruxelles gli ambasciatori dei 28 paesi dell'Ue hanno adottato una serie di sanzioni economiche contro la Russia per convincere Putin a interrompere il sostegno ai separatisti filorussi. L'accordo blocca l'accesso ai mercati europei ad aziende e banche russe, vieta la vendita di armi e di tecnologie sensibili nel settore energetico e dei beni a duplice uso, sia civile che militare, e congela i beni di alcune imprese e di uomini d'affari vicini al presidente russo, accusati di beneficiare dell'annessione della Crimea o di complicità con i separatisti. Misure salutate con soddisfazione da Barack Obama, che ha annunciato a ruota nuove sanzioni americane rivolte contro «settori chiave dell'economia russa» quali l'energia, la difesa e la finanza. Secondo il presidente Usa - che tuttavia nega l'avvio di una «nuova guerra fredda» - l'atteggiamento europeo prova come Washington non sia sola a «perdere la pazienza» verso Mosca, accusata dall'intelligence Usa di apprestarsi a fornire ai ribelli nuovi lanciamissili più potenti per fronteggiare l'offensiva dell'esercito ucraino. leggi tutto