Ultimo Aggiornamento:
11 maggio 2024
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Argomenti

Il rompicapo europeo

Riccardo Brizzi - 19.07.2014

Dopo lo psicodramma che ha accompagnato la nomina di Jean-Claude Juncker alla testa della Commissione, all'indomani della fumata nera di mercoledì scorso la Ue si ritrova nuovamente arenata nelle secche di una partita di nomine ai vertici delle istituzioni comunitarie.

«E' un peccato, ma la situazione non è drammatica [...].Ho già partecipato alla formazione di otto governi [in Belgio]. Sono questioni che richiedono tempo» ha affermato Herman Van Rompuy uscendo dal vertice che sanciva il fallimento di tre settimane di consultazioni con le ventotto capitali.

Dopo l'elezione del popolare lussemburghese Jean-Claude Juncker alla testa della Commissione, l'attribuzione degli incarichi di presidente del Consiglio, Alto Rappresentante e dei portafogli più pesanti della commissione risponde a delicati equilibri politici destra-sinistra, geografici nord-sud/est-ovest, ma anche a bilanciamenti di genere e generazionali. Un vero rompicapo. Van Rompuy era stato incaricato di proporre un «pacchetto» che prendesse in considerazione anche la presidenza permanente dell'Eurogruppo, che dovrebbe essere attribuita al ministro spagnolo dell'Economia, il conservatore Luis de Guindos. Ma i capi di Stato e di governo nei loro calcoli tenevano in considerazione anche la Commissione europea, con l'obiettivo di ottenere portafogli di peso per il proprio paese, rendendo l'equilibrismo diplomatico sempre più difficile e suscitando la ferma opposizione di Juncker. Il neo presidente dell'esecutivo europeo non ha abdicato alle proprie prerogative, rifiutandosi di anticipare la distribuzione dei portafogli in una notte, sotto la pressione diretta di capi di Stato e di governo dalle richieste spesso contraddittorie. leggi tutto

Europa: tutto secondo copione?

Paolo Pombeni - 17.07.2014

Quando i lettori vedranno questo articolo forse si saprà già come è andata a finire la vicenda della scelta di Mr. o di Lady PESC, specialmente si saprà se Renzi è riuscito ad imporre Federica Mogherini per quella posizione (a meno di rinvii, sempre possibili nel clima difficile della Bruxelles di oggi). Invece sappiamo già che Schultz e Junker hanno avuto i posti loro spettanti secondo le logiche dell’Unione e che per il resto il clima che domina le dinamiche comunitarie non è esattamente idilliaco.

Schultz al vertice del Parlamento europeo e Junker al vertice della Commissione confermano paradossalmente che il famoso acquis communautaire di Delors è, a dispetto del suo vero significato, ancora vivo nei ceti dirigenti “stanziali” dei palazzi di Bruxelles. I due uomini politici infatti appartengono a quella componente e la loro designazione ed elezione è arrivata grazie alla capacità che hanno di muovere le fila dei gruppi dirigenti di una rappresentanza politica che è in mano a questa componente. Come spiegare altrimenti la solida alleanza fra Popolari, Socialisti e Liberali, che sulla carta dovrebbero avere più di una ragione di dissensi reciproci? leggi tutto

La via difficile della Croazia in Europa

Diego D'Amelio * - 17.07.2014

Poco più di un anno fa, il 1° luglio 2013, la Croazia diventava il ventottesimo paese membro dell’Unione europea, dopo un percorso di avvicinamento durato nove anni, segnati da importanti progressi sotto il profilo del riassetto istituzionale, delle riforme economiche e della tutela delle minoranze nazionali. L’ingresso nell’Ue, tuttavia, non è mai stato percepito con particolare favore dall’opinione pubblica dello stato balcanico, solcata dall’euroscetticismo, sfiduciata dalla crisi e timorosa di cedere sovranità in cambio di un peso modesto a Bruxelles. La freddezza è stata evidente fin dal referendum sull’adesione del 2012, quando la propaganda a favore svolta dai principali partiti di governo e opposizione non ha scongiurato l’affluenza flop del 43,5%. La disaffezione si è riconfermata alle ultime elezioni europee, che hanno visto andare alle urne solo il 25% degli aventi diritto.

L’ottimismo dei quattro milioni di croati nei confronti dell’Ue pare insomma tutt’altro che alle stelle, anche a causa del trend economico estremamente sfavorevole. La recessione dura da oltre cinque anni, gli investimenti stranieri si sono contratti, la disoccupazione è attestata al 20% (quella giovanile al 40-50%) e il debito pubblico veleggia verso il 70% di un pil dall’andamento tendenziale negativo. Tanto la coalizione di centro-destra egemonizzata leggi tutto

Il centenario disperso. Le commemorazioni della Grande Guerra e l’identità comune europea.

Marco Mondini - 15.07.2014

Le commemorazioni del 1914 stanno riproducendo una memoria frammentata – ovverosia ancora integralmente ed esclusivamente nazionale – del grande conflitto europeo? Il grido d’allarme è stato lanciato sulle pagine di Le Monde da Pierre Lemaitre, autore del fortunato romanzo Au-revoir là haut che l’anno scorso ha ottenuto il Prix Goncourt riesumando (è il caso di dirlo) la narrazione fantastica ma verosimile delle vicende rocambolesche di due sopravvissuti al fronte occidentale. Non c’è dubbio che i primi passi del rituale pubblico del centenario non assomiglino molto a quel grandioso lavacro purificatore degli egoismi nazionali che molti avevano, non senza un tocco di ingenuità, auspicato. «Le differenti memorie della Prima Guerra Mondiale mettono in luce l’inesistenza di una memoria collettiva europea» per citare la Mission du centenaire francese, uno dei pochi registi istituzionali del caravanserraglio memoriale ad essersi mosso per tempo (il centenario transalpino è stato aperto ufficialmente a novembre dell’anno scorso) con una strategia mediatica più o meno coerente e con palesi appetiti di egemonia culturale anche extra-nazionali. Lo stesso Presidente della Repubblica Napolitano, in una lettera aperta pubblicata sulle pagine di “Repubblica”, e poi ancora nel suo discorso di apertura delle cerimonie del centenario italiano, inaugurato simbolicamente a Redipuglia il 6 luglio leggi tutto

Il duello Italia-Germania sulla flessibilità. Così è (se vi pare)

Gabriele D'Ottavio - 12.07.2014

L’inizio del semestre italiano di Presidenza dell’Unione europea è stato segnato dal duello sulla flessibilità ingaggiato da Matteo Renzi prima con il tedesco Manfred Weber, neoeletto capogruppo del Ppe, e poi con il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Alle osservazioni critiche del primo ha replicato che l’Italia non prende lezioni da nessuno, rinfacciando alla Germania il fatto di aver in passato chiesto e ottenuto la sospensione della procedura d’infrazione per deficit eccessivo. Alle insinuazioni del secondo sulla scarsa credibilità del programma di riforme annunciato da Renzi a Strasburgo, il Presidente del Consiglio ha invece risposto invitando la Bundesbank a non immischiarsi nel dibattito politico italiano e contrapponendo all’«Europa dei banchieri» l’idea di un’«Europa dei cittadini». leggi tutto

L’introduzione del salario minimo in Germania: svolta epocale o minaccia per la ripresa economica?

Maurizio Cau - 12.07.2014

Il 3 luglio, dopo mesi di trattative e modifiche significative proposte dalle forze politiche conservatrici, il parlamento tedesco ha approvato ad amplissima maggioranza (535 voti a favore, 61 astenuti, 5 contrari) l’istituzione di un salario minimo garantito di 8,50 euro lordi l’ora. Secondo le stime ufficiali la misura riguarderà circa 3,7 milioni di lavoratori, da cui sono esclusi i giovani di età inferiore ai 18 anni, i lavoratori stagionali e i venditori di giornali. La norma entrerà in vigore il 1 gennaio del 2015, ma per alcuni settori è previsto un biennio di transizione.

Secondo il prestigioso IAB (Institut für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung), il bilancio pubblico potrebbe venire sgravato di una cifra compresa tra i 2,2 e i 3 miliardi di euro, sempre che l’occupazione non cali. Le sole entrate legate all’assicurazione sociale dovrebbero crescere tra i 2,9 e i 4,5 miliardi di euro, mentre il fisco dovrebbe recuperare più di un miliardo di euro dalle imposte sul reddito.
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Se Parigi si scopre “normale”

Michele Marchi - 10.07.2014

Oramai assuefatti dagli scandali della politica italiana, finiamo per non prestare sufficiente attenzione a ciò che avviene Oltralpe. Il mese di luglio si è aperto con un vero e proprio terremoto politico-giudiziario. Non tanto per l’ennesima inchiesta che coinvolge l’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy, quanto per le modalità con le quali il nuovo fascicolo è stato aperto e per la tempistica di questo nuovo affaire. leggi tutto

La verità in ritardo. L’assassinio del vescovo argentino Enrique Angelelli.

Claudio Ferlan - 08.07.2014

Se ne è scritto molto, non solo in Argentina: venerdì scorso, 4 luglio, il tribunale della città di La Rioja ha condannato all’ergastolo due ex militari, Luciano Benjamin Menéndez e Luis Fernando Estrella. Li ha riconosciuti quali mandanti (autores mediatos), dell’omicidio del vescovo di quella diocesi, Enrique Ángel Angelelli, e del ferimento di un suo assistente, il sacerdote Arturo Pinto. Si legge nel dispositivo della sentenza che i due ex-militari, stretti collaboratori del dittatore Videla sono stati “responsabili di un’azione premeditata, provocata ed eseguita nella cornice del terrorismo di Stato”. leggi tutto

Non sopravvalutiamo il semestre italiano

Lorenzo Ferrari * - 08.07.2014

Il 1° luglio è cominciato il semestre italiano di presidenza del Consiglio dell'Unione europea. È almeno dalle elezioni politiche del 2013 che in Italia si parla molto del semestre europeo: non può cadere il governo durante il semestre, non si può tornare a votare durante il semestre, e così via. Mi pare che in questi mesi si sia molto sopravvalutata l'importanza del turno di presidenza del Consiglio, e soprattutto che vi siano state riposte delle aspettative eccessive. I risultati che ci si può realisticamente attendere da questo semestre sono limitati, e i risultati che arriveranno non dipenderanno solo dal fatto di detenere la presidenza di turno. leggi tutto

Nel nome del padre

Michele Marchi - 05.07.2014

Marine Le Pen è pronta a compiere il passo conclusivo della sua ascesa politica? È determinata cioè a “sacrificare” il suo “padre politico” sull’altare della conquista del potere? E’ disposta a farlo, anche se carriera politica e vita famigliare si intrecciano sino a costituire un tutt’uno alla “corte” dei Le Pen? Quello che si è vissuto nel mese di giugno all’interno del FN ha i tratti del feuilleton famigliare. Ma in realtà accanto all’affaire di famiglia non si devono trascurare gli elementi politici della rottura, chissà se definitiva, tra il “vecchio” Jean-Marie e la “giovane” Marine. leggi tutto