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19 aprile 2025
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Argomenti

Le difficoltà di Cameron in Europa e in patria

Giulia Guazzaloca - 29.07.2014

Le difficoltà di Cameron

 

Non ci sono riusciti, David Cameron e il suo ex ministro degli Esteri William Hague, a bloccare la nomina di Jean-Claude Juncker a presidente della Commissione europea e per il primo ministro conservatore, dopo la secca sconfitta alle elezioni per il Parlamento europeo di maggio, la strada è tutta in salita. Anche se gli ultimi sondaggi dicono che si sarebbe ridotto il vantaggio dei laburisti, il premier è comunque costretto a rincorrere, in vista delle elezioni politiche del prossimo anno, l’euroscetticismo della maggioranza degli inglesi e dinanzi all’elezione del leader lussemburghese non ha potuto fare altro che buon viso a cattivo gioco.

Se all’indomani della scelta di Juncker, Cameron aveva usato parole durissime verso i colleghi europei che lo avevano proposto, dopo la nomina ha dovuto ammorbidire i toni dicendosi disposto a collaborare col nuovo presidente senza però smettere di battersi per gli interessi britannici e una riforma dell’Unione Europea. I suoi obiettivi restano insomma gli stessi: rinegoziare gli accordi di adesione con la UE e, in caso di vittoria dei conservatori nel 2015, indire un referendum sulla permanenza leggi tutto

L’arrivo in Italia dei rifugiati: passare dall’emergenza ad una politica organica dell’Italia e dell’Europa.

Roberto Zaccaria * - 29.07.2014

      1. Sempre più spesso nei nostri telegiornali sentiamo parlare di “emergenza umanitaria” a proposito degli sbarchi di migranti e di rifugiati nel nostro paese. Queste notizie sono accompagnate da immagini spesso strazianti di barconi sovraffollati e, a volte, assistiamo anche al triste rituale del recupero di salme in sacchi di plastica nera.

    Certo siamo ben lontani da quel terribile 3 ottobre del 2013 quando a Lampedusa morirono oltre 350 persone ed abbiamo ancora negli occhi quella enorme distesa di bare.

    Fortunatamente dopo di allora il Governo italiano ha varato l’operazione Mare nostrum che con l’impiego quotidiano della marina militare, della Guardia costiera e delle altre forze dell’ordine ha permesso di salvare migliaia di vite umane dando vita ad una delle più grandi operazioni umanitarie che sia dato ricordare negli ultimi anni.

    Per questo solo fatto sarebbe del tutto naturale che qualcuno volesse proporre le nostre forze armate e la stessa terra di Sicilia, che ha offerto la prima accoglienza, quale Premio Nobel per la pace. leggi tutto

Gaza e Parigi

Michele Marchi - 26.07.2014

Ad osservare le immagini dei disordini scoppiati nel corso delle manifestazioni pro-Palestina di sabato e domenica scorsa nei pressi della fermata della metropolitana parigina di Barbès e a Sarcelles, cittadina di 60 mila abitanti della periferia nord della capitale, viene da affermare: Gaza e Parigi sono davvero vicine! Senza estremizzare, si può affermare che la Francia è il Paese europeo nel quale l’ennesimo incendiarsi del conflitto israelo-palestinese ha avuto, sino ad oggi, maggiori ricadute di natura politica e sociale.

 

Barbès e Sarcelles tra politica e opinione pubblica


I gravi incidenti dello scorso fine settimana sono innanzitutto stati amplificati dal fatto che le due manifestazioni, degenerate in attacchi alle forze dell’ordine, lanci di bottiglie incendiarie, roghi di bandiere israeliane, sino al tentato attacco alla sinagoga di Sarcelles, non erano state autorizzate dal governo. Mentre nel Paese erano state ammesse circa una sessantina di altre manifestazioni di sostegno alla causa palestinese, nel caso di Barbès si era ritenuta troppo sensibile l’area e nel caso di Sarcelles stiamo parlando della cittadina con la più alta percentuale di ebrei rapportata alla popolazione (una comunità di circa 15 mila ebrei, su 60 mila abitanti) e con la percentuale di giovani di origine maghrebina e sub sahariana più alta di Francia.  leggi tutto

La Germania: locomotiva di latta

Gianpaolo Rossini - 26.07.2014

I dati parlano chiaro: dopo una crescita nel 2010 (+4%) e nel 2011 (+3.3%) la Germania si è seduta nel 2012 (+0.7%) e nel 2013 (+0.4%). E ora si è addirittura fermata con il Pil piatto dalla primavera del 2014. Il dato del 2010 e quello del 2011 erano in verità il frutto di un rimbalzo dopo la forte caduta del 2009 (-5.1% contro -5.5% dell’Italia). Ma dopo la risalita è arrivata calma piatta. E non solo per la Germania che appare sempre di più una locomotiva di latta con le batterie scariche. Anche paesi ricchi e affezionati al carro teutonico non se la passano bene. La Finlandia ad esempio, Nokia dipendente, soffre parecchio nonostante i suoi lindi conti pubblici. I dati  dicono -1.4% nel 2012 e -1.0% nel 2013 e le prospettive non sono rosee viste le riduzioni di personale (a stipendi medio alti) previste nel colosso Nokia che sta appesantendo i conti del gigante Microsoft che ne è divenuto proprietario da un paio di anni e che non esita ad usare il bisturi. La Germania ha fatto “riforme”. Quelle tanto sbandierate per essere più “competitiva”. Ovvero lavoro, pensioni ed altre. Ma come avviene ovunque mutamenti che riducono la stabilità del posto di lavoro, incidono pesantemente sul welfare previdenziale e, in parte, anche su quello sanitario: riducono i salari e spingono gli individui a spendere meno. In alcuni casi si possono vedere effetti depressivi perfino sul tasso di natalità. Ora la domanda che dobbiamo porci è la seguente: la Germania con conti pubblici in ordine e un avanzo della bilancia dei pagamenti correnti superiore a quello della tanto criticata Cina aveva veramente bisogno di fare queste benedette riforme? La risposta è un deciso no.  leggi tutto

I riflettori internazionali (di nuovo) sul sistema detentivo italiano

Miriam Rossi * - 24.07.2014

Non fatemi vedere i vostri palazzi, ma le vostre carceri perché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione”. Lo scrisse Voltaire a metà del Settecento ma non si sarebbe potuto esprimere diversamente Mads Andenæs col suo Working Group dell’ONU sulle detenzioni arbitrarie durante la visita effettuata in Italia dal 7 al 9 luglio scorsi. Per quanto sia universalmente accolto il principio secondo cui il sistema carcerario denota lo stato di diritto di un Paese, è invece con difficoltà che tanto i governi quanto la società civile percepiscono e identificano in un trattamento disumano o degradante, se non in una tortura, l’assenza di una serie di standard di tutela del detenuto. La costrizione, il disordine, l’“accatastamento di esseri umani” con ovvi limiti alla riservatezza delle persone, la carenza di strutture ricreative e sportive, spesso l’assenza di norme igieniche sono fattori che determinano una clamorosa incompatibilità con i parametri fissati non solo dagli standard internazionali quanto dall’obiettivo di “rieducazione del condannato” e di un autentico recupero sociale previsto dall’articolo 27 della Costituzione italiana. leggi tutto

Il rompicapo europeo

Riccardo Brizzi - 19.07.2014

Dopo lo psicodramma che ha accompagnato la nomina di Jean-Claude Juncker alla testa della Commissione, all'indomani della fumata nera di mercoledì scorso la Ue si ritrova nuovamente arenata nelle secche di una partita di nomine ai vertici delle istituzioni comunitarie.

«E' un peccato, ma la situazione non è drammatica [...].Ho già partecipato alla formazione di otto governi [in Belgio]. Sono questioni che richiedono tempo» ha affermato Herman Van Rompuy uscendo dal vertice che sanciva il fallimento di tre settimane di consultazioni con le ventotto capitali.

Dopo l'elezione del popolare lussemburghese Jean-Claude Juncker alla testa della Commissione, l'attribuzione degli incarichi di presidente del Consiglio, Alto Rappresentante e dei portafogli più pesanti della commissione risponde a delicati equilibri politici destra-sinistra, geografici nord-sud/est-ovest, ma anche a bilanciamenti di genere e generazionali. Un vero rompicapo. Van Rompuy era stato incaricato di proporre un «pacchetto» che prendesse in considerazione anche la presidenza permanente dell'Eurogruppo, che dovrebbe essere attribuita al ministro spagnolo dell'Economia, il conservatore Luis de Guindos. Ma i capi di Stato e di governo nei loro calcoli tenevano in considerazione anche la Commissione europea, con l'obiettivo di ottenere portafogli di peso per il proprio paese, rendendo l'equilibrismo diplomatico sempre più difficile e suscitando la ferma opposizione di Juncker. Il neo presidente dell'esecutivo europeo non ha abdicato alle proprie prerogative, rifiutandosi di anticipare la distribuzione dei portafogli in una notte, sotto la pressione diretta di capi di Stato e di governo dalle richieste spesso contraddittorie. leggi tutto

Europa: tutto secondo copione?

Paolo Pombeni - 17.07.2014

Quando i lettori vedranno questo articolo forse si saprà già come è andata a finire la vicenda della scelta di Mr. o di Lady PESC, specialmente si saprà se Renzi è riuscito ad imporre Federica Mogherini per quella posizione (a meno di rinvii, sempre possibili nel clima difficile della Bruxelles di oggi). Invece sappiamo già che Schultz e Junker hanno avuto i posti loro spettanti secondo le logiche dell’Unione e che per il resto il clima che domina le dinamiche comunitarie non è esattamente idilliaco.

Schultz al vertice del Parlamento europeo e Junker al vertice della Commissione confermano paradossalmente che il famoso acquis communautaire di Delors è, a dispetto del suo vero significato, ancora vivo nei ceti dirigenti “stanziali” dei palazzi di Bruxelles. I due uomini politici infatti appartengono a quella componente e la loro designazione ed elezione è arrivata grazie alla capacità che hanno di muovere le fila dei gruppi dirigenti di una rappresentanza politica che è in mano a questa componente. Come spiegare altrimenti la solida alleanza fra Popolari, Socialisti e Liberali, che sulla carta dovrebbero avere più di una ragione di dissensi reciproci? leggi tutto

La via difficile della Croazia in Europa

Diego D'Amelio * - 17.07.2014

Poco più di un anno fa, il 1° luglio 2013, la Croazia diventava il ventottesimo paese membro dell’Unione europea, dopo un percorso di avvicinamento durato nove anni, segnati da importanti progressi sotto il profilo del riassetto istituzionale, delle riforme economiche e della tutela delle minoranze nazionali. L’ingresso nell’Ue, tuttavia, non è mai stato percepito con particolare favore dall’opinione pubblica dello stato balcanico, solcata dall’euroscetticismo, sfiduciata dalla crisi e timorosa di cedere sovranità in cambio di un peso modesto a Bruxelles. La freddezza è stata evidente fin dal referendum sull’adesione del 2012, quando la propaganda a favore svolta dai principali partiti di governo e opposizione non ha scongiurato l’affluenza flop del 43,5%. La disaffezione si è riconfermata alle ultime elezioni europee, che hanno visto andare alle urne solo il 25% degli aventi diritto.

L’ottimismo dei quattro milioni di croati nei confronti dell’Ue pare insomma tutt’altro che alle stelle, anche a causa del trend economico estremamente sfavorevole. La recessione dura da oltre cinque anni, gli investimenti stranieri si sono contratti, la disoccupazione è attestata al 20% (quella giovanile al 40-50%) e il debito pubblico veleggia verso il 70% di un pil dall’andamento tendenziale negativo. Tanto la coalizione di centro-destra egemonizzata leggi tutto

Il centenario disperso. Le commemorazioni della Grande Guerra e l’identità comune europea.

Marco Mondini - 15.07.2014

Le commemorazioni del 1914 stanno riproducendo una memoria frammentata – ovverosia ancora integralmente ed esclusivamente nazionale – del grande conflitto europeo? Il grido d’allarme è stato lanciato sulle pagine di Le Monde da Pierre Lemaitre, autore del fortunato romanzo Au-revoir là haut che l’anno scorso ha ottenuto il Prix Goncourt riesumando (è il caso di dirlo) la narrazione fantastica ma verosimile delle vicende rocambolesche di due sopravvissuti al fronte occidentale. Non c’è dubbio che i primi passi del rituale pubblico del centenario non assomiglino molto a quel grandioso lavacro purificatore degli egoismi nazionali che molti avevano, non senza un tocco di ingenuità, auspicato. «Le differenti memorie della Prima Guerra Mondiale mettono in luce l’inesistenza di una memoria collettiva europea» per citare la Mission du centenaire francese, uno dei pochi registi istituzionali del caravanserraglio memoriale ad essersi mosso per tempo (il centenario transalpino è stato aperto ufficialmente a novembre dell’anno scorso) con una strategia mediatica più o meno coerente e con palesi appetiti di egemonia culturale anche extra-nazionali. Lo stesso Presidente della Repubblica Napolitano, in una lettera aperta pubblicata sulle pagine di “Repubblica”, e poi ancora nel suo discorso di apertura delle cerimonie del centenario italiano, inaugurato simbolicamente a Redipuglia il 6 luglio leggi tutto

Il duello Italia-Germania sulla flessibilità. Così è (se vi pare)

Gabriele D'Ottavio - 12.07.2014

L’inizio del semestre italiano di Presidenza dell’Unione europea è stato segnato dal duello sulla flessibilità ingaggiato da Matteo Renzi prima con il tedesco Manfred Weber, neoeletto capogruppo del Ppe, e poi con il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Alle osservazioni critiche del primo ha replicato che l’Italia non prende lezioni da nessuno, rinfacciando alla Germania il fatto di aver in passato chiesto e ottenuto la sospensione della procedura d’infrazione per deficit eccessivo. Alle insinuazioni del secondo sulla scarsa credibilità del programma di riforme annunciato da Renzi a Strasburgo, il Presidente del Consiglio ha invece risposto invitando la Bundesbank a non immischiarsi nel dibattito politico italiano e contrapponendo all’«Europa dei banchieri» l’idea di un’«Europa dei cittadini». leggi tutto