Ultimo Aggiornamento:
18 settembre 2024
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Lezioni da un quadro di ambiguità

Paolo Pombeni - 18.09.2024

A compensare la pessima figura fatta dalla maggioranza in relazione alla vicenda del processo Salvini a Palermo è arrivata la conferma della attribuzione a Raffaele Fitto di una vicepresidenza esecutiva nella Commissione Europea. Non sono ovviamente due fatti collegati, ma illustrano in parallelo un punto di forza e un punto di debolezza del governo.

La debolezza è nell’essere costretti a sostenere la posizione di un politico che indulge solo al teatrino: difficile immaginare qualcosa che si attagli più a questa immagine della sua recita di autodifesa con un video declamato persino in una sorta di costume di scena. Dapprima Meloni, ma poi anche Tajani si sono sentiti in dovere non solo di solidarizzare con l’attuale vicepresidente del Consiglio, ma di farlo accettando il terreno di critica generalizzata ad una magistratura che sarebbe nemica della politica ed in particolare interessata a far cadere il governo.

Questa argomentazione è, almeno al momento, molto debole. Non è la magistratura che propone di condannare Salvini, ma è una procura della Repubblica che come tale non la rappresenta. Il sistema giudiziario prevede infatti che quanto proposto dalla pubblica accusa sia vagliato da un collegio di primo grado, e poi da un collegio di secondo grado e infine anche da una Corte di Cassazione. leggi tutto

Poco teatrino, tanta responsabilità politica

Paolo Pombeni - 11.09.2024

Non ci voleva molto per capire che l’affaire San Giuliano-Boccia era buono per fare teatrino politico, ma avrebbe inciso poco sulla politica vera. Le ragioni sono intuibili: 1) la gente pensa che quella roba lì faccia più o meno parte della routine del potere e che possa affliggere tutti i partiti; 2) il ministero della Cultura non è ritenuto da gran parte dell’opinione pubblica un ganglio vitale dello Stato (non è giusto, ma è così); 3) la faccenda ha tutti i caratteri di una telenovela e come tale è percepita. Di conseguenza ha ragione Meloni a ritenere che il governo non rischia quasi nulla, a parte, e non sarebbe poco, l’ennesima reazione qualunquistica per cui tutti vengono ritenuti eguali (alla faccia delle sue pretese di inaugurare un nuovo stile).

I problemi che insidiano la tenuta del quadro politico sono altri e riguardano sia la maggioranza che l’opposizione. Il principale è come si possa far fronte ad una situazione economica che, piuttosto accettabile in superfice, in profondità pone il tema del declino dell’Europa. L’ha messo in luce con la sua autorevolezza Mario Draghi presentando il rapporto che ha steso per la UE: o si riprende la via degli investimenti creativi e dello sviluppo tecnologico, o l’Europa finisce ai margini leggi tutto

La politica delle incertezze

Paolo Pombeni - 04.09.2024

Non ci sono sicurezze negli oroscopi della politica, né a destra, né a sinistra. Le dichiarazioni ufficiali di entrambe le parti dicono il contrario, ma basta tenere d’occhio le evoluzioni in corso per vedere il dominio di un discreto spaesamento.

La premier Meloni punta a tenere ferma la barra per una legge di bilancio senza cedimenti alla voglia di bonus e mancette (comunque camuffati) per avere a disposizione risorse per investimenti e per sostenere almeno un poco i redditi dei meno fortunati e delle classi medio-basse. Lodevole obiettivo, non fosse che poi fa fatica a contenere le pretese di chi ha lucrato in anni passati e non vuole arrendersi alla fine degli anni di privilegio: vedi alla voce questione dei balneari, che è una vergogna, ma a cui non si riesce a dare una soluzione accettabile (non solo dall’Europa, ma da tutti quelli che di rendite di posizione non ne hanno mai avute).

Le opposizioni puntano a fare “campo largo” su temi che difficilmente possono essere oggetto di dissociazione: salario minimo, politica sanitaria efficiente, un ambientalismo dato ormai per scontato, difesa dell’equilibrio distributivo delle risorse nazionali. Peccato che siano tutte etichette sotto cui non si vedono progetti articolati in modo da

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Una politica che torna in movimento?

Paolo Pombeni - 28.08.2024

Terminato il classico periodo a cavallo del Ferragosto quando la politica si dedica a lasciar partire un po’ di fuochi d’artificio, viene il tempo in cui si deve stringere e capire cosa ci aspetta per l’autunno che sarà assai più “militante” dell’estate annunciata da Elly Schlein.

Il tema di fondo sarà inevitabilmente il varo della legge finanziaria: tema arduo non essendoci che modeste risorse a disposizione per interventi di sostegno ad un’economia appesantita da una situazione sociale che vede salari depressi e consumi a rischio contrazione, mentre i partiti, tutti, hanno bisogno di annunciare ai rispettivi elettorati una distribuzione di risorse che compiacciano le attese delle molte corporazioni italiane.

Vista la situazione e tenuto conto dei vincoli europei sulla determinazione del nostro bilancio oppresso da un debito molto alto, sarebbe necessario che si potesse avere un clima di responsabilità generalizzata per evitare zuffe parlamentari, nonché conseguenti risultati a capocchia che nuocerebbero alla tenuta della nostra affidabilità sul piano europeo e internazionale (una risorsa a cui non possiamo rinunciare). Attendersi qualcosa in questo senso appare purtroppo azzardato, perché la situazione è più che confusa sia nel campo della maggioranza di governo che in quello dell’opposizione.

La ragione è maledettamente semplice: siamo in attesa leggi tutto

Il quadro politico si va complicando

Paolo Pombeni - 24.07.2024

Qualcosa si muove nella politica italiana a fronte di quanto è avvenuto dopo le votazioni a Strasburgo per la riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea. Anche se inizialmente si era detto che quel che accadeva nel parlamento europeo non avrebbe avuto ricadute sulla politica di casa nostra, così non è stato.

Giorgia Meloni ha sottovalutato la portata di quel che si stava formando negli equilibri della UE. La sua scelta di opporsi alla selezione dei candidati ai vertici nel Consiglio europeo e poi di non votare la nomina della von der Leyen l’ha messa nella sgradevole posizione di perdere una quota non insignificante del prestigio che si era guadagnata. È stata oggettivamente intrappolata dalla scelta di Macron, Scholz e Sanchez di dare una torsione “partitica” alla configurazione di vertici UE, rompendo lo schema tradizionale del condominio a livello di stati. Non ha colto che le debolezze interne in alcuni contesti nazionali chiave spingevano all’arrocco, dimostrando così di non voler dare spazio ad un conclamato “vento di destra” che in realtà era meno forte di quanto voleva apparire. Questo spingeva a negare a Meloni un ruolo chiave come possibile “ponte” verso un conservatorismo di destra che in realtà non leggi tutto

La politica estera è una cosa seria

Paolo Pombeni - 17.07.2024

Siamo alla vigilia del voto del parlamento europeo per la nomina del presidente della Commissione, ci confrontiamo con i risultati del recente vertice Nato e con le prospettive non proprio serene delle prossime presidenziali americane (complicate dall’attentato a Trump), siamo stati da poco messi di fronte all’ennesima follia della guerra fra Israele e Hamas. Ebbene di tutto questo nella politica italiana si parla con una superficialità sconcertante.

Da un lato c’è il solito Salvini che pontifica su argomenti che non padroneggia, perché solo questo può spiegare le sue affermazioni contro l’invio di armi all’Ucraina perché così si prolunga il conflitto. Certo se si disarma quel paese si apre la strada ad una vittoria totale di Putin che sta conducendo la sua guerra di aggressione con una ferocia che dovrebbe essere evidente a tutti. Sul versante opposto ci sono quelli che lamentano gli impegni del nostro governo per aumentare le spese per la difesa sostenendo che quei soldi dovrebbero essere impiegati per la sanità e per le spese sociali. Obiettivi che certo vanno perseguiti, ma senza dimenticare che sarà possibile farlo bene solo se il nostro Paese si mostrerà in grado di ottemperare alla sua parte nel quadro delle alleanze che leggi tutto

Avviso ai lettori

Paolo Pombeni - 06.07.2024
Cari lettori,
per cause tecniche dobbiamo sospendere le pubblicazioni la prossima settimana.
Riprenderemo regolarmente mercoledì 17 luglio.
 
Siamo una piccola realtà di volontariato e non sempre riusciamo a gestire qualche problema che si presenta.
La consueta pausa estiva quest'anno andranno andrà dal 5 agosto (ultima uscita sabato 3 agosto) a sabato 31 agosto. Riprenderemo regolarmente ad uscire mercoledì 4 settembre.
 
Grazie dell'attenzione con cui ci seguite e sin da ora buone vacanze a tutti
 
La redazione
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Le lezioni francesi (e quelle britanniche)

Paolo Pombeni - 03.07.2024

Colpo atteso quello uscito dalle urne francesi, in quanto i dati consolidati non ridimensionano il successo del Rassemblement National, confermando il 33% attribuitogli dagli exit polls. Vedremo giovedì sera se i risultati delle elezioni che arriveranno dalla Gran Bretagna confermeranno anche in questo caso le previsioni: il colpo di maglio elettorale con i laburisti che vincono a valanga e i conservatori che registrano una autentica debacle.

È importante leggere in parallelo questi due casi, che sono ovviamente molto differenti, ma che, a modesto avviso di chi scrive, registrano entrambi i dilemmi in cui si battono le opinioni pubbliche in questi tempi così complicati.

In Francia si è registrato il tramonto del centrismo tecnocratico di Macron. Gli elettori si sono spaccati di fronte alle proposte di risistemazione oligarchica del quadro economico sociale fra chi ha deciso di affidarsi alla “reazione” della destra e chi scommette sulla accelerazione radicale della sinistra. La proposta del duo Le Pen-Bardella promette la difesa di quel sistema di benessere diffuso che aveva caratterizzato l’ultima fase del XX secolo rimuovendo (non si sa come) i fattori di cambiamento che si sono avuti nel contesto attuale. La sinistra, che non è molto distante in termini di percentuali di voti raccolti, leggi tutto

L’incognita europea

Paolo Pombeni - 26.06.2024

Forse nella riunione del 27-28 giugno si arriverà ad una prima definizione del futuro assetto della governance dell’Unione Europea. Scriviamo “forse” perché ci muoviamo su un terreno dove qualche sorpresa è sempre possibile, sebbene al momento si diano per acquisite alcune linee di accordo almeno a livello dei membri del Consiglio Europeo. Poi ci sarà la prova dell’aula parlamentare ed è in vista di quella che si ragiona nella consapevolezza che le sorprese sono da mettere nel conto in una assemblea così vasta e formata da una pluralità non solo di formazioni politiche, ma di componenti nazionali al loro interno.

È alla posizione dell’Italia e di Giorgia Meloni che si guarda con particolare attenzione. La nostra premier rappresenta una certa novità della tornata elettorale e al tempo stesso una posizione personale tutt’altro che semplice. Sul primo versante potrebbe essere considerata la leader di un (sopravvalutato) vento di destra e come tale il personaggio da contenere o da blandire a seconda degli interessi in campo. Lo contrastano i leader delle componenti politiche che si sono viste ridimensionate, in qualche caso pesantemente, da uno spostamento degli umori elettorali verso la conservazione (non sempre semplicemente assimilabile alla tradizionale destra). Per loro dare riconoscimenti alla Meloni significa indebolire leggi tutto

L’Europa dei vertici

Paolo Pombeni - 19.06.2024

La speranza, o se preferite l’illusione di poter avviare la sistemazione dell’assetto di vertice dell’Unione Europea nella cena informale del 17 giugno è andata delusa. Quel che è emerso è che non esiste ancora una visione comune del ruolo che potrà giocare la UE negli anni, almeno inizialmente difficili, di questa nuova legislatura. A prevalere sono ancora gli equilibri “nazionali” che cercano faticosamente di comporsi. Insomma è la logica del condominio, quella che conoscono anche i cittadini comuni nelle assemblee dei caseggiati dove risiedono.

Il principio che per ora sembra dominare è quello di muovere il meno possibile nella distribuzione di pesi e incarichi: va bene così a coloro che sin qui hanno dominato, è accettato senza troppe sofferenze da quelli che non possono aspirare ad essere parte del grande gioco, trova l’opposizione solo di quelli che ambiscono ad un ruolo di maggior peso. Fra questi, come è noto a tutti, c’è la premier italiana Giorgia Meloni.

Il motore franco-tedesco oramai è usurato, ma né Macron, né Scholz sono disposti a prenderne atto. Soprattutto sul versante tedesco c’è il fatto che, piaccia o meno, il partito che ha di gran lunga il maggior numero di seggi al parlamento europeo è il PPE (190 deputati) ed è di fatto una componente a forte predominanza tedesca. leggi tutto