Ultimo Aggiornamento:
02 ottobre 2024
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Siamo stati schiavisti. I gesuiti negli Stati Uniti fanno i conti (salati) con il proprio passato

Claudio Ferlan - 27.03.2021

La Compagnia di Gesù si è assunta una assai rilevante responsabilità negli Stati Uniti, impegnandosi a raccogliere 100 milioni di dollari a beneficio dei discendenti delle persone schiavizzate che un tempo l’ordine religioso possedeva e aveva venduto per agevolare un’operazione commerciale. Il New York Times ha salutato la promessa dei leader gesuiti americani come uno dei più grandi sforzi della Chiesa cattolica romana nel fare ammenda per il proprio coinvolgimento nello schiavismo.

Andiamo indietro nel tempo per cercare le radici di questo impegno. Nel 1838 i proprietari gesuiti dell’Università di Georgetown vendettero 272 schiavi, uomini, donne e bambini, ai proprietari di piantagioni in Louisiana, in cambio di 115.000 dollari (equivalenti a circa 3,3 milioni di dollari del 2021).

Perché i gesuiti lo fecero? Per far fonte ai debiti accumulati dalla Georgetown University  (allora Georgetown College), fondata da John Carroll nel 1789, quando la Compagnia di Gesù era formalmente soppressa ma lottava per sopravvivere in varie parti del mondo. È stata la ricerca storica a consentire la messa in moto del procedimento di risarcimento, chiamiamolo così, che ha dato il via all’onere dei 100 milioni. Nel settembre 2015 Georgetown si è impegnata “in un processo di lungo termine e continuativo per comprendere più profondamente e per dare risposta al ruolo dell’università nell’ingiustizia della leggi tutto

Adolfo Nicolás, un gesuita del nostro tempo

Claudio Ferlan - 23.05.2020

Lo scorso 20 maggio è morto a Tokyo Adolfo Nicolás, trentesimo superiore generale della Compagnia di Gesù (l’ordine religioso cui appartiene papa Francesco). Nato a Villamuriel de Cerrato  nella odierna comunità spagnola di Castiglia e León il 29 aprile 1936, aveva trascorso buona parte della vita nelle Filippine e in Giappone, dove era tornato dopo aver lasciato la guida dei gesuiti nell’ottobre 2016.

In continuità con i propri predecessori, Pedro Arrupe  (1907-1991, generale tra 1965 e 1983) e Peter-Hans Kolvenbach (1928-2016, generale tra 1983 e 2008), Nicolás aveva infatti scelto di dimettersi. Se la decisione di Arrupe era stata strettamente vincolata a una grave malattia e a una sostanziale sua destituzione decisa da Giovanni Paolo II, Kolvenbach aveva invece lasciato volontariamente la carica, una volta compiuti gli ottant’anni. Aveva comunicato la sua intenzione due anni prima, per consentire un’adeguata preparazione alla successione e aveva specificato di aver ottenuto il consenso dell’allora papa regnante Benedetto XVI. Non possiamo escludere che il gesto abbia in qualche modo se non ispirato, quantomeno interrogato  Joseph Ratzinger. Identica decisione era stata presa da Nicolás, con le medesime tempistiche: preannunciate le dimissioni nel 2014 (con l’accordo di Francesco) leggi tutto

Bere ai tempi del Covid 19

Claudio Ferlan - 18.04.2020

Per combattere le notizie false si deve partire dai dati, sembra scontato ma non lo è. Consapevoli di questa solo apparente ovvietà, iniziamo il nostro ragionamento attingendo dalle agenzie di stampa.

 

Vo’ Euganeo, Italia, 24 febbraio.  Tre ragazzi al bar si gustano l’aperitivo nel paese dove è possibile si trovi il paziente zero, responsabile del primo contagio da Coronavirus sul suolo italiano. Una giornalista scortata dal cameraman della propria rete  televisiva li intervista: «Non siete preoccupati?», chiede, ottenendo come risposta un disarmante e dissacrante «Ma no, c’è l’alcol che ci protegge».

 

New York, Stati Uniti, 22 marzo. Secondo l’analisi di mercato fatta dall’agenzia Nielsen nella settimana appena terminata le vendite di bevande alcoliche sono aumentate del 55% rispetto al 2019. Lo si deve soprattutto ai superalcolici (più 75%), ma pure vino e birra possono brindare (rispettivamente più 66% e più 42%). A New York i negozi di alcolici sono considerati attività essenziali dal governatore Andrew Cuomo e sono tra gli esercizi rimasti aperti, lo stesso succede in Massachusetts e in altri stati dell’Unione.

 

Nuuk, Groenlandia, 2 aprile. leggi tutto

La libertà della tavola. Digiuno e astinenza in Quaresima

Claudio Ferlan - 29.02.2020

La rivista dei gesuiti statunitensi America ha ospitato nel primo giorno di Quaresima un articolo di Amanda Martinez Beck, nel quale con acume e profondità di pensiero si analizza la cultura cattolica, soprattutto statunitense, dei quaranta giorni precedenti la Pasqua vista da chi soffre di disturbi alimentari. Si tratta di un insieme di norme sociali in cui trovano spazio slogan come «molla lo zucchero e perdi peso», slogan che devono essere tenuti ben presenti anche dalla chiesa per comprendere il sentimento dei propri fedeli che vivono un difficile rapporto con il proprio corpo. Questa cultura della dieta riflette aspettative sociali per le quali un corpo «buono» deve inevitabilmente essere sano e snello. Chi come Amanda Martinez Beck è sovrappeso (scrive di sé di avere un large body) può non sentirsi al proprio posto neppure nella propria chiesa, specialmente durante la Quaresima. Ragionare su sensatezza e fondatezza di messaggi richiamanti il sacrificio alimentare non è questione solo attuale, ma un atteggiamento che ha segnato la storia del cristianesimo fin dalle sue origini. Tra le volontà di riforma che spinsero Zwingli, Calvino e Lutero a prendere le distanze da Roma vi fu anche il rifiuto delle regole su digiuno e astinenza, fondato soprattutto sulle leggi tutto

Gennaio Secco. No all'alcol per un mese: tra salute pubblica ed economia

Claudio Ferlan - 29.01.2020

Proposto nel 2013 e attivato nel 2014, in Gran Bretagna è ormai ben noto il Dry January (Gennaio Secco), iniziativa che consiste nella sospensione del consumo di alcol per un mese. La scelta del mese di gennaio si spiega facilmente con l’invito a rifiatare dopo gli eccessi vacanzieri. In questi sei anni la campagna lanciata da Alcohol Change UK si è diffusa fuori dai confini del Regno Unito, anche se non ha avuto grande eco in Italia. Fatta eccezione per un articolo pubblicato lo scorso 16 gennaio su cucina.corriere.it, dedicato però più al costume e alle alternative al consumo alcolico che non all’informazione sul Dry January, è infatti piuttosto raro trovarne traccia sui media del nostro Paese.

Di tutt’altra portata e la risonanza avuta dalla proposta sulla stampa francese, dove Le Figaro e Le Monde in primis hanno dedicato pagine molto approfondite alla questione. Una controversia è sorta dopo l’annuncio che Janvier Sec (sappiamo bene che oltralpe si tende a tradurre sempre) si sta promuovendo senza l’appoggio, fino a novembre dato per scontato, dell’Agenzia per la Sanità Pubblica. Su pressione delle lobby legate all’industria vitivinicola, leggi tutto

Il diritto a insegnare. I gesuiti dell’Indiana contro l’omofobia

Claudio Ferlan - 26.06.2019

L’arcidiocesi di Indianapolis ha recentemente proibito di definirsi ‘cattolica’ alla Brebeuf Jesuit Preparatory School, una high school fondata e diretta dai gesuiti. Perché? Il provvedimento è una reazione dell’arcivescovo locale al rifiuto opposto dal preside, il gesuita William Verbryke, e dall’organo di gestione dell’istituto alla richiesta di licenziare una o un docente (l’identità non è stata rivelata) che ha contratto un matrimonio civile con una persona del suo stesso sesso. I vertici dell’arcidiocesi avevano presentato verbalmente l’istanza, per voce del sovrintendente all’educazione cattolica, dopo essere venuti a conoscenza del fatto attraverso i social network. Questo accadeva nell’estate del 2017. La risposta dei gesuiti è stata un circostanziato «No». Il consiglio scolastico ha valutato che non vi fossero gli estremi per il licenziamento, poiché l’insegnante in questione meritava ampiamente di rimanere al suo posto, in quanto è altamente qualificato/a, è impiegato/a nella scuola da tempo e gode di un largo apprezzamento per il proprio lavoro. Inoltre, non si tratta di un insegnante di religione e per questo l’autorità ecclesiastica non ha alcuna competenza sulla sua nomina.

La reazione al diniego si è fatta attendere ma è arrivata e il 20 giugno 2019 è stata notificata alla Brebeuf la decisione dell’arcidiocesi per la quale leggi tutto

L’oro blu non deve smettere di scorrere. L’emergenza acqua nei secoli

Claudio Ferlan - 30.03.2019

Lo scorso 22 marzo si è celebrata la Giornata mondiale dell’acqua, voluta per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale, politici e investitori all’obiettivo numero 6 del progetto per lo sviluppo sostenibile mondiale: acqua per tutti entro il 2030. Il motto della giornata è stato non lasciamo nessuno indietro (leaving no one behind). Indietro, però, sono ancora in tanti, troppi.

 

Ieri e oggi

La questione è attuale ma niente affatto nuova. La disponibilità di acqua potabile è stata per secoli un problema talvolta insormontabile. Qualche esempio, tenendo conto che c’è ancora molto da studiare. La storia racconta che nei monasteri tedeschi del 1300 si consumavano tra i due e i quattro litri di vino pro capite. I padri pellegrini (e i loro figli) imbarcati sulla Mayflower, la nave che portò i primi coloni inglesi nel Nuovo Mondo (1620), preferivano la birra e il gin all’acqua. Erano tutti grandi bevitori? No, non tutti. Affrontavano con i mezzi a loro disposizione una difficoltà strutturale della propria quotidianità: la pessima qualità dell’acqua disponibile e provavano a disinfettarla o sostituirla. Per alcune popolazioni indigene americane era diffusa l’abitudine di consumare succhi di frutta leggi tutto

Il diritto di mangiare bene. Obesità, sotto-nutrizione e riscaldamento globale: questioni connesse

Claudio Ferlan - 13.02.2019

Qualcuno certo si ricorderà di Super Size Me, documentario girato e interpretato da Morgan Spurlock nel 2004. Seguito da tre medici, Spurlock decise di nutrirsi per un mese solo da McDonald’s, scegliendo tra l’altro particolari forme di menù e limitando il suo movimento a poco più di niente (2.500 passi al giorno), in linea con le abitudini dell’americano medio. I risultati furono un sensibile aumento di peso e una serie di disturbi fisici e dell’umore. Dopo il documentario, McDonald’s inserì dei cambi sostanziali nella propria offerta, pur negando di averlo fatto in conseguenza del film.

 

Sindemia

Super Size me può essere ricordato come uno dei momenti di svolta nella denuncia dei pericoli dell’obesità e, contestualmente, nella sensibilizzazione verso la necessità di lottarvi contro. Senza la risonanza di un film di successo (che fu pure candidato all’Oscar), i lavori della commissione Lancet si pongono lo stesso obiettivo. Mettendo insieme alte competenze di vario genere, il gruppo di lavoro organizzato dalla prestigiosa rivista inglese ha infatti denunciato i pericoli della diffusione dell’obesità su scala globale, sottolineando la necessità di pensarla in relazione con due altri fattori decisivi per le malattie della nostra epoca: la sotto-nutrizione e il cambiamento climatico. Si parla a questo proposito leggi tutto

Una rivoluzione alimentare globale: modelli sani e sostenibili per la nutrizione nel Terzo Millennio

Claudio Ferlan - 23.01.2019

Per le persone che oggi abitano il nostro pianeta le principali cause di malattia e mortalità sono legate all’alimentazione: le cifre sono impressionanti. Più di 820 milioni di persone soffrono attualmente di sottonutrizione, due miliardi presentano carenze alimentari mentre 2,4 miliardi sono obese o sovrappeso. Se sommiamo tutte assieme, come abitualmente si faceva nel computo delle perdite in guerra non distinguendo tra morti e feriti, le vittime di abusi di droga, tabacco e alcool e di malattie sessualmente trasmesse non raggiungiamo simili cifre. Questo paragone ci può restituire con efficacia le dimensioni del problema.

I dati si possono consultare nel ricco rapporto recentemente pubblicato dalla Commissione Food-Lancet, costituita da un nutrito e multidisciplinare gruppo di studiosi impegnati nel campo della cultura dell’alimentazione (food culture). Il lavoro della commissione non si è limitato a mappare i problemi, ma ha al contrario la virtuosa ambizione di promuovere il cambiamento globale nelle diete, il titolo del rapporto lo rivela: Food in the Anthropocene: the EAT–Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems. Salute e sostenibilità sono dunque le due parole chiave per ragionare sui possibili miglioramenti leggi tutto

Gustavo Gutiérrez. I novant´anni di un teologo che guarda al futuro

Claudio Ferlan - 13.06.2018

Venerdì otto giugno il padre domenicano Gustavo Gutiérrez, peruviano nativo di Lima, ha compiuto novant’anni. E ha ricevuto una lettera di auguri da papa Francesco. Potrebbe sembrare a prima vista una notizia di poco conto, ma solo a uno sguardo distratto. Gutiérrez infatti è uno dei fondatori della teologia della liberazione, una corrente condannata ai tempi di Woytila e del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede Joseph Ratzinger, ma in seguito meglio compresa e riabilitata a livello ecclesiale.

 

La lettera di Jorge Mario Bergoglio

Il testo, scritto naturalmente in spagnolo, è breve ma denso di significato: “Caro fratello, per il tuo novantesimo compleanno ti scrivo per farti gli auguri e per assicurarti la mia preghiera in questo momento significativo della tua vita. Mi unisco alla tua azione di grazie a Dio, e ti ringrazio anche per il contributo che hai dato alla Chiesa e all’umanità attraverso il tuo servizio teologico e il tuo amore preferenziale per i poveri e gli abbandonati dalla società. Grazie per tutti i tuoi sforzi e per il tuo modo di interpellare la coscienza di ognuno, perché nessuno resti indifferente di fronte al dramma della povertà e dell’esclusione. Con questi sentimenti, ti incoraggio a leggi tutto