Ultimo Aggiornamento:
02 ottobre 2024
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Argomenti

Poco teatrino, tanta responsabilità politica

Paolo Pombeni - 11.09.2024

Non ci voleva molto per capire che l’affaire San Giuliano-Boccia era buono per fare teatrino politico, ma avrebbe inciso poco sulla politica vera. Le ragioni sono intuibili: 1) la gente pensa che quella roba lì faccia più o meno parte della routine del potere e che possa affliggere tutti i partiti; 2) il ministero della Cultura non è ritenuto da gran parte dell’opinione pubblica un ganglio vitale dello Stato (non è giusto, ma è così); 3) la faccenda ha tutti i caratteri di una telenovela e come tale è percepita. Di conseguenza ha ragione Meloni a ritenere che il governo non rischia quasi nulla, a parte, e non sarebbe poco, l’ennesima reazione qualunquistica per cui tutti vengono ritenuti eguali (alla faccia delle sue pretese di inaugurare un nuovo stile).

I problemi che insidiano la tenuta del quadro politico sono altri e riguardano sia la maggioranza che l’opposizione. Il principale è come si possa far fronte ad una situazione economica che, piuttosto accettabile in superfice, in profondità pone il tema del declino dell’Europa. L’ha messo in luce con la sua autorevolezza Mario Draghi presentando il rapporto che ha steso per la UE: o si riprende la via degli investimenti creativi e dello sviluppo tecnologico, o l’Europa finisce ai margini leggi tutto

La politica delle incertezze

Paolo Pombeni - 04.09.2024

Non ci sono sicurezze negli oroscopi della politica, né a destra, né a sinistra. Le dichiarazioni ufficiali di entrambe le parti dicono il contrario, ma basta tenere d’occhio le evoluzioni in corso per vedere il dominio di un discreto spaesamento.

La premier Meloni punta a tenere ferma la barra per una legge di bilancio senza cedimenti alla voglia di bonus e mancette (comunque camuffati) per avere a disposizione risorse per investimenti e per sostenere almeno un poco i redditi dei meno fortunati e delle classi medio-basse. Lodevole obiettivo, non fosse che poi fa fatica a contenere le pretese di chi ha lucrato in anni passati e non vuole arrendersi alla fine degli anni di privilegio: vedi alla voce questione dei balneari, che è una vergogna, ma a cui non si riesce a dare una soluzione accettabile (non solo dall’Europa, ma da tutti quelli che di rendite di posizione non ne hanno mai avute).

Le opposizioni puntano a fare “campo largo” su temi che difficilmente possono essere oggetto di dissociazione: salario minimo, politica sanitaria efficiente, un ambientalismo dato ormai per scontato, difesa dell’equilibrio distributivo delle risorse nazionali. Peccato che siano tutte etichette sotto cui non si vedono progetti articolati in modo da

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La politica estera è una cosa seria

Paolo Pombeni - 17.07.2024

Siamo alla vigilia del voto del parlamento europeo per la nomina del presidente della Commissione, ci confrontiamo con i risultati del recente vertice Nato e con le prospettive non proprio serene delle prossime presidenziali americane (complicate dall’attentato a Trump), siamo stati da poco messi di fronte all’ennesima follia della guerra fra Israele e Hamas. Ebbene di tutto questo nella politica italiana si parla con una superficialità sconcertante.

Da un lato c’è il solito Salvini che pontifica su argomenti che non padroneggia, perché solo questo può spiegare le sue affermazioni contro l’invio di armi all’Ucraina perché così si prolunga il conflitto. Certo se si disarma quel paese si apre la strada ad una vittoria totale di Putin che sta conducendo la sua guerra di aggressione con una ferocia che dovrebbe essere evidente a tutti. Sul versante opposto ci sono quelli che lamentano gli impegni del nostro governo per aumentare le spese per la difesa sostenendo che quei soldi dovrebbero essere impiegati per la sanità e per le spese sociali. Obiettivi che certo vanno perseguiti, ma senza dimenticare che sarà possibile farlo bene solo se il nostro Paese si mostrerà in grado di ottemperare alla sua parte nel quadro delle alleanze che leggi tutto

La politica non distoglie gli occhi dal proprio ombelico

Paolo Pombeni - 17.04.2024

È quasi un coro unanime: non si capisce come mai la politica italiana di fronte ad una crisi internazionale che si aggrava non riesca a mostrare una seria volontà di farsi carico, sia pure per quel che è possibile, della situazione che incombe su di noi.

Non vogliamo parlare di imprese fantasiose e di missioni impossibili: chi pensa che il nostro Paese sia in grado di gestire delle incisive azioni specifiche tanto sul fronte russo-ucraino quanto su quello della guerra in Medio Oriente sta fantasticando a vuoto. Non abbiamo né la forza militare, né la eccezionale creatività diplomatica che sarebbero necessarie per renderci protagonisti di iniziative con un peso reale.

Il nostro governo fa quel poco che si può fare approfittando della contingenza della presidenza italiana del G7. Meloni cerca di muoversi con attenzione, non si può dire che stia facendo particolari sbagli, ma non ha gli strumenti per fare cose particolari, così come non li hanno avuti alcuni dei suoi predecessori. Oltre tutto le nostre finanze pubbliche non sono messe bene, ed azioni di peso sullo scacchiere internazionale richiedono un sistema in buona salute economica: per la semplice ragione che per i nostri avversari non sarebbe difficile profittare di alcune debolezze leggi tutto

Putin alza il tiro e punta all'Europa

Francesco Provinciali - 06.04.2024

Fonti vicine alla Casa Bianca, al Pentagono e al Dipartimento di Stato avanzano l’ipotesi che Putin, intensificando per numero e potenza di fuoco l’aggressione militare all’Ucraina, punti a giocare allo scoperto, avvalendosi di minacce e provocazioni: non più ‘operazione militare speciale’ ma dichiaratamente “guerra” vera e propria, estesa “oltre”, a cominciare dai Paesi Baltici, in primis l’Estonia. Come se il mondo che osservava cosa stava accadendo in questi due anni fosse stato composto da un’accozzaglia di minchioni disposti a credere al teorema della denazificazione e della riconquista delle sole regioni orientali dell’Ucraina. Non bastano le blasfeme benedizioni del Patriarca Kirill (ex KGB) a convincere il popolo russo sull’apertura delle porte del Paradiso per coloro che si immolano per la Patria. Aver perso più di 300 mila uomini sui campi di battaglia non ha indotto lo Zar a ripensamenti: la strategia era stata elaborata da tempo e puntava lontano. Le elezioni plebiscitarie-farsa al quinto mandato (inframmezzato dalla parentesi puramente formale del rincalzo Medvedev) con l’87% dei consensi, l’omicidio di Navalny e Prigozhin e gli arresti di altri oppositori al regime stanno rinsaldando Vladimir Vladimirovic nel convincimento che nulla gli è precluso: un delirio di onnipotenza che va fermato senza permettergli di alzare l’asticella leggi tutto

Verso le europee tra molte insidie e poche certezze

Francesco Provinciali - 09.03.2024

Il 2024 sarà probabilmente un anno decisivo nel processo di configurazione di un nuovo ordine mondiale. Il primo appuntamento – tra due settimane – sancirà per la quinta volta la leadership incontrastata di Vladimir Putin: l’ultimo ostacolo interno che poteva essere rappresentato dall’oppositore Alexei Navalny è stato rimosso secondo i metodi spicci di Putin. La vedova Navalnaya, parlando al Parlamento europeo ha chiaramente ribadito il profilo di autarchia assoluta del Cremlino e la caratterizzazione definita “criminale e mafiosa” dello Zar. Siamo di fronte – dopo le tragedie delle dittature del XX secolo – ad un regime altrettanto autoritario e privo di remore morali: la devastazione dell’Ucraina iniziata due anni fa sembra arrivata ad un punto di non ritorno. Nel discorso annuale sullo stato della nazione – durato oltre due ore – Putin ha adombrato ancora una volta il ricorso all’uso di armi nucleari qualora l’Occidente e la Nato – come ipotizzato da Macron – inviassero truppe ed armi pesanti nel territorio Ucraino. Un discorso duro e sferzante che va letto anche come programma legato alla campagna elettorale e accreditamento personale: una competizione peraltro senza rivali, ricordiamo la fine di Evgenij Prigožin, quella spietata di Navalny che è l’ultimo anello di una lunga catena di eliminazione fisica degli oppositori. Si leggi tutto

Ballando sull’orlo del vulcano?

Paolo Pombeni - 06.03.2024

Non è certo una osservazione originale ricordare che in Italia si fa della polemica spicciola e miope mentre il mondo affronta una tensione quale da tempo non si vedeva: lo vanno ripetendo tutti gli osservatori più qualificati. Non sembra però che questo faccia desistere i nostri politici, ma anche una parte degli opinionisti che muovono i sentimenti delle minoranze ideologizzate dal rincorrere i soliti ritornelli che ripropongono più o meno le liturgie dei passati scontri fra destra e sinistra.

La gravità della crisi in corso ha molti aspetti e non si limita solo al divampare di due guerre pur terribili come quelle che si svolgono in Ucraina e in Palestina. Di guerre che una volta venivano definite “regionali” ne abbiamo viste molte (e altre sono in corso pur nel disinteresse del mondo), ma in quei due casi c’è qualcosa di molto diverso. Non solo la Russia di Putin ha violato la regola del rispetto dei confini internazionali avviando l’invasione di uno stato confinante e lavorando alacremente per infliggergli una enorme mole di distruzioni con uccisioni di civili inermi (di passaggio: ma per questo abbiamo visto molto poche manifestazioni …). Si vede con estrema chiarezza che il nuovo zar moscovita cerca una vittoria leggi tutto

Politica estera e polemiche di routine

Paolo Pombeni - 31.01.2024

Ci interroghiamo su quanto conti la politica estera nel raccogliere il consenso di un paese (anche di quello elettorale a cui tanto si guarda in questi mesi). La domanda sorge spontanea nel momento in cui la premier Meloni ha insistito molto su quest’ambito, mentre l’opposizione non la prende adeguatamente in considerazione.

Se dovessimo giudicare dal nostro retroterra storico, concluderemmo che l’opinione pubblica italiana non è mai stata particolarmente attratta dai temi della politica internazionale. Sebbene da qualche decennio i giornali abbiano ampliato gli spazi di analisi per quel che accade nel mondo (prima l’attenzione a questi aspetti era assai più limitata), nel complesso non si può dire che il modo di approcciare le tematiche di politica estera vada oltre qualche ripetizione di slogan e pregiudizi che ciascuna delle parti in campo ha elaborato nella lunga vicenda della sua propaganda politica.

L’eccezione è data dalle figure che guadagnano uno spazio di governo dopo momenti di crisi o anche solo di sbandamento. De Gasperi dimostrò una notevole capacità di cogliere l’importanza delle relazioni internazionali (ma l’aveva sempre fatto anche quando era suddito dell’impero asburgico), ma anche Fanfani e Craxi si impegnarono su quei terreni. Lo stesso fece, pur in modo più che pasticciato, Berlusconi. leggi tutto

Donna, vita, libertà ed esilio per Hamas

Andrea Frangioni * - 02.12.2023

“Lo storico ha il diritto di domandarsi se uno dei motivi – siamo lontani dal dire il motivo principale – che convinse l’aristocrazia militare tedesca, nel luglio 1914, a correre il rischio di una guerra europea, non sia stato il crescente disagio verso il partito socialdemocratico e la convinzione che bisognasse tenergli testa, affermandosi ancora una volta come il partito della guerra e della vittoria”. Così si espresse Élie Halévy nelle Rhodes lectures del 1929 dedicate a The World Crisis 1914-1918. An interpretation.

È un ragionamento che mi è tornato in mente di fronte alla tragedia seguita al pogrom di Hamas in Israele del 7 ottobre. Hamas non avrebbe la forza che ha senza il sostegno, finanziario e militare, dell’Iran nonostante il primo sia un movimento sunnita e il secondo una potenza sciita. Ed è secondo me probabile che qualcuno a Teheran stia facendo lo stesso ragionamento dei generali tedeschi descritto da Halévy: recuperare con un’iniziativa bellica la coesione interna minacciata dall’imponente movimento di protesta contro il regime che va avanti da oltre un anno. Gli “esperti” dicono che si tratta di uno scenario ancora lontano e che per ora i vertici iraniani sarebbero piuttosto spaventati da una deflagrazione complessiva. Ma per quanto durerà?

Da ciò derivano leggi tutto

Meloni: zoppica la stampella della politica estera

Paolo Pombeni - 18.10.2023

Proprio mentre doveva dare conto di una legge di bilancio non esattamente esaltante, a Giorgia Meloni sta venendo meno la stampella della politica estera che era stata sin qui un importante punto a suo favore. Certamente le scelte fatte per la finanziaria sono state tutto sommato ragionevoli e tali da mandare a Bruxelles e ai mercati un messaggio non allarmistico. C’è lo scivolone ridicolo di aver dovuto dare a Salvini i soldi per fare almeno un avvio di propaganda sul ponte di Messina (di più non potrà fare), ma era il prezzo per costringerlo a stare nei ranghi rinunciando alle sue varie bandierine (a cominciare dalla riforma delle pensioni). A Tajani ha dato un aumento delle pensioni minime che non si sa quanto potranno fruttargli sul piano elettorale. Le varie agevolazioni fiscali, nessuna scandalosa, servono più o meno a tutta la maggioranza.

Vedremo se i vantaggi dati ai redditi medio-bassi, apprezzabili in tempi di inflazione, frutteranno un po’ di consenso. Molto dipenderà dall’andamento dell’economia nel prossimo anno (che è il limitato orizzonte temporale in cui valgono la maggior parte dei vantaggi): se i prezzi del carrello della spesa non scendono o addirittura crescono, se il costo di benzina e gas dovesse leggi tutto