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Addio a Edward O. Wilson, inventore della sociobiologia e della biodiversità
Edward Osborne Wilson se n’è andato nel sonno a 92 anni: ci lascia uno dei più grandi scienziati del nostro tempo, una mente metodica ma intuitiva e innovativa tanto da essere considerato l’erede di Darwin per i suoi studi sulle evoluzioni delle specie e perché intuì come il comportamento degli animali (quindi anche dell'uomo) fosse il prodotto dell'interazione tra l'ereditarietà genetica e gli stimoli ambientali. Noto soprattutto per gli studi in mirmecologia (la branca dell'entomologia che studia le formiche e nella quale non aveva eguali tra gli scienziati), si interessò a lungo di biodiversità, ed è considerato il padre della formulazione della teoria della sociobiologia e dei programmi di ricerca ad essa correlati.
Dalla formica al pianeta, la sua curiosità non aveva confini e la sua visione del mondo esprimeva un approccio olistico dentro il quale stava l’interesse per la vita in tutte le sue mutevoli cangianze.
“L’uomo che sussurrava alle formiche”, così –simpaticamente – lo ha definito Telmo Pievani nel suo ricordo pubblicato il 28 dicembre dal Corriere della Sera. E’ una metafora che spiega una incredibile attitudine all’osservazione, sembrerebbe inverosimile immaginare che lo abbia accompagnato per tutta la vita, radicata fin da ragazzino: aveva 13 anni e cominciò a coltivare questa grande passione leggi tutto
55° rapporto Censis: l'Italia disuguale tra irrazionalità e rancore
Giunto alla sua 55esima redazione, l’annuale Rapporto CENSIS sullo stato del Paese non tradisce le aspettative e presenta una situazione complessa e ricca di dettagli connotativi che – per fermo immagini, analisi documentate da dati e percentuali, interpretazioni sempre originali e penetranti – offre spunti di conoscenza e riflessione non limitate ai soli addetti ai lavori, economisti o ricercatori sociali che siano.
L’approccio descrive un quadro d’insieme che spiega gli approfondimenti tematici, le considerazioni generali come sempre sono suffragate da evidenze significative, lo stesso incipit è a dir poco folgorante.
“L’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale. Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni) il Covid non esiste, per il 10,9% il vaccino è inutile. E poi: il 5,8% è convinto che la Terra è piatta, per il 10% l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna, per il 19,9% il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone. Perché sta succedendo? È la spia di qualcosa di più profondo: le aspettative soggettive tradite provocano la fuga nel pensiero magico. Siamo nel ciclo dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali. Per l’81% degli italiani oggi è molto difficile per un giovane ottenere il riconoscimento delle risorse profuse nello studio.
Il rischio di un rimbalzo nella scarsità: ecco i fattori di freno alla ripresa economica e le incognite leggi tutto
Da Parigi a Glasgow: alcuni elementi di riflessione
Per una politica che fa del presente e anzi del “qui e adesso” la sua dimensione fondamentale i sei anni che ci separano dagli Accordi di Parigi sul clima nell’ambito di COP 21 rappresentano sicuramente un tempo biblico. Non fosse che tante volte essi sono stati chiamati in causa (in primo luogo per richiamare gli impegni allora sottoscritti e non mantenuti) nell’ambito del recente G20 di Roma e di COP 26 tuttora in corso a Glasgow, essi sarebbero rimasti un vago ricordo anche per i media, non certo desiderosi, così come la grande politica su scala planetaria, di fare della questione dell’ambiente e del riscaldamento globale la questione per eccellenza cui orientare la opinione pubblica. Se la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite del 2015 aveva ricevuto un positivo e forte impatto mediatico (e in tal senso aveva giocato un ruolo importante la presenza attiva, nell’ambito delle varie leadership mondiali, di una potenza come gli Stati Uniti dell’allora Presidente Obama che non avevano certo brillato in precedenza, per usare un eufemismo, per sensibilità ambientalista), l’anno successivo l’appuntamento di COP 22 a Marrakech, indirizzato a tracciare un primo bilancio dei primi passi degli Accordi parigini da parte dei paesi firmatari, si era svolto in tutt’altra leggi tutto
Shock sulla disuguaglianza globale?
Anche quest’anno il Rapporto Oxfam sulla disuguaglianza globale fa parlare di sé. Sarà perché è stato presentato alla vigilia del vertice di Davos del Forum Economico Mondiale, il vertice che raduna nella località sciistica svizzera esponenti di primo piano della politica e dell’economia internazionali, oltre a giornalisti e intellettuali a vario titolo, con l’obiettivo generale di dibattere dei temi di più pressante attualità. Sarà anche perché non sciocca più, pur allarmando per la conferma dei dati diffusi lo scorso anno che indicano la tendenza all’aumento del divario fra ricchi e poveri, con l’1% più ricco della popolazione mondiale che continua a possedere quanto il restante 99%. Alcuni esempi forniti da Oxfam e che campeggiano sul sito web della ong britannica possono meglio rendere l’idea: 42 Paperoni possiedono ben più di 3 miliardi e 700 milioni di persone; ogni due giorni nasce un nuovo miliardario; l’82% dell'incremento di ricchezza netta registrato nel mondo tra marzo 2016 e marzo 2017 ha ulteriormente arricchito i ricconi del pianeta.
A pagare il prezzo di questa polarizzazione della ricchezza sono le fasce più povere e vulnerabili dell’umanità, che vedono costantemente peggiorare i loro salari e le condizioni lavorative, con una diminuzione del potere di acquisto e del benessere di cui possono godere. leggi tutto
Nuovo approccio dell’Unione europea alla resilienza: possibili implicazioni per la società civile
In giugno 2017 l’Unione europea (UE) pubblica la comunicazione sulla resilienza: “Un approccio strategico alla resilienza nell’azione esterna dell’UE”, che integra la precedente comunicazione del 2012: “Imparare dalle crisi sulla sicurezza alimentare” allo scopo di riadattare l’azione esterna alle nuove sfide globali.
Il concetto di resilienza, desunto dalla fisica, è oggetto di molte discipline. Al di là della definizione diffusa di: “adattamento positivo nonostante le avversità”, i ricercatori concordano che può assumere sfaccettature ed implicazioni diverse a seconda dei contesti in cui viene applicata: individui, famiglie, comunità e culture.
Il concetto è relativamente nuovo nella cooperazione allo sviluppo e nella comunicazione del 2012 viene collegato alla sicurezza alimentare e nutrizionale e definito come: “L’abilità dell’individuo, del nucleo familiare, della comunità, di un paese o di una regione di far fronte, adattarsi e ristabilirsi da stress e shock”. La novità della comunicazione del 2017 è l’approccio sistemico che vede il sistema sociale come un organismo capace di integrare e orientare le sue componenti interconnesse verso finalità comuni. Obiettivi e strategie vengono quindi ridefiniti. Oggetto primario dell’azione leggi tutto
Il ruolo delle organizzazioni della società civile (OSCs) nella cooperazione allo sviluppo: un cambio di paradigma
Vi è un consenso generalizzato nel riconoscere il ruolo fondamentale delle OSCs nella promozione della governabilità democratica nei paesi terzi e nel favorire trasparenza e responsabilità dei governi.
Questo riconoscimento è stato validato dalla comunità internazionale e formalizzato in principi e dichiarazioni. Nella “Dichiarazione di Parigi”(2005) il consolidamento della governabilità democratica è considerato una pre-condizione per l’effettività degli aiuti e un antidoto contro la corruzione e la mancanza di trasparenza delle istituzioni pubbliche.
Nell’ “Agenda for action” di Accra (2008) le OSCs sono riconosciute come attori indipendenti di sviluppo mentre il 4° Forum internazionale di Busan (2011) introduce il termine partenariato pubblico/privato per la realizzazione di un’agenda globale sulla base di obiettivi e principi condivisi.
La Comunicazione della Commissione europea del 2012: “Le radici della democrazia e dello sviluppo sostenibile”, definisce i pilastri su cui si fonda il rapporto con le OSCs: i) sostenere un ambiente favorevole alle OSCs, in particolare un quadro legale di riferimento; ii) promuovere la partecipazione delle OSC nella formulazione leggi tutto
Il percorso verso una comunicazione più etica nel mondo della cooperazione.
L’immagine di John è davvero straziante : visibilmente malnutrito, con il respiro ansimante, costole sporgenti e sguardo straziato.
Credo che tutti i lettori di MENTE POLITICA abbiano bene in mente queste immagini scioccanti, trasmesse per mesi sui principali network televisivi.
Certamente era anche ben presente alla coscienza dei responsabili delle due più grandi reti di ONG italiane, AOI e Link 2007, che hanno aderito a fine febbraio all’Istituto di Autodisciplina della Pubblicità (IAP), consapevoli della necessità di una comunicazione etica, che possa contribuire al processo di conoscenza degli interventi di cooperazione, fuori da stereotipi e semplificazioni, che rischiano di avvallare distorsioni dell’informazione e generare incomprensioni tra società e culture.
Lo scorso anno il mondo della cooperazione aveva assistito con interesse al dibattito che aveva fatto seguito al duro attacco lanciato da Trovato e Mazzola, della rivista “Africa”, contro i responsabili di una grande ONG internazionale, soliti da anni fare uso di immagini a forte impatto emotivo per sollecitare la raccolta fondi.
“Per strappare ai telespettatori nove euro al mese, è messa a nudo la sofferenza dei minori – scrivono Trovato e Mazzola - Che fine ha fatto la Carta di Treviso? Parliamo del codice deontologico a uso dei giornalisti italiani stilato d’intesa con Telefono Azzurro, leggi tutto
Approvata la riforma del Terzo Settore: e ora?
“Esiste un’Italia generosa e laboriosa che tutti i giorni opera silenziosamente per migliorare la qualità della vita delle persone. È l’Italia del volontariato, della cooperazione sociale, dell’associazionismo no-profit, delle fondazioni e delle imprese sociali. Lo chiamano terzo settore, ma in realtà è il primo”. Con queste parole il premier Matteo Renzi lanciava nel maggio 2014 nella cornice del Festival del Volontariato a Lucca la riforma del Terzo Settore, indicandone le linee guida. A distanza di due anni il complesso percorso di studio, confronto e indirizzo è giunto al completamento del suo primo, fondamentale step: il 25 maggio scorso la Camera dei Deputati ha approvato in seconda lettura (e in via definitiva) la legge delega di riforma. Non si tratta però del termine finale di questo iter: i dodici articoli adottati dettano i principi generali e i capisaldi che il governo utilizzerà nell’andare a formulare i decreti legislativi, da emanare entro un anno dall’entrata in vigore della legge.
In attesa di conoscere la reale sostanza della riforma che arriverà non prima di alcuni mesi, nutrendo ancora le aspettative e le supposizioni di molti, un elemento appare chiaro, e di certo positivo: finalmente sembra a portata di mano la creazione di una “carta di identità” unica per le numerose e assai differenti espressioni del terzo settore. leggi tutto
Empowerment femminile, sviluppo e tutela dell’ambiente nel continente africano
Secondo le stime della Banca Mondiale, l’Africa ha conosciuto un’incredibile crescita economica nel corso dell’ultimo decennio (per quanto al momento si prevede che nel 2015 le performances del continente abbiano rallentato), con una crescita media del Pil che si protrarrà anche nei prossimi anni. Le cause di questa crescita sono da attribuire all’aumento della domanda interna ed estera, agli investimenti nelle infrastrutture e ai consumi privati, sostenuti dal basso prezzo del petrolio. Esistono comunque alcuni aspetti critici: anzitutto s è registrato un calo degli investimenti diretti esteri cinesi, inoltre si stima che le rimesse estere siano diminuite nel corso del 2015, probabilmente come conseguenza dell’apprezzamento del dollaro, e infine persistono situazioni di crisi politica e sanitaria nella regione che mettono a rischio non solo l’andamento dell’economia ma anche la pace e il benessere della popolazione.
Nonostante miglioramenti in alcuni paesi e in alcuni ambiti specifici, il continente africano continua a rimanere il fanalino di coda nelle statistiche del Rapporto sullo sviluppo umano ed è particolarmente vulnerabile alla sicurezza alimentare, come evidenziato nel Rapporto 2012 dell’UNEP dedicato allo sviluppo umano in Africa, dal titolo “Africa Human Development Report: Towards a Food Secure Future”. Lo studio evidenziava che la fame continua ad essere pervasiva in questa regione del mondo, nonostante un’abbondanza di risorse agricole, un clima favorevole leggi tutto
I 25 anni del Rapporto sullo sviluppo umano
Il 14 dicembre 2015 è stato pubblicato il venticinquesimo rapporto sullo sviluppo umano, dal titolo “Work for Human Development”, dopo che un’ampia campagna promozionale online - con il sito dell’UNDP (United Nations Development Programme), l’agenzia delle Nazioni Unite che ogni anno redige lo studio, in manutenzione per diversi giorni prima del lancio - aveva creato grandi aspettative, non solo per l’anniversario particolarmente importante, ma soprattutto per il fatto che per la prima volta il Rapporto sarebbe stato pubblicato anche in versione web. Il risultato è un prodotto interattivo, che offre non solo il testo del documento e le consuete statistiche ma anche box di approfondimento che rendono il Rapporto dinamico e facilmente consultabile.
Il primo Rapporto era stato pubblicato nel 1990, segnando una netta separazione dai precedenti approcci alla povertà, che da allora ha iniziato ad essere interpretata non più solo in termini quantitativi ma prevalentemente qualitativi: nel rapporto, infatti, viene fatto larghissimo uso di indicatori numerici inerenti sia a dati economici sia, soprattutto, ad aspetti sociali che forniscono una panoramica più ampia dello sviluppo umano. Il concetto stesso di sviluppo umano viene definito attraverso un indicatore che misura parametri quali-quantitativi della vita nei diversi paesi: è il primo degli indicatori creati ex-novo dall’UNEP, l’Indice di sviluppo umano, leggi tutto