Argomenti
“The House of One”. Tre religioni sotto lo stesso tetto
È un’idea che nasce a Berlino nella centrale Petriplatz, un pensiero tanto affascinante quanto innovativo: costruire un edificio che ospiti, tutte assieme, una chiesa, una moschea e una sinagoga (in ordine alfabetico). Non basta. In mezzo ci sarà un grande spazio per un luogo d’incontro, dibattito e mutua comprensione nel quale ciascuno è il benvenuto: non solo i fedeli delle tre religioni monoteiste, ma tutti i credenti e i non credenti; chiunque abbia voglia di ascoltare e discutere. “La meraviglia di Berlino”, l’ha definita qualcuno. leggi tutto
Insensibilità UE?
Anche chi è da tempo un europeista convinto non può fare a meno di interrogarsi sulla insensibilità dei governi dei paesi membri dell’Unione, ma anche dei gruppi dirigenti del Parlamento Europeo circa la attuale situazione di “consenso” che incontra la gigantesca macchina istituzionale che presiedono. I numeri sono impietosi: scarsa partecipazione elettorale, crollo continua della fiducia alla UE nei sondaggi di Eurobarometro (sondaggi significativi, perché certo non provengono da un istituto di rilevamenti pregiudizialmente contrario a quel che passa a Bruxelles).
A fronte di questa caduta di identificazione dei cittadini dei 27 paesi membri nel progetto europeo non si assiste ad alcuna controffensiva. Al contrario governi e vertici dei grandi partiti rappresentati all’europarlamento sembrano interessati solo a modeste strategie di spartizione consociativa delle cariche più significative. leggi tutto
Caos a destra
Mentre il PS lancia il grido di allarme per il rischio di una vera e propria scomparsa politica e la gauche nel suo complesso si prepara a presentarsi in ordine sparso alle presidenziali del 2017, la destra repubblicana dell’UMP fatica ad approfittarne. Dopo un biennio caratterizzato dallo scontro tra Jean-François Copé e François Fillon, l’UMP è ad un bivio. Nei prossimi mesi dovrà non solo trovare un nuovo presidente, una linea politico-ideologica (rispetto al centro e al FN) e una certa chiarezza organizzativa (situazione finanziaria e statuto relativo alle primarie), ma dovrà soprattutto stabilire se Nicolas Sarkozy è ancora una risorsa spendibile o, al contrario, il principale ostacolo alla sua maturazione e al ritorno alla guida del Paese. leggi tutto
Grillo-Farage: un matrimonio di interesse ma non solo
Probabilmente le polemiche non si placheranno nemmeno ora che la consultazione in rete (quasi 30mila partecipanti) ha stabilito a larghissima maggioranza che al Parlamento europeo il Movimento 5 Stelle si dovrà alleare con lo United Kingdom Indipendence Party di Nigel Farage e aderire al gruppo Europa della Libertà e della Democrazia (presieduto dallo stesso Farage). In molti hanno contestato l’esclusione dei Verdi dal referendum online, ma soprattutto, nelle scorse settimane, avevano respinto la proposta di Beppe Grillo di un’alleanza con lo UKIP: partito dal chiaro profilo antieuropeo, collocato politicamente all’estrema destra, che non fa mistero di voler difendere l’identità britannica tanto dall’establishment di Bruxelles quanto dagli immigrati. Tanto basta a molti esponenti del M5S, che si percepiscono come un gruppo dalla «naturale» collocazione a sinistra (il movimento delle battaglie ambientaliste, per la tutela dei beni comuni, per la difesa dei consumatori, contro la «precarizzazione» del lavoro), per stigmatizzare l’accordo con Farage e le ragioni di realpolitik che sottendono la scelta di Grillo. leggi tutto
L’Ucraina orientale tra scontri, separatisti e speranza
Lo scorso autunno l’Euromaidan iniziò a Kiev come un movimento per avvicinare l’Ucraina all’Europa e ai valori europei. Tuttavia, a pochi mesi di distanza, si potrebbe avere l’impressione che la metà russofona del paese non condivida il messaggio della piazza di Kiev o addirittura lo opponga. Questo è il quadro dipinto dalla maggioranza dei media russi ma che a volte traspira anche a Occidente, dove una lettura superficiale della questione potrebbe suggerire una netta divisione tra Est e Ovest. Ma dove si trova esattamente il conflitto in Ucraina e da dove esattamente deriva? La questione è complessa ma proveremo a suggerire alcune interpretazioni. leggi tutto
L'Unione europea alla ricerca di un capo
A due settimane dalle elezioni europee il nuovo organigramma europeo è ancora lungi dall'essere definito. A partire dal posto più ambito, quello di presidente della Commissione europea, per il quale la partita si sta rivelando decisamente più complessa del previsto, con una serie di veti incrociati tanto a livello istituzionale che intergovernativo. A rendere questo stallo potenzialmente esplosivo è il combinato disposto delle rinnovate ambizioni dell'Europarlamento, del tradizionale euroscetticismo dei governi britannici e di un esito elettorale ambiguo che, senza decretare vincitori in maniera chiara, ha sancito una preoccupante crescita dell'euroscetticismo manifestatasi in tutta la sua portata lungo l'asse Parigi-Londra-Copenaghen. leggi tutto
Sempre avara mi è quest’erma banca
“…e questa moneta, che da tanta parte
d’un mestiere dignitoso gli uomini esclude”. Potremmo cominciare con l’Infinito di Leopardi per commentare le decisioni del 5 giugno 2014 della BCE prigioniera di un orizzonte limitato da una siepe, al di là della quale sembra non voler avventurarsi, come lo sguardo del poeta. La misura della inadeguatezza della BCE viene dalle reazioni dei mercati. Quelle positive sono tiepide. L’euro si svaluta sul dollaro di un pelo nel primo pomeriggio del 5 giugno per poi tornare prima del tramonto ai livelli precedenti di 1.36, ovvero sopravvalutato. Gli spread rifiatano, ma solo un pò.
Ma cosa ha deciso la BCE in questa giornata annunciata come punto di svolta verso manovre coraggiose? La conferenza stampa di Mario Draghi e le domande dei giornalisti durano poco più di un’ora e sono la cronaca fedele di un’Europa che vive più di speranze, di paure e di annunci che di politiche coraggiose proiettate verso il futuro. leggi tutto
I summit nell’Europa lacerata
Alleati ma rivali è un libro importante sulla logica delle politiche d’alleanza. Il titolo richiama l’attenzione su molti temi cruciali e su un aspetto rilevante della politica internazionale, eppure spesso trascurato: la dinamica competitiva dei rapporti tra alleati, lo scambio ineguale che s’istaura tra chi possiede forza e chi meno, le divisioni che si celano sotto l’apparente unione d’intenti. Le riunioni a Bruxelles del G 7 e dei ministri della Difesa del Patto Atlantico sembrano aver mostrato anche questo aspetto. Perlomeno, così sembra agli occhi di chi cerca, osservando dall’esterno, di carpire gli aspetti più importanti e spesso meno lampanti di questi eventi internazionali. Alleati ma rivali, potremmo dunque dire, per dare sintesi di un fatto: l’argomento che ha dominato questi summit, vale a dire il problema delle relazioni con la Federazione Russa alla luce del conflitto ucraino, sembra per il momento aver divaricato più che unito la visione delle maggiori potenze coinvolte. Queste linee di divaricazione definiscono la distanza leggi tutto
“Quanto costa il crollo di un impero?”. Dall’89 all’Ucraina
Una buona domanda vale più di tante cattive risposte. Dunque è utile recuperare un interrogativo che Umberto Eco poneva ai contemporanei all’epoca del crollo del muro di Berlino. Facendo leva sul “senno di poi” di cui dispone chiunque volga lo sguardo al passato, la domanda posta da Eco era “quanto costa il crollo di un impero?”. Lo sguardo si volgeva ai tanti precedenti in cui un’entità politica autoproclamatasi o da altri definitiva “impero” era esplosa; in cui, per dirla con Eco, il “coperchio” di un’autorità centrale aveva ceduto alla pressione interna e esterna, lasciando fluire un magma incandescente di ripercussioni destinate a giungere ben lontano dalla sede originaria. Pur senza cadere in ricostruzioni semplicistiche, Eco ricordava come i riverberi più virulenti della fine dell’Impero Romano fossero riscontrabili almeno per sei secoli a venire; per arrivare fino alle tante, drammatiche macerie lasciate in eredità al “Secolo Breve” dal crollo di quattro imperi durante la Prima Guerra mondiale e dall’agonia di quelli coloniali nei decenni successivi. leggi tutto
Rebus post elettorale in Grecia
Le recenti elezioni europee in Grecia sono state accompagnate dalle elezioni amministrative assumendo così un peso doppiamente significativo anche alla luce della buona affluenza (58.2%), superiore alla media europea ferma al 43,09%. Non c'è dubbio che il risultato elettorale del SYRIZA attestatosi al 26.6% delle preferenze (6 seggi in Europa) rappresenti un evento storico per la Grecia ma in qualche misura anche per l'Europa poiché per la seconda volta nella storia delle elezioni europee un partito schiettamente di sinistra ottiene la maggioranza assoluta. La prima volta, è il caso di ricordarlo, era il 1984 e si trattava del PCI reduce dall'allora recente scomparsa del suo segretario Enrico Berlinguer. Accanto a questo risultato complessivo vanno ricordate anche le vittorie a livello locale dei candidati del SYRIZA, prima fra tutte quella di Rena Dourou nella fondamentale regione dell'Attica. leggi tutto