Ultimo Aggiornamento:
11 maggio 2024
Iscriviti al nostro Feed RSS

Argomenti

L'Unione europea alla ricerca di un capo

Riccardo Brizzi - 07.06.2014

A due settimane dalle elezioni europee il nuovo organigramma europeo è ancora lungi dall'essere definito. A partire dal posto più ambito, quello di presidente della Commissione europea, per il quale la partita si sta rivelando decisamente più complessa del previsto, con una serie di veti incrociati tanto a livello istituzionale che intergovernativo. A rendere questo stallo potenzialmente esplosivo è il combinato disposto delle rinnovate ambizioni dell'Europarlamento, del tradizionale euroscetticismo dei governi britannici e di un esito elettorale ambiguo che, senza decretare vincitori in maniera chiara, ha sancito una preoccupante crescita dell'euroscetticismo manifestatasi in tutta la sua portata lungo l'asse Parigi-Londra-Copenaghen. leggi tutto

Sempre avara mi è quest’erma banca

Gianpaolo Rossini * - 07.06.2014

“…e questa moneta, che da tanta parte
d’un mestiere dignitoso gli uomini esclude”. Potremmo cominciare con l’Infinito di Leopardi per commentare le decisioni del 5 giugno 2014 della BCE prigioniera di un orizzonte limitato da una siepe, al di là della quale sembra non voler  avventurarsi, come lo sguardo del poeta. La misura della inadeguatezza della BCE viene dalle reazioni dei mercati. Quelle positive sono tiepide.  L’euro si svaluta sul dollaro di un pelo nel primo pomeriggio del 5 giugno per poi tornare prima del tramonto ai livelli precedenti di 1.36, ovvero sopravvalutato. Gli spread rifiatano, ma solo un pò.

Ma cosa ha deciso la BCE in questa giornata annunciata come punto di svolta verso manovre coraggiose? La conferenza stampa di Mario Draghi e le domande dei giornalisti durano poco più di un’ora e sono la cronaca fedele di un’Europa che vive più di speranze, di paure e di annunci che di politiche coraggiose proiettate verso il futuro. leggi tutto

I summit nell’Europa lacerata

Michele Chiaruzzi * - 07.06.2014

Alleati ma rivali è un libro importante sulla logica delle politiche d’alleanza. Il titolo richiama l’attenzione su molti temi cruciali e su un aspetto rilevante della politica internazionale, eppure spesso trascurato: la dinamica competitiva dei rapporti tra alleati, lo scambio ineguale che s’istaura tra chi possiede forza e chi meno, le divisioni che si celano sotto l’apparente unione d’intenti. Le riunioni a Bruxelles del G 7 e dei ministri della Difesa del Patto Atlantico sembrano aver mostrato anche questo aspetto. Perlomeno, così sembra agli occhi di chi cerca, osservando dall’esterno, di carpire gli aspetti più importanti e spesso meno lampanti di questi eventi internazionali. Alleati ma rivali, potremmo dunque dire, per dare sintesi di un fatto: l’argomento che ha dominato questi summit, vale a dire il problema delle relazioni con la Federazione Russa alla luce del conflitto ucraino, sembra per il momento aver divaricato più che unito la visione delle maggiori potenze coinvolte. Queste linee di divaricazione definiscono la distanza leggi tutto

“Quanto costa il crollo di un impero?”. Dall’89 all’Ucraina

Giovanni Bernardini - 05.06.2014

Una buona domanda vale più di tante cattive risposte. Dunque è utile recuperare un interrogativo che Umberto Eco poneva ai contemporanei all’epoca del crollo del muro di Berlino. Facendo leva sul “senno di poi” di cui dispone chiunque volga lo sguardo al passato, la domanda posta da Eco era “quanto costa il crollo di un impero?”. Lo sguardo si volgeva ai tanti precedenti in cui un’entità politica autoproclamatasi o da altri definitiva “impero” era esplosa; in cui, per dirla con Eco, il “coperchio” di un’autorità centrale aveva ceduto alla pressione interna e esterna, lasciando fluire un magma incandescente di ripercussioni destinate a giungere ben lontano dalla sede originaria. Pur senza cadere in ricostruzioni semplicistiche, Eco ricordava come i riverberi più virulenti della fine dell’Impero Romano fossero riscontrabili almeno per sei secoli a venire; per arrivare fino alle tante, drammatiche macerie lasciate in eredità al “Secolo Breve” dal crollo di quattro imperi durante la Prima Guerra mondiale e dall’agonia di quelli coloniali nei decenni successivi. leggi tutto

Rebus post elettorale in Grecia

Rigas Raftopoulos * - 05.06.2014

Le recenti elezioni europee in Grecia sono state accompagnate dalle elezioni amministrative assumendo così un peso doppiamente significativo anche alla luce della buona affluenza (58.2%), superiore alla media europea ferma al 43,09%. Non c'è dubbio che il risultato elettorale del SYRIZA attestatosi al 26.6% delle preferenze (6 seggi in Europa) rappresenti un evento storico per la Grecia ma in qualche misura anche per l'Europa poiché per la seconda volta nella storia delle elezioni europee un partito schiettamente di sinistra ottiene la maggioranza assoluta. La prima volta, è il caso di ricordarlo, era il 1984 e si trattava del PCI reduce dall'allora recente scomparsa del suo segretario Enrico Berlinguer. Accanto a questo risultato complessivo vanno ricordate anche le vittorie a livello locale dei candidati del SYRIZA, prima fra tutte quella di Rena Dourou nella fondamentale regione dell'Attica. leggi tutto

La Francia del FN: osservato speciale o modello?

Michele Marchi - 31.05.2014

Smaltita la sbornia elettorale, è tempo di mettere un po’ di distacco nel guardare al “fenomeno Front National”. Si dilegua il fumo e il nuovo “terremoto Le Pen” ha lasciato sul terreno altre macerie. Senza voler sottostimare l’importanza e il monito racchiuso nel 25% ottenuto dal FN, l’impressione è che sia ancora troppo presto per parlare di Parigi come “osservato speciale”. E anzi, nonostante il momento di euforia legato al trionfo del renzismo, i “cugini d’oltralpe” ancora possano rappresentare un modello, almeno per il nostro sistema politico-istituzionale.

Tra le numerose interpretazioni del voto francese tre in particolare appaiono stimolanti. leggi tutto

La «Cenerentola d’Europa» vista da Berlino. Da sorvegliato speciale a partner strategico?

Gabriele D'Ottavio - 31.05.2014

All’indomani del voto europeo, agli elettori italiani più esperti saranno forse tornate alla mente le elezioni amministrative del giugno 1975 e le successive elezioni politiche del 1976, quando il Pci balzò d’un tratto al 34,4%. È fin troppo ovvio rilevare che sul piano storico ogni possibile accostamento lascia il tempo che trova. Il Pd non è il Pci e il contesto del 2014 non ha nulla a che vedere con quello della metà degli anni Settanta. Eppure, può essere interessante ricordare la risonanza internazionale che ebbe all’epoca il risultato del Pci e riflettere sul modo in cui è stato accolto all’estero il recente successo del Pd, soprattutto in Germania. leggi tutto

Eurobonds: oggi più di ieri

Gianpaolo Rossini * - 29.05.2014

A lungo si è discusso in Europa  l’idea di unificare l’emissione dei titoli pubblici dando vita a obbligazioni pubbliche denominate eurobonds che avrebbero progressivamente sostituito  Bot, Btp italiani, Bonos spagnoli, Bund tedeschi e così via. Gli eurobonds però non hanno mai visto la luce per opposizione teutonica. Lo scenario  è cambiato per cui vale la pena chiedersi quali sarebbero oggi i vantaggi  e i costi degli eurobonds. Resterebbero gli stessi di qualche anno fa o sono mutati da quando la proposta originaria venne avanzata da Juncker e Tremonti sul Financial Times?  

La sostituzione dei titoli pubblici nazionali con un unico titolo di eurolandia produrrebbe lo stesso tasso di interesse nelle diverse aree della unione monetaria per governi, imprese e consumatori e la scomparsa dei costosi spread. Qualche anno fa, se avessimo adottato gli eurobonds, quando gli spread erano cospicui, avremmo forse avuto una lieve salita dei tassi  rispetto a quelli dei paesi più virtuosi (Germania, Olanda, Finlandia, Austria), una discesa per quelli in difficoltà (Irlanda, Grecia; Portogallo, Cipro, Spagna, Italia) e probabilmente nessuna o scarse variazioni per i paesi sul confine tra bene e male, come Francia e Belgio. Questa previsione era frutto di un’ipotesi pessimista. Gli eurobonds avrebbero reso il mercato dei titoli pubblici molto più liquido con benefici per i forti e per i deboli. leggi tutto

L'assalto disordinato degli eurofobi alla vecchia Europa

Riccardo Brizzi - 27.05.2014

Alla vigilia delle prime elezioni europee dallo scoppio della crisi dell'eurozona (2010), gli osservatori erano concordi nel prevedere l'affermazione di due protagonisti: l'astensione e l'eurofobia. Le urne hanno invece riservato alcune sorprese.

 

Un'affluenza stabile

 

A partire dal tasso di affluenza (43,1%) che aumenta di un decimale rispetto a cinque anni fa. Il dato non è certo la spia di un rinnovato euroentusiasmo ma si tratta comunque di un'inversione di tendenza se si considera che l'affluenza era costantemente diminuita dal 1979 (62%) in avanti, sino al 43% del 2009. L'Italia (-8% di affluenza rispetto al 2009) si distingue rispetto agli altri «grandi» d'Europa: in Germania (+5%), Francia (+2,5%) e Regno Unito (+1,5%)  infatti le urne sono state più frequentate rispetto a cinque anni fa. La partecipazione è ulteriormente diminuita invece nei paesi dell'Europa centro-orientale, con tassi d'astensionismo impressionanti quasi dappertutto, a partire dalla Slovacchia (87%), Repubblica ceca (80,5%), Slovenia (79%) e Polonia (77%). leggi tutto

Le elezioni in Ucraina: vincitori, vinti e scenari futuri

Carlo Reggiani * e Yevgeniya Shevtsova ** - 27.05.2014

Il “terremoto elettorale” a seguito delle Europee ha fatto forse passare in secondo piano, in Italia e in Europa Occidentale, l’altra consultazione tenutasi in Europa il 25 Maggio. Tuttavia, le elezioni presidenziali in Ucraina potrebbero rappresentare un passaggio cruciale in un paese che negli ultimi mesi ha vissuto le proteste dell’EuroMaidan, la conseguente cacciata del presidente Yanucovich, il referendum che ha decretato l’indipendenza della Crimea e gli scontri nelle regioni Orientali che l’hanno portato sull’orlo di una guerra civile.

 

Un vincitore…   


Le elezioni di domenica erano chiamate ad eleggere il nuovo presidente. Molti analisti hanno identificato in quest’appuntamento la possibile svolta per l’Ucraina. Negli ultimi mesi, il vuoto di potere lasciato da Yanucovich e la debolezza del governo provvisorio di Kiev hanno portato a una situazione drammatica nelle regioni Orientali, come ci ha tristemente ricordato la recente tragica uccisione del giornalista Andrea Rocchelli e del suo accompagnatore russo. leggi tutto