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L'emergenza ambientale è legata al fattore umano
Si può ragionevolmente affermare che, se non interverranno correttivi alla deriva in atto, sia cominciato un drammatico conto alla rovescia per il nostro Pianeta. Ciò significa che la compromissione ambientale, anche nei suoi rapporti con la sostenibilità della dimensione antropologica sta rapidamente configurando scenari preoccupanti per la sussistenza della vita stessa sulla Terra. Già nelle 40 pagine di evidenze scientifiche, priorità e raccomandazioni ai governi redatte dal 29/4 al 4/5 2019 in sede OCSE, dai rappresentanti di 130 Paesi aderenti all’Ipbes (la piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi) per esaminare un Rapporto dell’ONU stilato in 3 anni di lavoro da parte di oltre 150 esperti, volto allo studio e all’approfondimento dei rischi delle biodiversità, si coglieva la sensazione di un imminente “tsunami” globale che potrebbe portare in tempi definiti “relativamente brevi” all’estinzione di una serie di specie viventi che popolano i mari e la Terra, fino ad 1/8 di quelle attualmente censite pari ad una cifra mostruosa di circa un milione di ‘specie’ animali e vegetali. Ciò che influisce sull’alterazione delle biodiversità esistenti sono i comportamenti umani: sfruttamento del suolo e delle risorse naturali, come l’acqua e il legno, agricoltura intensiva, caccia e pesca, inquinamento ambientale, uso dei pesticidi, leggi tutto
Sulla buona strada verso la catastrofe?
Al termine del ‘700 un grande chirurgo, John Hunter, artificiere della Medicina per attitudine professionale, ciononostante, sosteneva dalla sua cattedra nell’Università di Londra che “la chirurgia è come l’azione armata che affronta con la forza quanto una società civilizzata può risolvere mediante una strategia” (Storia della Medicina, Feltrinelli 1977). La sua esperienza clinica era iniziata a Glasgow e continuata a Londra nel mezzo della crescita esponenziale della rivoluzione industriale, accompagnata dalla spropositata frequenza di politraumi e tragedie che si abbattevano quotidianamente su tanti lavoratori.
In sostanza, Hunter anteponeva alla sua opera di chirurgo, come fattori di fondo limitanti e risolutivi, l’organizzazione del lavoro, la sua sicurezza e la tutela dei lavoratori da raggiungere mediante la supremazia della Politica e delle Istituzioni sulle procedure terapeutiche e prima ancora di ricorrere ad amputazioni e riparazioni tissutali, per quell’epoca alquanto rischiose e incerte nei risultati.
Venne posta da Hunter una questione pratica basata sul buon senso, non soltanto ispirata dal Giuramento ippocratico: analizzare le origini di tanta carneficina e concertare una soluzione adatta alla sicurezza del lavoro senza rinunciare all’industrializzazione del Paese.
Dopo due secoli e mezzo, oggi, la sicurezza sul lavoro è ben lontana da una svolta: si registrano oltre tre decessi al giorno, quasi 500.000 infortuni leggi tutto
Quando un politico mostra emozione: note a margine di COP 26 e oltre
A metà novembre scorso hanno fatto il giro del mondo le immagini delle lacrime a stento trattenute da Alok Sharma, Presidente di COP 26, importante uomo politico e già Segretario di Stato inglese, al momento di dare l’annuncio dell’accordo conclusivo raggiunto da parte dei paesi partecipanti alla suddetta Conferenza internazionale sul clima delle Nazioni Unite tenutasi a Glasgow. La emozione/delusione manifestata dal Presidente aveva per oggetto il profondo rincrescimento da parte sua per aver dovuto accettare una variazione introdotta all’ultimo minuto dall’India, spalleggiata dalla Cina e altri, nel testo finale dell’accordo relativamente al paragrafo sulla decarbonizzazione. Si tratta in effetti, come da più parti sarà rilevato, di una variazione solo apparentemente piccola e che in realtà rischia largamente di svuotare di significato l’intero paragrafo e gli impegni relativi da parte dei paesi sottoscrittori dell’accordo: a proposito dell’uso del carbone il termine “phase out” (eliminazione) viene infatti sostituito nel testo finale da “phase down” (riduzione). Benché a lungo applaudito dai delegati presenti nel momento in cui egli col groppo in gola e con la voce spezzata aveva sottolineato il suo dispiacere per il blitz attuato dai paesi leggi tutto
Inquinamenti ambientali, cambiamenti climatici che sovrastano la vita e svignamenti da Cop 26
Nell’epoca che sembra prestare particolare attenzione alle nuove generazioni (NGEU e PNRR) i governanti più potenti della Terra riuniti in G20 di Roma e Cop 26 di Glasgow se la sono letteralmente svignata, come già accaduto nella Cop 25 di Madrid del 2019 seguita dal G20 di Parigi nel 2020, senza assumere precisi impegni nel tempo e nello spazio, talmente dilatati e indefiniti da potere immaginare che i documenti prodotti rimangano un cumulo di parole, per dirla con Dante, per quel traditor che vede pur con l’uno e tien la terra…poi farà sì che al vento di Focara non sarà lor mestier né preco (Inferno, XXVIII).
Non è una novità, in generale, il metodo dello svignamento dai grandi problemi: così accade per il drammatico fenomeno migratorio, la miseria con fame e malattie che ne derivano, i molteplici focolai di guerra, l’Afganistan, le Regioni geo-politiche dove vengono calpestati Diritti fondamentali proclamati dall’ONU nel 1948 in larga parte rimasti lettera morta…
Queste conferenze avrebbero voluto, nelle intenzioni, programmare l’eredità da lasciare alle prossime generazioni riguardo a clima, inquinamenti ambientali, energie rinnovabili e conseguenze socio-sanitarie ed economiche globali. Ed invece è stato ipotecato il loro futuro ampliando a dismisura, rendendoli aleatori, mediazioni, compromessi e margini di manovra temporali leggi tutto
Nuovo rapporto Onu sul clima: siamo al codice rosso per l'umanità
Non si potrebbero trovare parole più appropriate di quelle riportate nel titolo, per descrivere la situazione del pianeta che si muove verso una deriva irreversibile di autodistruzione: sono quelle usate dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, per commentare il sesto Rapporto “Cambiamenti climatici 2021” stilato dagli scienziati dell’IPCC sull’emergenza del “climate change” e approvato dai 195 Governi aderenti all’Organizzazione delle Nazioni Unite. O meglio: forse ancora più terribile e ammonitrice per i decisori politici e l’intera umanità è la sottolineatura del presidente di turno della conferenza ONU sul clima COP26 - il ministro britannico Alok Sharma – per presentare i risultati e le conclusioni del Rapporto: “Il tempo a disposizione per fermare la catastrofe del cambiamento climatico sta pericolosamente avvicinandosi alla fine: non possiamo permetterci di aspettare ancora due, cinque o dieci anni, questo è il momento di agire”.
Ci sono delle evidenze che definire spaventose è più prossimo all’eufemismo che alla realtà: l’innalzamento del livello dei mari è stato valutato “irreversibile ancora per millenni”, non si era mai riscontrato questo livello di tendenza negli ultimi 3000 anni, ed è causa di erosione delle coste e inondazioni. Addirittura le emissioni di CO2 misurate nel 2019 erano le più alte di sempre, considerando almeno i due milioni di anni precedenti, quelle dei leggi tutto
Costituzione, omeostasi, eco-bio-sociosfera
Possibili e ricorrenti risultano gli equilibri/squilibri indotti nell’ambiente naturale, nella formazione della persona e nell’organizzazione sociale, a causa di creazioni e irruzioni continue di complesse e infinite interrelazioni fra modelli culturali, ideali e politico-economici che conducono a sviluppi, progressi e regressioni nella costruzione e sedimentazione di storie individuali e comunitarie. Questi fenomeni fondamentali non sono mai lineari né tantomeno rigidamente indeterminati ed inevitabili, ma soggetti a gradi differenti di pervasività che si riversano nella “eco-bio-sociosfera” sotto forma di impulsi ed inibizioni con effetti differenti e limitati di deformabilità, tolleranza e capacità riparative. In sostanza, si realizza, su vasta scala o sul singolo organismo, un processo omeostatico che “presiede al controllo di possibili alterazioni negli organismi mediante specifici recettori che concorrono a stabilizzare l’uniformità del mezzo interno, nonostante le infinite variazioni del mezzo esterno in cui vivono”, dove i recettori sono gli organuli sensitivi sparsi variamente nell’organismo animale (mezzo interno), e Culture, Costituzioni, Istituzioni democratiche, Sistemi organizzativi di salvaguardia della salute, corpi intermedi sono l’architrave di ogni Società fondata sul bene comune (mezzo esterno). Ne consegue, se corretto è l’assioma, la potenzialità di autoriparazioni, correzioni e risanamenti di lacerazioni e drammi contingenti e di portata storica, compresi quelli politici, ambientali ed educativi, leggi tutto
L’ambiente, la cultura, la storia: quando i simboli vanno in frantumi (e la politica anche)
Erano i primi giorni del 2018 quando in molti siti ambientalisti europei e anche in svariati media vennero riportate le immagini della scalata da parte di alcuni attivisti di Greenpeace della imponente ex Chiesa cattolica di San Lamberto a Immerath, in Germania (Immerather Dom), nella regione della Renania. Essi vi appesero un grande striscione giallo sul quale era scritto: “Chi distrugge la cultura distrugge anche gli esseri umani.” (Wer Kultur zerstőrt, zerstőrt auch Menschen.) Dopo alcune ore lo striscione venne rimosso e gli attivisti allontanati dalle forze dell’ordine e fu possibile di lì a breve procedere con efficienti mezzi meccanici all’abbattimento, già da tempo programmato, dello Immerather Dom, per far posto all’allargamento di una gigantesca miniera di lignite a cielo aperto. E immediatamente comparvero anche sul web i filmati della distruzione di quello che per secoli era stato un importante edificio di culto, (presente fin dal XII secolo e nei secoli successivi più volte riedificato e ampliato e ricostruito, nella sua forma tardo-ottocentesca, anche dopo i gravi danneggiamenti riportati nel corso della seconda Guerra mondiale), saturo della storia di un intero territorio tedesco e delle eredità in senso ampio e della cultura del suo popolo. I commenti che accompagnavano leggi tutto
A proposito di cambiamenti climatici, di COP 26 e dell’Italia: qualche disattenzione in meno e qualche informazione in più?
Una linea di continuità fra il passato e il presente governo è sicuramente quella di aver ribadito e continuare a ribadire spesso anche di fronte all’opinione pubblica l’importanza del fatto che COP 26 (cioè l’annuale Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, appuntamento precedentemente rinviato di un anno causa pandemia che si terrà a Glasgow nel novembre venturo) vedrà l’Italia giocare un ruolo di primo piano in partnership con il Regno Unito. Accedendo oggi (24 giugno) al sito del Ministero della Transizione Ecologica troviamo in bella evidenza le seguenti notizie in proposito, notizie che vale la pena riportare in dettaglio anche per la proiezione di tale evento e dei lavori preparatori previsti, all’interno di altri prestigiosi scenari e vertici internazionali:
«Mancano tre mesi alla Conferenza sui cambiamenti climatici, COP26, che si terrà dall’1 al 12 novembre a Glasgow, e si intensificano le attività di preparazione promosse da Italia e Regno Unito e da molti altri soggetti con una serie di eventi internazionali di alto livello dai quali emergono proposte e contributi. La preparazione avviene in un quadro multilaterale, compreso il G7, che si è tenuto in Cornovaglia dal 11 al 13 giugno sotto la presidenza del Regno Unito, e il G20, presieduto dall’Italia. Le discussioni leggi tutto
Persone comuni e neoparnassianesimo
A fronte della crescente diffusione di malattie cronico-degenerative, neoplastiche e virali, fino ad aver raggiunto dimensioni pandemiche, Scienza, Medicina e, di concerto, Politica ed istituzioni avrebbero già dovuto disporsi alla ricerca delle loro origini, per evitarle mediante le prevenzioni primaria e secondaria ed infine contrastarle con azioni diagnostiche e terapeutiche precoci. Intanto viene conservata intatta la propensione a solidarietà ed assistenza, ma astenendosi dal porre in atto validi antidoti contro l’insorgenza delle grandi classi di malattie prima ancora che si radichino e siano da curare.
L’autonomia medica, ribadita in ogni sede, rimane ancorata alla tradizionale impostazione anatomo-clinica e diagnostico-terapeutica, di ascendenza positivista, che diagnostica e cura malattie in larga parte evitabili (80% secondo l’OMS). Dal suo canto la Politica, attraverso le Istituzioni, ribadisce la necessità di rilanciare i consumi, in generale, per assicurare il maggior numero di posti di lavoro e sostenere l’economia pubblica e privata, ma in assenza di scelte sostanziali che tendano ad allontanare la malattia, le cui origini si annidano in ogni piega dell’organizzazione sociale e della vita quotidiana.
In tal modo la realtà politico-istituzionale si avvia verso la conservazione dell’esistente: valga come paradigma l’orientamento di Enti pubblici ad acquisire autobus a metano e di proporre progetti di leggi tutto
La distruzione del pianeta provoca la ribellione della natura
Anche adoperando la distinzione tra ‘mondo’ e ‘terra’ recentemente proposta da Pietrangelo Buttafuoco per spiegare il conflitto natura-progresso e dar conto dello “stupro” che si perpetua, riuscirebbe difficile riassumere quello che è successo negli ultimi decenni di presenza dell’uomo e della vita sul pianeta.
Siamo sideralmente lontani dalla descrizione del villaggio di Macondo nel celebre incipit di “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez: ‘Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito’.
Dopo l’onda lunga e pervasiva della globalizzazione che ha scardinato le coordinate spazio-temporali della sostenibilità ambientale a favore di una prevalenza antropologica totalizzante e ubiquitaria, ora potremmo dire che quella concezione primordiale di conoscenza del mondo – che generava stupore, emozione e rispetto nella sua scoperta - si è ribaltata: sappiamo adesso il nome di ogni cosa e anzi abbiamo a disposizione più nomi che oggetti.
Per la prima volta nella storia disponiamo di una serie di definizioni superiori alla stessa realtà: poiché la dominiamo apparentemente al punto tale da sentircene padroni per poterla descrivere in modi diversi.
Specialmente se utilizziamo le categorie della conoscenza reale e di quella virtuale: la globalizzazione agisce come moltiplicatore infinito di potenzialità a portata di leggi tutto