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La politica italiana nel turbinio della politica internazionale
Con l’esito della replica delle votazioni della costituente Cinque Stelle come chiesto da Grillo si arriva ad una provvisoria conclusione di una querelle che secondo alcuni avrebbe potuto movimentare la politica italiana. Siamo davanti ad un modo un poco provinciale di guardare alle vicende di casa nostra, perché c’è da dubitare che con il turbinio di eventi in corso nella politica internazionale possa diventare determinante la diatriba che coinvolge Grillo e Conte.
Ciò non significa ignorare che una qualche ricaduta anche questa vicenda ce l’avrà. Il capo dei Pentastellati ha vinto (neppure in misura travolgente) la sua battaglia per il controllo del partito, ma i costi potrebbero non essere lievi. È bene non dimenticare che si tratta di un confronto all’interno dei soli militanti registrati del Movimento, che rappresentano una frazione minima degli elettori, per cui non è affatto detto che il duello ingaggiato dal comico fondatore non abbia poi successo nell’erodere il consenso di M5S nelle urne.
Non si dimentichi che, a meno di scioglimento della legislatura prima della scadenza (2027), al momento improbabile, i prossimi test elettorali saranno tutti a livello amministrativo (regionali e comunali), terreni su cui già di suo i pentastellati non vanno bene, ma su cui potrebbero incidere leggi tutto
Economie senza Paese: i mercati nell’era globale
Il CENSIS, oltre agli autorevoli Rapporti annuali che sono da decenni un punto di riferimento imprescindibile per chi voglia osservare e seguire le derive evolutive (o involutive) del Paese, pubblica Ricerche tematiche centrate su argomenti specifici, legati alle dinamiche socio-economiche in atto e utili per comprendere il presente – senza renderlo “asfissiante” (preoccupazione ricorrente dell’Istituto) o pregiudizialmente negativo (ci è noto “l’ostinato continuismo “del suo fondatore Giuseppe De Rita) nelle sue dinamiche in divenire. Ciò avviene grazie ad uno staff interno di ricercatori di altissimo livello e avvalendosi delle analisi di esperti la cui competenza specifica si inserisce perfettamente nella cornice di eminenza e prestigio che caratterizza il Centro Studi di piazza di Novella a Roma. Ed ecco che dal cilindro CENSIS esce una raccolta – densa e pertinente – di saggi brevi in tema di economia, seguendo la traccia degli scenari che caratterizzano e configurano il dibattito interno del nostro Paese e i più ampi orizzonti dell’economia globale. Lo puntualizza in modo chiaro nell’editoriale di esordio il Presidente dell’Associazione italiana banche estere, Guido Rosa, che focalizza due ambiti tematici come contenitori di più mirate analisi: il primo è “che cosa fare” per garantire continuità alla crescita economica, oltre le dinamiche protezionistiche, le crisi determinate leggi tutto
Coalizioni in difficoltà
Le coalizioni in politica sono strumenti complicati da maneggiare. Se si fanno intorno ad un partito largamente preminente gli altri hanno sempre l’incubo di essere fagocitati da questo. Se raccolgono componenti più o meno alla pari è difficile che evitino comunque la tentazione di scavalcarsi reciprocamente.
Questa banale realtà la stiamo constatando tanto nella coalizione governativa quanto in quella delle opposizioni (in tutte e due prevale il primo modello). È abbastanza curioso che in entrambi i campi si invochi una coesione ideologica che dovrebbe favorire le intese: suona come un lontano retaggio di tempi in cui i partiti si coalizzavano, almeno in parte, per l’adesione ad una comune interpretazione delle prospettive politiche da proporre e ad una qualche ideologia generale. Peraltro, se si volesse dire le cose come stavano, quel tipo di coalizioni era entrato in crisi già a fine anni Settanta del secolo scorso con il fallimento della formula legata alla cosiddetta solidarietà nazionale. Dopo di allora le coalizioni erano state molto poco coese, proprio per il tramonto delle culture ideologiche: basta ricordare le tensioni in quelle fra DC, PSI e altri partiti, o la difficoltà del PCI di mettere in piedi un raggruppamento alternativo.
Nella realtà di oggi immaginarsi coalizioni leggi tutto
Il femminicidio è il fallimento di una società che genera dei mostri
Presentando alla Camera dei Deputati la Fondazione intitolata alla figlia Giulia, Gino Cecchettin ha definito la violenza di genere “il frutto di un fallimento collettivo e non solo una questione privata” ponendo l’accento sulla necessità di educare le nuove generazioni. Trovo che siano parole appropriate, nate dal cuore di chi ha vissuto un dolore indicibile che non ha eguali: l’onda lunga della violenza che sta attraversando il nostro tempo ha molte facce e quella contro le donne ne è parte significativa perché riassume in sé retaggi storicamente radicati e si esprime in modo sempre più intenso e cruento, in forme nuove e tragicamente sorprendenti. In un mondo interconnesso e globalizzato i comportamenti umani sono il risultato di un riverbero che si ripercuote nell’intera società e coinvolge tutti. Chi nega che questa epoca sia caratterizzata da una crescita esponenziale e tristemente sofisticata delle forme di violenza – da quella fisica a quella simbolica – nasconde il vero a se stesso, le evidenze sono sotto gli occhi di tutti e ne abbiamo quotidiana notizia in ogni angolo del pianeta. Direi che ogni sua manifestazione ha una propria connotazione e specificità: generalizzare sarebbe un errore ma i sentimenti di odio, rancore, egoismo, vendetta, bramosia di possesso, leggi tutto
Un nuovo partito personale
La costituente convocata da Giuseppe Conte per validare la svolta da lui impressa al Movimento Cinque Stelle si è conclusa come c’era da aspettarsi: con la certificazione della nascita di un ulteriore partito di professionisti politici che fa perno attorno ad un leader che ne è signore e padrone. L’ironia stizzita di Grillo che ha stigmatizzato il passaggio come transito “da francescani a gesuiti” coglie nel segno: non quello della storia, perché tanto i francescani quanto i gesuiti sono formazioni ben diverse dagli stereotipi della vulgata corrente a cui fa riferimento il garante disarcionato, ma quello di una certa immagine populista delle due formazioni religiose.
Francescano M5S non lo è mai stato, se non per un po’ di scenografia di comodo. Se si deve prestar fede alla leggenda nera che vuole i gesuiti intriganti faccendieri che ispirano il potere e se lo accaparrano quale che sia, invece qualche similitudine con le strategie dell’ex avvocato del popolo si trova facilmente.
La prima cosa da notare è che, a rigore, la convention pentastellata romana non ha deciso niente: si tratta solo di indicazioni di “linee” e di “indirizzi” che poi vengono affidate al leader, tacitamente riconfermato, e al suo gruppo dirigente per vedere quando e come, leggi tutto
Lo zoccolo duro della povertà assoluta
C’è un Paese che cresce e ce n’è uno che arranca. I dati dell’indagine ISTAT sulla situazione economica dei cittadini italiani e dei nuclei familiari nel 2023 conferma sostanzialmente la rilevazione effettuata l’anno precedente e il quadro che era emerso dall’ultimo rapporto della Caritas. Questo nonostante l’andamento positivo del mercato del lavoro nel 2023 (+2,1% di occupati in un anno), registrato anche nei due anni precedenti, poiché l’impatto dell'inflazione ha frenato la possibile riduzione dell’incidenza di famiglie e individui in povertà assoluta. Nel 2023, la lievitazione dei prezzi al consumo è risultata, infatti, ancora elevata (attestandosi ad un +5,9%) ed è di tutta evidenza che ciò ha inciso negativamente in particolare sulle famiglie meno abbienti. A conti fatti si stimano 2,2 milioni di famiglie (pari all’8,4% del totale) e in totale 5,7 milioni di persone (corrispondenti al 9,7% della popolazione residente) che vivono in condizioni di povertà assoluta. Per calcolare il livello oltre il quale le condizioni economiche di vita sono comprese entro una cornice definita di povertà assoluta si tiene conto di alcune variabili che concorrono a determinare un quoziente reddituale individuale e familiare: il tipo di lavoro, la sua stabilità nel corso dell’anno, ovvero la condizione di precarietà fino alla disoccupazione, la composizione del nucleo domestico (le famiglie leggi tutto
Un voto da meditare
Il grande scontro destra vs. sinistra si è concluso col risultato di 1 a 2: Liguria al centrodestra, mentre il centrosinistra scommetteva sulla sua vittoria; Emilia Romagna al centrosinistra, risultato scontato; Umbria al centrosinistra, dove il centrodestra governava e pensava di resistere. Alla banalità di chiedersi che ricadute avrà tutto questo sul governo nazionale sembra si stia resistendo, perché non pare che in questo caso ci sia nulla capace di mettere in crisi l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni.
Poiché anche in politica vale l’assioma della goccia che scava la roccia, qualche riflessione la si può fare e riguarda alcuni dati che si ricavano dai risultati. Scontato il rammarico per l’alto tasso di astensionismo: ormai è un dato quasi strutturale, la metà degli elettori diserta le urne. Le ragioni sono varie, ma senz’altro c’entra la convinzione diffusa che chiunque governi le sue possibilità di intervento, almeno per ciò che riguarda la gente comune, sono più o meno le stesse. Non è esattamente così, ma sarebbe miope non riconoscere che in questo modo di sentire c’è anche del vero. Per recuperare la partecipazione sarà necessario ricostruire le reti di coinvolgimento sociale, che sono nel migliore dei casi appassite, anzi per lo più si sono disseccate. leggi tutto
Sarà Mario Draghi il vero stratega anti-Trump?
Quando il giorno dell’esito elettorale in USA ho scritto che la lezione americana consisteva nel pragmatismo estremo dimostrato dal vincitore intendevo cogliere – in estrema sintesi – la spiegazione più veritiera del voto per come è stato espresso in modo netto dal popolo americano. Un pragmatismo che consiste nell’aver individuato i temi su cui giocare la leadership cogliendo e rappresentando i bisogni e le aspettative della gente. Sono perciò confortato nel veder confermata da un editoriale del Washington Post questa chiave di lettura per avvalorare tale interpretazione. Noi europei e noi italiani in particolare siamo abituati ad esprimere ragionamenti politici basati su una narrazione complessa che finisce per perdere di vista i fondamentali, argomentando in modo divisivo e radicato su presupposti più teorici che pratici. Per questo nel nostro Paese la polarizzazione post-ideologica è fondata su retaggi del passato che ciclicamente ritornano, creando peraltro una sorta di incomunicabilità e difficoltà rappresentativa tra paese legale e paese reale. Per questo inoltre esser parte dell’U.E. dopo il lungo cammino storico e istituzionale successivo alla seconda guerra mondiale, lascia trasparire le difficoltà dello stare insieme piuttosto che le ragioni di una possibile unità di intenti rispetto alle potenzialità che questo salto di qualità atteso da decenni ci consentirebbe di realizzare. leggi tutto
Le fascinazioni superficiali per gli esempi stranieri
Siamo da sempre un paese che ama rispecchiarsi in quel che avviene nei grandi paesi. È dal Risorgimento che va avanti così: la Francia, l’Inghilterra, poi la Germania, poi gli USA, qualche volta la Spagna, la Cina, con continue entrate e uscite, a volte anche di paesi un po’ strane (ricordate le fascinazioni per Cuba e per il Vietnam?). Ovviamente non è che si prendano in considerazione proprio le complessità di quel che accade altrove, in genere ci si accontenta di assolutizzare alcune impressioni che possono portare acqua al mulino di questa o quella forza politica.
L’ultimo caso è la vittoria di Trump nelle elezioni per la presidenza americana, che hanno infiammato le letture del futuro da parte delle destre e condizionato quelle di molte altre componenti. Non moltissimo tempo fa c’è stata l’esaltazione della vittoria elettorale del “Nuovo Fronte Popolare” in Francia che aveva galvanizzato le sinistre nostrane e i commentatori che le supportano. In quel caso stiamo vedendo che non è che stia andando a finire benissimo, almeno per ora, ma noi non facciamo parte di nessun fan-club per cui sappiamo che i tempi della politica sono più lenti di quel che si pensa.
Tornando a Trump, adesso si scommette a destra leggi tutto
La lezione americana
Anche in questa occasione siamo stati tratti in inganno dai sondaggi, peraltro subito suffragati (a differenza di ciò che accade in casa nostra dove l’astensionismo è saldamente vincente da anni) dalla elevata partecipazione dei cittadini al voto per l’elezione del 47° Presidente USA. Tuttavia più che il previsto testa a testa il risultato si è rivelato un voto di ‘pancia’ ed è stato netto e significativo, oltre ogni valutazione sulle sue ricadute.
La vittoria di Trump è stata schiacciante e ha ammutolito (mentre scrivo tutto tace dal fronte democratico) gli avversari. Si può ragionevolmente ascrivere – come sottolinea un profondo conoscitore del mondo americano come Federico Rampini - l’esito del voto più agli errori del partito democratico che ai meriti personali del tycoon e del suo entourage. La candidatura di Kamala Harris è emersa come unica soluzione temporalmente possibile dopo i tentennamenti di Biden, come avvicendamento interno di leadership, ma senza l’investitura di un confronto congressuale, inoltre gli endorsement dei Clinton e degli Obama sono apparsi tardivi e coreografici, senza alcun sostanziale contributo ad un programma elettorale che sapesse rispondere alle domande emergenti da un Paese che si estende per sei fusi orari, nella sua complessità territoriale, etnica, di target e istanze sociali. Alcuni temi come l’immigrazione, le leggi tutto