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I monsignori di Voltaire
Dopo la fine del partito unico dei cattolici è finita anche la loro presenza politica o rimane qualcosa di quei principi, di quei programmi, di quei valori che avevano ispirato tanta parte della storia recente di questo Paese?
E dopo il tramonto del collateralismo con le associazioni, con i cenacoli culturali, con il mondo del volontariato, con lo stesso sindacato, dove può trovare spazio e collocazione – se mai esiste ancora – una dottrina sociale ispirata ai principi della giustizia e della carità, dell’equità e dell’etica dei comportamenti? Non disponiamo oggi di un Codice di Camaldoli in versione 2.0, mancano menti illuminate, penne raffinate e visioni lungimiranti.
Ma non per questo si deve giocare al ribasso.
Dal cattolicesimo popolare possono emergere idee e luci per rischiarare i troppi coni d’ombra del presente. A guardarsi in giro è difficoltoso distinguere, anche stropicciandosi gli occhi: retaggi, rimpianti, ricordi danno sostanza ad uno sparigliamento che assomiglia più al limbo dell’indeterminato di quanto non rendano l’idea di una compattezza nobilitata da connotazioni qualificanti.
E serve ancora a questa Italia del terzo millennio che i cattolici si rimbocchino le maniche e si diano da fare per partecipare con fattivo e concreto contributo a definire e magari guidare ancora un modello leggi tutto
Siamo stati schiavisti. I gesuiti negli Stati Uniti fanno i conti (salati) con il proprio passato
La Compagnia di Gesù si è assunta una assai rilevante responsabilità negli Stati Uniti, impegnandosi a raccogliere 100 milioni di dollari a beneficio dei discendenti delle persone schiavizzate che un tempo l’ordine religioso possedeva e aveva venduto per agevolare un’operazione commerciale. Il New York Times ha salutato la promessa dei leader gesuiti americani come uno dei più grandi sforzi della Chiesa cattolica romana nel fare ammenda per il proprio coinvolgimento nello schiavismo.
Andiamo indietro nel tempo per cercare le radici di questo impegno. Nel 1838 i proprietari gesuiti dell’Università di Georgetown vendettero 272 schiavi, uomini, donne e bambini, ai proprietari di piantagioni in Louisiana, in cambio di 115.000 dollari (equivalenti a circa 3,3 milioni di dollari del 2021).
Perché i gesuiti lo fecero? Per far fonte ai debiti accumulati dalla Georgetown University (allora Georgetown College), fondata da John Carroll nel 1789, quando la Compagnia di Gesù era formalmente soppressa ma lottava per sopravvivere in varie parti del mondo. È stata la ricerca storica a consentire la messa in moto del procedimento di risarcimento, chiamiamolo così, che ha dato il via all’onere dei 100 milioni. Nel settembre 2015 Georgetown si è impegnata “in un processo di lungo termine e continuativo per comprendere più profondamente e per dare risposta al ruolo dell’università nell’ingiustizia della leggi tutto
La politica populistica di Trump e la lotta religiosa per il controllo del sogno americano
Nelle recenti elezioni presidenziali gli Stati Uniti sembrano essere giunti, nell’opinione dei mass media, a un punto di radicale rottura del paese in due fazioni, schierate in un, seppur banale e riduttivo, “o con Trump o contro”. Se da una parte questa divaricazione sociale, culturale e politica è stata incentivata dal populismo e dalla dialettica del miliardario repubblicano, dall’altra la netta estremizzazione delle posizioni tra democratici e repubblicani può leggersi in una chiave evoluzionista, la quale può far luce su una strategia politica fredda e programmata: non dunque, come la frenetica attività dei media ritiene, a una deriva populistica di Donald Trump, di concerto con il suo establishment.
A questo scopo risulta interessante riprendere un libro di Emilio Gentile, “La democrazia di Dio. La religione americana nell’era dell’impero e del terrore” (Bari, Laterza, 2008), che pur focalizzandosi sulla politica portata avanti dalla presidenza di George W. Bush figlio, analizza un particolare aspetto della politica USA che in questo periodo storico assume un connotato molto più aspro e deciso.
Gentile si concentra sulla forte connotazione religiosa data alla figura del presidente degli Stati Uniti da Bush, riuscendo in tal modo a rendere indiscutibili e immuni da ogni critica razionale le sue mosse politiche, leggi tutto
Adolfo Nicolás, un gesuita del nostro tempo
Lo scorso 20 maggio è morto a Tokyo Adolfo Nicolás, trentesimo superiore generale della Compagnia di Gesù (l’ordine religioso cui appartiene papa Francesco). Nato a Villamuriel de Cerrato nella odierna comunità spagnola di Castiglia e León il 29 aprile 1936, aveva trascorso buona parte della vita nelle Filippine e in Giappone, dove era tornato dopo aver lasciato la guida dei gesuiti nell’ottobre 2016.
In continuità con i propri predecessori, Pedro Arrupe (1907-1991, generale tra 1965 e 1983) e Peter-Hans Kolvenbach (1928-2016, generale tra 1983 e 2008), Nicolás aveva infatti scelto di dimettersi. Se la decisione di Arrupe era stata strettamente vincolata a una grave malattia e a una sostanziale sua destituzione decisa da Giovanni Paolo II, Kolvenbach aveva invece lasciato volontariamente la carica, una volta compiuti gli ottant’anni. Aveva comunicato la sua intenzione due anni prima, per consentire un’adeguata preparazione alla successione e aveva specificato di aver ottenuto il consenso dell’allora papa regnante Benedetto XVI. Non possiamo escludere che il gesto abbia in qualche modo se non ispirato, quantomeno interrogato Joseph Ratzinger. Identica decisione era stata presa da Nicolás, con le medesime tempistiche: preannunciate le dimissioni nel 2014 (con l’accordo di Francesco) leggi tutto
Don Giovanni Barbareschi: sacerdote partigiano, ribelle per amore
In un recente saggio il Prof. Agostino Giovagnoli considera il contributo che Chiesa e clero offrirono fattivamente alla lotta di Liberazione dal nazifascismo, citando uomini, contesti e azioni che per lungo tempo sono stati ascritti dalla storiografia a quella “zona grigia” dell’attendismo come l’aveva definita Renzo De Felice, quando invece larga parte del mondo cattolico esprimeva una accesa ribellione morale, un’opposizione alla violenza fascista e nazista ‘fondate sulla fede e sulla sensibilità cristiana, prima ancora che su ragioni ideologiche e politiche’. Ho avuto modo di interessarmi a quel periodo della nostra Storia, raccogliendo la testimonianza di un sacerdote che partecipò attivamente alla lotta partigiana: mi riferisco a Don Giovanni Barbareschi ( scomparso a Milano il 4 ottobre 2018), Giusto fra le Nazioni, medaglia d’argento della Resistenza e medaglia d’oro del Premio Isimbardi, in tempi di pace Giudice del Tribunale Ecclesiastico regionale, insegnante nelle scuole superiori, amico intimo di Don Gnocchi, il prete dei mutilatini.
L’incontro con Don Barbareschi mi consentì di conoscere un personaggio davvero straordinario e di realizzare con lui una lunga intervista pubblicata tra l’altro dalla Rivista Patria dell’ANPI che fu successivamente oggetto di ulteriori approfondimenti con il Presidente nazionale Raimondo Ricci. La testimonianza di Don Barbareschi conserva una sorprendente attualità: leggi tutto
L’epidemia ci ha fatto riscoprire la mortalità
Dall’inizio della civiltà, culture e religioni s’interrogano sul mistero della morte. E’ il destino dell’uomo, la scadenza biologica cui nessuno può sfuggire. Per i credenti, secondo le più diverse concezioni, la morte è un ricongiungimento con Dio, il ritorno alla terra dei Padri, la possibilità di una reincarnazione.
Anche la cultura laica e occidentale riflette sulla morte. La certezza della fine stimola la riflessione sul senso dell’esistenza, pur in mancanza di “premi” dell’Aldilà.
Ma nel Terzo Millennio, la cultura laica e occidentale ha stabilito un diverso rapporto con la morte. I progressi della scienza e della medicina hanno sconfitto epidemie e ridotto i “mali incurabili”. Benessere e protezioni sociali hanno offerto la straordinaria possibilità di fermare il tempo. Grazie al lifting e a “sostituzione” di parti del corpo - mani, gambe, cuore, fegato e in prospettiva persino il cervello - si è insinuata nella cultura di massa l’illusione o addirittura l‘aspettativa di un prolungamento indefinito dell’esistenza. Certamente continueremo a morire, ma il più tardi possibile e, probabilmente, più per cause accidentali che per le malattie sempre meno mortali. Il sociologo Harari ha parlato di A-mortalità come condizione del nostro futuro prossimo.
Società invecchiate, problematiche pensionistiche e demografiche, stili di vita, rapporti interpersonali, attività leggi tutto
La libertà della tavola. Digiuno e astinenza in Quaresima
La rivista dei gesuiti statunitensi America ha ospitato nel primo giorno di Quaresima un articolo di Amanda Martinez Beck, nel quale con acume e profondità di pensiero si analizza la cultura cattolica, soprattutto statunitense, dei quaranta giorni precedenti la Pasqua vista da chi soffre di disturbi alimentari. Si tratta di un insieme di norme sociali in cui trovano spazio slogan come «molla lo zucchero e perdi peso», slogan che devono essere tenuti ben presenti anche dalla chiesa per comprendere il sentimento dei propri fedeli che vivono un difficile rapporto con il proprio corpo. Questa cultura della dieta riflette aspettative sociali per le quali un corpo «buono» deve inevitabilmente essere sano e snello. Chi come Amanda Martinez Beck è sovrappeso (scrive di sé di avere un large body) può non sentirsi al proprio posto neppure nella propria chiesa, specialmente durante la Quaresima. Ragionare su sensatezza e fondatezza di messaggi richiamanti il sacrificio alimentare non è questione solo attuale, ma un atteggiamento che ha segnato la storia del cristianesimo fin dalle sue origini. Tra le volontà di riforma che spinsero Zwingli, Calvino e Lutero a prendere le distanze da Roma vi fu anche il rifiuto delle regole su digiuno e astinenza, fondato soprattutto sulle leggi tutto
Scintille di luce
Incontrare uomini come il Cardinale Ersilio Tonini è un’esperienza che può concedere indicibili emozioni: così era successo anche a me che ho avuto questa straordinaria opportunità.
Tornando da Ravenna portavo il dono di un incontro-intervista e il ricordo di un contatto umano e spirituale che mi ha arricchito come forse mai mi era capitato nella mia vita.
Probabilmente nessun’altra occasione di riflessione e di meditazione avrebbe potuto restituirmi il senso più autentico dell’intimità spirituale. Da persone di questa levatura morale si possono ricevere parole di consolazione e di incoraggiamento che –come scintille di luce – riescono ad illuminare la nostra esistenza per capire il mondo intorno a noi, dare un senso al nostro cammino terreno nella ricerca della verità e del bene ed aiutarci ad essere migliori.
Avevo trascorso quasi una giornata in sua compagnia ma è stato come se ci fossimo conosciuti da sempre: mi aveva accolto come un padre e nel suo argomentare la figura paterna era riecheggiata come memoria della sua stessa vita e come spiegazione del mistero dell’incarnazione e del sacrificio “li hai dati a me e io li ho custoditi”: il concetto di paternità come affidamento, condivisione e protezione.
Nel suo studio, ricco di libri di religione, cultura, leggi tutto
Il diritto a insegnare. I gesuiti dell’Indiana contro l’omofobia
L’arcidiocesi di Indianapolis ha recentemente proibito di definirsi ‘cattolica’ alla Brebeuf Jesuit Preparatory School, una high school fondata e diretta dai gesuiti. Perché? Il provvedimento è una reazione dell’arcivescovo locale al rifiuto opposto dal preside, il gesuita William Verbryke, e dall’organo di gestione dell’istituto alla richiesta di licenziare una o un docente (l’identità non è stata rivelata) che ha contratto un matrimonio civile con una persona del suo stesso sesso. I vertici dell’arcidiocesi avevano presentato verbalmente l’istanza, per voce del sovrintendente all’educazione cattolica, dopo essere venuti a conoscenza del fatto attraverso i social network. Questo accadeva nell’estate del 2017. La risposta dei gesuiti è stata un circostanziato «No». Il consiglio scolastico ha valutato che non vi fossero gli estremi per il licenziamento, poiché l’insegnante in questione meritava ampiamente di rimanere al suo posto, in quanto è altamente qualificato/a, è impiegato/a nella scuola da tempo e gode di un largo apprezzamento per il proprio lavoro. Inoltre, non si tratta di un insegnante di religione e per questo l’autorità ecclesiastica non ha alcuna competenza sulla sua nomina.
La reazione al diniego si è fatta attendere ma è arrivata e il 20 giugno 2019 è stata notificata alla Brebeuf la decisione dell’arcidiocesi per la quale leggi tutto
I cattolici nei tempi nuovi della cristianità
Abbiamo imparato sui banchi di scuola a contestualizzare gli eventi, collocandoli nel presente e - insieme - nel flusso dei fatti della storia. La contestualizzazione è l’opposto del radicalismo ideologico e del dogmatismo: è aderenza alla realtà e sua lettura, attraverso gli strumenti del pensiero critico, della ragione e dell’etica.
Non significa “secolarizzare” o rendere relativo e avulso dalla storia il presente: al contrario implica uno sforzo di conoscenza, comprensione e interpretazione della realtà per vivere con maggiore consapevolezza il proprio tempo.
Siamo tutti in diversa misura attori e partecipi della vertiginosa accelerazione impressa al ‘modus vivendi’ e al ‘modus operandi’ nei costumi sociali e negli stili di vita individuali degli ultimi decenni, anche in relazione alla straordinaria incidenza che le nuove tecnologie e la loro diffusione hanno avuto nella deriva della globalizzazione e in quella opposta che le sta subentrando: poiché i corsi e ricorsi storici ci hanno insegnato che non esiste un anno zero, in cui tutto si annienta per dare spazio ad una improbabile teoria del cominciamento che escluda una continuità con il passato.
Siamo inesorabilmente legati a doppio filo alle coordinate spazio-temporali della storia, che è continuità, flusso, leggi tutto