Ultimo Aggiornamento:
15 maggio 2024
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Argomenti

L’erba del vicino è sempre più verde? La Slovenia in crisi

Diego D'Amelio * - 06.05.2014

Ieri il primo ministro sloveno Alenka Bratušek ha rassegnato le dimissioni. Poco più di un anno è passato da quando l’Europa si era trovata a un passo dal dettare a Lubiana misure anticrisi, che avrebbero dovuto evitare alla Slovenia il destino di Grecia, Cipro e Irlanda. Nel paese imperversavano la recessione, i fallimenti nel settore privato, l’aumento della disoccupazione e del deficit, l’esposizione creditizia delle banche (pari al 20% del pil). Fra 2012 e 2013, Bratušek e il suo predecessore Janez Janša – al governo per poco più di un anno a testa – sono così stati chiamati a una politica di contenimento della spesa e privatizzazioni. Annunci a parte, i risultati sono stati però piuttosto scarsi, davanti all’esplosione della bolla immobiliare, delle speculazioni finanziarie e delle clientele politiche, le cui premesse si trovano nel pur prudente e positivo processo di liberalizzazione del mercato, avviato nei ruggenti anni Novanta. leggi tutto

I tedeschi al voto senza sbarramento

Gabriele D'Ottavio - 03.05.2014

Alle prossime elezioni europee i tedeschi voteranno con una legge elettorale senza sbarramento. Lo ha deciso la Corte costituzionale di Karlsruhe con la sentenza del 26 febbraio scorso. In Italia la notizia è passata sotto silenzio. Eppure sono diversi gli elementi di interesse. Innanzitutto, scopriamo che l’Italia non è l’unico Paese in Europa a votare con leggi elettorali che vengono successivamente dichiarate incostituzionali. È dal 1979, infatti, che in Germania la legge elettorale per le elezioni del Parlamento europeo prevedeva uno sbarramento. Nel 2011 il Bundestag aveva provveduto ad abbassare la soglia dal 5% al 3%, in seguito a un pronunciamento del Tribunale costituzionale federale con cui i giudici di Karlsruhe avevano di fatto già cassato la legge elettorale vigente per le elezioni europee. leggi tutto

L’«Altra Europa»: la sfida di Tsipras alle prossime elezioni

Giulia Guazzaloca - 03.05.2014

Ha alle spalle una carriera politica rapida e brillanteil leader greco Alexis Tsipras; se lo attende un luminoso futuro anche all’interno delle istituzioni europee ce lo diranno gli esiti delle prossime elezioni per il Parlamento di Bruxelles. A soli 33 anni, nel 2008, è divenuto segretario del partito della sinistra radicale Synaspismós, dopo averne presieduto per un decennio l’area giovanile; l’anno successivoè entrato nel Parlamento ellenico grazie al 4,6% di preferenze ottenuto dalla coalizione Syriza, di cui il suo partito rappresentava la lista maggiore; nel 2006 si era piazzato al terzo posto nella corsa a sindaco di Atene.Il vero exploit si è avuto comunque due anni fa quando, nelle tornate elettorali di maggio e giugno per il rinnovo del Parlamento greco, il movimento politico di Tsipras ha conquistato rispettivamente il 16,7% e il 26,8% dei voti, il che lo rende il principale partito d’opposizione. leggi tutto

Un rifondatore al 10 di rue Solférino?

Michele Marchi - 01.05.2014

Il nome di Jean-Christophe Cambadélis può non dire molto all’opinione pubblica italiana. Eppure il suo arrivo alla guida del PS, dopo che il terremoto elettorale di fine marzo ha certificato i due anni di fallimentare presidenza Hollande, getta luce sia sul tentativo di ripartenza dello stesso inquilino dell’Eliseo, sia sullo stato di salute del socialismo transalpino.

Prima di tutto bisogna ricordare il profilo politico-ideologico di Cambadélis. Militante trotzkista e presidente del sindacato universitario UNEF-ID a metà anni ‘80, nel 1986 rompe con l’estrema sinistra e conduce molti giovani militanti all’interno del PS di Jospin. Lo stretto legame con Jospin si conferma negli anni ’90, quando Cambadélis è l’animatore delle Assises de la transformation sociale, laboratorio ideologico della futura gauche plurielle, alla guida del Paese con Jospin Primo ministro nella coabitazione 1997-2002. Il 1997 è però l’anno del primo insuccesso personale, infatti proprio Jospin sceglie Hollande e non Cambadélis per la guida del PS. Quest’ultimo allora si avvicina a Dominique Strauss-Kahn e fonda una strana corrente che unisce jospenisti e rocardiani. leggi tutto

L’antigermanesimo elettorale. Cui prodest?

Gabriele D'Ottavio - 29.04.2014

A cent’anni dallo scoppio della Prima guerra mondiale l’antigermanesimo torna a essere un’utile risorsa propagandistica. In Italia a sfruttare la sua efficacia è stato Silvio Berlusconi, il più abile e spregiudicato interprete della nostra democrazia mediatica, almeno fino ad oggi. Così sabato scorso a Milano, durante la presentazione degli eurocandidati di Forza Italia, Berlusconi ha cercato di trasformare lo sconveniente episodio che nel 2003 lo aveva visto protagonista di uno spettacolare scontro con Martin Schulz in una nuova conveniente occasione per accreditarsi come il leader politico più determinato a ribellarsi alla presunta sudditanza dell’Italia nei confronti della Germania. Altro che «nuova gaffe». La frase pronunciata sabato, «per i tedeschi i lager non sono mai esistiti», fa parte di una precisa strategia elettorale, peraltro già collaudata alle politiche del 2013. Già un anno fa Berlusconi passò buona parte della sua campagna elettorale ad additare la Germania di Angela Merkel come la responsabile di tutti i mali nostrani, dallo spread all’Imu, e a criticare l’allora Presidente del Consiglio Mario Monti per aver seguito una politica troppo germano-centrica. Ricordate? leggi tutto

Le promesse della BCE ci salveranno dalla deflazione?

Gianpaolo Rossini * - 29.04.2014

Dal 9 luglio 2008 al maggio 2009 la BCE riduce i tassi d’interesse dal 5.25% all’1.75%. Muovendosi all’unisono con la FED americana accompagna con coraggio i primi due anni della grande crisi deflagrata nel 2008.  Si aggiunge poi una espansione unanime della spesa pubblica in Europa. Sotto la guida della Germania il vecchio continente sembra messo al riparo dalle temperie d’oltreoceano. Nell’estate del 2010 il cambio dollaro euro tocca il livello di 1.20, una quotazione ragionevole con un euro appena un pò sopravvalutato sul dollaro. Passa poco più di un anno senza che però l’orizzonte si rassereni. Poi improvvisamente questo approccio positivo va in frantumi. Nella BCE e soprattutto in Germania riemergono i timori di inflazione. Ingiustificati, visto che i prezzi nell’area euro si mantengono sotto il 2%. L’Europa abbandona le azioni della Fed e del governo americano, fatte di spesa pubblica non avara, di tassi d’interesse vicini allo zero, di poderose iniezioni di liquidità ottenute stampando  moneta per acquistare ogni genere di attività finanziaria, vuoi di imprese, banche e istituzioni pubbliche a corto di liquidità. leggi tutto

Ucraina: l’Europa apolitica all’ombra della guerra

Michele Chiaruzzi * - 26.04.2014

Affrontare oggi, da osservatori, la questione russo-ucraina è come tentare di verniciare un’auto in corsa. Gli eventi scorrono a velocità variabile, subendo accelerazioni e decelerazioni spesso improvvise. Gli sviluppi dell’ormai costante tensione politica e diplomatica non si lasciano afferrare pienamente e sono imprevedibili negli esiti. Conviene allora tentare di fissare alcuni punti fermi che interessano la dimensione internazionale di questa vicenda. Considerando questi punti, e i fatti che li riguardano, tutti ovviamente collegati l’un l’altro, forse si possono chiarire alcuni aspetti fondamentali di un quadro internazionale complesso ed intricato.

Il primo fatto, il più ovvio, è che la guerra non ha cessato d’allungare la propria ombra sul continente europeo. L’idea dell’Europa quale zona di pace perpetua, divulgata fin dai giorni in cui infuriavano le guerre jugoslave è, letteralmente, ancora un’utopia. leggi tutto

In debito con la Storia. I conti tra Grecia e Germania

Rigas Raftopoulos * - 24.04.2014

Nelle ultime settimane una serie di avvenimenti distanti nel tempo e ignorati dai mass media internazionali si vanno  progressivamente avvicinando, sovrapponendo quasi, per salire alla ribalta della politica europea. Si tratta di due debiti diversi, relativi a due nazioni, Grecia e Germania agli antipodi oggi per quanto riguarda le rispettive situazioni economiche e sociali. La Germania durante la Seconda guerra mondiale e l'occupazione della Grecia aveva imposto un prestito forzoso alle finanze pubbliche elleniche e poi contribuito in larga parte a devastarne il tessuto economico e sociale. Con la fine del conflitto e i trattati internazionali però Bonn (oggi Berlino) non aveva mai ripagato Atene che, a sua volta grazie all'impegno di gruppi di cittadini tra cui Manolis Glezos ha iniziato a rivendicare inutilmente il pagamento dei danni di guerra e del prestito forzoso. La Grecia invece in crisi col debito sovrano nel 2009 ha chiesto l'intervento di Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Unione europea per un prestito concesso a condizione di implementare politiche economiche e sociali devastanti. leggi tutto

La comunicazione di Monsieur Valls

Riccardo Brizzi - 24.04.2014

Correva il lontano 6 aprile 1982 quando Manuel Valls registrò la sua «prima» televisiva. Appena diciannovenne intervenne nella trasmissione «Tribune libre» su France3, come rappresentante dei giovani socialisti, bacchettando con disinvoltura la strategia di nazionalizzazioni promossa dal capo dello Stato, François Mitterrand. Un talento naturale che Valls ha fatto fruttare nel tempo, affinando l'esercizio prima come portavoce di Lionel Jospin durante il governo della «sinistra plurale» (1997-2002), poi come responsabile della comunicazione di François Hollande durante la campagna presidenziale del 2012, e infine servendosi dell'incarico di ministro degli Interni per farne (come, a suo tempo, Sarkozy) il fulcro di un incessante presenzialismo mediatico (che gli ha permesso di raddoppiare la propria popolarità, passata in pochi mesi dal 30% al 60%, diventando la personalità politica più apprezzata dai francesi). Valls appare in realtà come l'ultimo prodotto di una nuova generazione di leader consapevoli di come nelle democrazie contemporanee l'azione politica debba essere condotta in perfetta integrazione con le esigenze e i vincoli di società iper-mediatizzate. leggi tutto

Gli italiani e la politica estera: una fiera delle contraddizioni?

Michele Marchi - 22.04.2014

Incoerenza e fragilità, questi sono i due principali sentimenti che paiono animare l’opinione pubblica italiana se chiamata a riflettere sul ruolo del proprio Paese nello scenario internazionale. Il recente rapporto di ricerca Gli italiani e la politica estera (curato dall’Università di Siena e dall’Istituto Affari Internazionali) è un interessante punto di osservazione dal quale emerge il carattere contraddittorio delle prese di posizione di un’opinione pubblica smarrita e in cerca di una guida. Con tutte le precauzioni del caso e senza rendere il rapporto una specie di “oracolo di Delfi”, a poche settimane dal voto europeo ma soprattutto dall’avvio del semestre di presidenza italiana dell’Ue, l’analisi aiuta a fare un po’ di chiarezza ed evidenzia ambiti nei quali intervenire dovrebbe essere considerato prioritario.

Cosa è rimasto dell’Italia media potenza regionale, così come percepita nel corso della Guerra fredda e negli anni ad essa immediatamente successivi? Quell’Italia che, nonostante le molte critiche, ha comunque svolto un ruolo rilevante in Europa e nell’area mediterranea? Quanto è avvertito dagli italiani che il nostro Paese, la cosiddetta “Repubblica dei partiti”, in realtà è stata anche (o forse anzitutto) una “Repubblica della Guerra fredda” e, nell’ultimo decennio del ‘900, una “Repubblica di Maastricht”? leggi tutto