Ultimo Aggiornamento:
16 marzo 2024
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Argomenti

Disagio degli adolescenti e nuova scuola

Francesco Provinciali * - 24.07.2021

Non sempre il patto che dovrebbe saldare la famiglia e la scuola per la migliore tutela dei nostri ragazzi funziona.

Non ci sono colpe ma qualche responsabilità sì.

A cominciare dalla diffidenza inoculata nei figli nei confronti dei loro insegnanti, da parte di alcuni genitori patologicamente possessivi.

L’aprioristica “difesa d’ufficio” non dà mai buoni risultati, siamo passati da un eccesso all’altro.

Un tempo se i genitori venivano a conoscenza di un rimprovero, di un brutto voto preso a scuola erano soliti rincarare la dose: la prima cosa che si insegnava in casa era il rispetto per l’istituzione e l’autorità degli insegnanti. Adesso – di fronte ad un richiamo, ad una valutazione severa di un tema, di un elaborato, di un compito – ci sono padri e madri che partono in quarta con esposti in Procura. Si troverà mai un giusto punto di equilibrio? È una cosa necessaria, trattandosi di personalità in formazione.

Molto spesso alla scuola si attribuiscono pregiudizialmente “colpe” o “mancanze” proprio da parte di famiglie problematiche: l’esperienza di ascolto dei minori da parte dei Servizi Sociali o degli stessi Tribunali minorili dimostra che c’è più di un nesso: c’è una corrispondenza diretta e statisticamente accertata tra casi di inadempienza all’obbligo, di leggi tutto

CSM: occorre una seria riflessione, non slogan

Stefano Zan * - 27.06.2020

In tutte le organizzazioni in cui i vertici vengono eletti dalla base di riferimento si creano delle aggregazioni extra professionali di carattere culturale, valoriale, ideale, ideologico e financo partitico. La funzione di queste aggregazioni è da un lato quella di connettersi ad alcune componenti del mondo esterno alla professione stessa sostenendone i valori all’interno della propria organizzazione, dall’altro di orientare il voto degli aventi diritto in conformità appunto a valori di identità e identificazione più generali. In magistratura si chiamano correnti. Nel mondo accademico, per la scelta dei componenti le commissioni di concorso, si chiamano cordate. Nel mondo sindacale (CGIL ad esempio) una volta si chiamavano componenti oggi si chiamano sensibilità congressuali. I punti di riferimento variano ma hanno sempre un riferimento più o meno diretto con il mondo politico: non esistono solo i partiti, oggi sempre meno attrattivi, ma contano anche massoneria, Opus Dei, Comunione e Liberazione, ecc. o, più semplicemente la contrapposizione, in senso lato, tra progressisti e conservatori.

Una volta costituite, spesso sulla base appunto di valori e visioni del mondo condivise, queste aggregazioni hanno come funzione strutturale fondamentale quella di garantire il massimo dei benefici ai propri aderenti soprattutto in termini di carriera e di accesso ai leggi tutto

Riformare l'amministrazione

Fulvio Cortese * - 01.12.2015

Il dibattito che quest'estate ha condotto all'approvazione della "legge Madia" (n. 124/2015), e che da allora ne assiste tutta la fase attuativa, appare caratterizzato da posizioni e accenti ben noti. Sono quelli, innanzitutto, di coloro che ne enfatizzano la portata potenzialmente dirompente, trattandosi di una disciplina che - in qualche caso da subito e in molti altri in un futuro virtualmente non troppo remoto - promette di cambiare il volto dell'organizzazione e dell'azione amministrative.

Qualche segnale, in questo senso, è già diritto vigente. Si evocano, ad esempio, le nuove disposizioni sulla conferenza di servizi, sul "silenzio" tra le pubbliche amministrazioni o sull'autotutela, che rispettivamente dovrebbero annunciare, quanto alla rapidità e alla stabilità dei processi decisionali, la fine dei veti incrociati, dei ritardi istruttori e degli improvvidi ripensamenti.

Ma si richiamano anche le ampie deleghe al Governo sulla riarticolazione dell'amministrazione statale, della dirigenza e, più in generale, della disciplina del lavoro pubblico, delle società partecipate e dei servizi pubblici locali: si tratta, in effetti, di snodi cruciali, avvertiti anche dall’opinione pubblica, e che quindi reclamano ancora scelte efficienti e semplificanti. Di non minore impatto, infine, possono essere valutate anche le previsioni sull'approvazione di un italico Freedom of Information Act, immaginato come pietra angolare di un rinnovato approccio alla trasparenza e alle sue ricadute socio-culturali. leggi tutto

I dilemmi delle macro-regioni

Guido Melis * - 19.02.2015

Torniamo a parlare in questi giorni di macroregioni, nell’ambito di quel ritorno quasi ciclico al passato che caratterizza da decenni il nostro dibattito sulle istituzioni. Basterà, in proposito, far cenno (ma mi limito davvero all’essenziale) al progetto della Fondazione Agnelli, vedi Un federalismo dei valori, a cura di Marcello Pacini, Torino, Fondazione Agnelli, 1996) e all’ipotesi di aggregazione formulata nel 1990-94 da Gianfranco Miglio.

Certo, rispetto al passato, interviene adesso un elemento nuovo: la geografia amministrativa italiana, anche in ragione del riassetto che l’economia globale impone nel cuore della crisi attuale, appare oggi particolarmente obsoleta.

Lo era, a ben vedere, sin dall’inizio dell’esperienza unitaria però. Ricordo solo che nella fase costituente dell’Italia unita i progetti regionalisti (Minghetti ecc.) furono subito sconfitti. L’impianto del nuovo Stato si basò piuttosto, nel 1861-65, su comuni e province, restando le regioni fuori gioco, una pura “espressione geografica”. Il disegno (rimasto solo sulla carta) delle regioni “storiche” ricalcò  astrattamente modelli antichi: addirittura quello delle legioni romane, secondo alcuni; per essere poi ripreso dai primi statistici italiani in occasione dei censimenti. Per inciso, l’individuazione delle varie ripartizioni amministrative si ispirò in origine  a due criteri contrastanti: da un lato alla “filosofia” leggi tutto

Assunzioni, chiacchiere e consenso: la scuola nel paese della riforma permanente

Novello Monelli * - 04.09.2014

Esiste un fondamentale postulato che chiunque si occupi di istruzione e ricerca in Italia conosce benissimo: qualsiasi riforma organica seguita a quella Gentile è una calamità.

Al netto delle buone intenzioni, ogni tentativo fatto dall’Italia repubblicana di mettere le mani sistematicamente su cicli scolastici, programmi, valutazione e reclutamento ha portato al deteriorarsi delle capacità di scuola e università di formare cultura e promuovere il merito. Nel 1962 la riforma della scuola media unica, promossa dal desiderio di superare la rigida dicotomia tra percorso ginnasiale, tecnico e professionale, si risolse in un eclatante insuccesso. Gentile aveva sancito una divisione basata fondamentalmente sul capitale sociale, che stabiliva (anche se non esclusivamente) chi avrebbe proseguito gli studi. Quarant’anni più tardi, all’inizio della grande stagione di riforme civili e sociali del centro sinistra, questa distinzione impermeabile non aveva più senso. Ma pretendere che da un momento all’altro studenti e insegnanti, fino ad allora separati da una barriera invisibile (ma tangibile) di classe, si potessero mescolare senza traumi fu incosciente. A pagarne lo scotto furono, in primo luogo, gli scolari più poveri e deboli. leggi tutto

Collusione e corruzione

Stefano Zan * - 12.06.2014

I comportamenti collusivi tra pubblica amministrazione (nelle sue varie declinazioni) e imprese realizzatrici delle diverse opere pubbliche che frequentemente salgono agli onori della cronaca non possono essere spiegati (solamente) con la disonestà di numerosi individui ma vanno invece compresi nelle loro caratteristiche strutturali e sistemiche. Il punto di partenza è che esiste una straordinaria asimmetria informativa tra l’ente appaltante e l’ente realizzante. Il altri termini la PA non ha al suo interno le competenze  per valutare se l’offerta presentata dall’ente proponente ha le caratteristiche tecnico-scientifche in linea con il livello delle conoscenze in essere e nemmeno le competenze leggi tutto