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Referendum: una agitazione a perdere
Si è chiusa anche la lunga agitazione per i referendum ostinatamente voluti dalla CGIL e si è chiusa con una sconfitta chiara per i promotori. Per la verità il segretario Landini ha ammesso con molta trasparenza che sin dall’inizio era cosciente che difficilmente avrebbe raggiunto l’obiettivo dell’approvazione dei quesiti, ma che considerava conseguito quello di avere portato in piazza il tema ed il ruolo del suo sindacato raccogliendo il consenso di quasi un terzo del corpo elettorale.
Si è detto che era la solita via per addolcire una sconfitta, ma non è proprio così. Per capire cosa è successo nel profondo del sistema politico bisogna guardare dalla prospettiva della battaglia del massimalismo per imporre la sua egemonia: storicamente il massimalismo è sempre relativamente interessato alle vittorie immediate, perché rinvia tutto ad un momento finale apocalittico per preparare il quale va benissimo fare intanto il più possibile “agitazione” e movimentismo.
Non dovrebbe essere questo l’obiettivo di un sindacalismo consapevole (quello “rivoluzionario” si pensa abbia esaurito il suo tempo) e infatti per esempio la CISL si tiene ben lontana da quei lidi, ma siamo davanti ad una inclinazione che ha una sua storia. Più complicato è valutare la prospettiva dal punto di vista dei partiti di sinistra o comunque
Erano bravi ragazzi
La recrudescenza della violenza giovanile, che è un aspetto della violenza di genere e dei femminicidi, è un problema emergente in modo esponenziale che riguarda tutti, non solo gli specialisti che si interrogano sulle cause di questo fenomeno. Rubricando anche solo i fatti degli ultimi mesi il fermo immagine di questa piaga sociale ci descrive una realtà devastante. Non c’è più tempo da perdere: occorre un forte recupero di senso di responsabilità collettiva, bisogna che qualcuno abbia il coraggio di spezzare queste spirali perverse, ricominciando a parlare di senso del dovere, di rispetto, di dignità, di cultura come strumenti di emancipazione sociale e di crescita e formazione individuale, ripristinando il concetto del “limite invalicabile”. Per contrastare la violenza giovanile bisogna scoprirla e intercettarla alle origini e intervenire con tempestività. Purtroppo il contesto su cui occorrerebbe agire è ampio e diversificato, non esiste intanto un target sociale di riferimento prevalente anche se spesso questi fatti accadono in ambienti di degrado e di vuoto etico e pedagogico ma abbiamo conosciuto storie di violenza omicidiaria anche tra studenti universitari o laureati, culturalmente in grado di discernere il bene dal male.
Addebitare le colpe soltanto alla società non rende giustizia alle azioni criminali che dipendono da fattori leggi tutto
