Ultimo Aggiornamento:
07 settembre 2024
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Argomenti

I “paesaggi contaminati” di Martin Pollack e il salvataggio dall’oblio

Giovanni Bernardini - 19.03.2016

“Un laboratorio su un immenso cimitero”: questa era l’Europa all’indomani del primo conflitto mondiale secondo Thomas Masaryk, primo Presidente della neonata Repubblica Cecoslovacca. È difficile immaginare un ossimoro che concili più efficacemente le attese di un dopoguerra di pace e di sviluppo sociale, e il monito dell’immensa carneficina appena conclusa. “L’esperimento” fu tutt’altro che un successo e le speranze di un pacifico progresso lasciarono presto il posto a incubi reali di moderna barbarie, in primis il nazionalsocialismo, e a nuovi massacri che avrebbero insanguinato a lungo l’intera Europa.

Massacri talmente diffusi che Martin Pollack, scrittore e giornalista austriaco e soprattutto profondo conoscitore dell’Europa centro-orientale, paragona quest’ultima a un’enorme fossa comune nella quale regimi contrapposti, passaggi di eserciti o deliberate operazioni di sterminio su base razziale o ideologica hanno precipitato avversari e nemici lungo tutto il Ventesimo secolo. Spesso i posteri hanno dedicato a quelle vittime un doveroso riconoscimento sotto forma di steli, monumenti, lapidi individuali e collettive. In molti altri casi, tuttavia, questo non è avvenuto per una precisa volontà politica, per il desiderio di rimuovere un passato ancora fresco dalla memoria collettiva, o di procedere sbrigativamente alla ricostruzione materiale e morale, o semplicemente perché la negazione del ricordo era l’ultimo, estremo affronto alle vittime. leggi tutto

Primarie e caos a destra: Parigi non è poi così lontana …

Michele Marchi - 17.03.2016

Dopo aver trattato con sarcasmo la “passione socialista” per le primarie, la destra repubblicana francese si trova impegnata in una logorante campagna per trovare il proprio candidato alle presidenziali del 2017. Ufficialmente la corsa delle primarie della droite si aprirà nel mese di settembre, al più tardi entro il 21 dovranno essere validate le candidature. Seguiranno due mesi di campagna, poi primo turno ed eventuale ballottaggio il 20 e il 27 novembre. Eppure al momento sono già nove i candidati dichiarati e all’appello ne mancano probabilmente altri due o tre, compreso naturalmente Nicolas Sarkozy.

Bisogna prima di tutto ricordare che difficilmente gli attuali pretendenti saranno tutti presenti ai nastri di partenza a fine estate. Per essere convalidata, una candidatura deve aver raccolto le firme di 2500 iscritti, di 250 eletti e soprattutto quelle di almeno 20 parlamentari. Per alcuni “illustri sconosciuti” o “semi-sconosciuti”, dei quali si parlerà tra poco, queste cifre appaiono difficilmente raggiungibili.

Una seconda riflessione si può fare proprio in relazione a questa esplosione di candidature e contestualmente al carattere anticipatorio di tali discese in campo. Le ragioni sono strutturali e politiche allo stesso tempo. Da un lato auto-candidarsi alle primarie significa, per soggetti anche poco conosciuti al grande pubblico, sfruttare tutte le occasioni che il panorama mediatico offre. Interventi televisivi e interviste rilasciate ai principali quotidiani e mezzi di informazione elettronica che, altrimenti, non sarebbero possibili.  leggi tutto

Vince Alternative für Deutschland, ma non è il «trionfo degli anti-immigrati»

Gabriele D'Ottavio - 15.03.2016

La crisi dei profughi domina il dibattito politico tedesco ormai da diversi mesi. Era quindi facile prevedere che il tema della politica migratoria giocasse un ruolo importante nelle elezioni per il rinnovo delle assemblee regionali in Baden-Württemberg, Renania-Palatinato e Sassonia-Anhalt. Nessun analista ha saputo, però, prevedere l’entità del successo conseguito domenica scorsa da Alternative für Deutschland (AfD), l’unico partito apertamente contrario alla politica di accoglienza avviata da Angela Merkel. In tutti e tre i Länder in cui si è votato, il partito guidato da Frauke Petry ha conseguito un risultato migliore di quello che era stato pronosticato alla vigilia: il 15,1% dei consensi nella ricchissima e industrializzata regione Baden-Württemberg a sud-ovest, il 12,6% nel confinante Renania-Palatinato e addirittura un clamoroso 24,2% nel Land orientale Sassonia-Anhalt. Il dato politico più rilevante che emerge dal voto è sicuramente l’attestazione di uno nuovo partito sul lato destro dello spazio politico.   

Non convince invece l’analisi che è stata accreditata ieri dalle prime pagine dei principali quotidiani italiani secondo cui il voto di domenica avrebbe rappresentato uno «schiaffo alla Merkel» e in particolare alla sua politica di apertura ai migranti. Dai primi studi dei flussi elettorali emerge che AfD è riuscita a sottrarre voti non solo al partito della Cancelliera, la CDU, ma a tutti i partiti tradizionali. leggi tutto

La BCE e lo “stimolo” monetario per la crescita: ma funzionerà?

Francesco Lefebvre D’Ovidio * - 15.03.2016

All’indomani delle decisioni della BCE, di giovedì 10 marzo, di aumentare il programma di acquisto di titoli di Stato e privati e di ulteriore riduzione dei tassi di interessi per le imprese finanziarie i quotidiani hanno titolato con un peana: “La spinta di Draghi all’economia” (Corriere della Sera 11 marzo 2016) e poi “Effetto Draghi, volano le borse” (Corriere della Sera 12 marzo 2016). La seconda notizia non prova la correttezza della prima e la prima è solo l’enunciazione di una speranza.

Quali dovrebbero essere, in concreto, le conseguenze sull’economia dell’espansione della base monetaria e della riduzione dei tassi di interesse per le banche? Creare inflazione, quella ritenuta salubre, intorno al 2 %, o quanto meno evitare la deflazione, il che dovrebbe spingere le famiglie a non rinviare le spese di consumi e le imprese a non procrastinare gli investimenti; spingere le banche a aumentare i prestiti alle imprese e alle famiglie, e quindi stimolare la ripresa di consumi e investimenti.

Peccato che non sia così semplice. Magari bastasse la politica monetaria a “far ripartire” l’economia. Non ci sarebbe nulla di più semplice, visto che dall’abbandono delle monete metalliche l’offerta di moneta può essere liberamente determinata dalle banche centrali. È quindi sufficiente a un board di economisti-politici, dopo aver consultato i dati macroeconomici a cui ci si affida come a degli oracoli, di decidere l’acquisto di titoli (prima di tutto di Stato, leggi tutto

Il‭ ‬crollo del prezzo del petrolio:‭ ‬cause,‭ ‬conseguenze e sfide per l'Europa‭

Carlo Reggiani * e‭ Yevgeniya Shevtsova ** - 10.03.2016

Dal Giugno‭ ‬2014‭ ‬a oggi il prezzo del petrolio è sceso di oltre il‭ ‬75%,‭ ‬da circa‭ ‬110$‭ ‬al barile‭ ‬fino anche‭ ‬a meno di‭ ‬30$.‭ ‬Il crollo è stato drammatico‭ ‬ed‭ ‬è andato di pari passo con‭ ‬instabilità finanziaria e turbolenze sui mercati mondiali.‭ ‬Storicamente è l'aumento del prezzo del petrolio ad avere effetti negativi sull'economia mondiale.‭ ‬Ma non per nulla l‭’‬economia non è considerata la‭ “‬scienza triste‭”‬.‭ ‬In altre situazioni,‭ ‬infatti,‭ ‬sono le aspettative pessimistiche dei mercati finanziari oppure le previsioni di imminenti recessioni economiche ad avere‭ ‬ripercussioni negative sui contratti petroliferi.‭ ‬Ad esempio,‭ ‬nel‭ ‬1997‭ ‬il prezzo del petrolio calò‭ ‬principalmente a causa della crisi finanziaria asiatica e‭ ‬dell'incertezza sulla ripresa economica della regione.‭ ‬Economisti e stampa specializzata,‭ ‬tuttavia,‭ ‬non sempre mettono in evidenza questo doppio nesso di causalità.‭

La situazione attuale:‭ ‬i principali fattori del‭ ‬calo del petrolio

Le emergenti turbolenze sui mercati finanziari a livello globale sono però solo una delle concause‭ ‬della recente volatilità dei prezzi del petrolio.‭ ‬E‭’‬ vero che la domanda di greggio è stata più debole del previsto in Europa e in Asia‭;‬ tuttavia,‭ ‬secondo‭ ‬economisti come‭ ‬Arezki e Blanchard,‭ ‬solamente‭ ‬tra il‭ ‬20%‭ ‬e il‭ ‬35%‭ ‬del recente calo del prezzo del petrolio può essere spiegato da fattori legati alla domanda aggregata.‭ ‬Quali‭ ‬altri fattori‭ ‬sono allora alla radice di un calo così drammatico‭? ‬Dal lato dell‭’‬offerta,‭ ‬il‭ ‬fattore‭ ‬più importante‭ ‬è sicuramente la fine delle sanzioni economiche all'Iran:‭ leggi tutto

Bail-in la filosofia povera di un Europa inacidita e triste

Gianpaolo Rossini - 08.03.2016

E’ un neologismo nato con la crisi finanziaria di questo secondo decennio del XXI secolo. Bail è la cauzione che si paga per evitare la prigione. Bail out significa che qualcuno paga per salvare qualcun altro che è in difficoltà.  Bail in  vuol dire invece che chi  è in forte sofferenza deve basarsi sulle proprie risorse senza contare su aiuti esterni per venirne fuori. Sembra questa la filosofia che in poco tempo si è diffusa in  Europa come un’epidemia. Tutto è partito dal mercato del credito con la “Direttiva 2014/59/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014 , che istituisce un quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento”.  Si tratta di uno schema regolamentare, piuttosto corposo e complesso spalmato su 160 pagine[1]. Contiene una forma di sussidiarietà portata all’estremo che impone a banche e ad altri soggetti finanziari ed economici di auto salvarsi con le proprie forze ogni volta che sono in dissesto e sono costretti a risanare. E’ stata applicata per la prima volta alle quattro banche italiane  in dissesto dal novembre 2015 (Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria, CariChieti, Carife). La direttiva sul bail in  riduce lo spazio ma non impedisce del tutto l’intervento di uno stato a salvataggio di una banca. leggi tutto

Nessuna guerra è giusta, tranne…Star Wars, o le difficili parole delle nuove guerre (2)

Novello Monelli * - 05.03.2016

Guerre Stellari, o l’ultima incarnazione dello spirito di crociata

 

Per quasi quarant’anni, la saga di Star Wars è stata una riserva pressoché intoccabile per la messa in scena della lotta tra bene e male, e per tutti i riutilizzi possibili in chiave di sfruttamento a fini politici. E questo non perché la materia a cui fece ricorso Lucas ai tempi della trilogia originale fosse meno che complessa. A differenza di ciò che viene comunemente creduto, regista e produzione non avevano alcun interesse a generare una metafora fantascientifica della guerra fredda. Le fonti di ispirazione dell’universo fantastico degli Jedi erano molteplici, dai Templari alla guerra di indipendenza americana fino alla storia della repubblica romana del I secolo a.C. Per non parlare del fatto che le prospettive degli autori erano molto complesse dal punto di vista ideologico, come è stato ricostruito da una prolifica bibliografia, l’ultimo capitolo della quale è stato scritto probabilmente nel 2013, quando Nancy Reagin e Janice Liedl hanno messo insieme una pattuglia di storici appassionati del tema nel volume Star Wars and History. L’Impero intergalattico ha molto più che a fare con la Germania nazionalsocialista che con l’Unione Sovietica, sia come inquietante modello per il suicidio consapevole di una democrazia in crisi pronta a scivolare verso l’autoritarismo, sia per l’estetica della narrazione. leggi tutto

L’Unione Europea e il mare. Sfide, flussi e progetti di cooperazione transfrontaliera nell’Euroregione Adriatico-Ionica.

Filippo Pistocchi * - 27.02.2016

Fin dalle origini delle civiltà, e alle loro radici, il mare continua a svolgere una determinante azione eziologica: custodisce e delinea culture, alimenta e fornisce risorse, trattiene e fa transitare popoli, con i loro sogni e le loro progettualità.

Per noi europei è sicuramente il Mediterraneo a rappresentare in modo compiuto e affascinante quello spazio geografico attorno e attraverso il quale si sono svolte storie complesse e difficili, benché familiari.

Con la sua monotona fluidità o con la sua pericolosa ondosità, con la linearità sicura e talvolta ingannevole delle coste, ora basse e limacciose, ora fallaci e frastagliate, ha obbligato gli uomini a ingegnarsi per affrontarlo, limitarlo, assecondarlo.

Il Mediterraneo ha visto nascere, crescere e morire imperi, con specifici stili di vita e particolari manifestazioni culturali, economiche e politiche. Attraverso le sue acque, e quelle dell’Adriatico, si sono altresì costruiti itinerari religiosi, segnati dalle navi cariche di pellegrini alla volta della Terra Santa.

Ora, questo palinsesto storico-culturale sembra non esistere più. leggi tutto

La (ri)comparsa di Yehoshua? Ha il fascino discreto di un romanzo imperfetto

Omar Bellicini * - 18.02.2016

«Durante l’ultima prova mi è sembrato che le corde della tua arpa abbiano prodotto un suono nuovo, più audace, quasi un ululato. Ma forse è stato un altro artista». È il ritratto di Noga, protagonista chiaroscurale e discreta di questo undicesimo romanzo di Abraham Yehoshua, edito da Einaudi: “La Comparsa”. Sono passati 38 anni da “L’amante”, opera prima dell’autore israeliano: testo che si impose all’attenzione della critica internazionale. “È nato uno scrittore”, si disse. Uno scrittore era effettivamente nato, e di prima grandezza. Ma di quel talento, di quell’urgenza narrativa, non restano che gli echi: i fantasmi di un artista sopraffatto dalla malinconia. Come la sua ultima eroina, del resto: anch’essa artista, anch’essa umbratile e incompiuta. Questa la trama: Noga, musicista israeliana approdata nella cosmopolita e libertaria Olanda, fa ritorno a Gerusalemme, per occupare la casa di una madre rimasta vedova. Qui scoprirà il cambiamento progressivo, e all’apparenza inesorabile, del Paese: l’avanzata silenziosa degli «uomini in nero», gli ultraortodossi; la distanza della realtà rispetto ai luoghi della memoria. Presenti, e talvolta prepotenti, tutti i temi del repertorio di Yehoshua: il rapporto fra genitori e figli, le relazioni irrisolte, la nostalgia verso una patria forse mai davvero esistita, il percorso sociale e politico dello Stato di Israele. leggi tutto

Hollande al capolinea? Nulla è come sembra …

Michele Marchi - 16.02.2016

Il “rimpasto” era atteso dallo scorso dicembre (dopo le regionali) e finalmente è giunto. François Hollande ha rivisto la compagine del governo Valls e con questa, presumibilmente, affronterà i suoi prossimi quindici mesi di mandato presidenziale. Presentando l’operazione in televisione e facendo il punto sulle prospettive future, l’inquilino dell’Eliseo ha affermato che il nuovo governo dovrà “agire, riformare e avanzare”. Non altrettanto ottimismo è emerso dai commenti a caldo. L’immagine più diffusa è stata quella di un Hollande che avrebbe operato più come capo della maggioranza che come presidente in carica, più come segretario di partito che come leader nazionale di un Paese ancora traumatizzato dal terribile 2015. In definitiva la sua sarebbe stata l’ennesima iniziativa tenendo conto dell’orizzonte 2017, cioè della sua possibile rielezione, piuttosto che del bene del Paese. Si tratta di una critica corretta?

Bisogna prima di tutto ricordare che il nuovo governo Valls, da un punto di vista tecnico, nuovo non è. Infatti il Primo ministro non si è dimesso e dunque la nuova compagine non dovrà ottenere un voto all’Assemblea nazionale. Tuttavia il rimpasto è stato abbastanza significativo, sia in termini numerici, sia per il suo significato politico. E proprio questo secondo punto è quello più interessante.

L’attuale governo è composto da 38 membri (18 ministri e 20 secrétaires d’Etat). leggi tutto