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La Francia sull'orlo di una crisi di nervi

Riccardo Brizzi - 11.06.2016
Legge El Khomri

Mentre gli europei di calcio hanno preso ufficialmente il via ieri sera a Parigi, con la partita inaugurale tra i padroni di casa e la Romania, la Francia, già alle prese con i danni causati dalle inondazioni, i primi incidenti degli hooligans inglesi in quel di Marsiglia e lo spettro del terrorismo sempre presente (che ha sensibilmente ridotto il flusso di turisti, soprattutto nella capitale), è ancora attraversata da importanti proteste sociali.

La mobilitazione contro la « legge sul lavoro », nelle ultime settimane ha coinvolto in particolare il settore energetico (bloccate molte piattaforme petrolifere e più di metà delle centrali nucleari) e quello dei trasporti con la SNCF in sciopero in diverse regioni (Ile-de-France compresa) da dieci giorni. Gli aiuti annunciati mercoledì scorso dal primo ministro Manuel Valls a favore del settore ferroviario potrebbero ammorbidire proteste che stanno scuotendo il paese da quasi tre mesi e che, dopo i picchi di mobilitazione toccati tra fine marzo e inizio aprile, parevano in declino sino alla raffica di scioperi avviata dalla SNCF il 1° giugno.

 

I sindacati – CGT in testa - contano su un iter legislativo ancora tortuoso (il testo deve essere discusso al Senato, in vista del voto a fine giugno, cui seguirà una nuova staffetta tra le due camere, prima dell’approvazione definitiva a fine luglio) e ricordano la vicenda del Contratto di primo impiego promosso da Villepin, che nel 2006 era stato adottato, votato e successivamente ritirato dall’esecutivo in un clima di grande tensione, su decisione dello stesso presidente Chirac, ad un anno dalle elezioni presidenziali (poi vinte da Sarkozy), esattamente come adesso.

Lo spettro per la CGT invece è quello del 2010, quando il fronte sindacale coeso (a differenza di oggi, dove la CFDT ha preso le distanze dalle proteste) si era mobilitato in massa contro la riforma delle pensioni, salvo poi ingranare la retromarcia di fronte alla decisione di Sarkozy di ricorrere allo sblocco forzato dei depositi di carburante e alla fermezza del governo nell’approvare la riforma. Il ricordo di questa dolorosa disfatta inquieta oggi la mobilitazione, meno convinta di allora, contro la legge sul lavoro.

Il governo pare intenzionato a condurre in porto la riforma ma l’approvazione della legge El Khomri rappresenterà comunque per la sinistra francese uno dei ricordi più dolorosi di cinque anni decisamente avari di soddisfazioni. Un mandato che non ha riservato ai socialisti nemmeno la consueta “luna di miele” con i francesi (l’impopolarità di Hollande è stata talmente rapida che già i primi cento giorni all’Eliseo sono stati ribattezzati “luna di fiele”) e che, dopo cinque anni di sconfitte in tutte le elezioni intermedie, si è destinato a chiudersi tra guerre intestine e veleni. Lo testimoniano le accuse di tradimento rivolte quotidianamente a Hollande dal segretario della CGT Martinez e le divisioni parlamentari che lacerano la “sinistra di governo” di Valls rispetto alla “sinistra di lotta” che pure siede tra i banchi della maggioranza. La disgregazione della sinistra (se i socialisti sono allo sbando, verdi e comunisti sono in stato comatoso) lascia emergere un secondo cortocircuito dell’attuale mobilitazione contro la legge El Khomri.

La destra repubblicana infatti, a meno di un anno dalle presidenziali, osserva con malcelata soddisfazione queste divisioni e i suoi principali candidati hanno annunciato vere e proprie politiche di “rottura” in ambito economico per rilanciare un paese bloccato. Le proposte di Sarkozy, Copé, Juppé e Fillon, che si confronteranno assieme ad altri candidati (già dodici quelli che hanno annunciato l’intenzione di presentarsi) in occasione delle primarie del prossimo 20 novembre, prevedono una serie di misure (dalla fine delle 35 ore ai tagli nella funzione pubblica, passando per l’abolizione dell’imposta di solidarietà sul patrimonio sino a una nuova legge sul mercato del lavoro) ben più radicali della Legge El Khomri, che rischia di avere vita breve dopo avere scatenato una guerra intestina alla sinistra francese, spianando la strada alla destra nella prossima corsa all’Eliseo.