Ultimo Aggiornamento:
15 maggio 2024
Iscriviti al nostro Feed RSS

La politica dopo le piazze

Paolo Pombeni - 02.02.2016

Tutti a chiedersi quale sarà l’impatto delle due opposte manifestazioni, quella delle coppie arcobaleno e quella del “Family Day”, sulla politica italiana. Domanda non infondata, ovviamente, perché entrambe hanno minacciato e tuonato contro i politici invitandoli ad allinearsi alle loro posizioni, pena il solito “altrimenti che ne ricorderemo alle prossime elezioni”. Che si tratti davvero della “volontà del popolo” è piuttosto dubbio: nell’uno e nell’altro caso si è trattato di minoranze integraliste, per quanto di una certa consistenza, con scarse capacità di proporre autentici terreni di confronto. Tuttavia sarebbe altrettanto dubbio che tutto passerà senza conseguenze.

Ciò su cui conviene riflettere è la difficoltà di impostare un confronto razionale sui problemi che la nostra società pone sul tappeto. Tanto per spiegarci, citiamo un altro fatto meno dirompente a livello pseudo-etico del problema del disegno di legge Cirinnà: la protesta dei cittadini rimasti coinvolti nel disastro delle ormai famose quattro banche. Anche in questo caso le proteste puntano più a provare di imporre una qualche forma di ricatto alla politica che non a chiedere interventi che possano inquadrarsi in una logica di sistema.

E’ curioso, per esempio, che, tornando al tema delle proteste a favore (presunto) della famiglia, si chieda piuttosto la cancellazione del disegno di legge che non il varo di politiche attive di sostegno ai molti problemi che essa affronta nella società di oggi. leggi tutto

Una politica ancora sospesa

Paolo Pombeni - 28.01.2016

A guardare un po’ di fretta le cronache sembrerebbe una stagione politica piena di fibrillazioni che possono dare il via a cambiamenti. In realtà, almeno a nostro parere, siamo davanti ad una fase in cui si alzano molti polveroni per eludere alcuni temi di fondo che non si sa bene come affrontare.

A parte lo show della mozione di sfiducia al governo il cui esito è abbastanza scontato, questioni come la legge sulle unioni civili, o quelle legate agli scandali bancari, o la polemichetta sulla nomina di Carrai a consulente del governo, o il tema della ipotetica nuova maggioranza con Verdini e soci, non sono destinate a mettere in questione il governo.

Farlo seriamente richiederebbe immaginare una soluzione alternativa vuoi sul piano delle maggioranze parlamentari, vuoi su quello della credibilità dell’alternativa rispetto ai grandi problemi che si affacciano all’orizzonte. Basta elencarli per capire.

Se ne parla poco, ma la questione libica è davanti a noi come un incubo. Quando in quel paese si arriverà a uno straccio di governo con riconoscimento ONU che sia in grado di coprire un intervento militare esterno contro l’Isis, l’Italia difficilmente potrà restare fuori della partita e non sarà una missione facile. Del resto il nostro interesse ad una stabilizzazione della Libia è evidente a tutti, leggi tutto

Renzi e il rischio Europa

Paolo Pombeni - 21.01.2016

Davvero l’Italia rischia di ritrovarsi come nel 2011 con un governo, allora Berlusconi, oggi Renzi, che i partner europei hanno interesse a far saltare perché giudicato inaffidabile? Non mancano nelle analisi che circolano sui media inclinazioni a prendere per buono questo scenario. Il presidente del consiglio non è fatto per attrarre le simpatie dei circuiti della “critica politica”: troppo sicuro di sé, troppo poco incline ad elargire apprezzamenti a questi ambienti, troppo guascone nel condurre la polemica politica. Non sono certo virtù e forse qualche esame di coscienza Renzi dovrebbe imparare a farselo, ma non è neppure vero che per queste motivazioni si debba dar ragione agli attuali avversari dell’Italia.

Il nostro presidente del consiglio non sbaglia del tutto quando afferma che dà fastidio un’Italia che pretende di contare. In tutti i circuiti politici i ruoli tradizionali tendono ad essere più o meno fissi: alla Gran Bretagna si permettono atteggiamenti critici ben più pesanti di quelli italiani, ma viene accreditata a priori di essere più legittimata a farlo perché ha un sistema stimato a priori come serio e affidabile. Noi no. Inutile girarci intorno: per anni il nostro paese è stato valutato come qualcosa di poco serio, privo di una burocrazia veramente all’altezza, con una classe dirigente poco colta e scarsamente competente. leggi tutto

Anche per Renzi gli esami non finiscono mai?

Paolo Pombeni - 19.01.2016

La navigazione di un governo raramente è tranquilla, ma quella che si appresta ad affrontare il governo Renzi è particolarmente agitata. L’ultimo passaggio della riforma costituzionale al Senato (poi ce ne sarà in aprile un altro alla Camera) non dovrebbe presentare grandi problemi, ma visto il clima di fibrillazione un po’ di “rumore” ce lo si può aspettare. E’ vero che al momento le critiche alla riforma Boschi non sembrano appassionare molto l’opinione pubblica, ma al momento non è lei che vota, sono i rappresentanti di una classe politica in cui non mancano inquietudini.

Più complicati sono i contenziosi che riguardano i nostri rapporti con l’Unione Europea e soprattutto la vicenda della legge Cirinnà sulle unioni civili. Sono due temi assai distanti fra loro, ma entrambi hanno potenziali ricadute disgregatrici sugli equilibri di governo.

Il contenzioso con la UE viene interpretato come una mossa di Renzi per non perdere il contatto con le quote di elettorato ormai decisamente critiche verso Bruxelles, evitando di lasciarle in pasto ai populismi dei Salvini e dei Grillo. Tuttavia andrebbe ricordato che nel sistema che legittima un governo non c’è da tenere conto solo degli elettori potenziali, ma anche di cosa pensano i ceti dirigenti del proprio paese e quelli dei nostri partner. Qui non è detto che la decisione del premier di ingaggiare battaglie di visibilità venga accolta così positivamente. leggi tutto

La politica della caciara

Paolo Pombeni - 14.01.2016

L’espressione romanesca del “buttare tutto in caciara” è entrata nel lessico comune e sta diventando una specie di definizione tecnica per descrivere le attuali strategie politiche di più o meno tutte le forze politiche.

Facciamo un piccolo elenco. Iniziamo con la questione delle banche in cui è sotto attacco il governo per il coinvolgimento nel crack di una di esse del padre della ministro Boschi. E’ un argomento polemico usato senza remore da tutte le opposizioni a cui corrisponde una difesa confusa da parte del governo. Le opposizioni denunciano favoritismi che davvero non si vedono, ma la risposta di Renzi e Boschi è poco efficace: certo la responsabilità penale è personale e nessuno deve dimettersi se un parente è coinvolto in una inchiesta giudiziaria, ma una prassi pubblica rigorosa dovrebbe imporre di astenersi dal difenderlo come fa la Boschi (comprensibile affetto di figlia, ma poco comprensibile presa di posizione di un esponente di governo che difende quello che appare, nel migliore dei casi, come un banchiere poco competente che si è fatto coinvolgere in un pasticcio più grande di lui).

Per rispondere a questa “caciara” ecco che si immaginano due rimedi piuttosto discutibili. Il primo è cavalcare l’ipotesi (perché al momento non c’è di più) di una commissione parlamentare d’inchiesta sul nostro sistema bancario. leggi tutto

La campagna d’inverno

Paolo Pombeni - 12.01.2016

Renzi incassa il risultato che gli serve per avviare la fase due del suo progetto politico: la riforma costituzionale, croce e delizia della politica italiana praticamente dal giorno dopo l’approvazione della nostra Carta a fine 1947, è arrivata in dirittura d’arrivo. Approvata in seconda lettura da Camera e Senato non può più essere modificata se non al prezzo di far saltare tutto: la riforma costituzionale e anche il governo Renzi e tutto ciò che questo ha significato e significa.

Per questa ragione la ratifica in terza lettura, quando sarà possibile solo votare sì o no al testo così com’è, avrà un esito scontato, a meno che non mutino le condizioni generali del quadro politico. Alle condizioni attuali è quasi impossibile, ma in politica le condizioni potrebbero imprevedibilmente anche cambiare in modo significativo ed allora tutto diventerebbe possibile.

In verità il premier conta sul fatto banale che a nessuno conviene far saltare il banco in questo modo, quando ci sono due occasioni molto più ghiotte (e più sicure) per farlo. Se fosse una Camera a respingere nella nuova lettura il testo oggi approvato difficilmente ci si sottrarrebbe all’accusa di essere nelle mani di una classe politica irresponsabile che per i suoi giochetti interni non esita a precipitare il paese in una crisi. Se invece il testo attuale fosse bocciato nel referendum confermativo, leggi tutto

La crisi dell’Unione Europea

Paolo Pombeni - 07.01.2016

Da cosa dipende la crisi dell’Unione Europea? La domanda dovrebbe essere di quelle che inquietano, mentre invece l’impressione è che in fondo il tema, almeno a livello di opinione pubblica generale, non susciti particolare interesse. Del resto è da mesi che si registrano insoddisfazioni circa l’incapacità della Ue di affrontare in maniera decisa problemi sia di politica internazionale che di politica interna.

Lo sfarinarsi del tanto proclamato e lodato (ai bei tempi) “spirito comunitario” è sotto gli occhi di tutti. L’apertura ad Est che era stata avviata con grandi speranze e conseguenti proclamazioni di svolte epocali si sta rivelando una fonte di erosione di quella che si riteneva fosse la grande tradizione comune dell’europeismo. Diritti fondamentali, libertà storiche come quella di stampa, rigore nell’amministrazione pubblica sono dimensioni che non hanno trovato terreno molto fertile nei paesi un tempo satelliti dell’URSS. Era comprensibile che il passaggio da un regime assolutistico di partito unico ad una democrazia evoluta non sarebbe stato una passeggiata, ma le difficoltà sono state sottovalutate, convinti che bastassero l’egemonia dell’Europa occidentale e l’offerta di una partecipazione al nuovo benessere per convertire società che evidentemente avevano problemi interni nello sviluppo di un certo contesto politico.

Così non è stato, anche perché ben presto l’Europa occidentale non ha avuto più molto da offrire a causa di una crisi economica di dimensioni non previste. leggi tutto

L’anno (decisivo?) di Renzi

Paolo Pombeni - 05.01.2016

Che il 2016 sarà l’anno decisivo per la leadership di Renzi l’ha dichiarato lui stesso quando nella conferenza stampa di fine dicembre ha affermato che se perderà il referendum confermativo sulla riforma costituzionale considererà chiusa la sua avventura politica. Che non si tratti di una semplice frase ad effetto è del tutto evidente, perché si sa benissimo che è in atto una sorta di partita finale giocata sul tema del “Renzi contro il resto della politica italiana”, sicché una bocciatura di quella che è stata presentata come la riforma perno del nuovo progetto sull’Italia non lascerebbe in piedi chi l’ha promossa.

Alcuni, per esempio Eugenio Scalfari, hanno subito fatto notare che il terreno scelto per il grande duello è un bel po’ ambiguo. Che vorrebbe dire vincere una partita i cui contorni non sono affatto chiari? La riforma costituzionale non è uno di quegli argomenti che muovono le masse, a meno di pesanti manipolazioni, ma in questo caso non si sa bene di che manipolazioni si tratterà. Ovviamente il contesto prevedibile è uno scontro fra Renzi (e i suoi, che però il premier tende a lasciare sullo sfondo) e l’ammucchiata di tutti quelli che ce l’hanno con lui per le più diverse ragioni: dai pasdaran che sventolano l’incubo di una fine della democrazia italiana per il combinato disposto di soppressione del Senato e nuova legge elettorale, leggi tutto

Parliamo di noi

Paolo Pombeni - 29.12.2015

Fine anno è un periodo che si presta ai bilanci. Per una volta crediamo di avere la necessità di farne uno anche noi di “Mente Politica”, non fosse altro per non sfuggire al dovere di dar conto ai nostri lettori di un percorso che ormai copre 21 mesi di lavoro in comune.

Non è un tratto di strada piccolo, se si considera che dietro questo gruppo c’è solo la passione che lo anima e un modestissimo gruzzoletto (nella fase iniziale erano circa cinquemila euro ora inevitabilmente assottigliatisi) che ci aveva conferito uno sponsor che pensava di poter essere il nostro editore, ma che si era subito disamorato per questa iniziativa. Noi stessi ci chiediamo all’uscita di ogni numero per quanto riusciremo ad andare avanti, ma ci rispondiamo sempre che fin che abbiamo articoli da proporre e persone interessate a leggerli andare avanti è un dovere.

Ci permettiamo di dire che in questi 21 mesi ci siamo conquistati un nostro spazio e una nostra audience. Abbiamo circa duemila lettori stabili a numero e gli esperti ci dicono che per dei neofiti come noi non è piccola cosa. In più i nostri articoli sono anche rilanciati sia attraverso facebook che attraverso twitter da lettori che evidentemente pensano che quel che si può apprendere dalle nostre analisi possa essere d’aiuto a qualcuno. leggi tutto

Sfiducia distruttiva

Paolo Pombeni - 17.12.2015

Avete presente la norma della attuale costituzione tedesca che prevede che quando si vuol fare cadere un governo si debba contestualmente presentare il governo che lo sostituirà? Si chiama “sfiducia costruttiva” e venne introdotta per ovviare a quelli che si consideravano i mali della Repubblica di Weimar: sfiducie ai governi senza che fosse pronta alcuna alternativa per cui si avevano lunghi periodi di turbolenza spesso conclusi con governi deboli trovati tanto per riempire un buco.

Nella costituzione italiana una norma simile non c’è. Si pensava che la responsabilità della classe politica dovesse essere sufficiente ad evitare crisi al buio. Ovviamente la storia repubblicana ha già pesantemente menomato questa fiducia, ma ora siamo giunti al peggio: con la mozione individuale dei grillini contro la ministro Boschi e con l’inseguimento di altre opposizioni a presentare mozioni di sfiducia all’intero governo mostriamo che siamo arrivati alla “sfiducia distruttiva”.

Che cosa succederebbe infatti se quelle mozioni venissero ratificate dal parlamento? Semplicemente il caos, perché non è disponibile alcuna maggioranza alternativa per sostenere un nuovo governo. Certo si potrebbe raggiungere il risultato di sbarazzarsi di Renzi, ma a favore di chi? Non occorre una cattedra di politologia ad Harvard per capire che sarebbe comunque un governo debole, sottoposto all’usura della inevitabile vendetta dei renziani, destinato a durare pochissimo ed a portarci rapidamente a nuove elezioni. leggi tutto