Ultimo Aggiornamento:
22 marzo 2025
Iscriviti al nostro Feed RSS

L’Europa in crisi

Paolo Pombeni - 25.04.2015

La crisi europea non consiste tanto nella sua difficoltà di affrontare il problema delle migrazioni di massa verso i suoi territori. Quello è un problema enorme e si può ben capire che generi sgomento, perché arginare un fenomeno di quella portata, governarlo in tempi di crisi economica, è una sfida gigantesca. Quel che dovrebbe preoccupare, perché non è invece una fatalità storica, è la contrazione fortissima che si registra un po’ dovunque dello spirito europeistico.

Al fatto che nell’affrontare temi impegnativi prevalga l’Europa dei governi nazionali rispetto alle sue strutture comunitarie si era preparati da molto. Senza risalire ai tempi divenuti quasi mitici di Delors, è da dopo la presidenza Prodi che i vertici comunitari di Bruxelles non provano neppure a tenere il timone della rotta dell’Unione. Tutto è stato affidato alla leadership degli stati di maggiori dimensioni (e di maggior peso economico) e poiché non c’è più il vecchio asse franco-tedesco, anche in quel campo si è assistito ad un pluralismo che fatica a trovare momenti di sintesi.

La tanto sbandierata riforma con la creazione del presidente stabile e dell’incaricato in pompa magna della politica estera comune, riforma che doveva portare l’Europa ad avere il famoso numero di telefono a cui Kissinger chiedeva fosse reperibile, non è servita a produrre leadership. Né van Rompuy né Tusk, non parliamo della Ashton e della Mogherini, sono riusciti ad elevarsi ad un minimo livello di leadership. Un apparato diplomatico faraonico costruito quasi dal nulla a nulla serve. leggi tutto

Una politica sempre più muscolare

Paolo Pombeni - 23.04.2015

Per come si vanno evolvendo le cose , l’orizzonte politico diventa sempre più cupo. Lo scontro fra minoranza PD e leadership renziana rotola di china in china verso un baratro: c’è il rischio che i due contendenti, avvinghiati insieme ci finiscano dentro abbracciati.

Che il tema del contendere sia molto modesto è evidente ad ogni analista avvertito. Ci permettiamo di rinviare ad un bellissimo articolo di Augusto Barbera sul Mulino on line (www.rivistailmulino.it) che descrive in maniera impeccabile perché tutto il chiasso sui guai dell’Italicum non ha alcun fondamento razionale. Barbera è un costituzionalista stimato e non è sospettabile di essere uno del “giglio magico”. Dunque la questione è altra rispetto ad una preoccupazione di difesa di non si sa quale principio di coscienza.

Questo è esattamente ciò che preoccupa nella delicatezza dell’attuale momento. Renzi aveva da tempo intuito di essere lui direttamente il bersaglio delle manovre che si svolgevano intorno alla questione delle riforme istituzionali, ma aveva sottovalutato forse l’ostinazione cieca dei suoi oppositori. In fondo si era sperato (e forse si continua ancora a sperare contro ogni speranza) che la minoranza PD facesse una battaglia d’immagine, per poi arrendersi al realismo che non consentirebbe oggi di aprire una crisi di governo. Se quel che si intuisce dalle cronache che circolano venisse confermato (perché le cronache sono troppo spesso interessate più a soffiare sul fuoco che a dare un quadro della situazione), saremmo invece alla vigilia di una rottura che porta verso un non troppo distante approdo di verifica elettorale. leggi tutto

Una settimana cruciale

Paolo Pombeni - 21.04.2015

Quella che si apre rischia di essere una settimana cruciale per la politica italiana, a meno che tutto non si risolva, come suol dirsi, a tarallucci e vino. Ma anche in questo caso il passaggio non cesserebbe di avere un carattere dirimente.

Il tema fondamentale non sarà solo quello del destino della riforma elettorale, che pure mantiene tutta la sua importanza. Il dibattito parlamentare su questo tema si incrocerà quasi certamente con due fattori di politica europea ed internazionale che stanno per arrivare a dominare la scena. Il primo è la soluzione che si potrà trovare alla crisi greca, dove sono possibili anche esiti molto drammatici. Il secondo è il ritorno alla ribalta del problema della sistemazione della sponda sud del Mediterraneo, nel momento in cui le tragedie dell’immigrazione costringono i governi europei a misurarsi con la crisi libica e l’andamento della guerra al terrorismo marcato Isis non sembra produrre risultati rapidamente apprezzabili.

Avere in queste condizioni un governo impantanato nella diatriba sui capilista bloccati e sulle preferenze non giova certo alle mosse che Renzi dovrebbe poter fare sullo scacchiere internazionale. Anche critici non certo teneri verso il premier come Eugenio Scalfari hanno riconosciuto che questi sa giocarsi le sue carte a livello di contatti bilaterali, come ha dimostrato nella trasferta americana. Tuttavia si sa bene che ciò non basta, se un leader non può dimostrare di avere il controllo sulle dinamiche politiche del suo paese. leggi tutto

Un bicameralismo ben temperato

Paolo Pombeni - 18.04.2015

Sembra, ma è presto per esserne certi, che le zuffe sull’Italicum producano qualche ripensamento sulla riforma del Senato. Sebbene ci sia qualche difficoltà tecnica, perché nei prossimi passaggi parlamentari si dovrebbe poter votare solo sul testo che ha già ottenuto la prima approvazione coincidente di Camera e Senato, un ripensamento ragionato di quella riforma sarebbe da accogliere favorevolmente.

Renzi e la direzione PD si sono affrettati a ribadire che non si tratta di una gentile concessione fatta alla minoranza interna per ammorbidirne la posizione di rigetto dell’Italicum. Più probabilmente si tratta della nuova consapevolezza che in un clima generale di tensione circa l’evoluzione del nostro sistema politico, una legge scritta meglio e soprattutto pensata meglio per quel che riguarda la seconda Camera potrebbe davvero concorrere a spazzar via pregiudizi interessati, ma anche preoccupazioni non tutte infondate.

La questione non è per verità né quella di ritornare all’attuale bicameralismo paritario, che sino a poco tempo fa era criticato e condannato da tutti gli studiosi quale che fosse il loro orientamento ideologico, né quella di assecondare acriticamente il problema di avere un secondo corpo eletto direttamente dal popolo per fugare i timori di una classe politica timorosa di perdere dei posti.

Il tema vero è come creare davvero una “seconda Camera”, diversa dalla prima sia per estrazione sia, soprattutto, per rappresentatività. Perché in sostanza, il problema storico di tutte le seconde camere è sempre stato quello di come dar spazio accanto alla rappresentanza politica diciamo così primaria, quella dei cittadini-elettori possibilmente leggi tutto

Tatticismi in tempo di crisi

Paolo Pombeni - 16.04.2015

Quando andavano di moda le citazioni classiche, per criticare il perder tempo della politica di fronte all’incalzare dei problemi si usava ripetere il detto preso dalle storie di Tito Livio: Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur (mentre a Roma si discute, Sagunto viene conquistata). Si riferiva alle incertezze del Senato romano di fronte alle richieste di aiuto  degli ambasciatori della città iberica posta sotto assedio dal generale cartaginese Annibale Barca. Forse qualcosa di simile dovremmo ripeterlo di fronte alla telenovela del dibattito sull’Italicum.

Non vedere oggi che il nostro paese ha davanti a sé problemi enormi e che questo necessita di un governo pienamente legittimato ed attivamente impegnato a risolverli è veramente miope. Soprattutto perché il populismo più becero è in agguato e in un clima elettorale che è contemporaneamente surriscaldato dagli estremismi e svuotato dall’astensionismo tendenziale di una larga fetta della popolazione il fenomeno è molto pericoloso.

Quel che sta succedendo sul fronte dell’immigrazione non è un fatto da sottovalutare. Ovviamente le soluzioni alla Salvini sono boutade da avanspettacolo, solo che ci si fermasse un attimo a ragionarci sopra. Come si fa a salvare la gente in mare senza poi farli sbarcare? Li si tiene su navi alloggio al largo non si sa per quanto? Si fabbricano isole artificiali galleggianti fuori dalle nostre acque territoriali per alloggiarci i profughi? (il tutto con costi che il proponente si guarda bene dal prendere in considerazione). leggi tutto

Aiutare Renzi o ridimensionarlo?

Paolo Pombeni - 14.04.2015

E’ sempre difficile fare l’oroscopo ai governi basandosi sul tasso di gradimento che riscuotono presso i cosiddetti “opinion maker” (la grande stampa, i talk televisivi, i commenti che filtrano dagli ambienti delle classi dirigenti). Sono dati volatili, difficili da fissare e da analizzare in maniera appropriata. Si finisce così di ragione sulla base di impressioni, ma non è detto che sia sempre un esercizio inutile.

Dunque abbiamo l’impressione che non solo sia finita la luna di miele del renzismo con una parte cospicua di quegli ambienti, ma che ci sia una calcolata presa di distanza da quanto sino a poco tempo fa si riteneva rappresentasse. La domanda è se questa presa di distanza sia intesa come uno strumento per aiutare Renzi a maturare, uscendo da una serie di limiti che più volte sono diventati evidenti, o se essa sia intesa solo a ridimensionarlo drasticamente.

Naturalmente il confine fra le due opzioni è sottile, ed è difficile negare che, comunque sia, la presa di distanza dal renzismo porti anche aiuti a coloro che lo vogliono semplicemente disarcionare. Al solito non va sottovalutato che Grillo abbia subito fiutato il vento nuovo, muovendosi su un doppio binario: prima dando il via libera ai suoi perché si buttino nei talk show e sui media per portare legna al rogo antirenziano; ora imponendo che di Renzi non si parli direttamente sul suo blog e altrove, consapevole che bisogna cercare di smantellare l’immagine secondo la quale Renzi debba essere comunque al centro di ogni ragionamento. leggi tutto

Renzi alla prova dell’Italicum

Paolo Pombeni - 09.04.2015

Non sempre in politica le drammatizzazioni sfociano poi in drammi veri e propri, ma il rischio c’è. Per questo lo scontro che si sta determinando attorno al tema della approvazione definitiva della legge elettorale battezzata “Italicum” non va preso alla leggera.

La questione in astratto può essere posta chiedendosi se il testo in approvazione sia ben fatto. La risposta è fin troppo facile, visto che della capacità di scrivere buone leggi si è da tempo persa traccia. Se però il quesito fosse formulato in maniera diversa, non sarebbe così facile prendere posizione, perché non sembra agevole immaginare come risolvere meglio le questioni in campo. Infatti tanto il premio di maggioranza alla lista o alla coalizione, quanto il problema dell’ampliamento delle scelte con le preferenze sono soluzioni ambigue, che risolvono alcuni problemi e ne creano altri.

In concreto si può ragionare forse più agevolmente riconoscendo che l’Italicum è un sistema inventato per rispondere ad alcune emergenze tipicamente nostre. La prima è creare una maggioranza che stia in piedi e che non sia sottoposta al logorio delle sue divisioni interne come è nel caso di coalizioni forzose. La seconda è blindare quella maggioranza rispetto alle tensioni parlamentari, riducendo le “opposizioni” ad un frastagliato universo di raggruppamenti senza capacità di compattarsi. Sono scelte che dipendono dalla attuale peculiarità di un paese che non riesce più ad esprimere aggregazioni su vasta scala sulla base di grandi scelte di prospettiva politica. leggi tutto

La politica del tiro alla fune

Paolo Pombeni - 07.04.2015

Cosa sta succedendo nella politica italiana? Certamente un tentativo di rompere definitivamente con una certa fase della nostra storia politica. Lo si capisce dal fatto che le fibrillazioni, chiamiamole così, sono assolutamente generalizzate. Non c’è una sola area politica di rilievo che sia immune da tensioni che almeno potenzialmente puntano a terremotarla. Se ci possiamo permettere una metafora, è un tiro alla fune, in cui ogni squadra punta a far ruzzolare per terra definitivamente l’altra. Nessuno contempla il rischio che la fune si spezzi e che dunque a terra finiscano entrambe le squadre, ma il rischio c’è e non è piccolo.

Per ragioni di posizione e di peso i riflettori sono per lo più puntati sull’area del centro-sinistra dove non c’è solo la tensione fra Renzi e la minoranza interna del suo partito, ma anche quella fra il PD e la proposta alternativa della sinistra cosiddetta “sociale” di Landini e compagni (perché quella non mira certo a rimettere in sella i minoritari del partito, ma semplicemente a sostituirsi a loro come egemoni del campo).

Come spesso accade nello scontro i toni si alzano e questo giova poco. Renzi è bravo a fare battute, ma sottovaluta che questo modo di agire lo incolla all’immagine del guascone-bullo che cercano di cucirgli addosso. Ormai ha una posizione tale che potrebbe ottenere gli stessi risultati con più stile. leggi tutto

No, non è la BBC …

Paolo Pombeni - 31.03.2015

Ricordate lo stacchetto-tormentone di Alto Gradimento? Quello: “No, non è la BBC, questa è la RAI, la Rai-tibbù …”?   E’ quel che ci è tornato in mente quando si è ripreso a discutere (moderatamente e con poco entusiasmo) sulla ennesima proposta governativa di riforma del nostro sistema pubblico radiotelevisivo. Perché, naturalmente, ogni volta si tocca quel tasto qualcuno torna a proporre il modello del sistema pubblico inglese che passa per l’archetipo di un universo in cui produzione di informazione e cultura da un lato e politica dall’altro sono rigorosamente tenute in compartimenti stagni.

Lasciamo perdere quanto mito ci sia in questa immagine, perché anche lì ogni tanto qualche scivolone c’è stato (ricordiamo solo le polemiche sul rapporto col governo Blair in merito alla guerra in Iraq nel 2003), ma certamente il modello è assai virtuoso rispetto a molte vicende della nostra TV pubblica. Ciò che ci si dovrebbe chiedere, e che non si fa, è quanto ciò dipenda dal modello e quanto dall’etica pubblica e dalla cultura condivisa di quel paese.

L’attuale dibattito italiano è piuttosto surreale. Per esempio quando si discute se sia meglio che il potere di nomina del consiglio di amministrazione sia in capo al governo o al parlamento e ci si accapiglia su quale delle due opzioni sia migliore per tenere la “politica” fuori dalla RAI, viene da chiedersi: perché uno dei due organi è meno politico dell’altro? leggi tutto

Il passaggio finale?

Paolo Pombeni - 28.03.2015

La direzione del PD programmata per lunedì prossimo sarà la prova finale della tenuta del renzismo? La domanda campeggia in molti commenti e si può ben capire il perché. Il segretario-presidente (del consiglio) sembra deciso a chiudere, con un voto conclusivo alla Camera, la vicenda dell’introduzione della nuova legge elettorale battezzata “Italicum” prima che si arrivi al test delle regionali. Molti commentatori ritengono che l’accelerazione derivi dall’aver constatato che la minoranza PD è, come si sarebbe detto una volta, una “tigre di carta”.

Certo pochi valutano positivamente la capacità di tenuta di una minoranza che è fatta in parte di vecchie glorie, in parte di persone che devono a queste la loro carriera e in parte di irrequieti che non riescono a proporre alternative comprensibili. Tuttavia in politica anche le debolezze possono trovare un momento di forza quando vengono spinte in un angolo, e questo è uno scenario che sarebbe bene non sottovalutare.

Al momento Renzi è in un strana posizione. Contemporaneamente gode di molti fattori a suo favore e di non pochi fattori a suo discapito. In testa ai primi ne stanno due: il successo che sembra arridere al Jobs Act che ha rimesso in moto il mercato di lavoro, almeno a stare ai risultati dei primi mesi; il vuoto di concorrenza credibile alla sua leadership, perché né la destra né la sinistra, per stare a queste due classiche distinzioni, riescono a mettere in campo personalità il grado di coagulare un consenso che possa sfidare quello dell’inquilino di Palazzo Chigi. leggi tutto