Ultimo Aggiornamento:
30 settembre 2023
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Scherzando col fuoco

Paolo Pombeni - 21.07.2021

Dunque niente Conte barricadiero, ma il solito felpato e verboso navigatore nei marosi della politica. Si sprecano quelli che l’avevano previsto, sottovalutando che da quelle parti ciò che dici oggi può tranquillamente essere capovolto domani. Non che vogliamo sottovalutare il mancato scontro fra Cinque Stelle e Draghi per salvare l’immagine del soldato Bonafede e dei suoi pretoriani. Ci limitiamo a dire che l’ex premier è sempre stato abile a rinviare gli scontri, perché di suo è un galleggiatore ed è probabile che i suoi punti di riferimento nell’establishment, di una sezione del quale è esponente, l’abbiano invitato a non mettere a rischio l’avvio dell’operazione sul PNRR.

Tanto la partita sarà lunga ed essendo in movimento tutto il quadro politico le occasioni per provare a forzare la situazione si ripresenteranno. In questo momento tutti stanno allegramente scherzando col fuoco, convinti che tanto non si brucerà nessuno, un po’ perché siamo ad un passo dal semestre bianco, un po’ perché nessuno è così forte da poter tentare il colpo di mano.

Basta guardare al centrodestra per rendersene conto. A stare ai sondaggi e alle aspettative sarebbe in grado di vincere le elezioni nazionali e di insediarsi al governo. Ma è diviso, non ha una leadership politica accettata da leggi tutto

I nodi verranno al pettine

Paolo Pombeni - 14.07.2021

C’è poco da illudersi: i nodi politici della situazione italiana verranno al pettine. Il “corsaro” per eccellenza, cioè Matteo Renzi, si è rimesso in moto fiutando la nuova atmosfera. Il dibattito in Senato sul DDL Zan sarà probabilmente solo l’assaggio di quello che potrebbe diventare un campo di battaglia parlamentare quando il 23 luglio arriveranno in parlamento le riforme progettate dalla ministro Cartabia.

Non si sa come Draghi sia riuscito a compattare i ministri Cinque Stelle sul sostegno a quel progetto in modo da farlo passare con l’unanimità in Consiglio dei Ministri. Si dice che sia il frutto di una telefonata a Grillo, ma non crediamo sia bastato. Le voci di corridoio parlano di una minaccia del premier di salire al Colle presentando le dimissioni ove l’unanimità non ci fosse stata, ma Palazzo Chigi ha smentito. Può darsi che non sia stato detto esplicitamente, ma è certo che qualcuno ha fatto presente che oggi mettere in crisi il governo avrebbe significato imboccare la via delle urne, perché il semestre bianco scatterà solo il prossimo 3 agosto e tutti sanno che i Cinque Stelle (ma non solo) sono poco intenzionati a rimetterci un anno abbondante di stipendio.

Il problema però è solo rinviato. Al momento Conte,

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L'ombelico dei partiti

Paolo Pombeni - 07.07.2021

Devono avere un ombelico molto bello i partiti, visto che passano il tempo a guardarselo. E non si tratta di questo o quel partito, perché è una sindrome che li coinvolge proprio tutti.

Fuor di battuta, è abbastanza evidente che in questo momento le forze politiche sono più impegnate a guardare gli zero virgola conquistati o perduti settimanalmente nei sondaggi che ad impegnarsi sulle grandi questioni che affaticano questo paese e interessano il suo futuro. Se si prova a farne un elenco si resta impressionati, ma se si guardano talk show e giornali sembra che l’unico tema decisivo sia il DDL Zan: che ha una sua importanza, lo si volesse de-ideologizzare e inquadrare in un contesto razionale, ma non tale da mettere in secondo piano i nodi del futuro del paese.

Partiamo dalla questione della giustizia. Quanto il nostro sistema giudiziario sia messo male è notissimo. Eppure accelerare una riforma che fra il resto ci viene imposta come condizione per i fondi UE sembra un’impresa titanica. Non c’è solo il tema di evitare una figuraccia al povero Bonafede in tempi in cui le manchevolezze del grillismo emergono ogni giorno. Altrettanto pesano gli interessi corporativi delle associazioni di rappresentanza di magistrati e avvocati, nonché leggi tutto

Conte e il partito plebiscitario

Paolo Pombeni - 30.06.2021

Tutta l’attenzione è stata calamitata a capire se Conte chiudeva la porta in faccia a Grillo e se questi avrebbe reagito scaricando colui che aveva nominato motu proprio capo politico in pectore. Il corollario era ovviamente vedere come avrebbero reagito non i Cinque Stelle in generale, quei militanti di cui tutti parlano, ma che non hanno voce a meno che non gli si dia la possibilità di fare clic su qualche domanda posta dalla piattaforma, bensì il gruppo dirigente che è stato al centro della scena durante questa legislatura.

Nell’immediato i suoi membri hanno detto, per citare Toninelli, che Grillo e Conte sono una coppia fantastica e tale vogliono che rimanga. La ragione banale è che questo garantisce più di ogni cosa un futuro. Il gruppo dirigente spinge per un accordo fra i due “capi” e non si sa ancora se sarà possibile, sebbene Conte, al contrario di quel che scrive qualcuno che guarda troppo alla “recita”, non abbia spinto per una rottura. Non gli conviene, perché un partito suo difficilmente potrebbe mantenere un consenso paragonabile a quello che attualmente viene attribuito a M5S, ma non conviene neppure a Grillo, a meno che non sia preso dall’illusione di poter distruggere e ricostruire il

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Adesso il gioco si farà più duro

Paolo Pombeni - 23.06.2021

Arriva in Italia la presidente von der Leyen e ci porta l’approvazione del nostro PNRR: meglio del previsto si fa trapelare, perché in tutte le categorie della valutazione tranne una abbiamo avuto una A (punteggio massimo) e solo in una un B. Significa che fra non molto arriveranno i primi anticipi sui fondi che ci spettano. Ma significa anche che adesso si deve partire e qui il gioco si farà duro.

Gli esperti non legati ai partiti che hanno esaminato il piano mettono in luce che la situazione non è tutta rose e fiori, perché nonostante la cifra rilevante si è dovuto suddividerla per un numero molto alto di necessità per cui è facile sentire lamentele, non infondate, per i pochi fondi destinati a questo o a quel settore di intervento. Certo si sono fatti passi da gigante rispetto alla versione del piano elaborata da Conte: lontani dai taccuini molti esperti confessano che era un disastro, ma che non si deve dire per non turbare la pace di una coalizione sempre coi nervi a fior di pelle. Ai Cinque Stelle non si deve fornire l’occasione per creare difficoltà oltre quelle che già stanno mettendo in campo: vedi alla voce riforma della Giustizia. leggi tutto

PD: ritorno al PCI di Berlinguer?

Paolo Pombeni - 16.06.2021

Nessun partito è oggi in buona salute. Le discussioni sulla crisi della “forma partito” datano almeno da fine anni Settanta del secolo scorso, ma sono state a lungo esercitazioni accademiche. Ora sono riflessioni su una realtà che è più o meno sotto gli occhi di tutti. Magari c’è qualche risvolto paradossale, tipo il fato dei Cinque Stelli che sono nati per buttare a mare tutta la logica dei partiti politici e che adesso vogliono rifondarsi più o meno come partito. Ovviamente dichiarando, Conte dixit, che però saranno una cosa diversa dai partiti tradizionali. La storia si era già vista col fascismo e con il suo passaggio da Movimento a Partito Nazionale Fascista (PNF), anche allora dichiarando solennemente che il termine indicava però un’altra cosa. Non fu così, ma è un’altra storia.

Nonostante tutto, il caso più curioso è invece quello del PD, che non ha mai voluto negare la sua storia di partito più o meno tradizionale (congressi, direzioni, assemblee, segretari, circoli e quant’altro), ma che al dunque riesce sempre meno ad essere quello che un partito dovrebbe essere: un canale che travasa rappresentanza dalla società alla politica e viceversa.

Il partito che ha sede al Nazareno è un club, appena un poco allargato, di leggi tutto

Vaghe stelle della politica

Paolo Pombeni - 09.06.2021

La telenovela del contrasto fra Casaleggio, Conte e il vertice più o meno provvisorio di M5S si è conclusa. Non proprio con un “happy end”, ma con una sostanziosa transazione economica e un po’ di polemiche finali. Amen. Non crediamo ci sia da preoccuparsi per quel che succederà di Rousseau (inteso come movimento/piattaforma): per ora sembra che di movimento alternativo ai Cinque Stelle non ci sia sentore, avranno visto come sono finite le varie scissioni che hanno interessato negli ultimi anni gli altri partiti (sembra si tenga prudentemente fuori campo anche il solito Di Battista).

L’attenzione si concentra su ciò che succederà ora all’ ex MoVimento al cui vertice si dà per scontato che sarà eletto Conte, che intanto da tempo agisce come leader designato. Cosa che sarebbe curiosa trattandosi di una formazione in cui uno vale uno e pertanto si dovrebbe immaginare che dal voto dei militanti possa uscire qualsiasi cosa, visto anche che della voce di questi militanti non si è mai sentito nulla, salvo palesarsi in numero vario sulla piattaforma senza che alcuno potesse controllare numeri e veridicità dei dati. Vedremo se almeno su questo la nuova piattaforma offrirà qualche trasparenza in più.

Al momento Conte prosegue nella linea leggi tutto

Un tramonto della demagogia?

Paolo Pombeni - 02.06.2021

Ci si interroga se siamo di fronte al tramonto del dominio della demagogia. Preferiamo questo termine a quello che ci pare più ambiguo di “populismo”, perché mentre una certa dose di appello al popolo è un elemento costitutivo della democrazia, altra cosa è illudere il popolo che, per dirla con una battuta, la colpa sia sempre di un diavolo che il demagogo, persona, fazione o partito che sia, è in grado di scacciare anche solo denunciandolo.

Ci pare indubbio che abbiamo attraversato una lunga fase in cui la demagogia la ha fatta da padrona. Per essere chiari, tanto quella di destra quanto quella di sinistra, anche con un uso spregiudicato di argomenti che erano sufficientemente ambigui per poter essere usati dai due campi. Anzi abbiamo anche avuto un movimento, il grillismo, che ha tranquillamente mescolato demagogia di destra e di sinistra senza farsene alcun problema. I movimenti demagogici hanno raccolto buoni e talora notevoli successi, naturalmente in rapporto alla loro collocazione più o meno “fuori del sistema”, perché non è facile ergersi ad esorcisti del diavolo, se si è sospettati di essere in traffici con esso. Detto brutalmente: se la radice della demagogia è sostenere che chi è al potere ha rapporti stretti con tutti i demoni leggi tutto

Il gioco si fa duro?

Paolo Pombeni - 26.05.2021

Non che far funzionare a pieno ritmo la campagna vaccinale o mandare in tempo e in forme adeguate il PNRR a Bruxelles sia stata un’operazione facile. Però Draghi ha potuto contare, sia pure solo in parte, sul clima della cosiddetta “luna di miele” di chi inizia un’avventura politica. E poi c’era un po’ sempre la spada di Damocle di un possibile, per quanto difficile scioglimento della legislatura con rinvio di tutti alla prova delle urne: un esito di cui a parole nessuno ha paura, ma che in realtà tutti temono moltissimo.

Adesso però la luna di miele è finita e l’ipotesi di una conclusione anticipata della legislatura a due mesi dall’inizio del semestre bianco appare surreale. Invece si moltiplicano le decisioni che il governo deve prendere, mentre i partiti sono impegnati in una campagna elettorale per le amministrative che è densa di incognite. Tutto questo crea un clima poco favorevole alle intese che pure sarebbero necessarie.

Ci sono alcuni nodi da sciogliere che sono evidenti e ce ne sono altri che sono meno percepibili. Al primo genere appartengono i piani per le tre riforme che la UE ci impone per dare l’avvio ai finanziamenti del Next Generation UE: giustizia, fisco, pubblica amministrazione leggi tutto

Alla prova delle riforme

Paolo Pombeni - 19.05.2021

Draghi incassa un buon successo con la sua road map per le riaperture e il ritorno ad una certa normalità, il che testimonierebbe che la pandemia non è alle spalle, ma dovremmo essere in grado di tenerla sotto controllo in maniera sostenibile. È un passaggio importante, apprezzato dall’opinione pubblica, almeno secondo i sondaggi. Non è però la fine dei problemi di questo governo di una solidarietà nazionale che c’è solo in quota minima.

Adesso si devono fare i conti col passaggio delle riforme, un collo di bottiglia che costringerà tutti i partiti a decidere da che parte stare. Salvini, sempre lesto a cercare di cogliere l’occasione per fare la figura di quello che lo sapeva già, ha buttato lì che questo governo non riuscirà a fare le riforme, soprattutto quelle della giustizia e del fisco. Letta gli ha risposto e fatto rispondere che se non gli vanno bene le riforme se ne vada dal governo. Ma il problema è più complicato e lo sanno tutti.

Le riforme cozzano contro ciò che in un suo discorso Draghi ha pudicamente indicato come “gli interessi costituiti”. Ci stanno dentro quelli di molte corporazioni (se si parla di giustizia, giudici, PM e avvocati, ma non solo), leggi tutto