Ultimo Aggiornamento:
07 settembre 2024
Iscriviti al nostro Feed RSS

I conti azzardati col futuro

Paolo Pombeni - 29.05.2024

Sempre condizionati dall’attesa della prova elettorale europea, i politici cercano di prospettarsi cosa potrà accadere nel futuro prossimo e meno prossimo. Il segno dominante dovrebbe essere quello dell’incertezza, ma poiché questo genera ansia e insicurezza ciascuno si immagina che siamo sul punto in cui la situazione volgerà a suo favore.

La destra ritiene di essere in posizione favorita. Sebbene i sondaggi a livello europeo siano incerti sul punto, cerca di dare per scontato che sarà possibile avere una nuova maggioranza in seno alla UE perché le destre aumenteranno i consensi. Esaminando la cosa con una certa freddezza la situazione rimane quantomeno incerta. Innanzitutto la crescita delle destre (e lasciamo stare le divisioni nel senso di questo campo) non può essere così travolgente da consentire un esecutivo a due, Partito Popolare più conservatori di vario conio, ammesso e non concesso che il PPE sarebbe disponibile ad una alleanza di questo tipo. Occorre un terzo membro che si pensa dovrebbero essere i “liberali”, ma qui entra in gioco Renew Europe di Macron che con l’elezione presidenziale francese fra un paio d’anni non ha nessun interesse a favorire un protagonismo di Marine Le Pen.

Si tenga anche conto che Macron gioca su due leggi tutto

Voglia di Restaurazione?

Paolo Pombeni - 22.05.2024

La crescita dei movimenti di destra, compresi alcuni di estrema destra, pone delle questioni a chi vuole riflettere su questa fase storica senza perdersi nelle iscrizioni ai diversi fan-club alla moda. Non sappiamo ancora quanto ampio e soprattutto per quanto durerà il successo di questo vento di destra che attraversa il mondo, ma se ci si pensa un po’ si scopre che si tratta di una dinamica che non resta circoscritta nell’ambito di quelle forze che rappresentavano il versante della conservazione.

Lo scontro è dunque fra utopia e realismo come si pretende da alcuni? In verità non pare così semplice. Piuttosto diremmo che a fronte della attuale transizione storica che spiazza un po’ tutti torna sotto diversi aspetti l’utopia che si possa tornare al passato: non a quello reale, beninteso, ma a quello mitizzato dalle nostalgie delle diverse parti. Su un versante si può inneggiare alla restaurazione di un mondo che si ritiene, sebbene non sia stato così, fosse dominato da valori che si simboleggiano nella triade “Dio, patria, famiglia”. Sul versante opposto si crede che sia necessario tornare a quel passato recente dominato da un’idea semplificata di “progresso”, quando le cosiddette “conquiste” potevano sembrare in grado di espandersi senza tenere

  leggi tutto

Una politica dell’esasperazione

Paolo Pombeni - 15.05.2024

Sebbene non sembri avere molto successo, la politica punta sull’esasperazione: i toni si alzano in continuazione, si cerca di accreditare un clima da battaglia all’ultimo sangue, ma l’impressione è che il pubblico non si faccia veramente coinvolgere. Al massimo gode di quel cattivo spirito che anima chi guarda dall’esterno gli scontri, giusto per vedere chi vince, ma senza sentirsi parte in causa.

Ciò non deve spingere a sottovalutare i guasti di una simile situazione. Chi si rifugia dietro la considerazione che in fondo sono le solite sparate delle campagne elettorali non coglie la complessità del momento. Il fatto è che, finita la campagna elettorale, non cesserà questo clima di sovraeccitazione (per dirla in forma gentile). Non solo, come è ovvio, si dovranno riassorbire le varie letture che verranno date ai risultati delle urne: non solo quali partiti vincono o perdono, ma come sarà la distribuzione del consenso nei circa 3700 comuni e qualche regione che va in contemporanea alla prova del voto, quali saranno i successi e gli insuccessi dei vari leader di partito. Operazioni che non sono senza tensioni e senza contraccolpi.

Lasciamo in un canto la pur importante questione di come inizierà a prospettarsi la fisionomia della Unione Europea sulla base dei leggi tutto

Caccia al voto a qualunque costo

Paolo Pombeni - 08.05.2024

Qualcuno troverà incredibile che ci si stupisca per una cosa che è avvenuta da quando esistono i sistemi elettorali: la caccia al voto. Ma è l’aggiungere “a qualunque costo” che pone più di qualche problema. Che non si vada troppo per il sottile quando si devono aggregare consensi, passi. Che non ci si ponga nessun problema sembra troppo rischioso se si vuol mantenere in salute un sistema democratico.

Mettere nelle liste leader di partito che si sa benissimo che se venissero eletti non andranno al parlamento europeo fa parte di una caccia al voto del primo tipo. La maggior parte di coloro che votano sa come stanno le cose, specie considerando che per le urne europee la partecipazione è ristretta ad elettori mediamente informati (l’astensionismo è molto alto): non gli interessa mandare a Bruxelles/Strasburgo il loro leader di riferimento, gli interessa dare un sostegno alla sua posizione nel nostro paese (e in alcuni casi crede, o si illude, che un leader forte a Roma possa avere comunque un maggior peso in sede UE).

Ciò non può però significare che dimentichiamo la cattiva lezione viene da questo modo di raccogliere voti. Per contare a Bruxelles è necessario avere una classe dirigente che va lì con le leggi tutto

La politica del super-leader

Paolo Pombeni - 01.05.2024

Se ne discute da più di un secolo: è la questione politica del leader politico nazionale che deve riassumere in sé senso e messaggio di una visione. Si sono sprecate le definizioni: demagogo, capopopolo, lider maximo, capo amato e venerato, il migliore, giusto per ricordarne qualcuna. Da questo punto di vista, poco di nuovo sotto il sole. Neppure l’indicazione sulla scheda elettorale di un candidato preminente può stupire: lo ha fatto Berlusconi e altri ne hanno seguito le orme.

Eppure quel che sta accadendo per le elezioni europee qualche novità la presenta. Infatti fino ad ora l’indicazione del nome del leader di una formazione in modo da certificare un consenso alla sua persona era connessa con la sua candidatura ad occupare il ruolo di guida di quella formazione nel contesto parlamentare e, se possibile, di governo. Ora invece chiedono il voto per sé stesse personalità che si suppone guideranno l’azione delle loro forze politiche di riferimento (per alcune è quasi garantito, per altre è un’aspirazione), ma che lo faranno dall’esterno delle istituzioni per le quali si chiede agli elettori di scegliere i propri rappresentanti.

Nella sua banalità la questione è presto spiegata: Meloni, Schlein, Calenda, Tajani e qualche altro si candidano non per essere leggi tutto

Quanto pagano le sceneggiate politiche?

Paolo Pombeni - 24.04.2024

In Basilicata è andata più o meno come ci si aspettava: ha vinto con largo margine il candidato governatore del centro- destra e il cosiddetto campo largo ne esce male. Bassa l’affluenza alle urne: appena il 49,8% in calo rispetto alle precedenti elezioni regionali che avevano registrato un 53,5%, ma neppure il punto più basso perché nel 2013 ci si era fermati al 47,6%.

Tutto fa pensare che la partecipazione politica non coinvolga ormai più della metà (talora scarsa) degli aventi diritto. E sì che nelle elezioni regionali dovrebbe mobilitare l’insoddisfazione per i servizi che non si riescono a garantire ai cittadini. Nel caso specifico c’era una denuncia apparentemente ampia sull’inefficienza del servizio sanitario lucano che avrebbe dovuto spingere a negare il consenso a chi aveva governato nella legislatura precedente. Ora, siccome è difficile credere che invece si trattasse di critiche faziose contro una sanità che funziona benissimo, si deve dedurre che ormai gran parte dei cittadini considera certe inefficienze come croniche chiunque sia al potere e pertanto sceglie sulla base di altre considerazioni.

La lezione che si può trarre dalle elezioni lucane è triplice. La prima è che lì ha vinto una formazione di centro-destra, anziché come sembrava affermarsi nel paese di destra-centro. Lo testimonia l’ottimo risultato leggi tutto

La politica non distoglie gli occhi dal proprio ombelico

Paolo Pombeni - 17.04.2024

È quasi un coro unanime: non si capisce come mai la politica italiana di fronte ad una crisi internazionale che si aggrava non riesca a mostrare una seria volontà di farsi carico, sia pure per quel che è possibile, della situazione che incombe su di noi.

Non vogliamo parlare di imprese fantasiose e di missioni impossibili: chi pensa che il nostro Paese sia in grado di gestire delle incisive azioni specifiche tanto sul fronte russo-ucraino quanto su quello della guerra in Medio Oriente sta fantasticando a vuoto. Non abbiamo né la forza militare, né la eccezionale creatività diplomatica che sarebbero necessarie per renderci protagonisti di iniziative con un peso reale.

Il nostro governo fa quel poco che si può fare approfittando della contingenza della presidenza italiana del G7. Meloni cerca di muoversi con attenzione, non si può dire che stia facendo particolari sbagli, ma non ha gli strumenti per fare cose particolari, così come non li hanno avuti alcuni dei suoi predecessori. Oltre tutto le nostre finanze pubbliche non sono messe bene, ed azioni di peso sullo scacchiere internazionale richiedono un sistema in buona salute economica: per la semplice ragione che per i nostri avversari non sarebbe difficile profittare di alcune debolezze leggi tutto

A sinistra la politica gira a vuoto

Paolo Pombeni - 10.04.2024

Mentre il mondo appare sempre più costretto a misurarsi con un espandersi di conflitti che rischiano di portarci prima o poi nel vortice di uno scontro globale, nella nostra piccola Italia la politica resta legata alla competizione modesta di tutti contro tutti, senza che si capisca quale sia la vera materia del contendere.

Come spesso accade, ciò è più evidente fra le forze di opposizione, perché quelle di maggioranza, che pure non è che vadano proprio d’amore e d’accordo, sono tenute insieme dai vantaggi che hanno a stare al governo. La presunta esplosione del cosiddetto “campo largo”, in realtà il rapporto fra PD e M5S, tiene attualmente banco, ma, ci si consenta di dirlo, è solo un modo per sfruttare il marketing elettorale in vista dell’appuntamento delle elezioni europee.

Immaginiamo che qualche lettore si stupirà di questa analisi, considerando che la rottura si è avuta a proposito delle elezioni comunali a Bari e di quelle regionali in Piemonte, dunque in due competizioni amministrative. L’obiettivo di Conte però non è quello di rompere una alleanza, ma di sfruttare il solito argomento populista (noi con i corrotti, mai!) nel tentativo duplice di portar via un po’ di voti al PD e magari di richiamare a casa un leggi tutto

L’attesa sfiancante delle urne europee

Paolo Pombeni - 03.04.2024

Non c’è verso: la politica non si libera dall’ossessione per i risultati delle elezioni europee. Le amministrative che in buon numero le vengono affiancate non sono oggetto di considerazione particolare, a meno che non arrivino con qualche anticipo sul fatidico 9 giugno, come è nel caso delle regionali in Basilicata (ma anche in questo caso l’attenzione si è già molto smorzata).

Problemi da affrontare ce ne sarebbero: la gestione del PNRR non è che marci proprio splendidamente, dovendo scontare la debolezza dei nostri apparati burocratici, ma nessuno sembra intenzionato a varare un serio programma per la riforma della pubblica amministrazione. Il tema della finanza pubblica meriterebbe qualche attenzione, perché se è vero che qualche progresso si è fatto nella lotta all’evasione, siamo ben lontani dall’essercene fatti davvero carico.

Si va avanti col piccolo cabotaggio che punta solo a piantare bandierine. Al governo si perde tempo a varare proclami sulla presenza di ragazzi immigrati nelle nostre scuole, discettando stupidamente sulla opportunità o meno di un giorno di fermo alle lezioni per la chiusura del Ramadan (in un sistema scolastico che appena può chiude per qualunque “ponte”) o sulle percentuali accettabili di presenza di alunni non  italiani in una classe (mentre non ci sono programmi per integrare davvero leggi tutto

Una politica sempre più nervosa

Paolo Pombeni - 27.03.2024

Mentre il mondo pencola pericolosamente sull’orlo di un burrone, la politica di casa nostra si attorciglia sulle sue debolezze. Lo spettacolo a cui assistiamo non è dei più edificanti, ma, probabilmente, è lo specchio delle incertezze in cui si dibatte questa fase storica.

Ormai si dà per scontato che le elezioni europee, ma anche le concomitanti elezioni amministrative, saranno decisive per capire se il nostro sistema politico si stabilizzerà o meno e in che modi. Quella che fino a non molto tempo fa appariva come l’occasione per una sorta di sondaggio certificato sullo stato di salute dei vari partiti, senza che i suoi esiti potessero spostare molto, è possibile e probabile che sia il tornante per verificare la tenuta o meno dei molti sconvolgimenti che abbiamo vissuto nell’ultimo trentennio.

I partiti maggiori sottovalutano il ruolo che il nostro Paese dovrà giocare in Europa, basta dare un’occhiata alle diatribe sulla formazione delle liste. Tutto viene organizzato sulla base di un meccanismo acchiappa voti senza porsi il problema della delegazione da inviare al parlamento europeo: una sede in cui, se si vuole pesare almeno un poco, bisogna avere non generici “testimoni” di una presunta società civile, ma persone capaci di inserirsi in un contesto molto difficile, leggi tutto