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02 ottobre 2024
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Un governo senza luna di miele

Paolo Pombeni - 17.02.2021

Di solito tutti i governi godono nei primi mesi di un periodo particolarmente propizio. Non di rado si parla di 100 giorni di luna di miele. Pare che al governo Draghi non ne toccheranno neppure 10 di quei giorni. Da subito, nonostante un altissimo livello di gradimento da parte dell’opinione pubblica che gli è assegnato dai sondaggi, pesano sul nuovo esecutivo le eredità negative che vengono dal passato.

Non sembra essere premiante l’ambiguità della formula che alla fine è stata scelta da Mattarella e da Draghi, cioè un governo con un forte nucleo politico-tecnocratico, ma annegato in un contorno di ministri politico-partitici scelti con l’occhio  a non scontentare nessuno, ma evitando di avere in quelle fila figure di spessore carismatico. I cosiddetti tecnici (in realtà sperimentati personaggi usi a muoversi nel quadro della politica nazionale e non solo) avranno bisogno di tempo per esplicitare il loro impatto. Al contrario gli uomini di partito sono ancora alle prese con un problema così banale che ci si chiede come mai non sia stato tenuto in conto: parliamo delle elezioni amministrative che fra qualche mese si svolgeranno in importanti città simbolo e anche in altri comuni, dove non sarà evitabile la loro competizione per affermare il proprio peso. leggi tutto

Cosa vuol dire “governo del presidente”

Paolo Pombeni - 13.02.2021

Benché l’espressione “governo del presidente” sia molto usata e nonostante sia stata fatta circolare molte volte nella crisi politica che si è aperta dal dicembre dello scorso anno, non si può dire che i partiti siano davvero disponibili ad arrendersi a questa prospettiva. E dire che questa volta Mattarella è stato molto esplicito nel dare il mandato a Mario Draghi, perché non solo si è preso in prima persona l’onere di dichiarare lo stato di emergenza (su cui i partiti cincischiavano), ma ha chiesto all’incaricato di formare un esecutivo che prescindesse dalle formule politiche.

Si rimanda al dettato dell’art. 92 della nostra Carta Costituzionale che fa riferimento solo al potere congiunto del presidente del Consiglio incaricato di scegliere i suoi ministri ed al Presidente della Repubblica di nominarli. Si tratta però di una procedura che è stata raramente usata in maniera completa. Poiché il nostro è un sistema parlamentare che di fatto ha visto quasi solo governi di ampia coalizione, si è sempre visto che nell’accordo di coalizione accanto al programma si sono previsti anche i ministeri da assegnare ad ogni partito che l’aveva sottoscritto. Relativamente con maggiore frequenza si è invece esercitato il potere del Capo dello Stato nel dare il suo placet ai nomi proposti. leggi tutto

Il nocciolo della questione politica

Paolo Pombeni - 03.02.2021

La pessima abitudine di correre dietro ai lemmi del populismo rende incomprensibile ai più una crisi che invece è piuttosto rivelatrice della situazione in cui si trova la nostra politica. Renzi ha ripetuto l’errore che aveva già fatto ai tempi della campagna per il referendum sulla riforma costituzionale: presentare le sue proposte come una risposta alle pulsioni scatenate dalle demagogie correnti. Allora il tema era il taglio della poltrone e dei costi della politica che si sarebbero avuti con la riforma del Senato. Oggi si torna ad insistere sul disprezzo per le “poltrone” a cui Italia Viva rinuncia mentre gli altri se  le tengono strette. Non portò fortuna a suo tempo, temiamo che più o meno la stessa cosa possa accadere ora.

La questione di chi occupa i ministeri (e ancor più il ruolo di premier) non è affatto roba da poltronisti. Tocca il cuore del fare politica, perché nella storia d’Italia non c’è stato momento in cui riforme significative e portate a termine non abbiano incrociato uomini politici e di governo capaci di assumersene il carico. Avere al ministero della giustizia con lo stato poco brillante del nostro sistema giudiziario un autorevole competente che possa almeno provare a mettere in riga leggi tutto

La politica e il Paese

Paolo Pombeni - 27.01.2021

La crisi non è affatto “pazza” come sostengono i corifei dell’ormai tramontato governo Conte2. E’ semplicemente il frutto di una situazione politica che era evidente da tempo e che non si è voluta affrontare nella convinzione che a congelarla bastasse l’emergenza epidemica. Non si è tenuto conto che quel fattore prima o poi l’avrebbe portata al punto di rottura.

E’ così emersa una dicotomia fra la politica, incapace di esprimere un sistema di governo (che è qualcosa di più complesso di un esecutivo in carica), e il Paese, bisognoso di riforme e di interventi che lo facciano uscire dalla stagnazione in cui si trova da tempo intrappolato. Tuttavia sarebbe bene ricordare che la situazione attuale non ha le sue radici nella contrapposizione dei due soggetti, bensì deriva da un loro profondo intreccio. Vediamo di metterla in termini semplificati. La crisi politica è determinata dal fatto che in parlamento convivono una maggioranza relativa affidata ad un partito di agitazione, i Cinque Stelle, privo di una cultura adeguata, e due partiti cosiddetti sovranisti, ma in realtà più che altro demagogici, che sommati hanno una forza analoga a quello, i quali non sono capaci di ragionare se non nella più vieta logica della contrapposizione a prescindere. leggi tutto

Tre partiti ed una gamba (la quarta)

Paolo Pombeni - 20.01.2021

Abbiamo ceduto alla tentazione di parafrasare il titolo di un noto film di Aldo Giovanni e Giacomo, perché la situazione attuale ha più di qualche tratto di comicità surreale. La richiesta del premier Conte di costruirsi una “quarta gamba” per puntellare il suo ruolo avviene con l’adesione dei tre partiti che sono rimasti fedeli alla tesi che lui sia la chiave di volta di un sistema che altrimenti crollerebbe lasciando solo macerie. Eppure ognuno di questi dovrebbe avere ottime ragioni per riflettere se l’operazione non si tradurrà in una loro marginalizzazione.

Naturalmente si può condividere la famosa citazione di Romano Prodi della massima per cui “succhiare un osso è meglio che succhiare un bastone” (fatta a suo tempo a pro della riforma costituzionale di Renzi): tenersi Conte con questo governo è meglio che consegnare il paese alle destre con un ricorso al voto anticipato. Rimane però il fatto che un osso sarà meglio di un bastone, ma rimane un osso e come pasto per tenersi in piedi si potrebbe anche provare ad avere qualcosa di più appropriato.

Il problema su cui vorremmo attirare l’attenzione è peraltro diverso e verte sul significato di inventarsi a tavolino un partito che non c’è. Lasciamo perdere le leggi tutto

I nodi vengono al pettine

Paolo Pombeni - 13.01.2021

E’ sbagliato dire che questa crisi è inspiegabile, lo si fa solo per gettare fango sull’avversario con l’argomento, ambiguo, che così si mette a rischio la stabilità del paese. La realtà è un’altra. Vengono al pettine i nodi di una politica che si è basata sull’aritmetica anziché sulle idee, mentre la stabilità del paese purtroppo è già a rischio e non da ieri.

L’alleanza giallorossa era fondata su un interesse reciproco fra i contraenti: evitare le elezioni anticipate con la possibile, se non probabile vittoria del centrodestra. Non c’era alla base un patto politico, ma solo l’anti-salvinismo che a sinistra sostituiva l’anti berlusconismo. Sembra impossibile che la sinistra in Italia non riesca a mettersi insieme “per” qualcosa, sicché ripiega sull’unirsi in nome della comune opposizione a qualcos’altro.

In quel patto siglato nell’estate del 2019 a guadagnarci furono soprattutto i Cinque Stelle che riuscirono a mantenere i loro posti di potere e ad imporre alcuni dei loro pregiudizi ideologici. L’illusione di manipolarli piegandoli ad interpretazioni più razionali si è dimostrata fallace. Basta vedere come è andata dando il via libera al demagogico taglio dei parlamentari che doveva essere la premessa per sistemare molte questioni del quadro istituzionale-rappresentativo: il taglio i grillini l’hanno ottenuto, del resto si è persa traccia e memoria. leggi tutto

La democrazia è una cosa seria

Paolo Pombeni - 09.01.2021

Lo choc per i fatti di Washington è stato abbastanza forte. Si è visto come quella che era stata elevata a madre del costituzionalismo democratico sia finita ad essere teatro di un assalto al suo parlamento da parte di bande di facinorosi esagitati istigati a farlo da un presidente sconfitto alle elezioni. Vale il vecchio detto che chi semina vento (Trump e i suoi vari supporter) raccoglie tempesta. Purtroppo i seminatori di vento sono molti, anche in Italia, e la delegittimazione del sistema democratico è una tempesta che può sempre essere in procinto di scatenarsi.

Per questo ci permettiamo di attirare l’attenzione su alcuni argomenti pericolosi che vengono agitati durante la attuale crisi politica che non sappiamo ancora come potrà concludersi. Non tifiamo per nessuno degli attori che con maggiore o minore insensatezza occupano l’attuale ring politico, vorremmo semplicemente che si evitasse di diffondere argomentazioni che sono rischiose per la stessa tenuta del nostro sistema.

La più banale è l’affermazione che un partito che ha il 2% (stimato) dei consensi non avrebbe diritto a porre questioni di tenuta del governo. Ovviamente in democrazia chiunque è titolato ad intervenire sulla gestione della cosa pubblica. Se sono questioni fondate se ne dovrebbe tenere conto, perché è irrilevante la percentuale leggi tutto

Alla ricerca di un futuro

Paolo Pombeni - 23.12.2020

Sarà che è tipico del periodo avvicinandosi il giro di boa di San Silvestro, ma anche per la politica italiana il problema è interrogarsi sul futuro: su quello immediato (cadrà o no il governo Conte? E che succederà dopo?) e su quello almeno a medio termine (come rimetteremo in piedi il Paese una volta che si riuscisse a lasciarsi alle spalle la pandemia?).

Sulla prima questione la nebbia è notevole, sulla seconda totale. E poiché le due questioni sono strettamente connesse, la preoccupazione, per non dire l’angoscia per il futuro è crescente e non basta questa volta il solito ottimismo di maniera di ogni periodo fra Natale e Capodanno. Per affrontare il futuro con qualche serenità occorrerebbe avere qualche segnale di speranza e non ce ne sono molti. Soprattutto manca il potersi riferire ad una classe politica capace di mostrare consapevolezza che c’è sul tavolo il futuro di tutti e non il suo.

Quello che sta succedendo sulla legge di bilancio è istruttivo. C’è un festival di richieste di bonus e mancette senza senso né significato: si va dal finanziare corsi di jazz nei licei al sostenere l’impianto di rubinetti che fanno risparmiare l’acqua e via con roba simile. Non che in sé queste siano cose scandalose: leggi tutto

Ritorno alla prima repubblica (seconda fase)?

Paolo Pombeni - 16.12.2020

A guardare quel che sta avvenendo nella politica di casa nostra si assiste ad un netto ritorno alla seconda ed ultima fase della prima repubblica, sia pure con differenze che non sono da sottovalutare. Non si tratta certo, come scrivono taluni, della riscoperta della “verifica” come strumento per sistemare le divergenze politiche interne ad una coalizione.

Quello è un fenomeno che è continuato anche durante la seconda, tanto nei governi di centrodestra (tensioni fra Berlusconi, Bossi e Fini) quanto nei governi di centrosinistra (le cui coalizioni sono sempre state piuttosto litigiose). La novità attuale è la presenza di una coalizione con una strutturale competizione interna per la leadership. Nello schema simil-bipolare della seconda repubblica quel tipo di competizione era quasi inesistente. Nel centrodestra il predominio assoluto di Berlusconi e del suo partito continuò sin quasi alla fine. Quando dall’interno lo si metteva in crisi era evidente che non di nuovi equilibri nella coalizione si stava parlando, ma di una svolta che, se non ricomposta, avrebbe portato al potere la coalizione avversaria.

Nel centrosinistra le cose erano più o meno simili, anche se ci poteva essere più spazio per l’illusione che si potesse semplicemente cambiare premier come avvenne nel passaggio da Prodi a D’Alema nel 1998, leggi tutto

La stabilità politica ha un prezzo

Paolo Pombeni - 09.12.2020

Di nuovo il governo balla e traballa senza che si assista ad alcun serio tentativo di stabilizzare la situazione. Una parte dei media, soprattutto televisivi, si è assunta il ruolo dei pompieri sostenendo che insomma ci vuole dell’irresponsabilità per far cadere Conte e lasciare il paese senza governo in questo delicato momento, un’altra parte quasi specularmente veste i panni degli incendiari accusando l’esecutivo di insensibilità e stupidità nella gestione dell’emergenza.

La situazione è molto complicata e secondo qualche indiscrezione fatta trapelare lo stesso Mattarella si starebbe stancando di un contesto in cui ben pochi lavorano per dare un orizzonte di tranquillità al paese. La critica va soprattutto al premier Conte, anche se non è l’unico responsabile di questo stato di cose.

Il fatto è che non si riesce ad affrontare nessun problema, perché altrimenti si tocca qualche sensibilità nella maggioranza, ma soprattutto la perdurante crisi dei Cinque Stelle impedisce una chiarificazione del quadro politico. Così in queste nebbie Conte continua ad interpretare  una doppia parte, da un lato quella dell’indeciso a tutto per non mettersi in discussione, dall’altro quella dell’accentratore spregiudicato per costruirsi comunque una alleanza con i poteri forti della burocrazia e forse non solo quelli.

L’ultimo episodio è il tentativo di varare la leggi tutto