Ultimo Aggiornamento:
11 dicembre 2024
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L’arrivo in Italia dei rifugiati: passare dall’emergenza ad una politica organica dell’Italia e dell’Europa.

Roberto Zaccaria * - 29.07.2014
Unhcr

      1. Sempre più spesso nei nostri telegiornali sentiamo parlare di “emergenza umanitaria” a proposito degli sbarchi di migranti e di rifugiati nel nostro paese. Queste notizie sono accompagnate da immagini spesso strazianti di barconi sovraffollati e, a volte, assistiamo anche al triste rituale del recupero di salme in sacchi di plastica nera.

    Certo siamo ben lontani da quel terribile 3 ottobre del 2013 quando a Lampedusa morirono oltre 350 persone ed abbiamo ancora negli occhi quella enorme distesa di bare.

    Fortunatamente dopo di allora il Governo italiano ha varato l’operazione Mare nostrum che con l’impiego quotidiano della marina militare, della Guardia costiera e delle altre forze dell’ordine ha permesso di salvare migliaia di vite umane dando vita ad una delle più grandi operazioni umanitarie che sia dato ricordare negli ultimi anni.

    Per questo solo fatto sarebbe del tutto naturale che qualcuno volesse proporre le nostre forze armate e la stessa terra di Sicilia, che ha offerto la prima accoglienza, quale Premio Nobel per la pace.

   I numeri delle statistiche (Unhcr) parlano da soli: nel primo semestre del 2014 più di 75.000 rifugiati e migranti sono arrivati via mare in Italia, Grecia, Spagna e Malta – il 25 per cento in più rispetto ai 60.000 che hanno compiuto lo stesso percorso nel 2013 e oltre tre volte le 22.500 persone arrivate nel corso del 2012. L’Italia è stata il paese con il maggior numero di arrivi (63.884), seguita dalla Grecia (10.080), dalla Spagna (1.000) e da Malta (227). A questi si aggiungono poi altri 21.000 rifugiati e migranti arrivati in Italia dal primo luglio. La maggior parte proviene da Eritrea, Siria e Mali ed è partita dal Nord Africa, principalmente dalla Libia. Nei primi sei mesi del 2014 sono arrivati in Italia 10.563 minori, 3.676 dei quali provenienti dalla Siria. Tra di loro 6.500, per lo più eritrei, sono minori non accompagnati o separati dalle loro famiglie. Solo nel fine settimana del 19 e 20 luglio le autorità italiane e maltesi, con l’aiuto di diversi mercantili, hanno tratto in salvo 8.000 persone.

Purtroppo anche il bilancio dei morti è molto severo, nonostante l’operazione Mare nostrum, perché spesso le nostre unità arrivano quando le tragedie si sono già consumate. Negli ultimi giorni più di 260 persone sono morte o disperse nel Mediterraneo. Solo quest'anno si calcola che oltre 800 persone siano morte rispetto a un totale di 600 morti nel 2013 e di 500 nel 2012. Molti di loro erano rifugiati in cerca di sicurezza dai conflitti e dalle guerre. Drammatici sono poi i racconti dei superstiti che parlano di annegamenti di massa, soffocamenti ed anche di accoltellamenti multipli.

Queste tragedie sono la prova – sempre secondo le parole dell’Unhcr e dell’alto commissario,Antonio Guterres,  - che la crisi nel Mediterraneo si sta intensificando, dal momento che molte persone in fuga dall’Eritrea, dalla Siria e da altri paesi dilaniati dalla violenza cercano sicurezza in Europa, rischiando la vita in mare mettendosi nelle mani di trafficanti. Nelle ultime settimane il rapido aumento degli incidenti in mare ha suscitato la richiesta ai paesi europei di intraprendere misure urgenti per sviluppare un piano globale per prevenire tali tragedie.

 

2. Ecco perché di fronte a questo quadro non è più accettabile fare ricorso alla parola emergenza ed è indispensabile mettere in campo politiche ordinarie di ampio respiro che partendo da queste premesse sappiano dare risposte nazionali e sovranazionali adeguate.Romano Prodi, in un incontro organizzato dal Cir il 26 giugno in occasione della giornata mondiale contro la tortura, ha detto che non ha alcun senso considerare questi grandi movimenti migratori come straordinari ma è necessario considerarli ormai come parte integrante dell’epoca contemporanea.

E’ necessario dunque definire innanzitutto politiche nazionali di accoglienza e di integrazione. In questo quadro si colloca il Piano nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di migranti adottato  il 10 luglio nell'ambito della Conferenza Unificata. Il sistema si articola in una fase, gestita nei Centri di primo soccorso e assistenza nelle regioni di sbarco o limitrofe, seguita da una prima accoglienza e qualificazione dei cittadini stranieri presso centri regionali/interregionali (Hub) e in una fase di seconda accoglienza da attuare nell’ambito del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), appositamente potenziato e finanziato. Una delle novità è costituita  dalla presa in carico dei minori stranieri non accompagnati, da parte dei centri SPRAR. Il Tavolo asilo (che riunisce alcune importanti organizzazioni private) ha sottolineato l’importanza della sinergia tra governo centrale, regioni ed enti locali, come anche il ruolo che gli enti del privato sociale assumono nella concreta attuazione del piano di accoglienza. E’ inutile nascondere che rimangono ancora numerose criticità (adeguamento della normativa, superamento dei mega centri d’accoglienza, protezione efficace dei minori stranieri).

Si deve ricordare infine che nel corso di un incontro dal titolo molto significativo (“Prima di prendere il mare. Dal re - insediamento all'ammissione umanitaria”) alla Camera dei deputati si è tenuto (con le significative presenze,tra gli altri,  di Boldrini, Alfano, Manconi, Foffi, Jolles ed Hein) un incontro che ha affrontato i nodi di politica internazionale che stanno intorno al problema degli arrivi via mare. Tutti i relatori hanno concordato sulla necessità di porre termine alle stragi nel Mediterraneo e, esprimendo grande apprezzamento per l’operazione Mare Nostrum, hanno sottolineato l’urgenza di adottare modalità di accesso alla protezione per coloro che fuggono da persecuzioni e conflitti armati prima ancora di prendere il mare e naturalmente al centro di tutte le proposte è stato posto il tema di rendere protagonista l’Europa, sia attraverso una ridefinizione di Frontex, sia con una politica estera coordinata nei paesi di imbarco, sia con misure di protezione umanitaria, sia con una più razionale ed omogenea procedura di asilo. I temi sul tavolo ci sono tutti. Ora si tratta di mettere al lavoro il governo ed i nuovi commissari europei che ci auguriamo vengano definiti rapidamente,

 

 

 

Professore e Presidente del Consiglio italiano per i rifugiati