Ultimo Aggiornamento:
12 febbraio 2025
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Argomenti

Ceta: meglio ratificare *

Gianpaolo Rossini - 20.06.2018

Libero scambio ed Europa non sembrano più di moda e ne soffre il Ceta, l’accordo di libero scambio stipulato tra Ue e Canada. Nel 1957 col Trattato di Roma che dà vita alla Unione Europea (allora Comunità Europea) i paesi membri delegano le politiche commerciali  verso paesi terzi alla Commissione.  Quando gli accordi riguardano materie  finanziarie  o la proprietà intellettuale, non limitandosi agli scambi mercantili occorre la ratifica di ciascun membro della Ue. Il Ceta, nel 2016 trova l’opposizione della Vallonia, contraria ad aspetti che riguardano le istituzioni chiamate  a regolare i contenziosi commerciali tra produttori Canadesi ed Europei. Il Trattato subisce alcune migliorie venendo incontro alle critiche della regione belga ed è ratificato da alcuni paesi Ue. Che succede nel Bel Paese? Diverse voci del governo giallo-verde si stanno esprimendo per un rifiuto in toto del trattato. Sono spalleggiate dalla Coldiretti, associazione degli agricoltori proprietari di aziende agricole che tuonano contro il trattato che non riconoscerebbe abbastanza prodotti italiani del territorio, e quindi non ne impedirebbe l’imitazione in Canada. A prima vista sembrerebbe l’ennesimo caso di Italia Cenerentola in Europa. Ma è proprio così? Il trattato Ceta è un lungo documento al quale la commissione europea, ha lavorato con i canadesi per più anni. leggi tutto

Gustavo Gutiérrez. I novant´anni di un teologo che guarda al futuro

Claudio Ferlan - 13.06.2018

Venerdì otto giugno il padre domenicano Gustavo Gutiérrez, peruviano nativo di Lima, ha compiuto novant’anni. E ha ricevuto una lettera di auguri da papa Francesco. Potrebbe sembrare a prima vista una notizia di poco conto, ma solo a uno sguardo distratto. Gutiérrez infatti è uno dei fondatori della teologia della liberazione, una corrente condannata ai tempi di Woytila e del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede Joseph Ratzinger, ma in seguito meglio compresa e riabilitata a livello ecclesiale.

 

La lettera di Jorge Mario Bergoglio

Il testo, scritto naturalmente in spagnolo, è breve ma denso di significato: “Caro fratello, per il tuo novantesimo compleanno ti scrivo per farti gli auguri e per assicurarti la mia preghiera in questo momento significativo della tua vita. Mi unisco alla tua azione di grazie a Dio, e ti ringrazio anche per il contributo che hai dato alla Chiesa e all’umanità attraverso il tuo servizio teologico e il tuo amore preferenziale per i poveri e gli abbandonati dalla società. Grazie per tutti i tuoi sforzi e per il tuo modo di interpellare la coscienza di ognuno, perché nessuno resti indifferente di fronte al dramma della povertà e dell’esclusione. Con questi sentimenti, ti incoraggio a leggi tutto

Elezioni Turchia 2018

Massimo Ronzani * - 06.06.2018

Il prossimo 24 giugno sarà election day in Turchia. Il popolo sarà chiamato a votare per eleggere i propri rappresentanti al parlamento e il nuovo capo di Stato

 

Elezioni anticipate

Lo scorso aprile il presidente e leader dell’AKP al governo Recep Tayyip Erdogan ha appoggiato la proposta di Devlet Bahceli, leader del partito MHP, di anticipare le elezioni del 3 novembre 2019. Approvata la proposta in parlamento e decisa la data del voto, la campagna elettorale ha avuto inizio. La decisione di anticipare le elezioni è stata motivata ufficialmente dall’accelerazione degli avvenimenti in Siria e in Iraq, dalla necessità di prendere decisioni importanti per l’economia del paese e per velocizzare i cambiamenti costituzionali previsti dal referendum del 17 aprile 2017. Più concretamente, AKP e MHP si sono accorti del proprio trend negativo in termini di consenso elettorale, cominciato con la vittoria risicata al referendum.

I sondaggi di questa primavera davano la coalizione AKP-MHP circa al 45%, voti insufficienti per eleggere il presidente al primo turno. Lo scontento dell’elettorato sarebbe causato soprattutto dalla crisi economica che sta attraversando il paese. La crescita dell’economia turca, leggi tutto

Contratto di governo M5S-Lega A proposito di politica estera, immigrazione e Ius soli

Leila El Houssi * - 30.05.2018

Il fantomatico contratto di governo tra Lega e movimento 5 stelle ha partorito nel suo insieme un compromesso alquanto pericoloso che spingerà il nostro paese a una pericolosa involuzione. Se sul fronte della politica interna molti commentatori e analisti hanno espresso la loro opinione sulle eventuali disposizioni che il contratto riporta, poco è stato detto su questioni che riguardano Ius Soli, politica estera e questione immigrazione.

Allo Ius Soli non viene dedicata neanche una riga probabilmente perché l’argomento per i nostri prossimi governanti non merita di essere contemplato.  E’ palese, ed è già emerso in campagna elettorale, che leghisti e pentastellati nutrano sentimenti che passano dal disprezzo all’indifferenza nei confronti di persone la cui origine non è italiana ma  che sono nate e/o cresciute nel nostro paese. Sono 800mila ragazze e ragazzi che ad oggi non sono tutelati dallo Stato italiano e sembra non esserci alcuna volontà per una soluzione L’unico riferimento che troviamo è al punto 18 quando si parla di 'politiche per le famiglie e la natalità''. In quest’articolo in cui si avvalora “il sostegno per servizi di asilo nido in forma gratuita a favore delle famiglie italiane” come ha recentemente sostenuto la ex ministra Livia Turco si “calpesta l'articolo 3 della Costituzione che vieta leggi tutto

Contratto di governo M5S-Lega

Leila El Houssi * - 26.05.2018

Il fantomatico contratto di governo tra Lega e movimento 5 stelle ha partorito nel suo insieme un compromesso alquanto pericoloso che spingerà il nostro paese a una pericolosa involuzione. Se sul fronte della politica interna molti commentatori e analisti hanno espresso la loro opinione sulle eventuali disposizioni che il contratto riporta, poco è stato detto su questioni che riguardano Ius Soli, politica estera e questione immigrazione.

Allo Ius Soli non viene dedicata neanche una riga probabilmente perché l’argomento per i nostri prossimi governanti non merita di essere contemplato.  E’ palese, ed è già emerso in campagna elettorale, che leghisti e pentastellati nutrano sentimenti che passano dal disprezzo all’indifferenza nei confronti di persone la cui origine non è italiana ma  che sono nate e/o cresciute nel nostro paese. Sono 800mila ragazze e ragazzi che ad oggi non sono tutelati dallo Stato italiano e sembra non esserci alcuna volontà per una soluzione L’unico riferimento che troviamo è al punto 18 quando si parla di 'politiche per le famiglie e la natalità''. In quest’articolo in cui si avvalora “il sostegno per servizi di asilo nido in forma gratuita a favore delle famiglie italiane” come ha recentemente sostenuto la ex ministra Livia Turco si “calpesta l'articolo 3 della Costituzione che vieta

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L’insostenibile leggerezza di essere Libano

Giovanni Parigi * - 02.05.2018

In Libano, il prossimo sei maggio, si terranno le elezioni parlamentari. Per il paese si tratta di un evento di estrema rilevanza, in quanto le ultime precedenti si tennero nel 2009, quando non erano ancora scoppiate né le Primavere Arabe né la guerra civile in Siria, e il Da‘esh era ancora lungi da venire. Di fondo, le cause di questo ritardo quasi decennale sono dovute all’inconciliabilità delle posizioni di Hezbollah e i suoi alleati con quelle delle altre forze politiche; in particolare, l’approvazione della nuova legge elettorale, questioni di sicurezza interna e regionale nonché uno stallo di due anni nella nomina del presidente della repubblica hanno portato a ben due proroghe dell’attuale parlamento.

In realtà, questo impasse istituzionale non è altro che il sintomo di una causa più profonda del “malessere libanese”, ovvero il fatto che in Libano manca una vera e propria dinamica di alternanza al potere, bensì vige un sistema consociativo, che vede la distribuzione del potere su base settaria e un susseguirsi di governi di unità nazionale; quindi, o c’è un accordo di pressoché tutte le forze politiche, o la vita politica del paese si paralizza.

Sennonché, grosso modo a partire dal 2006, grazie ad una serie di dinamiche leggi tutto

L’insostenibile leggerezza di essere Libano

Giovanni Parigi * - 28.04.2018

In Libano, il prossimo sei maggio, si terranno le elezioni parlamentari. Per il paese si tratta di un evento di estrema rilevanza, in quanto le ultime precedenti si tennero nel 2009, quando non erano ancora scoppiate né le Primavere Arabe né la guerra civile in Siria, e il Da‘esh era ancora lungi da venire. Di fondo, le cause di questo ritardo quasi decennale sono dovute all’inconciliabilità delle posizioni di Hezbollah e i suoi alleati con quelle delle altre forze politiche; in particolare, l’approvazione della nuova legge elettorale, questioni di sicurezza interna e regionale nonché uno stallo di due anni nella nomina del presidente della repubblica hanno portato a ben due proroghe dell’attuale parlamento.

In realtà, questo impasse istituzionale non è altro che il sintomo di una causa più profonda del “malessere libanese”, ovvero il fatto che in Libano manca una vera e propria dinamica di alternanza al potere, bensì vige un sistema consociativo, che vede la distribuzione del potere su base settaria e un susseguirsi di governi di unità nazionale; quindi, o c’è un accordo di pressoché tutte le forze politiche, o la vita politica del paese si paralizza.

Sennonché, grosso modo a partire dal 2006, grazie ad una serie di dinamiche leggi tutto

L'enigma della Siria

Vanja Zappetti * - 18.04.2018

Le notizie risuonano drammatiche come solo i bollettini di guerra sanno fare, gli attacchi missilistici notturni, tuttavia, erano l'opzione a minor impatto a disposizione di Stati Uniti, Regno Unito e Francia per agire in termini bellici. Da una parte danno il contentino agli interventisti occidentali dall’altra riescono a evitare lo scontro con la Russia, e alla fine non incideranno in alcun modo sul risultato della guerra siriana, che perdura indisturbata da sette anni.

 

A Trump, Macron e May riuscirà così di recitare il ruolo dei duri, Assad continuerà a uccidere i siriani impunemente e molto probabilmente con armi chimiche ma ora potrà sventolare la bandiera della vittima, Putin potrà dare la colpa all’Occidente. Fuochi d’artificio, poco di più, nessuna strategia di medio o lungo termine, nessuna volontà politica reale di salvare vite umane.

 

Ma perché Trump ha impiegato così tanto tempo a reagire in Siria? Per una serie di motivi, non ce n’è mai uno solo: innanzitutto perché è stato preso di sorpresa da ciò che riteneva improbabile, ossia che Assad venisse colto di nuovo in fallo. Poi perché la sua amministrazione, esattamente come quella di Obama, non aveva e non ha alcuna prospettiva di lavoro né emergenziale né, e tanto leggi tutto

Xi Jinping per sempre

Aurelio Insisa * - 21.03.2018

Lunedì 11 marzo l’Assemblea Nazionale del Popolo della Repubblica Popolare Cinese ha approvato, con percentuali tipicamente "bulgare", un emendamento costituzionale che ha abolito il limite di due mandati per la carica di Presidente della Repubblica. L’emendamento, proposto all'Assemblea dal Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC) questo gennaio (ma reso pubblico solo a febbraio), permetterà all'attuale Presidente Xi Jinping di rimanere al potere oltre il termine del suo secondo mandato nel 2023. La ratificazione dell’emendamento costituzionale è stato l’ultimo passaggio di un processo iniziato nel diciannovesimo Congresso del PCC svoltosi lo scorso ottobre. In quell'occasione, le nomine del nuovo Comitato Permanente del Politburo non diedero alcuna indicazione sull'identità del successore del Segretario Generale in carica (contrariamente a quanto avvenne nel diciassettesimo Congresso, nel 2007).

Questo emendamento è destinato a produrre un cambiamento fondamentale negli equilibri politici in Cina, poiché scardina quel processo interno di “istituzionalizzazione” (zhiduhua) che a partire dalla metà degli anni novanta creò un quadro di riferimento istituzionale coerente e soprattutto prevedibile. Le pietre angolari di questo processo furono l’introduzione di un limite leggi tutto

Xi Jinping per sempre

Aurelio Insisa * - 17.03.2018

Lunedì 11 marzo l’Assemblea Nazionale del Popolo della Repubblica Popolare Cinese ha approvato, con percentuali tipicamente "bulgare", un emendamento costituzionale che ha abolito il limite di due mandati per la carica di Presidente della Repubblica. L’emendamento, proposto all'Assemblea dal Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC) questo gennaio (ma reso pubblico solo a febbraio), permetterà all'attuale Presidente Xi Jinping di rimanere al potere oltre il termine del suo secondo mandato nel 2023. La ratificazione dell’emendamento costituzionale è stato l’ultimo passaggio di un processo iniziato nel diciannovesimo Congresso del PCC svoltosi lo scorso ottobre. In quell'occasione, le nomine del nuovo Comitato Permanente del Politburo non diedero alcuna indicazione sull'identità del successore del Segretario Generale in carica (contrariamente a quanto avvenne nel diciassettesimo Congresso, nel 2007).

Questo emendamento è destinato a produrre un cambiamento fondamentale negli equilibri politici in Cina, poiché scardina quel processo interno di “istituzionalizzazione” (zhiduhua) che a partire dalla metà degli anni novanta creò un quadro di riferimento istituzionale coerente e soprattutto prevedibile. Le pietre angolari di questo processo furono l’introduzione di un limite leggi tutto