Shock sulla disuguaglianza globale?
Anche quest’anno il Rapporto Oxfam sulla disuguaglianza globale fa parlare di sé. Sarà perché è stato presentato alla vigilia del vertice di Davos del Forum Economico Mondiale, il vertice che raduna nella località sciistica svizzera esponenti di primo piano della politica e dell’economia internazionali, oltre a giornalisti e intellettuali a vario titolo, con l’obiettivo generale di dibattere dei temi di più pressante attualità. Sarà anche perché non sciocca più, pur allarmando per la conferma dei dati diffusi lo scorso anno che indicano la tendenza all’aumento del divario fra ricchi e poveri, con l’1% più ricco della popolazione mondiale che continua a possedere quanto il restante 99%. Alcuni esempi forniti da Oxfam e che campeggiano sul sito web della ong britannica possono meglio rendere l’idea: 42 Paperoni possiedono ben più di 3 miliardi e 700 milioni di persone; ogni due giorni nasce un nuovo miliardario; l’82% dell'incremento di ricchezza netta registrato nel mondo tra marzo 2016 e marzo 2017 ha ulteriormente arricchito i ricconi del pianeta.
A pagare il prezzo di questa polarizzazione della ricchezza sono le fasce più povere e vulnerabili dell’umanità, che vedono costantemente peggiorare i loro salari e le condizioni lavorative, con una diminuzione del potere di acquisto e del benessere di cui possono godere. In particolare i giovani sono stati i più colpiti dalla crisi economico-finanziaria, fotografati dal Rapporto con poco meno del 43% della forza lavoro giovanile a livello globale disoccupata o con un lavoro ma povera, più di 500 milioni di giovani che hanno a disposizione meno di 2 dollari al giorno e 4 milioni di bambini in condizione di schiavitù lavorativa.
Le ragioni di questo processo di accentuazione delle disuguaglianze, secondo Oxfam, sono da ricercare nella forsennata corsa alla riduzione del costo del lavoro che, di fatto, determina l’erosione delle retribuzioni, nonché nella massimizzazione degli utili di impresa a tutto vantaggio degli incentivi e degli emolumenti però concessi solo ai dirigenti. I lavoratori restano invece inglobati in meccanismi che ne annientano il potere di contrattazione e le tutele, anche a causa di un infittirsi dei processi di esternalizzazione lungo le filiere globali di produzione.
Se i colpevoli di questa disuguaglianza globale sono dunque facilmente individuati, ben più difficile è condividere gli strumenti di intervento per tentare di arrestare tale processo di progressivo impoverimento della maggior parte della popolazione mondiale. “Ricompensare il lavoro, non la ricchezza” è la formula proposta da Oxfam che chiama in causa l’adozione di politiche di maggiore equità retributiva (al pari della riduzione degli stipendi dei top manager), la tutela dei diritti dei lavoratori, specialmente delle categorie più vulnerabili (lavoratori domestici, migranti e del settore informale), l’aumento dei servizi statali per sanità, istruzione e sicurezza sociale, e al contempo l’introduzione di una maggiore progressività fiscale per i più ricchi e le multinazionali. Si tratta di indicazioni di massima intese a impedire che lo straordinario benessere di pochi sia pagato dalla maggioranza della popolazione, ben più povera, e che monopolio delle ricchezze e clientelismo continuino a tessere una rete che impedisce uno sviluppo più diffuso.
Neanche l’Italia è esente da questa progressiva, ma inesorabile, polarizzazione della ricchezza: si è calcolato che l’1% più ricco del Paese possiede 240 volte ciò che possiede il 20% più povero. I numeri restituiscono un quadro piuttosto preoccupante: il 20% più ricco degli italiani detiene oltre il 66% della ricchezza nazionale, il successivo 20% controlla il 18,8% della ricchezza, lasciando al restante 60% più povero degli italiani appena il 14,8% della ricchezza nazionale. Dunque il top-10% della popolazione italiana possiede oggi oltre 6 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione: un risultato davvero sconfortante confrontando il vertice della piramide della ricchezza con i decili più poveri della popolazione italiana, laddove a metà 2017 si è rilevato che la ricchezza dei primi 14 miliardari italiani della lista Forbes equivale alla ricchezza netta detenuta dal 30% più povero della popolazione.
Con la povertà in progressivo aumento e un assottigliamento di quella fascia media che caratterizzava la società italiana uscita dal Miracolo economico, è evidente la crescita di un generale risentimento per l’assenza di una stabilità economica nonché per la progressiva erosione di diritti e tutele che nutre l’odio verso la politica, fra fasce di reddito, e indirizzata verso accidentali capri espiatori. Una vera e propria polveriera sociale che, con le elezioni del 4 marzo alle porte, rischia di dettare i programmi elettorali delle future coalizioni di governo.
di Luca Tentoni
di Paolo Pombeni
di Miriam Rossi