Ultimo Aggiornamento:
18 settembre 2024
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Argomenti

Cose di un altro mondo?

Paolo Pombeni - 11.10.2023

Con quel che sta accadendo in Israele la situazione in Europa e in Italia rimarrà o ritornerà ad esser quella di prima? Difficile pensarlo. La guerriglia terroristica su larga scala intrapresa da Hamas è qualcosa di diverso da quel che avevamo visto sin qui nel lungo conflitto israelo-palestinese: per intensità, per obiettivi e per il contesto in cui si inserisce. Crediamo di poter dire che si intravede un altro mondo rispetto a quello che era stato costruito fino all’inizio del nuovo millennio.

È abbastanza evidente che un’azione di quella ampiezza e di quella portata non è pensabile come nata semplicemente dalla pur agguerrita organizzazione di Hamas. Servivano troppi soldi (mille razzi hanno un costo proibitivo per una componente non statale e limitata) e un addestramento meticoloso delle forze impiegate che hanno anche usato mezzi non usuali come i deltaplani (impossibile che questo sia stato fatto nella striscia di Gaza monitorata costantemente dagli israeliani). Dunque qualcuno o più d’uno ha dato soldi e spazi ed opportunità per prepararsi.

Poi c’è il contesto particolare: tutto avviene nel momento in cui la guerra in Ucraina sembra in un relativo stallo, mentre in Europa cresce una opinione pubblica stanca di sostenere attivamente quella guerra. Al tempo stesso leggi tutto

Il massacro dell'Ucraina, tra impliciti ed evidenze

Francesco Provinciali * - 30.08.2023

Il 24 febbraio 2022 iniziava l’invasione su larga scala dell’Ucraina, definita eufemisticamente da Putin “operazione militare speciale”. Se quest’ultimo l’avesse presentata per ciò che realmente è, cioè una guerra, quello stesso giorno sarebbe stato smascherato in primis davanti al Consiglio di sicurezza dell’ONU facendone espellere la Federazione Russa –che ne è discutibilmente membro permanente con diritto di veto- per dichiarazione unilaterale di guerra. Nei salotti televisivi e domestici italiani, sui social media e da certa stampa negazionista la realtà è sempre stata posta in forma dubitativa, quasi come se quell’aggressione militare punitiva e vigliacca fosse in qualche modo stata provocata. Ciò che Putin confidava essere un ‘blitzkrieg’ che in tre giorni gli avrebbe consentito di prendere Kyiv defenestrando Zelensky, s’è rivelata essere l’operazione fallimentare speciale più insensata della Storia moderna. Tuttavia, sospinta da un forte antiamericanismo latente e da un filoputinismo implicito, quella pletora di pacifinti ha proseguito sui media compiacenti la più mendace e vergognosa campagna di mistificazione storica dei fatti. A sinistra si sono posizionati gli intellettuali più cogitanti, che con fare più o meno accondiscendente hanno invitato a comprendere le presunte ragioni dell’aggressore rispolverando immaginifiche realtà storiche inesistenti, annessioni volontarie che non ci sono mai state e violando il principio dell’autodeterminazione dei popoli. leggi tutto

Piano con le parole

Paolo Pombeni - 26.07.2023

Un tempo l’estate era il momento del libero sfogo delle provocazioni politiche: li chiamavano “ballon d’essai” e si pensava servissero a buttare dei sassi nello stagno di un’estate in cui la gente, sotto l’ombrellone o sui monti, lasciava correre dando a quelle parole il peso inconsistente che avevano.

Non è più così, un po’ perché i periodi di ferie si sono ridotti anche per i politici, un po’ perché nella pubblica opinione le preoccupazioni per il futuro crescono: sia quelle dipendenti dalle angosce esagerate a cui indulge la comunicazione, sia quelle che nascono da analisi più serie su una contingenza che non si capisce ancora come potrà evolversi.

Proprio per questo sarebbe bene che i politici imparassero a misurare le parole in vista delle scadenze che ci attendono. Un esercizio certo non facile con la pressione dei talk show e con la convinzione che se non si sta costantemente sotto i riflettori non si guadagnano voti. Eppure, come si è visto più volte, il buttarsi in spericolati esercizi retorici porta poi a vedersi chiedere conto di quel che si è promesso e delle intemerate sui più diversi argomenti propalate a piene mani.

Sarebbe bene che tutti iniziassero a prendere in considerazione il fatto leggi tutto

Comunicazione, guerra e diplomazia: una riflessione

Stefano Cavazza * - 26.04.2023

Il 21 febbraio 1916 i tedeschi catturarono il forte di Douaumont, parte della cintura difensiva di Verdun. Presi in contropiede dalla notizia, i francesi risposero con un comunicato che descriveva un’aspra battaglia, costata ai tedeschi pesanti perdite, e un’avanzata francese in corso attorno al forte. La realtà era completamente diversa. Come scrisse Walter Lippmann all’indomani della Grande Guerra, non c’era stata alcuna battaglia né perdita. La maggior parte della ridotta guarnigione francese si era rifugiata nei piani inferiori per via dei bombardamenti e un piccolo gruppo di genieri tedeschi riuscì ad evitare la sorveglianza e ad entrare di nascosto facendo prigionieri gli occupanti senza scontri. Di fronte alla perdita del forte, lo stato maggiore francese mise in scena una rappresentazione immaginaria per trasmettere all’opinione pubblica l’idea di un’offensiva francese vincente. Nemmeno i tedeschi raccontarono la verità tanto da decorare inizialmente un ufficiale estraneo all’azione e solo negli anni Trenta chi era stato alla guida del manipolo di soldati tedeschi. Lippmann usò questo caso per mostrare l’impatto distorsivo della propaganda di guerra rispetto alla verità, un’asserzione che vale per tutti i conflitti che sono seguiti e che ritroviamo oggi nei resoconti della guerra in Ucraina.

La gestione dell’informazione durante i conflitti è parte integrante leggi tutto

Cresce l'emigrazione dall'America latina

Francesco Provinciali * - 28.01.2023

In questo mondo globalizzato e in questa società cosmopolita ci sono derive sociali e umanitarie alle quali non prestiamo la dovuta attenzione, presi come siamo da una sorta di atteggiamento refrattario, di indifferenza verso il nostro prossimo, infastiditi dalle preoccupazioni familiari o dalle beghe condominiali.

O semplicemente perché usiamo lo smartphone e le nuove tecnologie per assecondare il nostro egoismo e metterlo al centro del mondo.

Nelle nostre scuole i genitori protestano perché la merenda viene data in un orario non gradito, non accettano voti di insufficienza, affrontano in malo modo gli insegnanti che ritirano i cellulari durante i compiti in classe. O li aggrediscono perché hanno osato richiamare il proprio figlio ai suoi doveri.

Ci sono luoghi del mondo dove le scuole non esistono: un amico giornalista mi ha mandato da Londra alcune foto di alunni dell’Afghanistan che preparano gli esami seduti in mezzo alla neve o studiano su una stuoia stesa sul prato semplicemente perché l’aula, la scuola, fisicamente non ci sono.

Ma c'è un fenomeno sociale nuovo al quale finora il mondo occidentale non ha prestato la dovuta attenzione. Me ne sono capacitato dalla crescita delle domande di permesso di soggiorno di genitori stranieri per la tutela leggi tutto

Putin “lo Zar”. Ecco come anche i suoi critici in Occidente contribuiscono a legittimarlo

Raffaella Gherardi * - 05.10.2022

Fin dall’inizio della guerra di aggressione e invasione dell’Ucraina, Putin, in stretta alleanza col fido Patriarca ortodosso moscovita Kirill, ha saputo lanciare molto bene all’interno e all’esterno una forte campagna sull’uso di concetti e parole destinati a fare da portabandiera legittimatrice alla sua escalation di violenze di ogni genere contro un Paese sovrano. Da una parte il bando all’interno della parola “guerra”, (e chi mai per caso l’avesse malauguratamente usata in Russia ne avrebbe pagato il fio, rischiando molti anni di carcere), sostituita dall’innocuo concetto di una “operazione speciale”, volta a estirpare – secondo i “nobili” e dichiarati intenti di Putin – ogni eredità di “nazismo” dal terreno ucraino; dall’altra in positivo, su scala planetaria, una santa crociata contro l’intero “Occidente” reo, quest’ultimo, di tutti i mali passati, presenti e in fieri futuri.  Ora, senza voler entrare qui in considerazioni su come e quanto l’anti-occidentalismo dell’autocrate del Cremlino abbia trovato proseliti più o meno illustri anche all’interno di certo pacifismo putinista delle democrazie occidentali, leggi tutto

Il mistero dell’aeronautica russa

Leonardo Goni * - 29.06.2022

È uno dei misteri, almeno finora, di questa guerra. E ha sorpreso tutti, esperti e analisti militari per primi.

Con 4173 aeromobili e circa 850.000 uomini – così era stimata alla vigilia dell’invasione da Flying Magazine – la Russia è la seconda potenza aerea al mondo, inferiore solo agli Stati Uniti.

Forte di un rapporto di oltre 10 a 1 con l’aviazione di Kiev, l’Aeronautica russa (VVS) avrebbe dovuto costituire uno dei maggiori punti di forza nell’attacco lanciato da Putin contro l’Ucraina. Con una vasta esperienza nel bombardamento di obiettivi in Siria, Georgia e Cecenia, l'aviazione di Mosca avrebbe dovuto svolgere un ruolo fondamentale nell'invasione, spazzando via le difese aeree avversarie e consentendo alle forze di terra di penetrare in profondità in territorio ucraino e conquistare Kiev, colpendo dal cielo ogni resistenza. Ma a più di quattro mesi dall'inizio della guerra, l'aviazione di Vladimir Putin non ha ancora conquistato il dominio dell’aria.

Sebbene numericamente assai inferiori, le forze ucraine hanno mostrato una sorprendente capacità di contrastare l’offensiva aerea di Mosca, grazie anche al supporto di intelligence e di sistemi di difesa antiaerei forniti dall’Occidente.

Ma non può essere solo questa la causa di una performance così insoddisfacente, rispetto alle aspettative del Cremlino.

Secondo un’analisi pubblicata dal Ministero della leggi tutto

Qualcuno metta sul comodino di Putin i libri di Tolstoj e Dostoevskij

Francesco Provinciali * - 25.06.2022

Credo che nella sua lunga parabola di ascesa al potere, in parte ascrivibile agli incroci fortuiti di un ineludibile destino e in parte dovuta alla capacità di preordinarne gli eventi, Vladimir Vladimirovic Putin sia sempre stato condizionato e guidato da due fondamentali aspirazioni: accreditare se stesso nella pienezza delle proprie potenzialità e rappresentare la Russia, consapevole di essere l’erede della identità storica culturale di un Paese immenso di oltre 144 milioni di abitanti, esteso su 17 milioni di chilometri quadrati, attraversato da 10 fusi orari, comprensivo di 200 etnie e di oltre 60 tra lingue e dialetti. In questa condizione esistenziale diventa persino inevitabile confondere i piani dell’essere e dell’apparire ma Putin in questa fase apicale di decisioni drammatiche ha scelto di portare il mondo sull’orlo di un abisso senza ritorno. Fondamentalmente è solo, non può fidarsi nemmeno del più affidabile collaboratore, mette tra sé e gli altri la distanza del potere assoluto, la diffidenza verso complotti, congiure e tradimenti: il tavolo lungo oltre sei metri che lo separa dai suoi interlocutori è l’icona di una malcelata debolezza, dietro la boriosità delle parole e la spietatezza delle decisioni e dei gesti. Arroccato in un bunker che si fa sempre più stretto, forse minato dal male si fa leggi tutto

L'ordine liberale è evoluzione

Tiziano Bonazzi * - 22.06.2022

Dovevamo proprio farci sbattere in faccia da Putin al Forum economico di San Pietroburgo che è finito l'ordine liberale mondiale dominato dagli Stati Uniti con l'alleata l'Europa compartecipi di una storia spesso tragica, ma comune? Dovevamo lasciare che fosse Putin a far uscire dai circoli degli esperti e a sbattere in prima pagina questa ovvietà? È successo perché è una ovvietà che fa male e che costringe ad abbassare la cresta a noi opinione pubblica, opinione politica, galletti indomiti perché ciechi. Facciamo un esempio illustre che risale ai tempi aurei della conquista europea del mondo e della costruzione dell'universo politico moderno, l'esempio di Alexis de Tocqueville, uno dei grandi padri del liberalismo. Nella prima metà dell'Ottocento Tocqueville scoprì in America la democrazia trionfante, ne preconizzò con timore l'allargarsi in Europa e teorizzò che negli Stati Uniti la democrazia poteva sussistere perché era una democrazia costituzionale e liberale che divideva il potere fra molti centri istituzionali in modo che nessuno potesse prevaricare e al tempo stesso costituzionalizzava i diritti individuali. Un grande; ma un grande che negli anni Quaranta approvò la guerra devastante della Francia in Algeria, i continui massacri che l'Armée commetteva per assoggettare gli arabi e giudicò necessaria la colonizzazione leggi tutto

Fronte del Donbass: il ritorno del “dio della guerra” staliniano

Leonardo Goni * - 01.06.2022

Abbandonato, per ora, il progetto di conquistare l’intero territorio ucraino, l’armata russa ha concentrato i suoi sforzi per il controllo dell’Ucraina meridionale e orientale, dove il conflitto si sta trasformando in una guerra di posizione, un enorme tritacarne stile Prima guerra mondiale, fatta di trincee e soprattutto di massiccio uso di artiglierie.

Il Donbass nuovo Verdun, come titolava, alcuni giorni fa, lo Spiegel? Forse, ma con le tecnologie di un secolo dopo, come i missili e i droni per l’acquisizione degli obiettivi, che permettono a chi designa i bersagli per l’artiglieria, di vedere, rapidamente, le posizioni del nemico e dirigere un fuoco preciso. Precisione ulteriormente assicurata dall’utilizzo di proiettili a guida laser in grado di colpire con ben pochi margini di errore.

In questo teatro di operazioni i russi stanno applicando la "tradizionale" strategia già usata durante le loro offensive nella Seconda guerra mondiale, basata su forti concentrazioni di artiglieria per spianare ogni difesa e scuotere il morale dei difensori sottoposti ad un martellamento incessante, per minarne la capacità di resistenza.

Per Stalin l'artiglieria costituiva infatti "il dio della guerra" e la dottrina d’impiego sovietica, ereditata dall’armata di Putin - come evidenziato dagli esperti militari occidentali – prevede la concentrazione massima di leggi tutto