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Cambiamento o tradimento? La Tunisia di Ben Ali
Giunto al potere con un colpo di stato definito “medico” Zine el Abidine Ben Ali ha governato la Tunisia dal 1987 al 2011. Nonostante i contorni inquietanti che avevano portato rapidamente Ben Ali ad assumere la guida del paese, egli appariva come l’uomo del cambiamento sia a livello nazionale che internazionale. La Tunisia, infatti, all’indomani della caduta dell’ex presidente Bourguiba, sembrò vivere per un certo periodo in uno stato di effervescenza sotto la guida del nuovo rais che proclamava di prestare ascolto alle esigenze del suo popolo. In una prima fase, in Tunisia, si respirava dunque un clima sociale più disteso e rinfrancato, con nuove speranze per il futuro. L’opposizione risultava come sedotta dall’uomo nuovo e sembrava accogliere favorevolmente l’ascesa del nuovo presidente a tal punto che si parlò di una «opposizione introvabile». In questo frangente anche personaggi del calibro di Rashid Ghannushi, il leader del MTI (Movimento di tendenza islamica) e futuro leader di Ennahdha, mostravano segnali di fiducia.
Fino alla prima metà degli anni Novanta la volontà dichiarata di far ripartire il paese dopo l’ultima fase, non certo limpida, della presidenza Bourguiba apparve un proposito concreto. Tra gli interventi più importanti possiamo menzionare la legge sui partiti politici e sull’associazionismo leggi tutto
Un accordo storico: il riconoscimento del Canada verso le "Nazioni meticce"
Il 14 luglio 2019, il GUARDIAN ha pubblicato un articolo intitolato “Landmark Agreement”, che caratterizzava come ‘storici’ gli accordi raggiunti tra tre componenti della cosiddetta Nazione Meticcia, costituite rispettivamente nelle province canadesi Alberta, Saskatchewan e Ontario, in attesa che si aggiungessero a queste le componenti rispettivamente delle province British Columbia e Manitoba. Questi tre accordi ammontano a uno sviluppo fondamentale nei rapporti tra le popolazioni Meticce e il Canada nel suo insieme, ma non vengono incontro ad aspirazioni condivise da tutti gli abitanti meticci del paese. Il Canada riconosce il diritto all’auto-governo di tali componenti in merito a cittadinanza, educazione, e la selezione di personale impegnato in altre attività governative, prevede processi concernenti ulteriori poteri giurisdizionale, e assegna loro il mandato di produrre e gestire leggi relative al governo meticcio. Inoltre - rileva il GUARDIAN – gli accordi promettono la formazione di rapporti col Canada di tipo internazionale e il riconoscimento e il sostegno finanziario di un terzo livello di governo col potere di formare le rispettive costituzioni e ordinamenti giuridici.
Questi accordi, tuttavia, non risolvono i conflitti esistenti in merito alla rispettiva gittata territoriale delle province e del governo del paese, leggi tutto
L'Italia porto d'Europa per la Cina e per l'Africa
“La Cina è vicina”, era il titolo di un film di Marco Bellocchio del 1967 : sono passati più di 50 anni e possiamo dire che la Cina e i suoi prodotti commerciali hanno invaso l’occidente e il mondo.
A fine marzo u.s. è stato firmato un accordo che prevede interscambi ancora più intensi rispetto a quelli già in atto: il Ministro del lavoro ha riferito che tale accordo vale 2,5 miliardi su un potenziale di 20.
Siamo abituati alla politica delle iperbole e delle promesse, forse era il correlato speculare della campagna elettorale per le europee: infatti dopo la firma dei 29 punti che compongono il memorandum, di questo accordo non se ne è più parlato se non per polemizzare sull’incipit avviato dall’Italia rispetto ai partner dell’U.E. Dovremo capire se questa primazia italiana nel siglare l’intesa bilaterale con la Cina porterà più vantaggi per il nostro Paese o se finiremo surclassati dalla potenza dell’impero economico del Sol Levante: il timore è infatti che da questi interscambi i cinesi si prendano il meglio per barattarlo con una congerie di plastiche, tecnologie low cost e prodotti mediocri.
Forse è una mera, soggettiva intuizione pessimistica ma a quel banchetto più che mangiare saremo mangiati. Non siamo una società in crescita ma una preda leggi tutto
I 70 anni della Nato: dall'ordine geopolitico all'ordine geoeconomico
Un profondo conoscitore del mondo americano come Federico Rampini si è spinto a scrivere su Repubblica che il 70° anniversario di compleanno della NATO assomiglia più ad un funerale che ad un evento celebrativo dai toni rassicuranti. Questa acuta sottolineatura di un attento lettore delle dinamiche internazionali della politica fa il paio con un articolo comparso nei giorni scorsi sul Financial Times nel quale un docente dell’Università di Cambridge evidenzia come, dall’osservatorio europeo, l’Alleanza Atlantica indugi a superare una visione geopolitica dell’ordine mondiale ancorata al XX secolo.
Ciò avviene mentre Russia e Cina stanno dispiegando una strategia geoeconomica nel XXI secolo alla quale quella geopolitica è di fatto subordinata.
Washington è consapevole che la sua egemonia sulla gestione della globalizzazione non è più duratura.
La transizione dal multilateralismo al bilateralismo è netta con un chiaro costo per i paesi più deboli politicamente ed economicamente.
La creazione di prodotti sotto forma di servizi tecnologici tipica di Giappone e Corea del sud, alleati americani, contribuisce a spostare gli asset strategici dell’economia globale verso l’Asia.
Ciò comporta da parte della Casa Bianca un riconoscimento della Cina quale potenza in grado di determinare nuove primazie e tassonomie in evoluzione nel nuovo ordine mondiale.
Ma implica altresì per i partner europei leggi tutto
Pasticcio libico, versione italiana
Chi venisse accusato di sottovalutare la crisi libica si offenderebbe: tutti si dicono estremamente preoccupati, ben consapevoli della portata del problema, e tutti fanno capire di avere dei piani per affrontare l’emergenza. Quali non è ovviamente dato di sapere, a meno che non ci si voglia fidar di qualche parola al vento. Sta di fatto che anche questa emergenza è una occasione per fare propaganda elettorale, non certo il miglior modo per rispondere ad una grave crisi alle porte di casa nostra.
Al solito si sta finendo per ridurre tutto alla possibilità che si presenti una emergenza migranti, che le drammatiche condizioni in Libia trasformerebbero ipso facto in rifugiati. Si sarà visto che su queste paure hanno subito speculato le parti in causa: Haftar per primo, perché il suo tentativo di conquistarsi la Tripolitania sperava venisse accettato visto che riteneva di potersi presentare come colui che era in grado di mettere ordine nel caos libico di cui profittano i trafficanti di esseri umani. Poi è arrivato Serraj, che si è affrettato a dare una intervista alla stampa italiana in cui sventolava la minaccia di 800mila persone pronte a salpare verso le nostre coste giusto per ottenere sostegno alla sua causa. leggi tutto
Lo strano fascino dell’autoritarismo
L’accordo commerciale con la Cina ha sollevato molte perplessità dal punto di vista del rischio di penetrazione del modello cinese nel cuore dell’Occidente. Al di là delle rassicurazioni fornite dal Presidente del Consiglio e delle ricadute economiche e politiche degli accordi, quello che andrebbe sottolineato è la scarsa attenzione dell’opinione pubblica ai temi dei valori etici che tale presenza potrebbe sollevare. Si tratta di una questione complessa che non riguarda solo il nostro Paese e che potremmo definire “il senso di inferiorità delle democrazie liberali nei confronti dei sistemi autoritari”. Cosa significa? Semplicemente che esiste una lunga e mai interrotta storia di fascinazione delle democrazie liberali nei confronti dei Paesi ricchi e potenti governati da sistemi politici variamente autoritari. Le democrazie liberali, come è noto, sono caratterizzate dalla centralità del Parlamento, dell’opinione pubblica, dei sistemi di checks and balances dei poteri, a cominciare dal pluralismo dell’informazione. Si tratta di meccanismi nati per garantire il controllo del potere e dunque destinati a forgiare forme di elaborazione delle decisioni politiche decisamente più articolate e complesse e di conseguenza, inevitabilmente, meno rapide. Non è un caso, d’altronde, che, dall’esordio dei sistemi liberali ottocenteschi a oggi, il ruolo dell’esecutivo leggi tutto
La Cina riduce l’avanzo commerciale con gli Usa. Occasione per l’Europa
Un accordo tra Usa e Cina su riduzione dazi e accesso al mercato cinese di beni e capitali sembra vicino. Gli Usa puntano ad un annullamento dell’avanzo commerciale (differenza tra valore di export ed import) dell’ex impero celeste. Anche se si procede su base bilaterale la richiesta degli Stati Uniti segue un principio di reciprocità che è uno dei pilastri dell’azione del WTO, istituzione multilaterale che disciplina il commercio internazionale. Gli squilibri commerciali intraeuropei da oltre due decenni sono invece coperti da una cortina di silenzio, complice il dettato di Maastricht che li ignora. La trattativa tra Cina e amministrazione Trump nonché le dichiarazioni di Juncker sulle dosi di austerità da cavallo imposte alla Grecia dal 2010 sono però un’occasione per ripensare aspetti problematici dell’area euro, anche per non lasciare l’iniziativa a forze destabilizzanti. Ma quali sono i punti da rivedere?
Il primo tocca proprio i conti con l’estero. Quando l’euro nasce nel 1999 gli squilibri con l’estero sono ritenuti irrilevanti. Moneta unica e mobilità dei capitali consentono di metabolizzare bilance dei pagamenti sofferenti. Effetti su tassi d’interesse, liquidità nei paesi in posizione deficitaria, stabilità finanziaria non preoccupano. Una convinzione questa che è diffusa anche oltre atlantico, leggi tutto
La Siria, Trump e gli altri
La decisione presa dal Presidente Donald J. Trump il 18 dicembre 2018 di ritirare le 2000 truppe regolari statunitensi dal nord-est della Siria ha provocato una tempesta politica: negli USA, con le dimissioni del pluridecorato Segretario alla Difesa, James Mattis, e dell’inviato USA per la coalizione internazionale contro l’Organizzazione dello stato islamico (IS), Brett McGurk; in Europa, dove si critica l’unilateralismo di Washington e il Presidente francese Emmanuel Marcon deve gestire il contingente militare di circa un migliaio di uomini che diventa ora quello più numeroso, ma senza la copertura politica e logistica della superpotenza; in Medio Oriente, dove, eccezione fatta per la Turchia, gli alleati israeliani e sauditi pianificano nuovi interventi autonomi in Sira contro la presenza iraniana, mentre Teheran, Damasco e Mosca si dimostrano cautamente soddisfatti.
La decisione nasce anzitutto da ragioni di politica interna USA, che si traducono nell’ennesimo atto unilaterale di Washington: di fronte ai problemi politici che la Presidenza Trump deve affrontare da qui alle prossime elezioni, “riportare a casa” le truppe come promesso nella campagna del 2016 dovrebbe pagare. Con tempismo pari alla sua spregiudicatezza, nella telefonata del 14 dicembre, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan promette a Trump di assestare il colpo finale ad IS, quando in realtà leggi tutto
Ceta, nuove ragioni per ratificare
Sui media si riportano in queste settimane stralci del bilancio della Commissione Europea sul primo anno di applicazione del Ceta, accordo di libero scambio tra UE e Canada entrato in vigore il 21 settembre 2017. Il Ceta si basa su 7 punti principali 1. abolizione del 98% dei dazi doganali tra Canada e UE con riconoscimento e protezione di 143 denominazioni geografiche d’origine europee in campo alimentare (di cui 41 italiane) 2. apertura dei rispettivi mercati allo scambio di servizi di trasporto, finanziari, bancari, comunicazioni, professionali come quelli ingegneristici, quelli legali e altri 3. Accesso agli appalti pubblici di tutte le imprese delle due aree 4. snellimento delle norme su investimenti diretti 5. miglioramento della protezione della proprietà intellettuale (copyright e brevetti) 6. standard comuni per ambiente e rispetto dei diritti dei lavoratori 7. più facile entrata nei mercati di Canada e UE per le piccole imprese, soprattutto grazie a procedure doganali ridotte e requisiti tecnici semplificati.
Il bilancio del primo anno è stato positivo per gran parte dei settori economici, come afferma la commissaria UE al commercio internazionale la svedese Malmstrom. Uno dei prodotti italiani che ha visto incrementare di più le sue vendite è il prosciutto di San Daniele Dop, uno dei fiori all’occhiello del made in Italy alimentare, che in un anno leggi tutto
L’etno-nazionalismo sotto osservazione dell’ONU
Il recente report della Relatrice speciale dell’ONU su razzismo, xenofobia e intolleranza ad essi connessi, E. Tendayi Achiume, continua a far discutere. Presentato al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite riunito a Ginevra dal 18 giugno al 6 luglio nella sua 38° sessione, la giurista esperta in migrazioni internazionali dell’Università della California ha ribadito che a milioni di persone è negato il diritto alla cittadinanza in nome di nozioni di purezza nazionale, etnica o razziale. Un affondo contro l’etno-nazionalismo già presentato all’Assemblea Generale a New York lo scorso 21 febbraio e che aveva suscitato polemiche già in quella sede. Nella relazione è descritta la condizione di milioni di apolidi in tutto il mondo, spesso membri di gruppi di minoranza, che è vittima di una discriminazione di lunga data che li considera “stranieri”, anche se residenti in un Paese da generazioni o addirittura da secoli. Al contempo si perpetuano leggi patriarcali che determinano una discriminazione di genere rendendo impossibile per le donne trasferire la propria cittadinanza ai figli o al coniuge di origine straniera: un’altra strategia per preservare la “purezza” nazionale, etnica e razziale, e che in alcuni casi determina la perdita di nazionalità per le stesse donne che scelgono di sposare leggi tutto