Ultimo Aggiornamento:
18 maggio 2024
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Argomenti

Fra lotta e governo

Luca Tentoni - 24.09.2016

In una democrazia funzionante, tutti i soggetti politici dovrebbero partecipare alle elezioni per vincerle e governare. Tuttavia, in molti casi (presenti e passati) ciò non è possibile per la marginalità elettorale del partito, sul piano della collocazione o su quello del peso in termini di voti o, ancora, per la volontà degli altri di non allearsi (la conventio ad excludendum); oppure è impossibile per motivi nazionali o internazionali o per autoesclusione del partito dal "gioco delle alleanze"; o, ancora, potrebbe essere - per periodi di tempo più o meno limitati - non conveniente per lo stesso soggetto politico. Si può gareggiare per non governare, dunque, e persino perchè non si reputa opportuno farlo. Del resto, alcuni partiti o movimenti hanno ottenuto grandi risultati pur senza essere al governo: fra tutti, un esempio per il passato (i Radicali italiani, con i loro referendum e le battaglie che hanno caratterizzato una parte importante della storia nazionale) e uno attuale (l'UKIP di Farage che ha avviato un processo diventato poi più ampio ed è riuscito nel suo intento di spingere la Gran Bretagna a votare l'uscita dall'Unione europea) lo dimostrano. In un bel libro scritto da Jean-Yves Camus e Nicolas Lebourg ("Les droites extrêmes en Europe", ed. Seuil, 2015) uno spazio è dedicato anche ai partiti cosiddetti "populisti": leggi tutto

Una fase difficile

Paolo Pombeni - 21.09.2016

Il governo Renzi sta attraversando un periodo difficile. Con il clima generale è un bel problema, perché troppi puntano a farlo saltare, sebbene nessuno abbia chiaro in testa cosa fare dopo. La pericolosità della situazione sta proprio qui.

Il tema del referendum rimane caldo, anche se non si può dire che appassioni larghe fasce di opinione pubblica. I sostenitori delle due tesi si confrontano, ma la frammentazioni delle ragioni che supportano il sì come di quelle che supportano il no non contribuiscono a far maturare le opinioni. Dall’una e dall’altra parte si oscilla fra slogan populistici (bisogna tagliare le poltrone; la dittatura antidemocratica è alle porte) e ragionamenti complicati sul contenuto delle norme (il nuovo senato è o meno un autentico organo di rappresentazione dei territori?). Difficile in questo clima capire veramente cosa succederà nelle urne.

Ovviamente ciò incrementa il nervosismo tanto della maggioranza quanto delle opposizioni. L’andamento dell’economia che non è positivo non consente al governo di sfruttare l’argomento lanciato con troppo ottimismo della luce che si iniziava a vedere in fondo al tunnel, mentre sul versante opposto fornisce un’ottima occasione alle opposizioni per denunciare il fallimento di Renzi e dei suoi ministri. Il tutto sullo sfondo di una sessione di bilancio che inizierà fra poco leggi tutto

La "fluida stabilità" del mercato elettorale

Luca Tentoni - 17.09.2016

La presenza di più soggetti competitivi nel panorama politico nazionale rende il "mercato elettorale" ricco e sembra agevolare la "fluidificazione" di segmenti sociali e aree culturali e geografiche che un tempo risultavano del tutto impermeabili ad offerte diverse rispetto a quelle tradizionali. Non sono soltanto i partiti o movimenti nati o rinnovati negli ultimi anni ad avere più facilità nel conquistare posizioni in classi che sembravano patrimonio quasi esclusivo di certe parti politiche. C'è anche l'astensionismo: di gran lunga è la scelta più forte, quella che oggi sembra essere diventata il rifugio ultimo e sicuro per i delusi di tutte le tendenze e di ogni classe sociale. In questo quadro così "mobile", nel quale persino un raffronto fra i dati elettorali dei più recenti sondaggi e quelli del 2013 evidenzia scostamenti rilevanti per i singoli partiti (soprattutto nel centrodestra, dove il rapporto fra ex Pdl-Forza Italia e Lega è passato in tre anni da 21,6 a 4,1 per il partito di Berlusconi ad una sostanziale parità intorno a quota 12-14%) comincia però a farsi strada una possibile nuova tendenza. Si tratta di un fenomeno del quale ad oggi abbiamo solo flebili prove, ma che potrebbe avere un rapporto di causa/effetto con una possibile modifica dell'Italicum (l'eventuale passaggio dal premio di lista a quello di coalizione). leggi tutto

La lunga marcia?

Paolo Pombeni - 14.09.2016

Solo una decina di giorni fa tutti commentavano la nuova versione di Renzi passato da rottamatore a dialogante. Ora, dopo l’intervento di domenica, sembra che il presidente/segretario abbia ripreso pieno possesso delle armi della polemica politica. E’ una semplice oscillazione che risponde alle platee con cui si ha a che fare, per cui si fa polemica quando si devono scaldare le folle e si fa dialogo quando si deve acquisire credibilità davanti ai ceti sociali dirigenti?

Una spiegazione di questo tipo non è infondata, ma non dice tutta la verità. In un contesto in continuo movimento, la tentazione di inseguire le onde mutevoli della pubblica opinione è molto forte per qualsiasi leader politico. Aggiungiamoci che quando quel movimento è difficile da interpretare i leader cadono spesso prigionieri di schiere di cortigiani (pardon: adesso si chiamano spin doctor) che si contendono fra di loro i favori del capo criticando a vicenda i consigli dei loro concorrenti.

Adesso sembra dunque che prevalgano quelli che suggeriscono al premier che la battaglia per l’affermazione politica non si può vincere senza tornare a farne una questione di scelta fra angeli e diavoli. Renzi ha trovato in D’Alema la perfetta incarnazione per portare avanti questa dicotomia e non mancano quelli che intendono questa tattica come di derivazione berlusconiana. leggi tutto

Il convitato di pietra

Luca Tentoni - 10.09.2016

Il piccolo test elettorale del 4 settembre in Meclemburgo-Pomerania è un tassello in un quadro generale di difficoltà dei sistemi partitici delle grandi democrazie europee. L'AfD è un soggetto politico molto diverso da altri gruppi di destra, così come si differenzia da partiti che altrove, in Europa, hanno una visione non legata a quelle delle tradizionali "famiglie politiche" (popolare-conservatrice, socialista-laburista, liberal-democratica) che hanno governato e in molti casi governano tuttora i maggiori paesi occidentali. Alcuni osservatori preferiscono concentrare la propria attenzione sulle caratteristiche "di schieramento" (la destra più forte nei paesi del centro-nord Europa, formazioni di sinistra come Syriza o Podemos più diffuse nell'area del Mediterraneo) ma si tratta di un'analisi che, sia pur legittima e talvolta ottimamente condotta, rischia di far confluire realtà, contesti sociali e idealità diverse nell'ambito di etichette troppo costrittive. Non possiamo, allo stato attuale, parlare di un'estrema destra europea come di un fenomeno unitario (possono esservi accordi al Parlamento europeo, più su base tecnica che ideale) ma non esiste e non esisterà nel breve-medio periodo un'"Internazionale di destra". La destra, anche quella estrema, ha molte gradazioni, come del resto è accaduto fin dall'Ottocento. Così come ci sono partiti non di destra che tuttavia non è facile inquadrare neppure nel campo della sinistra (il M5S, ad esempio). leggi tutto

Merkel e Alternative für Deutschland: un «dramma» politico dall’esito non scontato

Gabriele D'Ottavio - 07.09.2016

«Poche cose s’intraprenderebbero, se si volesse sempre riguardarne l’esito. E poi, non sono io di già preparata anco al più fatale?» Con un pizzico d’immaginazione, queste parole – tratte da un’opera teatrale del 1755 del drammaturgo tedesco Gotthold Ephraim Lessing – si potrebbero attribuire retrospettivamente ad Angela Merkel nel momento in cui, nell’agosto 2015, annunciò la sua politica di accoglienza dei profughi siriani. Un anno dopo sono molti gli osservatori che ritengono che con quella apertura ai migranti la Cancelliera abbia compiuto un grave errore politico, forse il più grave da quando è al potere, che potrebbe mettere seriamente a repentaglio la prospettiva di un suo quarto mandato consecutivo. In effetti, da quando il dibattito politico tedesco è dominato dall’emergenza profughi, la Kanzlerin e il suo partito stanno registrando nei sondaggi e nelle elezioni regionali un significativo calo di consensi, mentre Alternative für Deutschland (AfD), l’unico partito esplicitamente contrario alla politica migratoria della Cancelliera, continua a macinare voti. Dopo le brillanti performances in Baden-Württemberg, Renania-Palatinato e Sassonia-Anhalt nel marzo scorso, il partito di destra radicale guidato da Frauke Petry è uscito come il principale vincitore anche dalle elezioni di domenica scorsa in Meclemburgo-Pomerania, il Land orientale dove Merkel ha il suo collegio elettorale. Con il 20,8% dei consensi AfD ha superato i cristiano-democratici (CDU), leggi tutto

Terremoto: i vantaggi di un’assicurazione obbligatoria

Gianpaolo Rossini - 03.09.2016

Su queste colonne, quasi due anni fa, all’indomani delle alluvioni in Liguria, pubblicai un editoriale dal titolo:  Calamità naturali: un’occasione per solidarietà, mercato e un freno al cemento (http://www.mentepolitica.it/articolo/calamit-naturali-una-occasione-per-solidariet-mercato-e-un-freno-al-cemento/233), ripreso in parte da alcuni organi di stampa in questi giorni. Vi sostenevo la necessità di dare vita ad una assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali su tutti gli immobili nazionali pubblici e privati. Il terremoto del centro Italia del 24 agosto scorso richiede ora nuove considerazioni. La commovente gara di solidarietà venuta da ogni parte del globo alle popolazioni che hanno tragicamente sofferto il sisma è un segno molto positivo. Per riparare i danni del terremoto però non basta. Lo slancio di generosità nazionale  andrebbe comunque colto al volo per fare capire agli italiani una cosa semplice e complessa allo stesso tempo. Da Bolzano a Siracusa i rischi da catastrofi naturali e da eventi non attribuibili a cause umane e imprevedibili richiedono sempre solidarietà. Ma questa non può per essere piena e funzionare veramente essere solo volontaria. Per andare oltre la generosità dei singoli occorre un passo in più. Non enorme e alla portata di quasi tutti. Ecco che entra in gioco l’ assicurazione obbligatoria su tutti gli immobili privati e pubblici del paese. leggi tutto

Una nuova fase politica?

Paolo Pombeni - 31.08.2016

Il terremoto non ha solo squassato un pezzo d’Italia: può darsi che abbia rimesso in moto una politica che rischiava di isterilirsi nel bizantinismo di un dibattito di corto respiro sul referendum costituzionale e sul significato che poteva assumere.

Il quadro che i prossimi mesi ci mettono davanti non è esattamente idilliaco. Quasi tutti gli istituti e i centri di ricerca concordano nel prevedere che continui la stagnazione economica e la stessa percezione dell’opinione pubblica va in quella direzione. Sul fronte internazionale le previsioni segnano peggioramento. La politica turca sempre più arrembante, il grande risiko che sembra muovere la strategia di Putin, la situazione libica che non trova soluzione, per non parlare dei molti focolai di tensione accesi qua e là nel mondo, ci mettono nell’incertezza sui possibili sviluppi dell’equilibrio internazionale. I riflessi di questo sulle dinamiche delle grandi migrazioni sono intuibili.

L’Europa entra in una delicata fase in dipendenza di scadenze elettorali l’anno prossimo in Francia e in Germania e anche questo non è un dato da sottovalutare. Significa una ulteriore complicazione nel gestire la già ingrippata macchina dell’Unione Europea. Aggiungiamoci l’appuntamento di novembre con le elezioni presidenziali americane.

In quest’ottica la politica italiana deve valutare quanto convenga proseguire sulla via di ridurre tutto alla sfida pro o contro Renzi, leggi tutto

Il futuro è monocolore?

Luca Tentoni - 27.08.2016

Se in Gran Bretagna è la regola (con qualche recente eccezione), in Italia il governo monocolore è un evento raro che - in caso di conferma dell'Italicum nella sua versione attuale - potrebbe verificarsi già dalle prossime elezioni politiche. Ben due forze su tre (Pd e M5S, contro un centrodestra che è però troppo eterogeneo e diviso per essere già considerato competitivo e pronto ad unirsi in un cartello elettorale) potrebbero riuscire ad aggiudicarsi i 340 seggi del premio previsto per Montecitorio e governare senza alleati. Neppure la Dc degli anni Cinquanta e Sessanta, che pure diede vita ad Esecutivi monocolore, sia pure per periodi brevi (i governi "balneari") e con l'appoggio esterno o l'astensione di forze minori, aveva mai avuto la possibilità di costituire una compagine ministeriale contando sul sostegno dei suoi soli parlamentari. Detto ciò, ad oggi le possibilità che si verifichi questa ipotesi sono più limitate di quanto si creda. In primo luogo, perchè se si discute sul fatto che l'Italicum sia o meno determinante per il "funzionamento" della riforma costituzionale sottoposta a referendum, è però certo l’opposto: se vincesse il "no" la legge elettorale per la Camera servirebbe a ben poco, perchè un governo dovrebbe avere anche la fiducia del Senato. leggi tutto

La politica d’autunno

Paolo Pombeni - 24.08.2016

Anche se la ripresa vera e propria dell’attività politica tarderà ancora una decina di giorni si intravvedono le prime mosse su quelli che saranno i posizionamenti in vista di ciò che si preannuncia come la grande battaglia d’autunno. Al suo centro ci sarà, come ormai sanno tutti, il referendum sulla riforma costituzionale e il suo esito, ma le prospettive sono diverse da quel che si prospettava all’inizio dell’estate.

La situazione nel PD dovrà per forza di cose trovare un chiarimento. Renzi ha capito che trasformare il referendum in un plebiscito sulla sua persona non lo portava da nessuna parte e di conseguenza sembra avere cambiato strategia. Par di capire che si è messa da parte la prospettiva secondo la quale una vittoria del “no” avrebbe determinato da parte sua una drammatizzazione che doveva spingere alla fine della legislatura. Ovviamente la prima ragione per spiegare il cambiamento è che, come avevano notato vari commentatori, il potere di scioglimento è nelle mani del Capo dello Stato sentiti i presidenti di Camera e Senato (non esattamente due figure che lavorano in sintonia col premier). Ciò significa che in caso di vittoria dei contrari alla riforma le inevitabili dimissioni del governo in carica avrebbero semplicemente aperto una fase di ricerca di soluzioni alternative leggi tutto