Ultimo Aggiornamento:
18 maggio 2024
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Argomenti

PD: più divisioni che visioni

Paolo Pombeni - 15.02.2017

C’era da aspettarselo: la direzione del PD è stata più una sfilata a pro dei rispettivi gruppi di riferimento che un tentativo di confrontarsi con i due temi forti del momento. Oggi si devono capire innanzitutto due cose. La prima è come sia possibile affrontare questo difficile passaggio storico evitando Scilla (il populismo fantasioso) e Cariddi (il populismo reazionario). La seconda è come inventarsi una nuova “forma partito” visto che quella tradizionale non sembra più in grado di offrire occasioni di inquadramento alle forze vive del paese.

Sul primo punto ci sono due variabili che si devono tenere in conto. Innanzitutto c’è il problema di escogitare un sistema elettorale che riesca a responsabilizzare i cittadini, senza tuttavia ricorrere a manipolazioni forzate. E’ quello che ha messo in luce la Corte Costituzionale, senza tuttavia che al momento si veda all’orizzonte una ipotesi di risposta. Questa infatti non può consistere semplicemente nell’inventarsi un qualche sistema elettorale che sulla carta prospetti magnifiche soluzioni. Si tratta piuttosto di trovare la via per costruire la necessaria coalizione che possa consentire l’approvazione di una legge elettorale capace di essere sufficientemente convincente per una larga fascia di elettorato e non semplicemente per i candidati che si aspettano di essere eletti o rieletti. leggi tutto

Come nella vecchia DC?

Paolo Pombeni - 08.02.2017

Si sono sprecate le intemerate giornalistiche, e non solo, contro Renzi che aveva fatto del PD, partito di sinistra, una DC in nuova versione. In quelle tutta l’argomentazione ruotava attorno ad una assai improbabile narrazione sul tradimento di una vocazione “di sinistra” (mitica) per optare a favore di un “moderatismo” centrista. In verità il parallelo PD-DC sembra in questi giorni particolarmente azzeccato, ma non per quelle ragioni intrise delle mitologie post-sessantottine, ma per come è ridotto il partito nato dalla fusione fredda fra superstiti della classe dirigente del vecchio PCI e formazioni nate dalla diaspora dei gruppi dirigenti di formazioni politiche che non si riconoscevano nell’egemonia del partito post-berlingueriano.

L’attuale PD ha oggi ereditato dalla cosiddetta “balena bianca” la natura di partito correntizio, tenuto insieme, non si sa fino a quando, dalle opportunità di governo, ma percorso da lotte intestine senza fine fra capi e capetti, ciascuno con la sua corte di seguaci, pochissimi (a essere ottimisti) con una reale proposta politica capace di confrontarsi con i molti problemi in campo.

Rileggendo in questi giorni il bel libro di Guido Formigoni su Aldo Moro (Il Mulino, 2016) impressiona notare la sorda lotta di potere che percorse il partito più importante della prima repubblica trascinandolo leggi tutto

La Repubblica bloccata

Luca Tentoni - 04.02.2017

Dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha abolito il ballottaggio per la Camera, "ritagliando" l'Italicum, l'Italia si avvia - in mancanza di novità - a tornare alla proporzionale. La Seconda Repubblica, nata con una legge elettorale ricalcata in buona misura su quella del Senato (essendo una versione rimodellata di quanto scaturito dal referendum del 1993), arrivata al giro di boa con il "Porcellum" del 2005 (in parte dichiarato incostituzionale), ha visto "nascere" una terza legge da una sentenza della Consulta (1/2014: il Consultellum) e poi una quarta (l'Italicum) anch'essa non uscita indenne dal vaglio della Corte costituzionale. In altre parole, il Parlamento non è riuscito a concepire qualcosa di nettamente diverso rispetto ad un'indicazione "esogena" (il referendum del 1993, le sentenze della Consulta) e nemmeno ad approvare leggi che fossero in grado di superare senza problemi il vaglio di costituzionalità: si tratta di vicende diverse negli anni, ma che forse ritraggono sufficientemente bene una lunga stagione nel corso della quale la progettualità politica ha spesso lasciato il posto all'approssimazione, alla quantità e all’immagine (delle riforme e delle promesse mancate) piuttosto che alla qualità. Dunque, se non avremo sorprese, il sistema dei partiti dovrà ristrutturarsi su basi molto diverse da quelle che si prevedeva dovessero caratterizzare la "Terza Repubblica", leggi tutto

La padella e la brace

Paolo Pombeni - 01.02.2017

Gran dibattito se convenga andare presto ad elezioni, massimo entro giugno, o far lavorare di più governo e legislatura, minimo fino a settembre, magari fino alla scadenza della legislatura l’anno prossimo. E’ la classica scelta fra la padella e la brace, perché la questione centrale è come si possa gestire una fase molto difficile con una lotta continua fra partiti e capi e capetti dei partiti, lotta che non può non riflettersi sul governo e sulla credibilità del nostro sistema e che in ogni caso non sembra possa cessare.

La congiuntura difficile dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti: sistema bancario in crisi (adesso anche Unicredit, seconda banca, è in difficoltà), disoccupazione che non si riesce a contenere, ripresa che non decolla, richiesta della UE di una manovra di bilancio che rispetti le regole comunitarie. E tacciamo dell’emergenza terremoto. Non bastasse, si presentano alcune condizioni internazionali di cui sarebbe opportuno tenere conto. Non ci sono solo le incognite dell’avvio della presidenza Trump e delle turbolenze per l’avvio della Brexit, che già non sarebbero poca cosa. Le due tornate elettorali in Francia e in Germania sono altrettanto problematiche perché costringono i sistemi politici di due paesi chiave della UE a tenere conto

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Un nuovo bipolarismo (imperfetto)

Luca Tentoni - 28.01.2017

L'ipotesi che, dopo le prossime elezioni politiche, la destra lepenista di Salvini e Meloni si allei col M5S per formare un governo appare improbabile. Alcune convergenze in materia di politica estera, immigrazione e soprattutto sull'euro spingono alcuni a ritenere che ci sia spazio per una collaborazione. Forse, però, la situazione è diversa. Mentre nel 2013 avevamo visto il bipolarismo della Seconda Repubblica lasciare il posto al tripolarismo (centrodestra, centrosinistra, M5S), oggi appare chiaro che la distinzione principale - almeno quella percepita da parte non irrilevante dell'elettorato - è pro o contro l'euro e l'Unione europea: una sorta di nuovo bipolarismo, molto imperfetto. La contrapposizione destra-sinistra perde forza se abbiamo da un lato un partito che "si chiama fuori" da questa distinzione (il M5S) e dall'altro due blocchi che dovrebbero essere compatti e contrapposti, ma che in realtà non lo sono (nell'ex centrosinistra lo strappo fra il Pd e le forze di sinistra radicale è ben lungi dall'essere ricucito; nel centrodestra le distanze fra Forza Italia e Lega-FdI, a maggior ragione dopo l'elezione di Tajani alla guida dell'Europarlamento e la vittoria di Trump negli USA, si accentuano anzichè ridursi). Oggi il partito di Berlusconi è più vicino al PPE, alla Merkel e persino al Pd di Renzi di quanto lo sia rispetto agli alleati lepenisti italiani. leggi tutto

La democrazia "migliore"

Luca Tentoni - 21.01.2017

Spesso, nel dibattito politico quotidiano, si tende a marcare la differenza e la contrapposizione con gli avversari affermando la supremazia del proprio partito e dei propri elettori: i "migliori" contro gli altri (intesi come incapaci, corrotti, diffusori di notizie false e di ideologie fuorvianti e via dicendo). Si tratta di un modo per tenere uniti i sostenitori e per segnalare alla parte dell'elettorato del partito un po' meno fedele e affezionata che un'altra scelta non solo non è possibile, ma che è suicida. Il concetto di “migliore” è stato analizzato con cura da Antonio Campati in un suo recente volume ("I migliori al potere - La qualità nella rappresentanza politica" - ed. Rubbettino). Secondo Campati, "l'idea-concetto di qualità si incontra e, in un certo qual modo, si scontra con l'ideale democratico; in altri termini, quello che possiamo definire come il principio qualitativo della classe politica - la necessità di qualificare le élite di comando - non solo è (ancora) parte centrale della teoria democratica, ma si interseca con non pochi interrogativi problematici che da essa vengono sviluppati". In altre parole, al di là dell'uso propagandistico che si può fare del concetto, c'è una delle più grandi questioni irrisolte del dibattito sulla democrazia: in un sistema che tende a rappresentare, leggi tutto

La politica e i capponi di Renzo/i

Paolo Pombeni - 18.01.2017

Qualcuno si ricorderà della metafora suggerita dal Manzoni ne “I Promessi Sposi” quando descrive  Renzo che va dall’avvocato Azzeccagarbugli portandogli in dono quattro capponi che tiene in mano stringendoli per le zampe legate insieme e a testa in giù, con le povere bestie “ le quali intanto s'ingegnavano a beccarsi l'una con l'altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”. Se Manzoni avesse in mente una riflessione generale sull’umanità o alludesse all’incapacità degli italiani di far causa comune per il loro futuro è materia di discussione. Può essere che siano vere entrambe le cose. Certo la metafora, nell’uno e nell’altro senso, è più che mai valida oggi.

La politica italiana è messa di fronte ad una situazione quanto mai complicata, ma le forze politiche che dovrebbero governarla assomigliano davvero ai famosi quattro capponi: sia perché stanno a testa in giù e sono nelle mani di una congiuntura piuttosto difficile, sia perché in queste condizioni pensano solo a beccarsi fra loro.

L’elenco delle nostre difficoltà è sempre quello e la cosa potrebbe risultare noiosa, non fosse che invece dovrebbe preoccupare proprio il fatto che non si riesce ad archiviarlo. Monte dei Paschi e le banche sono sempre lì, così la nostra debole situazione nel contesto UE, leggi tutto

Una fase complicata

Paolo Pombeni - 11.01.2017

Non è un momento facile per la politica italiana, sebbene guardando alla situazione da un altro angolo di osservazione la si potrebbe ritenere molto più tranquilla di quanto si prevedeva agli inizi di dicembre. Se infatti ci limitiamo a considerare l’avvio del governo Gentiloni, non possiamo far a meno di notare che esso non è, almeno per ora, né la fotocopia o l’avatar del governo Renzi, ma neppure un esecutivo fantasma messo lì solo per scaldare la sedia. Con tutti i limiti che gli impone la contingenza, Gentiloni e i suoi ministri chiave (su altri è opportuno stendere un velo pietoso) stanno assolvendo in maniera più che dignitosa il compito di gestire la “amministrazione” (e in qualche caso “il governo”) di una delicata fase di passaggio.

Infatti il tema centrale è proprio dato dalla precarietà in cui il paese è immerso circa la ridefinizione degli equilibri politici delle sue classi dirigenti: a cominciare da quelle parlamentari e governative, ma poi a cascata tutte le altre, perché in Italia tutto è connesso.

La prima delicatissima questione che verrà in campo, proprio quando i lettori avranno davanti questo articolo, è la posizione e il ruolo che verrà ad assumere la Corte Costituzionale. Una spericolata scelta delle classi politiche è stata quella di chiederle di scendere in campo dirimendo, leggi tutto

Il sano realismo del Quirinale

Luca Tentoni - 04.01.2017

Fra il primo messaggio di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quello dello scorso 31 dicembre c'è più di un punto di continuità, anche se il 2016 della politica italiana è stato un anno di svolta e - per certi versi - di cambiamento. La bussola del Quirinale, tuttavia, resta la stessa: la Costituzione. Se nel 2015 il discorso di Mattarella era stato una sorta di rassegna dedicata alla Carta repubblicana, nel 2016 il Capo dello Stato ha concentrato la sua attenzione su pochi punti essenziali, per primo il lavoro, "il problema numero uno del Paese", che impedisce a "troppe persone a cui manca da tempo" di "sentirsi pienamente cittadini". In altre parole, quell'articolo 1 della Costituzione, che molti reputano un artificio retorico ("la Repubblica fondata sul lavoro") è invece alla base della nostra convivenza: "non ci devono essere" - come ha detto Mattarella - "cittadini di serie B". Non è solo una questione di dignità personale, ma di rispetto del principio di uguaglianza e di piena appartenenza a quella comunità nazionale alla quale il Capo dello Stato ha più volte fatto riferimento: una comunità che "va costruita giorno per giorno, nella realtà", condividendo valori e doveri, rafforzando la coscienza civica, chiamando tutti - soprattutto chi ha maggiori responsabilità - a dare l'esempio e ad ascoltare leggi tutto

Alla ricerca della pietra filosofale (politica)

Paolo Pombeni - 21.12.2016

Siamo all’ennesimo dibattito per la ricerca di una legge elettorale che rimetta in sesto il nostro disastrato sistema politico. Se ci è consentito, vorremmo dire che si tratta di un dibattito stucchevole che appassiona solo i politici di professione (per l’ovvia ragione che ne va del loro futuro personale), mentre coinvolge molto poco la gente normale che non si raccapezza in astruserie e tecnicismi di cui non comprende le ragioni. Il fatto è che ormai per la classe politica italiana, dalla crisi della prima repubblica in avanti, la questione elettorale è diventata quello che nel medioevo era il tormento per la ricerca della pietra dei filosofi a cui si attribuiva la capacità di trasformare per semplice contatto i metalli vili in oro.

In fondo tutti vorrebbero credere che esista un sistema mirabile grazie al quale si può perfettamente combinare rappresentatività e governabilità, stabilità e mobilità, in modo che il voto degli elettori ci consegni un paese emendato dalle pecche della nostra decadenza politica (che, naturalmente, ciascuno vede nell’impossibilità di diventare “lui” il perno decisore del sistema).

Spiegare che un tale sistema non esiste, né se lo si immagina a prescindere dai vincoli esistenti, né se cinicamente lo si riduce a “porcata” con cui battere gli avversari, leggi tutto