Ultimo Aggiornamento:
18 maggio 2024
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Argomenti

Sussulti di buon senso?

Paolo Pombeni - 02.11.2016

Ci voleva un terremoto devastante per richiamare la politica italiana ad un po’ di buon senso? Certo non si poteva lasciar cadere l’appello del presidente Mattarella a mettere da parte le polemiche furenti e talora a capocchia sul referendum costituzionale per ritrovare una necessaria unità nazionale di fronte all’enormità della ricostruzione necessaria. In un primo momento è sembrato che tutti si riallineassero, ma ben presto si è capito che non era esattamente così.

Tanto Brunetta quanto Salvini non hanno rinunciato alla solita polemica. Il primo chiedendo che Renzi riconosca i suoi errori e sia più umile (verrebbe da commentare: da che pulpito!), il secondo tirando in ballo la solita storia per cui non bisogna investire sugli immigrati ma sugli italiani (cosa c’entrasse lo sa solo lui). Grillo è stato più abile, perché si è limitato ad assicurare a Renzi il suo appoggio incondizionato contro l’Europa. Anche questa è una posizione discutibile, ma coglie meglio i sentimenti del paese che di fronte a tragedie come quella in corso non apprezza chi cerca di specularci sopra. Una dimostrazione in più che i Cinque Stelle stanno anche iniziando a fare politica e capiscono che la loro posizione attuale di unica alternativa al PD li deve portare ad interpretare un “sentimento nazionale” leggi tutto

I problemi del dopo-voto

Luca Tentoni - 29.10.2016

A pochi giorni dal voto per la scelta del nuovo presidente degli USA, un quotidiano statunitense (USA Today) ha dedicato un dossier al tema "Red blood, blue blood: How do we begin to heal after Clinton vs. Trump?" chiedendo ad alcuni giornalisti come hanno fatto (o possono fare) alcuni paesi a superare divisioni gravi (la Brexit, la crisi economica). Nella premessa si ricorda che l'elezione del 2000 (con i voti contestati della Florida e la battaglia fra George W. Bush e Al Gore) fu accesa e seguita da polemiche, ma oggi "le ferite sono più profonde: se Trump perde, cosa succede ai suoi sostenitori, molti dei quali arrabbiati bianchi che già ritengono di essere stati lasciati indietro? E se Hillary Clinton perde, cosa succede ai suoi sostenitori, tra cui molte minoranze che si sentono frustrate, sotto attacco, e le donne che avevano sperato di rompere un enorme soffitto di cristallo?". In altre parole si tratta di ricomporre una sorta di "unità nazionale" minata tuttavia da conflitti di antica data, difficili da superare. La campagna elettorale statunitense del 2016 ha finito per accentuare le divisioni e i rancori, alimentando inoltre la disillusione. Molti sondaggi indicano che i due candidati in lizza saranno votati da molti solo perchè si è in mancanza di meglio. leggi tutto

Una partita che si sta complicando

Paolo Pombeni - 26.10.2016

Che il referendum costituzionale non sarebbe stato una passeggiata lo si poteva anche immaginare. Era però lecito sperare che tutto fosse contenuto in termini almeno relativamente ragionevoli. Qualche sbavatura sul versante degli irriducibili ci stava. Un’ansia generalizzata di trasformare questa prova in un duello all’ultimo sangue fra la vecchia guardia e un fronte innovatore che troppi vorrebbero schiacciato sul destino personale di Renzi non è una prova di salute da parte del sistema Italia.

Ne abbiamo sentite di tutti i colori e alcune affermazioni tentano di far concorrenza agli autori delle satire televisive: come definire diversamente Berlusconi che si presenta come timoroso di una dittatura dietro l’angolo, o Bersani che preferisce l’alleanza con Grillo a quella con Verdini?

Una modesta riflessione su quel che è accaduto ci ricorderebbe che tutte le riforme che Berlusconi ha cercato di far passare avevano in mente il rafforzamento del peso del premier, sino al punto da sostenere l’introduzione di un sistema presidenziale (cosa che continuano a fare molti sostenitori del no, lui incluso, come prospettiva per il dopo referendum). Una altrettanto modesta consapevolezza delle regole delle alleanze politiche spinge a chiedersi perché mai si dovrebbe preferire l’alleanza con uno che ha la forza per espropriarti della tua leadership leggi tutto

Una lunga storia di scontri politici

Luca Tentoni - 22.10.2016

Il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre sarà un appuntamento che segnerà la storia della Seconda Repubblica e forse - indipendentemente dall'esito - costituirà uno degli atti finali della fase politica iniziata nel 1994. La campagna incessante e talvolta "sopra le righe" che sta caratterizzando la battaglia referendaria rappresenta probabilmente il momento di maggiore contrapposizione dell'ultimo ventennio. Possono paragonarsi a questa competizione le elezioni del 1994 e quelle del 2006, precedute e seguite da un clima di scontro politico senza esclusione di colpi. Se però la Seconda Repubblica sembra essere stata connotata come l'epoca della contrapposizione bipolare, quindi del conflitto, la Prima non può essere considerata come un periodo stabile e senza contrasti. Com'è noto, infatti, la storia dei primi 48 anni della Repubblica è stata segnata da almeno sei o sette momenti paragonabili a quello che stiamo vivendo. Nel 1948, 1953 (elezioni politiche), 1974 (referendum sul divorzio), 1976 (elezioni politiche), 1985 (referendum sulla scala mobile), 1991-'93 (referendum sui sistemi elettorali nazionali) un appuntamento con le urne si trasformò in uno scontro destinato a produrre vinti e vincitori, cambiando il corso della nostra storia. Gli effetti sul sistema politico della vittoria democristiana del 18 aprile 1948 caratterizzarono l'intera Prima Repubblica. Quel trionfo della Dc (48,5% dei voti contro il 31% del Fronte popolare composto da Pci e Psi) leggi tutto

Fasi politiche e durata dei governi

Luca Tentoni - 15.10.2016

In un precedente intervento su Mentepolitica (9 luglio 2016) si rilevava, andando alla ricerca di una definizione accettabile (non necessariamente esaustiva) di "governabilità", che "la durata in carica di un governo è una condizione per attuare una linea politica e può essere un fattore positivo se il progetto che anima i protagonisti della compagine ministeriale è chiaro e perseguito con capacità ed efficienza". Nell'analisi non si trascuravano i fattori istituzionali (la legge elettorale), politici (il sistema dei partiti), socio-economici e culturali "di contesto". Era stato rilevato, in quella occasione, che la durata di un Esecutivo non equivale automaticamente all'efficienza del suo operato: così come nella legislazione non conta il numero di leggi ma la qualità degli interventi normativi, anche nell'azione politica non è importante "tirare a campare" ma bisogna far fruttare nel migliore dei modi il tempo che si ha a disposizione per servire il Paese. In questa occasione, invece, passeremo rapidamente in rassegna alcune cifre riguardanti la durata dei governi della Repubblica (63 o 64, comprendendo anche il primo De Gasperi che nacque al tempo della monarchia ma restò in carica durante il referendum istituzionale e nei primi giorni dopo la partenza di Umberto II per l'esilio). Fra questi, 51 sono riconducibili alla "Prima Repubblica" (1946-1994) e 13 alla Seconda (dal 1994).  leggi tutto

La grande commedia

Paolo Pombeni - 12.10.2016

Non sta bene scrivere: noi l’avevamo detto. Ma è così. Quando si tramuta la politica in una commedia dell’arte, poi è difficile uscire dal ruolo che impone la maschera che si indossa. Arlecchino non può che essere un furbo bugiardo e Pantalone un vecchio avaro e brontolone.

La riunione della direzione PD ha risposto in pieno ai canoni di quelle rappresentazioni. Certo i giornalisti si danno da fare per cogliere qualche sfumatura, qualche impennata, qualche battuta fuori copione, ma alla fine il registro della musica resta quello di sempre. Renzi non poteva mollare, l’opposizione interna nemmeno, i pontieri non sapevano dove ancorare le loro passerelle.

La sostanza della situazione è che diventa sempre più chiaro che il 4 dicembre ci si aspetta di giocare un round decisivo nella partita fra gli orizzonti tradizionali e gli orizzonti nuovi della politica italiana. Non siamo tra quelli che pensano che i nuovi orizzonti siano di per sé orizzonti di gloria: quello si vedrà dopo, se quel round sarà vinto. Quel che appare difficile da contestare è che i difensori delle cittadelle tradizionali non riescono a produrre una visione attrattiva, perché alla fine devono solo propagandare l’arrivo di sventure ipotetiche, grandi o piccole che possano essere. leggi tutto

Referendum, il gioco delle somiglianze

Luca Tentoni - 08.10.2016

Il referendum costituzionale del 4 dicembre si avvicina, portando con sè polemiche e contrasti che difficilmente potranno essere superati nei mesi immediatamente successivi al voto. In questo nostro appuntamento con Mentepolitica, perciò, cerchiamo di proporvi qualcosa di più "lieve": non un'analisi politologica ma un semplice gioco, alla ricerca di somiglianze che forse non hanno attinenza fra loro e forse non spiegano nulla della mobilitazione elettorale in vista del 4 dicembre: speriamo tuttavia di fornire elementi per una riflessione. Partiamo dal sondaggio pubblicato dal "Corriere della Sera" il 3 ottobre, secondo il quale gli elettori disposti ad approvare la riforma costituzionale sarebbero pari al 23% degli aventi diritto al voto (circa 11,5 milioni), i contrari il 25% (12,5 milioni), gli indecisi l'8% e i non votanti il 44%. In proporzione sulle preferenze espresse, i "sì" avrebbero il 48%, i "no" il 52%. Altri sondaggi danno invece percentuali diverse (EMG: sì 46,7%, no 53,3%; Demopolis, sì 49,5%, no 50,5%; Ixè, sì 51,3%, no 48,7%) ma è un dato di fatto, in questo momento, che le due opzioni oscillino fra il 48 e il 52%: la campagna elettorale - ormai iniziata da mesi - non ha ancora spostato decisamente le preferenze degli italiani verso una delle due scelte. La rilevazione di Pagnoncelli evidenzia inoltre che le appartenenze di partito giocano molto a favore del voto al referendum: leggi tutto

La politica come gioco d’azzardo?

Paolo Pombeni - 05.10.2016

Imperversa la campagna sul referendum costituzionale e l’atmosfera si carica sempre più di tensione. L’affermazione secondo cui si vorrebbe discutere “nel merito” è una pura cortina fumogena, non solo perché di fatto in pochi la prendono sul serio, ma perché il merito, come si sarebbe detto una volta, è politico.

Detto in parole povere, a nessuno sfugge che il tema centrale finisce per essere lo scontro sulla disponibilità o meno del paese a scommettere su un cambiamento di stagione in termini di equilibri politici e sociali. Il nuovo ordinamento dei poteri proposto dalla riforma Renzi-Boschi segna un cambio di panorama: da un lato perché se approvato attiverebbe meccanismi di selezione della classe politica e di distribuzione dei poteri che costringeranno tutte le forze in campo a ristrutturarsi (inclusi Renzi e i suoi, anche se non sembrano rendersene pienamente conto); dal lato opposto perché l’eventuale bocciatura della riforma porterebbe con sé la delegittimazione di coloro che l’hanno promossa e sostenuta, e dunque una fase di ristrutturazione conservatrice del sistema.

E’ questa contingenza che rende così bollente la questione della legge elettorale. L’Italicum non ha di per sé quell’intima connessione che si immagina con la riforma, perché, tanto per cominciare, potrebbe persino dare la maggioranza parlamentare ad una componente come il M5S che con questa riforma non è affatto d’accordo. leggi tutto

Alla ricerca di un esito chiaro

Luca Tentoni - 01.10.2016

In settanta anni di storia, gli italiani sono stati chiamati una volta a scegliere fra Monarchia e Repubblica (1946) e per tre volte a decidere se confermare o respingere corposi progetti di riforma costituzionale: nel 2001 sul Titolo V, nel 2006 su una più profonda revisione della Seconda Parte della Carta, oggi su un progetto altrettanto vasto (in termini di articoli da modificare) che riguarda soprattutto il bicameralismo e (di nuovo) il Titolo V. Si tratta di consultazioni molto diverse fra loro per contesto storico, economico, sociale, politico e per il merito delle scelte affidate all'elettorato. Tuttavia il tratto in comune è costituito dall'importanza che l'innovazione potenziale o effettivamente attuata può avere sul quadro istituzionale. Il voto del 2 giugno 1946 fu senza il dubbio il più drammatico: la scelta fu preceduta e seguita da accese polemiche, accuse di brogli, incidenti di piazza (per fortuna non gravi). In quel caso, la Repubblica vinse col 54,27% dei voti contro il 45,73% della Monarchia: uno scarto di 8,54 punti percentuali che - visto oggi - potrebbe sembrare netto, tale da non lasciare spazio alle polemiche. Tuttavia, il numero delle schede bianche e nulle fu tirato in ballo per far tornare in gioco la Monarchia: inutilmente, perchè pur considerandole tutte come espressioni contrarie alla Repubblica, leggi tutto

Pronti per il grande scontro?

Paolo Pombeni - 28.09.2016

Come interpretare gli ultimi avvenimenti, Grillo che si reinsedia al vertice del suo movimento e Renzi che opta per il 4 dicembre come data per lo svolgimento del referendum? I due eventi sono collegati più di quel che sembra, perché rientrano nella strategia del “grande duello” che è quella che tutti pensano sia la più adatta per arrivare una buona volta a decidere chi comanderà in Italia nel prossimo decennio.

Il M5S punta sempre più a candidarsi come il magma da cui nascerà la nuova stagione politica. Per questo Grillo ha deciso che solo lui può rappresentarlo davanti all’opinione pubblica, che non è fatta principalmente dai suoi militanti che sono interessati a discutere delle regole e del “uno vale uno”, ma da quello che ritiene essere un misto di rabbia e di sconforto per una politica che non riesce a far tornare il paese ai fasti dei decenni che furono. A questa gente non serve presentare programmi realistici, che non soddisferebbero la loro voglia di sentirsi dire che tutto si potrebbe risolvere facilmente solo che ci fosse onestà e roba simile. Non è neppure necessario giustificare le modestissime performance dei grillini al potere, i pasticci di Roma, tanto sono disposti a credere che è tutto frutto della grande corruzione politica e del complotto cosmico in cui siamo invischiati. leggi tutto