Ultimo Aggiornamento:
18 maggio 2024
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Argomenti

Smontare questa UE e ripartire dalla CED (e da Raqqa)

Bernardo Settembrini * - 06.08.2016

L’indebolimento dei ceti medi e la crisi morale delle nostre democrazie; il disordine mediorientale e l’insorgenza del totalitarismo jihadista; il revisionismo della Russia rispetto all’assetto post-guerra fredda e il crescente isolazionismo USA. E, su tutto, la prospettiva angosciante, ma non irrealistica, che le luci possano tornare a spegnersi sull’Europa, che una nuova età di ferro e di fuoco si stia preparando. Di tutto questo, a sentire i vari leader, dovrebbe occuparsi l’Unione europea. E invece tutte le energie saranno impegnate, per gli anni a venire, in un defatigante negoziato sull’uscita della Gran Bretagna. Non si può andare avanti così.

Ma come si è arrivati a questo punto? Occorre avere il coraggio di dire alcune verità. Ormai da molti anni, i cittadini degli Stati membri, ogni volta che sono consultati, immancabilmente si esprimono contro l’Unione. Se a lungo il principale merito dell’Unione è stato lo sviluppo di una forte solidarietà tra le nazioni europee, le ultime evoluzioni del processo di integrazione sono divenute motivo di divisione e di frattura (si pensi all’Euro e all’area Schengen). I miei amici federalisti hanno una risposta a questo problema: si è rimasti in mezzo al guado, occorre dotare di poteri federali l’Unione e il Parlamento europeo e tutto si risolverà. leggi tutto

Pausa d’estate?

Paolo Pombeni - 03.08.2016

Piena estate con affievolimento quasi totale della presenza della politica: un classico della nostra storia, pur con qualche eccezione. Tuttavia altrettanto classico era il fiorire di provocazioni, uscite estemporanee e cose simili tanto per vedere l’effetto che fa. Si poteva saggiare qualche reazione senza pagare pegno e approfittare del fatto che i giornali, che devono pur riempire pagine, sono più di bocca buona nel selezionare le notizie.

Quest’anno tutto è molto sottotono, almeno al momento. Si potrebbe discutere se si tratti di una strategia studiata nel tentativo di non stancare un’opinione pubblica che già non ama molto i chiacchiericci dei politici, oppure della presa d’atto che “esternare” non porta più di tanto un aumento di consensi. Forse sono presenti entrambe le cose.

Di fatto l’unica novità rilevante parrebbe essere quella dell’incarico a Stefano Parisi di rabberciare in qualche modo Forza Italia. Non si sa se sia veramente il preludio al varo di una revisione della grande alleanza di centrodestra oppure se siamo in presenza di una delle solite giravolte di Berlusconi che lancia e brucia qualche nuovo personaggio giusto per tenere viva la scena. Probabilmente la faccenda può prendere l’una o l’altra piega a seconda delle reazioni che si registreranno all’operazione Parisi. leggi tutto

Il "dominus" della Terza Repubblica

Luca Tentoni - 30.07.2016

Non è un caso che il sistema elettorale sia sempre più spesso al centro del dibattito politico: la Seconda Repubblica e la Terza (quest’ultima a maggior ragione, dati i rapporti di forza fra i partiti) hanno avuto una dinamica molto diversa rispetto alla Prima, soprattutto per il semplice motivo che dal 1948 al 1987 (lasciando da parte il 1992, per motivi che esporremo in seguito) i governi sono sempre stati sostenuti (organicamente o dall'esterno) da partiti che complessivamente potevano contare su più del 50% dei voti. Dal 1992 (quando il quadripartito Dc-Psi-Psdi-Pli rimase al 48,85% alla Camera e al 46,22% al Senato ma ottenne ugualmente una risicata maggioranza di seggi, persino in un regime di proporzionale quasi pura) nessuna coalizione ha mai ottenuto almeno la metà più uno dei voti validamente espressi alla Camera dei deputati e al Senato. Nel 2001 (centrodestra - CDL) e nel 2006 (centrosinistra - Unione, ma anche centrodestra - CDL) ci furono "poli" che superarono il 49% dei voti e che forse - se si fossero mantenuti i sistemi elettorali previgenti al Mattarellum e al Porcellum - avrebbero avuto la maggioranza a Montecitorio e a Palazzo Madama per un pugno di seggi (ma non possiamo esserne certi e comunque - data l'eterogenità e la difficile tenuta di schieramenti così vasti - far durare in carica un governo sarebbe stata un'impresa ardua, come insegna l'esperienza del Prodi II nel 2006-2008). leggi tutto

Riforme costituzionali e transizioni politiche

Paolo Pombeni - 27.07.2016

C’è un intreccio fra le riforme costituzionali (spiegherò l’uso del plurale) che andranno alla prova del referendum e la transizione che sta affrontando ormai da qualche tempo il nostro sistema dei partiti. Le prime cercano di stabilizzare la seconda, mentre quelle determinano la resistenza a quei cambiamenti.

Si è usato il plurale perché la riforma Renzi-Boschi è in realtà il concentrato di alcuni interventi che non sono di per sé strettamente coordinati e che non si collocano tutti sullo stesso piano. Il cuore di questo intervento è nella riforma del sistema del bicameralismo paritario, che certo in parte si collega con l’introduzione di un nuovo sistema elettorale, ma che non può essere ridotto a questo.

La razionalità di fondo, non sappiamo quanto consapevolmente percepita, è di redistribuire la dialettica politica su due fronti senza per questo ridurla alla sola lotta per il mantenimento  o la caduta del governo. Un senato privo del ruolo di dare o togliere la fiducia al governo diventerà, se solo la stupidità della classe politica non lo affosserà riempiendolo di personale inadatto al ruolo, una sede d controllo e di dialettica rispetto a varie istanze: la Camera per il suo potere di richiamarne le leggi e di formulare proposte su di esse; alcuni organi dello stato per poteri di intervento diretti nelle nomine (corte costituzionale) leggi tutto

La frammentazione parlamentare

Luca Tentoni - 23.07.2016

Il fenomeno della frammentazione e moltiplicazione dei gruppi parlamentari non conosce soste. Si tratta - come vedremo - di un aspetto tipico della Seconda Repubblica. Dall'insediamento del Parlamento, i sette gruppi (va detto che fra questi, alla Camera, è incluso quello di Fratelli d'Italia, costituito solo dopo la seduta del 2 aprile 2013, in deroga al numero minimo) di Montecitorio e Palazzo Madama (più il Misto) sono diventati nove più uno alla Camera e altrettanti in Senato. I gruppi misti - inizialmente (ma dopo la costituzione alla Camera di FD'I) erano composti da 14 deputati e 11 senatori, quasi tutti di minoranze linguistiche, eletti all'estero o di gruppi minori - mentre oggi sono formati complessivamente da 89 parlamentari (63 a Montecitorio, 26 a Palazzo Madama) divisi a loro volta in otto componenti alla Camera e sei al Senato (più i non iscritti). Nel frattempo, i tre principali gruppi parlamentari del 2013 (quelli di Pd, Forza Italia e M5S) sono scesi complessivamente da 499 a 442 deputati e da 251 a 188 senatori. Per la verità, il Pd non è stato interessato dal fenomeno (anzi, ha accresciuto i propri gruppi di otto unità a Montecitorio e sette a Palazzo Madama) mentre il calo ha colpito forzisti e Cinquestelle. La diaspora più marcata si è però avuta in Scelta Civica, che aveva il quarto gruppo più numeroso in entrambi i rami del Parlamento. leggi tutto

Obama e Dallas

Tiziano Bonazzi * - 16.07.2016

A Dallas, nella cerimonia in memoria dei cinque agenti uccisi da Micah Johnson per vendicare i neri uccisi dalla polizia, il Presidente Obama ha fatto quel che doveva: rassicurare il paese, calmare i toni violenti dello scontro su razzismo e arbìtri della polizia, elogiare gli agenti per il loro durissimo e pericoloso lavoro  e al tempo stesso ricordare che il razzismo esiste ancora. Risultati? Zero, come se avesse parlato al muro, Obama non è parso in grado di far molto contro la furia che divora l’America. Senza dubbio la campagna elettorale anomala e destabilizzante di quest’anno ha contribuito a rendere impossibile il suo compito; ma se la campagna si svolge in questi termini è anche perché nel paese c’è rivolta.

Parlo di rivolta, non di rivoluzione, termine otto-novecentesco adatto a società complesse, ma compatte in cui le classi potevano essere viste muoversi “come un sol uomo”. Gli Stati Uniti non sono stati mai analizzabili davvero in questi termini. Non che siano alternativi ai paesi europei; ma sono stati l’esempio di avanguardia, quindi difficile da inquadrare, della modernizzazione che anche nel Vecchio Mondo - più lentamente - ha eroso dal di dentro, frammentandole, le classi sociali che aveva creato con la rivoluzione industriale. Una “nazione di immigrati”, leggi tutto

La toppa e il buco

Paolo Pombeni - 13.07.2016

Peggio la toppa del buco: così suona un vecchio detto veneto ed è quanto c’è da chiedersi con la ripresa di fibrillazioni sullo (s)combinato disposto riforma elettorale – riforma costituzionale.

Per un po’ era parso prendesse quota l’ipotesi dello “spacchettamento”, poi era parso tramontasse, ma non si sa, perché ormai si vive di ipotesi buttate lì per vedere l’effetto che fa. Tecnicamente ci si è forse resi conto che la strategia di dividere il quesito da sottoporre agli elettori in tanti sottoquesiti non è che funzioni tanto bene. In primo luogo perché se si accetta il principio, astrattamente concepibile, di chiedere una pronuncia su ogni punto in cui si articola la riforma si dovrebbero fare molti quesiti e gli elettori ne uscirebbero frastornati. Anche in quel caso infatti la cosa più probabile è che su un lungo elenco di quesiti prevalga la presa di posizione generale (ed a priori) per il sì o per il no, sicché si sarebbe punto e a capo. A meno che qualcuno non consideri un possibile successo un voto in massa per la sola abolizione del CNEL.

La possibilità di contraddizioni è dietro l’angolo. Facciamo un esempio facile: si propongono quesiti distinti per decidere se il Senato deve avere o no gli stessi poteri della Camera e se il senato debba o no essere composto da rappresentanti dei consigli regionali. leggi tutto

Riflessioni sulla governabilità

Luca Tentoni - 09.07.2016

La nuova legge elettorale per la Camera dei deputati (l'Italicum) è entrata in vigore soltanto il primo luglio scorso, dopo una lunga "vacatio", ma la sua eventuale modifica è oggetto di dibattito da parecchi mesi. In particolare, gli esiti del voto amministrativo del 5 e 19 giugno hanno alimentato le spinte in direzione di un possibile cambiamento riguardante l'attribuzione del premio di maggioranza: non più ad un solo partito (vincitore con almeno il 40% dei voti al primo turno o al ballottaggio fra le prime due liste) ma ad una coalizione. Poichè il confronto nel mondo politico sembra riguardare soltanto (o prevalentemente) le prospettive di breve-medio termine (la prima applicazione dell'Italicum nel 2017 o nel 2018; il possibile ridisegno dei confini delle alleanze; questioni interne ai partiti e alle "famiglie politiche") ci asterremo da ogni valutazione sul merito e sulle ragioni del cambiamento o del mantenimento dell'impianto vigente. Nella disputa in corso - come anche in quella sulla riforma costituzionale - c'è un'espressione ricorrente sulla quale riteniamo invece opportuno richiamare l'attenzione. Si tratta della "governabilità". Un concetto dai contorni molto sfumati, che è stato oggetto per decenni di studi nazionali e internazionali di grande portata, ma che è ancora difficile ricomprendere nei margini di una definizione che sia al contempo corretta ed esaustiva. leggi tutto

Una politica in panne

Paolo Pombeni - 06.07.2016

Renzi fa Renzi e l’opposizione dem fa l’opposizione dem. Risultato: una stucchevole commedia dell’arte. Questo è stata la direzione PD, rinviata di una settimana per via della Brexit, ma che ha dimostrato che il tempo non sempre porta consiglio.

L’impressione è che ormai le direzioni dei partiti, obbedendo alla regola fintamente democratica di doversi svolgere in pubblico (via streaming), siano appunto delle rappresentazioni in cui ogni personaggio recita sé stesso a pro della sua audience. Veri discorsi politici, analisi degne di questo nome non se ne sentono, tanto che ormai tutti parlano apertamente di “narrazioni” come se ogni cosa dovesse ridursi a come raccontarla, anziché ragionare su come cambiarla.

In teoria si doveva discutere sul come e sul perché il PD ha perso alcune città importanti. Curioso che nessuno, se non ci siamo distratti, si sia soffermato a ragionare su come se ne è conservata una, certo non secondaria, come Milano.

La narrazione, perché qui il vocabolo è appropriato, che si è perso perché ci si è disinteressati delle “periferie” non è affatto convincente. Infatti gli avversari del PD hanno vinto soprattutto perché su di loro si sono concentrati voti provenienti dalla destra dello schieramento politico, destra che non ci risulta essere stata particolarmente interessata a risolvere quel problema. leggi tutto

L’ambiente spiegato ai più piccoli

Beatrice Ruggieri * - 02.07.2016

La nostra società si trova oggi a dover affrontare una delle sfide più difficili dell’ultimo secolo: proteggere il pianeta terra per salvare se stessa. Diffondere e promuovere pratiche e stili di vita sostenibili è diventata ormai una necessità improrogabile, ma per farlo c’è bisogno di una strategia ben studiata e soprattutto condivisa. Una strategia che preveda, ad esempio, un efficace programma di educazione ambientale pensato appositamente per i più piccoli, cioè i cittadini di domani.

Grazie al lavoro e alle linee guida delle Nazioni Unite o di altre organizzazioni non governative, molti paesi stanno raggiungendo obiettivi importanti. L’Unicef, ad esempio è, su scala globale, l’organizzazione che meglio affronta l’argomento del cambiamento climatico e delle conseguenze che questo sta avendo ed avrà su milioni di bambini, specialmente i più svantaggiati. L’obiettivo principale è quello di coinvolgere i più giovani all’interno del dibattito sulle future politiche ambientali, credendo fermamente nell’importanza vitale del loro ruolo ai fini di trovare concrete soluzioni e possibilità di cambiamento. Dal 2009, l’Unicef porta avanti il Climate Ambassador Programme in più di 20 paesi, con lo scopo di creare un network di giovani attivisti climatici che abbiano le basi per informare le loro comunità locali e la determinazione per ingaggiarle nella lotta alla sempre più evidente realtà del cambiamento climatico. leggi tutto