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Una nuova fase politica?
Cosa succederà mercoledì con le comunicazioni fiduciarie che Mario Draghi sporrà prima al Senato e poi alla Camera è oggetto di previsioni, se non addirittura di illazioni. La situazione è talmente caotica che si possono verificare scenari diversi. Però siamo in grado di vedere cosa è già successo: una grave crisi del nostro sistema di equilibri politici che sta mettendo all’angolo i partiti.
L’evento più rilevante è infatti a nostro avviso il movimento a sostegno di Draghi che si è manifestato da parte di quella società civile, per non dire di quel “popolo”, che i partiti hanno continuato ad interpretare a modo loro. La richiesta che l’attuale premier rimanga al suo posto per concludere il lavoro che ha impostato è venuta da una larga pluralità di istanze: da molta parte della stampa, dai sindacati e da Confindustria, dai rettori delle università, dalla Conferenza Episcopale e da una lunga serie di organizzazioni e agenzie sociali ed economiche. Qualcosa che chiaramente andava contro le aspettative di molti partiti che puntavano a far saltare l’esperimento di questo governo “tecnico” e di altri che pur volendolo salvare non avevano il coraggio di dirlo fino in fondo per non mettere in discussione quelle che ritenevano prospettive elettorali da preservare. leggi tutto
Una scuola aperta a tutti
Quando in una classe ci sono bambini e bambine di ogni parte del mondo si avverte quanto grande e importante, forse decisivo, potrebbe essere il significato di quella presenza per il futuro dell’umanità.
Dopo la famiglia, la scuola è il luogo della prima socializzazione, cioè dell’apertura di credito alle relazioni interpersonali, ma anche della formazione dell’intelligenza e del carattere e della trasmissione di quei valori di civiltà che possono dare un senso alla nostra vita.
C’è una ricchezza straordinaria insita in quel potenziale umano: di menti e di cuori pronti a ricevere buoni insegnamenti, di creature che stanno crescendo e alle quali si può indicare – con l’autorevolezza istituzionale e morale che è implicita nel compito degli educatori – la via del bene affinché possano trovare poi da sé quella della verità.
Sono bambini e bambine che non sanno ancora nulla delle cattiverie e delle malizie del mondo e che non attribuiscono certamente alle culture di provenienza, alle diverse etnie, alle confessioni religiose o al colore della pelle quei significati distintivi e selettivi, a volte di retaggio, che gli adulti solitamente usano quando si rapportano tra di loro.
Il compito più straordinario che attende ogni educatore è quello di formare menti aperte, critiche e libere leggi tutto
È “vero amore”? “I giovani amanti”, recensione del film franco-belga
Sintesi
Forse al di là delle intenzioni del regista Carine Tardieu, la filigrana che impronta il film ”Les jeunes amants”
è retta dal trinomio sentimento-malattia-irrazionalità.
Il sentimento più come fascino irradiato, esteriore ma trafittivo e pervasivo, che come amore consapevole e maturo.
Pierre (Melvil Poupaud), medico affermato, sul piano clinico e scientifico, nell’Ospedale di Lione, sposato felicemente con una collega bella e accattivante sotto ogni aspetto, padre di due splendidi figli, si imbatte in un’amica, Shana (Fanny Ardant), di una malata agonizzante e ne rimane colpito: la spiccata personalità incentrata e riassumibile nel suo aspetto regale ed armonioso espresso da un sorriso penetrante, un dardo all’istante scagliato dentro l’anima, al quale pare impossibile sottrarvisi.
Nessun discorso intimo fra i due, nessun dialogo, nessun confronto, come dopo 15 anni in Irlanda dove si rincontreranno casualmente.
Eppure l’attrazione di Pierre verso Shana appare totalizzante, nonostante la differenza di età sia quella di madre e figlio e nonostante il loro rapporto sentimentale rimanga superficiale, estraneo alle loro rispettive storie e visioni e prospettive di vita e alle conseguenze che, prevedibilmente, si abbatteranno sul loro futuro.
Tuttavia il rapporto epidermico-estetico-sentimentale prende piede, continua e si consolida a Parigi dove Shana risiede, raggiunta periodicamente da Pierre che leggi tutto
Ma si può andare avanti così?
Ormai è tutto un rincorrersi di messe in scena. Conte consegna a Draghi una richiesta di interventi che furbescamente ne contiene un certo numero su cui c’è già un sostanziale accordo del governo così potrà dire che si è cambiato su pressione di M5S. Subito Salvini si premura di non lasciar a loro il centro della scena e tuona che adesso la Lega voterà solo quello che è nell’interesse degli italiani, il che per logica farebbe intendere che prima votava anche cose che erano contro l’interesse degli italiani. Una scusa per cavalcare il populismo anti cannabis e anti ius scholae con la curiosa motivazione che quelle normative impedirebbero di affrontare il tema delle bollette: ora su quei provvedimenti si possono avere visioni contrastanti, ma che interferiscano con interventi economici sulla crisi è del tutto falso.
Poiché Conte e i suoi dovevano mostrare di far sul serio alla Camera hanno disertato l’aula per l’approvazione del decreto Aiuti che comunque è passato come previsto, subito Berlusconi non si è fatto sfuggire l’occasione per dire che si doveva prendere atto della crisi della larga maggioranza di semi-unità nazionale minacciando che l’avrebbe fatto FI se gli altri abbozzavano.
La sequela delle sceneggiate non si è esaurita, come minimo perché tutti attendono leggi tutto
I nodi della riforma elettorale
Se la legislatura proseguirà almeno fino all'approvazione della legge di bilancio si porrà il problema di capire se le forze politiche hanno voglia e numeri per cambiare la legge elettorale. Premesso che ad avviso di chi scrive la soluzione preferibile per una democrazia matura e moderna è l'uninominale "alla francese" con eventuale doppio turno (aperto ai candidati che al primo hanno superato una certa soglia di consensi), bisogna misurarsi con quel che offre la situazione, cioè davvero poco. L'alternativa è fra tenersi l'attuale sistema (ampiamente censurabile sotto diversi aspetti) o approdare ad una sua variante, solo vagamente rassomigliante al sistema per i consigli comunali (assegnerebbe - in turno unico - il 55% dei seggi alla coalizione in grado di raggiungere il 40 o il 45% dei voti). Scomparirebbero i collegi e - di fatto - il risultato potrebbe essere sostanzialmente proporzionale. Ecco perché: se ci fossero partiti sopra la soglia di sbarramento che raccogliessero il 94% dei voti, la coalizione probabilmente vincitrice (il destracentro) avrebbe comunque già per conto proprio (col 49% dei voti) il 52% dei seggi, ai quali si aggiungerebbe un premietto del 3%. Gli altri partiti, con complessivamente l'altro 45% dei suffragi, avrebbero il 45% dei seggi. Dunque, tanto rumore per nulla? Niente affatto. La differenza fondamentale sta nel fatto che le leggi tutto
Supersocietà
Breve recensione del libro di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti – Edizioni Il Mulino
Il nuovo secolo non può essere più descritto e interpretato con le metafore della complessità e della società liquida anche se nel continuum della storia esso ne è in qualche modo l’evoluzione e la conseguenza: abbiamo tuttavia bisogno di nuove spiegazioni per comprendere il tramonto della globalizzazione, uscendo da quel magma indistinto che ci ha costretto a vivere nel limbo dell’indeterminato e del possibile, in una condizione di latenza tra virtuale e reale, sostenibilità eco-sistemica e antropologica, conflitti generazionali e modelli di sviluppo a centrazione tecnologica. Un mondo lato ed esteso, senza una guida, per certi aspetti acefalo ed eterodiretto, nell’intersezione inestricabile di geopolitica e geoeconomia che ingloba la totalità della realtà, tra opposti e contrari. Pandemia, disastro ambientale e guerra sono fratture che rompono schemi narrativi e impongono distonie esistenziali e nuove chiavi di lettura, proprio nel momento in cui la transizione ecologica e la digitalizzazione si esplicitano come vettori nuovi e ineludibili di una direzione di marcia irreversibile. Procediamo cercando di conservare appartenenza e radici ma siamo potenzialmente soccombenti di fronte all’incedere ‘per shock’ dagli esiti imprevedibili. Quella che gli autori di questo libro - davvero informato
Vienna - Schwarzenbergplatz: il monumento all’Armata rossa, la storia-tritacarne dei vincitori e….
Come studiosa di storia austriaca (e più specificamente dell’Impero asburgico e dell’ascesa della Monarchia austriaca a grande potenza europea fra XVII e XVIII secolo) devo confessare che quando mi capitava di passare dalla Schwarzenbergplatz, una delle piazze più grandi e centrali di Vienna, nelle mie frequenti peregrinazioni fra archivi e biblioteche, ho sempre provato una sorta di personale disagio di fronte al faraonico monumento ivi fatto erigere dal comando sovietico in onore dell’Armata rossa. Tale immediata reazione da parte mia non era certo dettata dal disconoscimento del ruolo importante di quest’ultima nella lotta contro il nazismo nella seconda guerra mondiale e del fatto che erano stati proprio i sovietici a liberare per primi nel 1945 la capitale austriaca, subendo la perdita di migliaia e migliaia di uomini; il monumento in oggetto era indirizzato a ricordare proprio questo nel presente e perennemente al futuro. La preoccupazione del futuro era così chiara che quando, dieci anni dopo, cessò l’occupazione alleata di Vienna e l’Austria riconquistò la sua piena sovranità, i sovietici (che pare avessero amministrato non proprio con i guanti di velluto il settore della capitale di loro competenza), prima di andarsene fecero mettere per iscritto nel Trattato relativo l’obbligo di provvedere alla leggi tutto
L’ennesimo penultimatum?
Dunque il grande confronto fra Conte e Draghi che doveva tenersi lunedì 4 pomeriggio è stato rinviato a mercoledì 6. La tragedia della Marmolada che ha richiesto la presenza del premier ha fornito un ottimo motivo per rinviare quello che secondo il capo politico pentastellato avrebbe dovuto essere un aspro confronto, ma che tutti gli osservatori scommettevano si sarebbe risolto in qualche sparata a salve. Se sarà così lo vedremo il 6 luglio, ma naturalmente l’abitudine di Conte a ricorrere a quelli che vengono ironicamente definiti “penultimatum” non fa aspettare una crisi di governo.
Eppure la situazione è più complicata di quanto non la si voglia far apparire. Il capo politico dei Cinque Stelle insiste a dire che Draghi deve tenere conto del peso del suo partito e fa circolare l’ipotesi di almeno tre “paletti” non negoziabili: reddito di cittadinanza, difesa del superbonus edilizio, termovalorizzatore a Roma. In sé, a parte la faccenda del termovalorizzatore su cui il governo non può far marcia indietro senza una figuraccia col sindaco Gualtieri e con la capitale invasa dall’immondizia, gli altri due temi sarebbero anche “trattabili”, perché si può risolverla all’italiana riaffermando il principio, ma mettendo cautele e controlli che evitino l’uso diciamo così disinvolto che si è fatto leggi tutto
Non ci sarà vera pace senza nuovi 1989
Uno dei commenti più convincenti sulla drammatica guerra in Ucraina è stato quello di Angelo Bolaffi: questa è la guerra per l’Impero che Gorbačëv tra il 1989 e il 1991 non volle fare. È una guerra contro il 1989. Per questo se le forze russe, come sembra in queste settimane, prevarranno nel Donbass, non avremo un Putin “non umiliato” che accetterà di negoziare ma l’offensiva proseguirà verso Odessa, per congiungersi con la Transnistria e coinvolgere la Moldavia. E tornerà il progetto iniziale di prendere Kyiv e instaurarvi un governo fantoccio. Se questo scenario è corretto, la prima iniziativa non può che essere quella di armare ancora di più la resistenza ucraina in vista di una controffensiva che riporti le forze russe, il più possibile e per quanto possibile, alle posizioni del 24 febbraio. A quel punto si potrà negoziare.
La resistenza all’aggressione russa non è però solo quella armata. Dall’inizio dell’invasione molto altro è stato fatto: i civili ucraini hanno tolto i cartelli stradali e sono stati fatti blocchi stradali per rallentare i mezzi russi; coraggiose manifestazioni pacifiche si sono svolte nelle città ucraine occupate, come Kherson; in Russia nelle prime settimane le manifestazioni contro l’invasione sono state superiori alle aspettative e ora, dopo una dura repressione, continuano in leggi tutto
Sondaggi e social spingono il negazionismo: le evidenze soccombono alle fake news
La globalizzazione non ha esaurito i suoi effetti nefasti e raccoglie proseliti nel mondo della comunicazione e dell’informazione. In rete circola di tutto e di più, l’uno vale uno smentisce le fonti ufficiali e presta credito alle notizie create ad arte per disorientare la gente e portare i cervelli all’ammasso.
Studiare le cause di questo fenomeno impegnerebbe molte discipline, certamente interessa la dimensione psicologica, quella sociologica, politica, economica e tutti i relativi cascami specialistici.
La compresenza simultanea della totalità della realtà dentro una dimensione spaziale planetaria e in tempo reale genera fenomeni distorsivi, poiché può essere vero tutto e il suo contrario, in genere non c’è un uso fisiologico del confronto come pure del necessario controllo. I network si rendono garanti della velocità e quantità di diffusione delle informazioni ma non della loro corrispondenza al reale, non ci sono soggetti terzi deputati al riscontro, qualunque filtro farebbe gridare allo scandalo i paladini della trasparenza.
La dimensione etica viene espunta dalla comunicazione come un orpello fastidioso e inutile: contano molto gli effetti speciali. Il concetto stesso di democrazia si sostanzia di un principio (stigmatizzato come astratto e pericoloso dallo stesso Max Weber che degli studi sulla democrazia moderna è il padre) in leggi tutto