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Il centrodestra e la spina leghista
L’appuntamento annuale di Pontida è per la Lega un rito, con una liturgia che per certi versi si concentra sulla celebrazione di antiche glorie, quel che serve per infondere entusiasmo ai propri militanti. Non tutto però si ferma a quel livello: come sempre, nelle cerimonie politiche si trova l’occasione per mandare messaggi che val la pena di cercare di decifrare.
Salvini ha costruito una comunicazione che è indirizzata ai suoi alleati nella coalizione di governo, ma che rivela tutta la sua preoccupazione per una fase poco felice per il partito che guida. Come si è visto dalle recenti prove elettorali e dai sondaggi, la Lega non è in questo momento una formazione che possa vantare un rating di successo: a livello nazionale è data più o meno alla pari con Forza Italia ed è lontana quasi 20 punti da quanto è attribuito al partito di Giorgia Meloni. A livello di elezioni amministrative non vede davanti a sé un momento favorevole.
In Liguria, dove pure avrebbe potuto avere un candidato governatore di un certo livello, l’on. Rixi, ha dovuto accettare un candidato sostanzialmente “civico” come è l’attuale sindaco di Genova Bucci. In Umbria la riconferma della presidente uscente, la leghista Tesei, è piuttosto incerta e se, come è possibile, venisse sconfitta dall’alleanza leggi tutto
La sanità e la scuola, due istituzioni prese a schiaffi
Mettiamoci per un attimo nei panni di medici, infermieri e insegnanti che svolgono la loro professione nel servizio pubblico: da tempo molti di loro, malcapitati per la legge dei grandi numeri - oggi a te domani a me, nessuno ne è potenzialmente escluso - sono fatti oggetto di aggressioni da parte dell’utenza di cui si occupano. Alunni o genitori che mettono le mani addosso ai docenti per un rimprovero, un cellulare ritirato, una nota sul registro, un voto, per non parlare di sospensioni o bocciature. Addirittura casi di armi portate in aula, coltelli e pistole a pallini: si aggredisce o si spara direttamente in classe o si avvertono i familiari a casa o sul lavoro dell’ingiustizia subita e li si aizzano affinché si precipitino a scuola e la lezione la impartiscano loro agli insegnanti, pelo e contropelo senza ritegno e senza riguardo. Gli episodi di bullismo tra alunni ormai non si contano più, sono da tempo stati derubricati ad intemperanze verso le quali si deve chiudere un occhio. Il recente provvedimento voluto dal Ministro Valditara vuole mettere dei paletti e introdurre norme severe nei comportamenti degli alunni e nella loro valutazione, a cominciare dal 5 in condotta che apre le porte alla bocciatura, oltre leggi tutto
Una questione seria: la crisi del campo largo
La crisi provocata nel cosiddetto “campo largo” da Giuseppe Conte con il sostegno del duo Fratoianni-Bonelli non è una banale lite per tattiche elettorali, anche se queste vi hanno parte (i Cinque Stelle in Liguria devono confrontarsi con la concorrenza di una dissidenza grillina lieta di attaccarli per il cedimento a Renzi e se M5S uscisse male dalla conta elettorale il suo futuro sarebbe grigio). Si tratta piuttosto del riaccendersi della competizione per l’alternativa alla testa del futuro equilibrio politico italiano dopo la fine dell’età di Berlusconi.
Per capire, è necessario risalire alle origini dell’insediamento di Conte alla testa del movimento grillino. Come è noto, il cosiddetto “avvocato del popolo” non proveniva dalle file del movimento del vaffa, ma piuttosto dagli ambienti della più o meno medio-alta classe dirigente arrembante. La sua presa di potere fu in gran parte connotata dallo spazio che egli aprì per quel ceto politico-burocratico grazie alla guida dell’esecutivo, giocandosi abilmente il sostegno di grillini poco formati al gioco romano e di una Lega salviniana che si pensava fortissima perché detentrice della chiave populista per gestire un largo consenso.
Quando la coalizione giallo-verde crollò per l’avventurismo dell’allora “Capitano”, Conte riuscì a rimanere in sella cambiando spalla al suo fucile, leggi tutto
Non nevica mai in settembre
80 anni fa, il pomeriggio del 17 settembre 1944, il tenente Joseph Enthammer, ufficiale di artiglieria dell’esercito tedesco di stanza ad Arnhem, in Olanda, alzò lo sguardo verso il cielo limpido, era una tiepida giornata di fine estate. Improvvisamente rimase esterrefatto, non poteva credere ai propri occhi: bianchi "fiocchi di neve" riempivano il cielo scendendo lentamente, quasi fossero sospesi nell'aria. "Non può essere!" pensò. “Non nevica mai in settembre!” E ne trasse subito un’allarmante conseguenza. “Allora sono paracadutisti!”
L’ufficiale della Wehrmacht era diventato, suo malgrado, uno dei primi testimoni di una delle più grandi battaglie che coinvolsero i reparti aviotrasportati durante la Seconda guerra mondiale: l’Operazione Market-Garden.
Nell’estate del 1944, le truppe tedesche erano in piena crisi, su tutti i fronti di guerra. Sul fronte occidentale dopo lo sbarco in Normandia e la liberazione di Parigi, il 25 agosto, gli alleati stavano avanzando a grande velocità verso il confine tedesco.
Il 3 settembre, la 2^ Armata britannica di Montgomery entrava in Belgio, liberando Bruxelles e conquistando l’importante porto di Anversa. I comandi alleati stimavano oramai possibile l’ipotesi che la guerra in Europa finisse entro un paio di mesi. L’avanzata per liberare l’Europa occidentale sembrava travolgente, lo slancio era tale che il generale americano Eisenhower, comandante supremo delle leggi tutto
Il carcere come luogo di espiazione della pena e di possibile redenzione
Quando si fa ingresso in un carcere per interrogare o meglio – ascoltare – una persona che vi si trova rinchiusa, si è come sopraffatti da mille emozioni, che vanno oltre il ruolo, il procedimento, l’assolvimento di un incarico di giustizia, gli interrogativi che precedono il colloquio e che dovranno essere verbalizzati nel modo più testuale e terzo possibile. “È armato, dottore?” è la prima domanda che viene posta nell’astanteria dopo il riconoscimento di rito. Per uno che si spaventava da bambino ad usare le pistole ad acqua la domanda è persino imbarazzante, anche pur comprendendone le ragioni. Se ti chiudono in una cella dove riceverai un detenuto è fondamentale entrare privi di armi, la vigilanza è strettissima ma tutto potrebbe accadere: da questo contesto di interlocuzione si cominciano a comprendere le ragioni della disperazione umana. La prima volta colpisce la suggestione ambientale, il trovarsi in un contesto dal quale si sa che si uscirà più tardi mentre tutto, intorno, ti parla di clausura, controllo, isolamento, privazione, tempo precluso ad ogni alito di speranza. Non si contano le porte che vengono aperte con mazzi di chiavi inusitate, ma si è colpiti – inevitabilmente – dal loro rumore quando ti si chiudono alle spalle: un rumore metallico inconfondibile, che fuori di lì leggi tutto
Le lezioni che non si vogliono imparare
Mentre il quadro della politica politicante registra sempre più zuffe e sgambetti fra i partiti delle due coalizioni contrapposte (Salvini che va da Orban, Conte che, con il sostegno di AVS, boicotta il “campo largo”), la politica seria ha perso un’ulteriore occasione per mettere mano ad una strozzatura del nostro sistema.
È quanto si potrebbe imparare dalla vicenda drammatica dell’alluvione in Emila Romagna, e, in misura minore, nelle Marche. La politica politicante di cui sopra ne ha subito fatta una occasione per scambiarsi accuse: dal lato governativo il ministro Musumeci e qualche colonnello emiliano di FdI per attaccare la regione che non avrebbe speso i soldi per la messa in sicurezza del territorio, dal lato dell’Emilia Romagna il governo regionale col PD a copertura per dire che invece le colpe sono del governo centrale che non ha mantenuto gli impegni presi dopo l’alluvione del maggio 2023. In verità, come dice un proverbio popolare, ce ne sarebbe tanto per l’asino quanto per chi lo conduce.
Cerchiamo di sorvolare sul tema della credibilità di Musumeci che è stato presidente della regione Sicilia, non proprio un modello nella spesa dei soldi pubblici e negli investimenti sul territorio (qualcuno ricorderà pure la situazione della rete idrica dell’isola…) leggi tutto
Non è possibile vivere senza amore
Lo afferma in esordio come un assioma che poi non fatica a dimostrare il Prof Vittorino Andreoli, da profondo conoscitore dell’animo umano, dei suoi turbamenti e delle sue passioni: “non si può vivere senza amore”.
In un saggio articolato in dieci paragrafi la sua argomentazione si sviluppa con lineare epistemologia, toccando tutti gli aspetti che riguardano le relazioni d’amore, visitando con disinvoltura e capacità di persuasione dell’immaginifico destinatario della sua “lettera”, tutti i meandri in cui prende corpo e si sviluppa questa particolarissima relazione sentimentale: dall’attrazione, all’immaginazione, all’esperienza. Cioè partendo da un moto istintivo che spinge all’incontro con l’altro, alla sua elaborazione razionale ed emotiva fino a giungere alla realizzazione di un rapporto duale, fatto di corporeità e di intesa spirituale, eros e pathos.
E- come sommessamente racchiuso tra parentesi nel sottotitolo- spiega assai bene che in modi e forme diverse si tratta di uno stato emotivo che attraversa l’intera esistenza di ciascuno. Affermare che non si può fare a meno di amare significa sottolineare che sta qui – in tutte quelle che l’autore definisce le “liturgie” dell’amore - il significato più autentico dell’esistenza. Conosco Andreoli per essere il professionista che fa dell’umana comprensione un metodo e un fine delle sue ricerche leggi tutto
Lezioni da un quadro di ambiguità
A compensare la pessima figura fatta dalla maggioranza in relazione alla vicenda del processo Salvini a Palermo è arrivata la conferma della attribuzione a Raffaele Fitto di una vicepresidenza esecutiva nella Commissione Europea. Non sono ovviamente due fatti collegati, ma illustrano in parallelo un punto di forza e un punto di debolezza del governo.
La debolezza è nell’essere costretti a sostenere la posizione di un politico che indulge solo al teatrino: difficile immaginare qualcosa che si attagli più a questa immagine della sua recita di autodifesa con un video declamato persino in una sorta di costume di scena. Dapprima Meloni, ma poi anche Tajani si sono sentiti in dovere non solo di solidarizzare con l’attuale vicepresidente del Consiglio, ma di farlo accettando il terreno di critica generalizzata ad una magistratura che sarebbe nemica della politica ed in particolare interessata a far cadere il governo.
Questa argomentazione è, almeno al momento, molto debole. Non è la magistratura che propone di condannare Salvini, ma è una procura della Repubblica che come tale non la rappresenta. Il sistema giudiziario prevede infatti che quanto proposto dalla pubblica accusa sia vagliato da un collegio di primo grado, e poi da un collegio di secondo grado e infine anche da una Corte di Cassazione. leggi tutto
Estate, una breve girandola di illusioni, abitudini ed emozioni
Archiviamo un’estate densa e breve, infuocata e alluvionata, lungamente attesa e salutata senza postume nostalgie. Non una pausa dalle fatiche ma faticosa essa stessa, tra code e lavori in corso, sold out del turismo di massa, miscuglio etnico, chiassose kermesse musicali, solitudini siderali, abbandoni, rituali ripetitivi e stanchi e consumo di tutto: del suolo, dell’aria, dei risparmi, del tempo inutile, delle vacanze brevi per vivere e sopravvivere al resto dell’anno. Abbiamo avuto la stagione più calda di sempre, la settimana più rovente, il giorno (pare il 21 luglio) più bollente. Di tutto e di più: i piromani e gli incendi devastanti (questa gente meriterebbe l’ergastolo perché chi uccide la natura uccide l’umanità), i crolli degli edifici, l’esondazione dei fiumi, i tornadi e le trombe d’aria, le contese balneari, il ritorno del Covid accompagnato dal vaiolo delle scimmie, il bostrico che divora gli alberi in montagna e il granchio blu con il vermocane che impestano i mari. La Foresta Amazzonica, polmone del pianeta, che fornisce il 20% dell’ossigeno che ci è necessario per respirare, quest’anno ha subìto un’impennata del 98% di incendi rispetto all’estate del 2023: una cifra da capogiro. Il cambiamento climatico l’ha fatta da padrone, dallo scioglimento dei ghiacciai alle tempeste d’acqua, alla leggi tutto
Poco teatrino, tanta responsabilità politica
Non ci voleva molto per capire che l’affaire San Giuliano-Boccia era buono per fare teatrino politico, ma avrebbe inciso poco sulla politica vera. Le ragioni sono intuibili: 1) la gente pensa che quella roba lì faccia più o meno parte della routine del potere e che possa affliggere tutti i partiti; 2) il ministero della Cultura non è ritenuto da gran parte dell’opinione pubblica un ganglio vitale dello Stato (non è giusto, ma è così); 3) la faccenda ha tutti i caratteri di una telenovela e come tale è percepita. Di conseguenza ha ragione Meloni a ritenere che il governo non rischia quasi nulla, a parte, e non sarebbe poco, l’ennesima reazione qualunquistica per cui tutti vengono ritenuti eguali (alla faccia delle sue pretese di inaugurare un nuovo stile).
I problemi che insidiano la tenuta del quadro politico sono altri e riguardano sia la maggioranza che l’opposizione. Il principale è come si possa far fronte ad una situazione economica che, piuttosto accettabile in superfice, in profondità pone il tema del declino dell’Europa. L’ha messo in luce con la sua autorevolezza Mario Draghi presentando il rapporto che ha steso per la UE: o si riprende la via degli investimenti creativi e dello sviluppo tecnologico, o l’Europa finisce ai margini leggi tutto