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Censimento ed evidenze che irrompono nello scenario sociale
In questi giorni giunge ai cittadini il questionario di rilevazione del Censimento ISTAT.
L'Istat ha una tradizione di serietà e autorevolezza istituzionale veramente esemplare, i dati statistici che raccoglie ed elabora sono fondamentali per fotografare la realtà del Paese. In passato, ho recensito diverse Ricerche dell'Istituto, quando era presieduto dal Prof Giancarlo Blangiardo, illustre demografo con cui ho avuto l'onore di collaborare sui temi delle problematiche minorili.
Ricordo ad esempio che il termine “culle vuote” fu coniato in una indagine dell’Istat, così come fu esemplare il saggio sul tema della sostenibilità generazionale a cura dei Prof. Raitano e Sgritta della Sapienza di Roma, elaborato per l’Istituto con sede in Via Cesare Balbo a Roma.
Noto con piacere che la guida attuale dell'Istituto di statistica conserva e valorizza il prestigio conservato nel tempo.
L'Italia di oggi è una realtà in continua evoluzione, scorrendo le domande poste ai cittadini trovo che sia irrilevante persino ai fini statistici sapere se tengo l'auto nel box o fuori, o se la mia casa è dotata di impianto di aria condizionata.
Ci sono fenomeni sociali che irrompono nella nostra quotidianità e incidono nella nostra vita in modo più rilevante. Forse non è compito dell'ISTAT accertarli e analizzarli ma faccio leggi tutto
Questioni di equilibrio
Sembra che il Quirinale si sia affrettato a far sapere che l’intervento a Bari di Mattarella si riferiva al problema della nuova votazione per il giudice mancante alla Corte costituzionale: evidentemente si vuole evitare che tutto venga risucchiato nello scontro fra governo e componenti della magistratura a proposito della “operazione Albania”. Chi ha letto i commenti della stampa e seguito qualche talk show avrà visto che ormai è tutta una lotta fra “curve” politico-corporative: ciascuno sta interpretando le parole del Presidente della Repubblica come una reprimenda all’avversario e un sostegno alla propria parte.
La questione di fronte alla quale ci troviamo è delicatissima e davvero ci sarebbe da far tesoro delle parole di Mattarella che ricorda come le istituzioni sono un bene comune e funzionano se tutti collaborano a farle funzionare ed a sentirsene corresponsabili. Non vuol affatto dire rinunciare ad avere idee diverse su come si possa operare, ma invece sapere che nessuno dovrebbe pensare di usare il suo “potere” per ostacolare lo sviluppo di una normale dialettica di posizioni da cui far scaturire un sentire comune e condiviso.
A chi si spertica a parlare di “sgrammaticature costituzionali” perché non si tiene conto della teoria della separazione dei poteri, andrebbe ricordato leggi tutto
Il Nobel per l'I.A. a Geoffrey Hinton fa riflettere
Più volte mi sono occupato di Geoffrey Hinton e del suo approccio al tema dell’intelligenza artificiale fino ad esserne considerato uno dei padri fondatori, della sua carriera in GOOGLE di cui è stato per dieci anni eminenza grigia e portavoce: ricordo di averlo citato ad esempio in relazione al tema della realtà aumentata e delle strade aperte dal Metaverso, in alcuni scambi epistolari con il Prof. Vittorino Andreoli, comprese le recensioni dei suoi libri più recenti. Entrambi avvertivamo il pericolo di una concezione pervasiva e totalizzante dell’intelligenza artificiale e dei suoi cascami ideologici, fino a rischiare di perdere nei ragionamenti e nei comportamenti derivanti, il concetto di “normalità”.
Insieme a queste deduzioni si avvertiva di converso la necessità di ripristinare i limiti necessari per evitare uno stravolgimento negli stili di vita e il timore che le azioni umane fossero condizionate dalla tecnologia e dal mondo virtuale fino a perdere il senso dell’etica condivisa. Geoffrey Hinton aveva offerto spunti di riflessioni importanti per la sua esperienza e per l’autorevolezza del suo carisma, consolidato nel periodo di permanenza nell’azienda leader dei motori di ricerca.
Debbo ammettere di essere rimasto affascinato dalla sua personalità, dalla sua penetrante intelligenza, dal suo equilibrio che ha saputo leggi tutto
La legge di bilancio è una cosa seria
Con il mondo che rischia l’allargarsi di conflitti sempre più devastanti (le operazioni abbastanza poco assennate a Gaza, Cisgiordania e Libano; le continue tensioni cinesi intorno a Taiwan), potrebbe sembrare poco sensato occuparsi di politica interna. Ovviamente ci sono problemi che non si possono mettere in soffitta, perché incidono sulla vita di tutta la nazione, e dunque anche sulla sua capacità di agire nelle situazioni internazionali. Una di queste è la legge di bilancio, ovvero il quadro dell’impegno economico dello Stato nel prossimo anno.
Quando sarà letto questo articolo, il documento preparatorio predisposto dal governo probabilmente sarà già in viaggio per Bruxelles. Non si tratta di un testo che affronti i problemi in dettaglio, quello arriverà fra un poco, ma sarà comunque qualcosa su cui l’Italia comincerà ad essere giudicata sia a livello delle istituzioni europee, a cui deve rendere conto per l’osservanza delle nuove regole di bilancio, sia a livello delle agenzie di valutazione economica e finanziaria (non a caso per questi giorni si aspettano le valutazioni di Fitch e di Standard & Poors).
Il passaggio è molto delicato. La previsione di crescita del PIL per l’anno prossimo si ferma allo 0,8% (meno dell’1 e qualcosa previsto) e ci sono da finanziare 24 miliardi leggi tutto
Quando contavano quei pochi insegnamenti appresi in famiglia
Ho un lontano ricordo di quando – in una pausa lavorativa (il mio ufficio era a due passi dal Duomo di Milano) – aggirandomi tra tavoli e scaffali al primo piano della libreria Rizzoli in Galleria, ebbi la fortuna di incrociare Enzo Biagi, che a pochi metri da quella esposizione aveva un suo ufficio (che chiamava ‘la bottega’). Grazie all’intercessione della sua segretaria signora Pierangela riuscii a farmi ricevere e a intrattenermi con lui una mezz’ora, conversando sui temi dei suoi articoli e dei suoi libri. Ero sorpreso io stesso dalla sua ospitalità e ‘molti anni dopo’ (come scriverebbe Garcia Marquez), ricordando quel primo incontro con il famoso giornalista e intervistando poi Rita Levi Montalcini, Ettore Scola, Pupi Avati, Giulio Andreotti, Milva Biolcati, Alda Merini, il card. Carlo M. Martini, il suo “amico speciale” card. Ersilio Tonini e altri testimoni del nostro tempo mi radicai in un convincimento che non ho più abbandonato: i veri ‘grandi’ sono persone semplici perché ti mettono a tuo agio e si fanno capire, fino a scambiarsi le reciproche inadeguatezze come mi ha insegnato ‘Pupi’. Durante quella piacevole conversazione, chiedendo a Biagi che cosa aveva conservato tra i suoi ricordi degli incontri con i potenti della Terra, leggi tutto
Il centrodestra e la spina leghista
L’appuntamento annuale di Pontida è per la Lega un rito, con una liturgia che per certi versi si concentra sulla celebrazione di antiche glorie, quel che serve per infondere entusiasmo ai propri militanti. Non tutto però si ferma a quel livello: come sempre, nelle cerimonie politiche si trova l’occasione per mandare messaggi che val la pena di cercare di decifrare.
Salvini ha costruito una comunicazione che è indirizzata ai suoi alleati nella coalizione di governo, ma che rivela tutta la sua preoccupazione per una fase poco felice per il partito che guida. Come si è visto dalle recenti prove elettorali e dai sondaggi, la Lega non è in questo momento una formazione che possa vantare un rating di successo: a livello nazionale è data più o meno alla pari con Forza Italia ed è lontana quasi 20 punti da quanto è attribuito al partito di Giorgia Meloni. A livello di elezioni amministrative non vede davanti a sé un momento favorevole.
In Liguria, dove pure avrebbe potuto avere un candidato governatore di un certo livello, l’on. Rixi, ha dovuto accettare un candidato sostanzialmente “civico” come è l’attuale sindaco di Genova Bucci. In Umbria la riconferma della presidente uscente, la leghista Tesei, è piuttosto incerta e se, come è possibile, venisse sconfitta dall’alleanza leggi tutto
La sanità e la scuola, due istituzioni prese a schiaffi
Mettiamoci per un attimo nei panni di medici, infermieri e insegnanti che svolgono la loro professione nel servizio pubblico: da tempo molti di loro, malcapitati per la legge dei grandi numeri - oggi a te domani a me, nessuno ne è potenzialmente escluso - sono fatti oggetto di aggressioni da parte dell’utenza di cui si occupano. Alunni o genitori che mettono le mani addosso ai docenti per un rimprovero, un cellulare ritirato, una nota sul registro, un voto, per non parlare di sospensioni o bocciature. Addirittura casi di armi portate in aula, coltelli e pistole a pallini: si aggredisce o si spara direttamente in classe o si avvertono i familiari a casa o sul lavoro dell’ingiustizia subita e li si aizzano affinché si precipitino a scuola e la lezione la impartiscano loro agli insegnanti, pelo e contropelo senza ritegno e senza riguardo. Gli episodi di bullismo tra alunni ormai non si contano più, sono da tempo stati derubricati ad intemperanze verso le quali si deve chiudere un occhio. Il recente provvedimento voluto dal Ministro Valditara vuole mettere dei paletti e introdurre norme severe nei comportamenti degli alunni e nella loro valutazione, a cominciare dal 5 in condotta che apre le porte alla bocciatura, oltre leggi tutto
Una questione seria: la crisi del campo largo
La crisi provocata nel cosiddetto “campo largo” da Giuseppe Conte con il sostegno del duo Fratoianni-Bonelli non è una banale lite per tattiche elettorali, anche se queste vi hanno parte (i Cinque Stelle in Liguria devono confrontarsi con la concorrenza di una dissidenza grillina lieta di attaccarli per il cedimento a Renzi e se M5S uscisse male dalla conta elettorale il suo futuro sarebbe grigio). Si tratta piuttosto del riaccendersi della competizione per l’alternativa alla testa del futuro equilibrio politico italiano dopo la fine dell’età di Berlusconi.
Per capire, è necessario risalire alle origini dell’insediamento di Conte alla testa del movimento grillino. Come è noto, il cosiddetto “avvocato del popolo” non proveniva dalle file del movimento del vaffa, ma piuttosto dagli ambienti della più o meno medio-alta classe dirigente arrembante. La sua presa di potere fu in gran parte connotata dallo spazio che egli aprì per quel ceto politico-burocratico grazie alla guida dell’esecutivo, giocandosi abilmente il sostegno di grillini poco formati al gioco romano e di una Lega salviniana che si pensava fortissima perché detentrice della chiave populista per gestire un largo consenso.
Quando la coalizione giallo-verde crollò per l’avventurismo dell’allora “Capitano”, Conte riuscì a rimanere in sella cambiando spalla al suo fucile, leggi tutto
Non nevica mai in settembre
80 anni fa, il pomeriggio del 17 settembre 1944, il tenente Joseph Enthammer, ufficiale di artiglieria dell’esercito tedesco di stanza ad Arnhem, in Olanda, alzò lo sguardo verso il cielo limpido, era una tiepida giornata di fine estate. Improvvisamente rimase esterrefatto, non poteva credere ai propri occhi: bianchi "fiocchi di neve" riempivano il cielo scendendo lentamente, quasi fossero sospesi nell'aria. "Non può essere!" pensò. “Non nevica mai in settembre!” E ne trasse subito un’allarmante conseguenza. “Allora sono paracadutisti!”
L’ufficiale della Wehrmacht era diventato, suo malgrado, uno dei primi testimoni di una delle più grandi battaglie che coinvolsero i reparti aviotrasportati durante la Seconda guerra mondiale: l’Operazione Market-Garden.
Nell’estate del 1944, le truppe tedesche erano in piena crisi, su tutti i fronti di guerra. Sul fronte occidentale dopo lo sbarco in Normandia e la liberazione di Parigi, il 25 agosto, gli alleati stavano avanzando a grande velocità verso il confine tedesco.
Il 3 settembre, la 2^ Armata britannica di Montgomery entrava in Belgio, liberando Bruxelles e conquistando l’importante porto di Anversa. I comandi alleati stimavano oramai possibile l’ipotesi che la guerra in Europa finisse entro un paio di mesi. L’avanzata per liberare l’Europa occidentale sembrava travolgente, lo slancio era tale che il generale americano Eisenhower, comandante supremo delle leggi tutto
Il carcere come luogo di espiazione della pena e di possibile redenzione
Quando si fa ingresso in un carcere per interrogare o meglio – ascoltare – una persona che vi si trova rinchiusa, si è come sopraffatti da mille emozioni, che vanno oltre il ruolo, il procedimento, l’assolvimento di un incarico di giustizia, gli interrogativi che precedono il colloquio e che dovranno essere verbalizzati nel modo più testuale e terzo possibile. “È armato, dottore?” è la prima domanda che viene posta nell’astanteria dopo il riconoscimento di rito. Per uno che si spaventava da bambino ad usare le pistole ad acqua la domanda è persino imbarazzante, anche pur comprendendone le ragioni. Se ti chiudono in una cella dove riceverai un detenuto è fondamentale entrare privi di armi, la vigilanza è strettissima ma tutto potrebbe accadere: da questo contesto di interlocuzione si cominciano a comprendere le ragioni della disperazione umana. La prima volta colpisce la suggestione ambientale, il trovarsi in un contesto dal quale si sa che si uscirà più tardi mentre tutto, intorno, ti parla di clausura, controllo, isolamento, privazione, tempo precluso ad ogni alito di speranza. Non si contano le porte che vengono aperte con mazzi di chiavi inusitate, ma si è colpiti – inevitabilmente – dal loro rumore quando ti si chiudono alle spalle: un rumore metallico inconfondibile, che fuori di lì leggi tutto