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Nel 50° della prima legge sulla “obiezione di coscienza”
Pur stabilito nella nostra Costituzione, all’articolo 11, il “ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…”, per decenni non è stata evitata la penalizzazione della libertà di coscienza nel rispondere alla coscrizione militare obbligatoria. Infatti, la prima norma che inizia a disciplinare formalmente l'obiezione di coscienza risale al 15 dicembre 1972 con la legge n. 772.
Si dovrà attendere il D.P.R. del 28 novembre 1977 n. 1139 per ottenere le "norme di attuazione della legge 15 dicembre 1972, n. 772, sul riconoscimento dell'obiezione di coscienza".
In sostanza, agli obiettori viene riconosciuta la facoltà di optare per il servizio civile, però della maggior durata di otto mesi in aggiunta al normale periodo del servizio militare. La norma fu, però, dichiarata incostituzionale dalla Consulta il 19 luglio del 1989: “…una sanzione conseguente ad una particolare espressione della persona, nel più aperto contrasto sia con il principio di eguaglianza che con il diritto di libera manifestazione del pensiero, dando vita ad un'ingiustificata valutazione deteriore delle due forme di servizio alternativo a quello armato”.
Bisognerà, ancora, attendere l’8 luglio del 1998 per ottenere pienamente il diritto all'obiezione di coscienza non come beneficio concesso, ma come diritto ad “essere contrari all’uso personale delle armi”. leggi tutto
Dietro l'angolo
Chiedeva una volta un noto conduttore televisivo ai suoi intervistati: “che cosa c’è dietro l’angolo”?
Tra tutti coloro che si cimentavano nella risposta solo in pochi ci hanno poi veramente azzeccato, parecchi non sono neppure stati in grado di prevedere le proprie faccende personali.
Questo dimostra che non tutto dipende dalla volontà e che lo stesso destino si fa spesso beffe persino del più acuto discernimento critico.
Non c’è una scienza esatta della previsione: non parlo della meteorologia e neppure dei terremoti, mi riferisco- e mi basta – ai comportamenti umani.
Si è chiuso un “annus horribilis” ma nessuno può scommettere che quello che si apre possa essere un “annus mirabilis”.
La guerra in Ucraina, la devastazione di un territorio e il tentativo di annientamento del suo popolo e della sua storia ci hanno dimostrato a quali abissi di crudeltà possa arrivare l’animo umano: una ferocia senza limiti materiali e morali, il delirio della dittatura che brama la distruzione del mondo.
L’Iran e l’Afghanistan dove il fondamentalismo soffoca nel sangue ogni anelito di libertà.
La pandemia che reca il senso nel suo nome: pan (tutto) demos (popolo): penso che si stia vivendo l’aspetto più devastante di una insensata globalizzazione, il flagello planetario leggi tutto
Obblighi e divieti anti-Covid non meritano una Commissione parlamentare d’inchiesta
Le aspre critiche agli obblighi anti-Covid, da membri dell’attuale Governo definite “illiberali” e meritevoli di una Commissione parlamentare d’inchiesta, dovrebbero essere precedute dalla considerazione che obblighi e divieti contribuiscono ordinariamente a regolare la vita quotidiana: dagli obblighi scolastici alle vaccinazioni nell’infanzia, dal divieto di fumare nei luoghi pubblici alle norme per la sicurezza sul lavoro, dall’obbligo di utilizzare casco e cinture di sicurezza alle limitazioni nella balneazione, ecc. senza citare i limiti imposti dal Codice della strada, dai regolamenti comunali, ecc….
La Costituzione garantisce libertà di pensiero, di coscienza, d’espressione, di informazione, rispetto della vita privata. Il Diritto alla salute è sancito dall’articolo 32, non per caso definito “fondamentale”, unico Diritto che si avvale di un aggettivo tanto qualificato, da cui discendono conseguenze politico-socio-sanitarie contenute nella chiosa finale: “diritto dell'individuo e interesse della collettività”. Un binomio inscindibile confermato dal secondo comma: “nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge…”, appunto, nell’interesse della collettività.
Ebbene, l’adozione di provvedimenti urgenti anti-Covid furono giustificati, sul piano epidemiologico e socio-sanitario, per difendere l’integrità individuale e dell’intera collettività nel rispetto della persona umana e in nome del Bene comune, la cui espressione, sebbene mai menzionata, informa l’intera Costituzione leggi tutto
Il messaggio del Presidente della Repubblica
Ci sono molti modi di interpretare il discorso di fine anno del Capo dello Stato. Noi abbiamo scelto tre parole: responsabilità, Costituzione, futuro. Sono queste le direttrici lungo le quali Mattarella ha svolto il suo breve ma efficace ragionamento. Apparentemente, ha riservato ai partiti brevi cenni, ma in realtà li ha sferzati. Ha ricordato che, nel giro di pochi anni, tutti sono stati al governo e che, al momento di entrare a Palazzo Chigi, hanno sperimentato cosa vuol dire avere la responsabilità di guidare un grande e complesso Paese. Così, gli slogan fatti per accalappiare i consensi degli elettori "volatili" più disperati, delusi o semplicemente sprovveduti (questo lo affermiamo noi, non lo ha detto il Presidente) sono evaporati di fronte alla "res severa" che è rappresentata dal governare in un ambito di complessità, ricco di fattori esterni (la pandemia, la guerra, la crisi energetica e alimentare, i cambiamenti climatici, i fenomeni migratori) che l'Italia deve subire. La globalizzazione non si ferma col ritorno alle nostalgie del passato, alle frontiere, agli Stati-nazione (che tanto piacciono alla destra conservatrice e reazionaria la quale è oggi alla guida del Paese, ndr). Così, come dice Mattarella, "la concretezza della realtà ha convocato ciascuno alla responsabilità e leggi tutto
L'incognita del Presidenzialismo
Nella conferenza stampa di fine anno la premier Meloni è tornata sul tema della riforma costituzionale che introdurrà un qualche forma di presidenzialismo (lei ha specificato di preferire il semipresidenzialismo modello francese) e di seguito l’on. Casellati, ministro delle riforme istituzionali, ha fatto alcuni interventi sul tema e soprattutto sulle modalità con cui si potrebbe procedere.
Dire che tutto è molto confuso è un eufemismo. Dal punto di vista contenutistico si oscilla sempre fra un generico rinvio alla necessità di stabilizzare i governi a favore di una continuità della loro azione e un confuso appello alla superiorità di legittimazione che avrebbe un vertice scelto direttamente dal voto popolare. Fra i due aspetti si fa una notevole confusione e non sembra opportuno inoltrarsi su un terreno così delicato senza avere chiari i termini della questione.
Diciamo subito che per quanto riguarda il vertice del potere esecutivo la pura e semplice esaltazione dei poteri legittimanti del voto popolare evoca lo spettro del plebiscitarismo che è sempre stato una malattia mortale dei sistemi politici. Il voto è sempre frutto di molte contingenze che possono essere manipolate in vario modo, come la storia, ma anche l’esperienza recente dimostra senza difficoltà. Nel caso della investitura del vertice del potere esecutivo leggi tutto
La piaga sociale dei femminicidi
La cronaca ci racconta vicende di minori e di donne vittime di violenza: sono storie trasversali, che non hanno target sociali predefiniti, che non escludono i contesti di vita per loro più naturali, che diventano purtroppo tendenza e costume, quasi un correlato di altre derive negative emergenti nei comportamenti umani. Un’escalation che ingloba la parte più debole e indifesa dell’esistenza, quasi a significare che non c’è limite al peggio, che aggressività, ferocia, disumanità, cattiveria si consumano con disinvoltura e delirio crescenti, fino a diventare piaga sociale e declino di valori individuali.
Si alternano in modo sequenziale e simmetrico, questi delitti in danno dei minori e delle donne, nell’immaginario collettivo sono quasi un rituale narrativo dell’efferatezza a cui può giungere l’umanità, ad ogni latitudine, come se non fossero bastati secoli e secoli di condizione di interiorità e sottomissione strumentale, come se ciò che definiamo civiltà come valore acquisito e condiviso non fosse qualcosa di risolutivo, un punto e a capo in nome della umana dignità e del rispetto.
Dei minori travolti dall’onda della violenza se ne parla e se ne tace con vergognosa disinvoltura.
A chi scrive queste righe l’esperienza maturata nel tribunale minorile ha riservato e riserva tuttora- al sentore leggi tutto
La solita questione del partito conservatore
La celebrazione dei dieci anni di Fratelli d’Italia ha assunto un particolare rilievo per il fatto di avvenire dopo che quel partito a settembre aveva vinto in modo significativo le elezioni e la sua leader aveva assunto il ruolo di guida del governo. Il tutto è reso più complesso dal fatto che si è di fronte ad un cambio di maggioranza politica: dal centrosinistra alla destra-centro, da questo punto di vista una novità nella storia dell’Italia repubblicana che aveva in precedenza conosciuto solo governi di centro-destra.
La puntualizzazione non è pignoleria. Il dibattito che riguarda il tema di cosa si possa considerare una politica “di destra” è da tempo vivo in questo paese e si confonde con la questione del rilievo da dare alla presenza di un partito “conservatore” che, secondo una schematizzazione sulla cui fondatezza si può discutere, dovrebbe nel contrasto con un partito “progressista” costituire la normalità della politica. Questo nel quadro dell’altra semplificazione che riduce tutto ad uno scontro fra “destra” e “sinistra”.
Nell’immiserimento attuale del dibattito politico, la confusione che regna su faccende del genere è massima ed ha più a che fare con i pregiudizi (a volte proprio pretesti) che guidano opposte tifoserie che non con temi di qualche rilievo. leggi tutto
Alla ricerca del vero senso dell'esistenza
Prof. Andreoli trovo che sovente cadiamo nell’errore di cercare intorno a noi, nei beni materiali e nel desiderio del loro possesso lo scopo dell’esistenza, eludendo interrogativi profondi che riguardano invece il senso della vita anche nei suoi aspetti reconditi: le relazioni con gli altri, la fatica che accompagna ogni conquista, il dovere della responsabilità, fino al sacrificio e al dolore. Quali consapevolezze dobbiamo recuperare per nobilitare il nostro essere qui, nel mondo?
Vede, dottor Provinciali, io credo che ci siano momenti in cui forse devono prevalere la gioia, il gioco, la curiosità: insomma c’è anche un tempo per evadere, sono convinto che ci siano occasioni in cui il tempo diventa gradevole per l’esistenza e per l’uomo. Ci sono però situazioni di vita diverse in cui questi aspetti positivi non sono possibili perché bisogna passare dal ‘particulare’ - per usare un’espressione di Vico- al generale e quindi viene un tempo in cui è necessario dedicarsi alla ricerca del significato che ha l’uomo nel mondo e quindi reciprocamente al significato del mondo per l’uomo. In questo consiste la scoperta continua del senso della vita. Mi pare che noi dovremmo “essere dentro” questo tempo, per un motivo molto semplice: viviamo in epoca di crisi. leggi tutto
L’incognita delle regionali
La politica, a parte qualche fuoco di artificio giusto per non perdere l’allenamento, è piuttosto piatta. Parliamo di quella nazionale e parlamentare e si capisce facilmente il perché: soldi per imporre qualche iniziativa dirompente non ce ne sono, la situazione europea non consente alzate d’ingegno, tutti sanno che il rischio di finire nell’esercizio provvisorio è grave e nessuno vuole intestarsi una responsabilità del genere.
Un’altra storia è quella sul fronte dei partiti che sono davanti alla prova delle elezioni regionali in Lombardia e Lazio (ce ne saranno anche altre: Molise, Friuli, Trentino-Alto Adige, ma quelle vengono più in là e sono considerate meno importanti - sbagliando). È chiaro che quelle sono due regioni simbolo e che più o meno tutti i principali partiti cercano nelle urne lombarde e laziali la conferma di qualcosa. Proviamo a fare un po’ di analisi.
La Lombardia è una regione chiave, oltre che per il Paese, per il centro destra: tanto la Lega, quanto Forza Italia avevano lì un insediamento storico identitario. Entrambe sono in difficoltà di consensi. Salvini deve misurarsi con le inquietudini di frange che vorrebbero tornare al vecchio partito di Bossi, ma non è chiaro quanto seguito possano avere. Il suo vero tallone d’Achille di Salvini è il candidato alla
Le tre maggioranze di Giorgia Meloni
Giorgia Meloni ha tratto molti insegnamenti dalle vicende del governo gialloverde del 2018-'19. In primo luogo, l'attuale legge di bilancio non è - come quella di allora - concepita per entrare in collisione con l'Unione europea (a suo tempo la ritirata fu precipitosa e anche un po' ingloriosa). In secondo luogo, soprattutto, la leader di Fratelli d'Italia ha capito che non può lasciare il campo a Salvini come fecero un incolore Conte (allora semplice "notaio del programma") e un neofita un po' spaesato come Di Maio. Inoltre, la premier si deve essere ricordata del periodo in cui Renzi costruì intorno alla maggioranza del suo governo un "secondo anello", quello costituito dall'effimera coalizione sulla riforma costituzionale (che comprendeva Forza Italia, allora all'opposizione). Il leader toscano usò la seconda coalizione per blindare ulteriormente la prima. La Meloni ha capito così bene la lezione che ora di maggioranze ne ha addirittura tre: quella ufficiale, scaturita dalla vittoria alle elezioni del 25 settembre (con Lega e FI partner minori ma pur sempre capaci di creare problemi); quella atlantista e filoucraina con Azione-Iv e Pd (che è limitata a questo tema, però toglie di mezzo le tentazioni pacifiste o cripto-filorusse leghiste e di settori forzisti); quella molto embrionale sull'economia (con Calenda leggi tutto