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Dalla nazionalizzazione dell'energia elettrica al caos del mercato libero
Il quarto governo guidato da Amintore Fanfani depositando il 26 giugno 1962 il disegno di legge n. 3906, intitolato “Istituzione dell’Ente per l’energia elettrica e trasferimento ad esso delle imprese esercenti le industrie elettriche”, intendeva assumere un provvedimento che garantisse una gestione equa, omogenea, controllata della produzione e distribuzione dell’energia elettrica nell’ottica della sua nazionalizzazione. La legge istitutiva fu approvata il 6 dicembre 1962. Fanfani era un politico di rango, un cavallo di razza, il cui pregio principale consisteva in una visione lungimirante e pragmatica del governo del Paese e della sua crescita tumultuosa in epoca di boom economico, capace di una esposizione sintetica del proprio pensiero, caratterizzata da un eloquio fluente e convincente, che anteponeva gli aggettivi ai sostantivi. Il contrario di quello che Andreotti mi raccontò molti anni dopo parlandomi della Thatcher, che di aggettivi non ne usava proprio, andando subito al sodo. Sul piano strettamente politico la nazionalizzazione dell’energia elettrica (con l’istituzione dell’ENEL) ma anche il concomitante “piano casa” (più esattamente INA CASA) tendente e realizzare una estesa progettualità residenziale sull’intero territorio nazionale (ideato da Fanfani tra il 1949 e il 1963 come Ministro del Lavoro), rappresentava un’apertura al nascente centro-sinistra (il primo Governo a guida Moro nacque il 4 dicembre 1963) e il particolare al leggi tutto
La politica estera è una cosa seria
Siamo alla vigilia del voto del parlamento europeo per la nomina del presidente della Commissione, ci confrontiamo con i risultati del recente vertice Nato e con le prospettive non proprio serene delle prossime presidenziali americane (complicate dall’attentato a Trump), siamo stati da poco messi di fronte all’ennesima follia della guerra fra Israele e Hamas. Ebbene di tutto questo nella politica italiana si parla con una superficialità sconcertante.
Da un lato c’è il solito Salvini che pontifica su argomenti che non padroneggia, perché solo questo può spiegare le sue affermazioni contro l’invio di armi all’Ucraina perché così si prolunga il conflitto. Certo se si disarma quel paese si apre la strada ad una vittoria totale di Putin che sta conducendo la sua guerra di aggressione con una ferocia che dovrebbe essere evidente a tutti. Sul versante opposto ci sono quelli che lamentano gli impegni del nostro governo per aumentare le spese per la difesa sostenendo che quei soldi dovrebbero essere impiegati per la sanità e per le spese sociali. Obiettivi che certo vanno perseguiti, ma senza dimenticare che sarà possibile farlo bene solo se il nostro Paese si mostrerà in grado di ottemperare alla sua parte nel quadro delle alleanze che leggi tutto
Avviso ai lettori
La criminalità minorile. Giustizia riparativa o giusta punizione?
L’omicidio di Thomas, il 16enne ucciso a coltellate a Pescara da due ragazzi poco più che coetanei, è solo l’ultimo di una serie impressionante di fatti di sangue, delitti, gesti criminali che stanno connotandosi come ‘fenomeno sociale’, nel senso che si ripetono con una frequenza disarmante e si estendono a tutti i target di estrazione e di provenienza ambientale e familiare. Il riferimento alla famiglia come soggetto interessato direttamente a queste vicende è d’obbligo visto che stiamo parlando di minorenni che in prevalenza vivono in un contesto familiare. Inevitabile quindi considerare il dolore inesprimibile dei genitori delle vittime ma anche quello, ugualmente angosciante e denso di interrogativi e sensi colpa dei padri e delle madri degli autori di questi gesti efferati, che scuotono le coscienze di tutti e squarciano il velo di apparente normalità dei contesti esistenziali di riferimento. Viviamo un tempo in cui stiamo abituandoci al peggio: qui non si tratta del solito refrain generazionale per cui si può dire che certi fatti accadevano anche in passato, solo che non se ne parlava. Vero è che i media e i social stanno diventando i megafoni del male, eppure ci sono tra i giovani esempi di serietà, impegno scolastico, rispetto dei genitori, solidarietà leggi tutto
Le lezioni francesi (e quelle britanniche)
Colpo atteso quello uscito dalle urne francesi, in quanto i dati consolidati non ridimensionano il successo del Rassemblement National, confermando il 33% attribuitogli dagli exit polls. Vedremo giovedì sera se i risultati delle elezioni che arriveranno dalla Gran Bretagna confermeranno anche in questo caso le previsioni: il colpo di maglio elettorale con i laburisti che vincono a valanga e i conservatori che registrano una autentica debacle.
È importante leggere in parallelo questi due casi, che sono ovviamente molto differenti, ma che, a modesto avviso di chi scrive, registrano entrambi i dilemmi in cui si battono le opinioni pubbliche in questi tempi così complicati.
In Francia si è registrato il tramonto del centrismo tecnocratico di Macron. Gli elettori si sono spaccati di fronte alle proposte di risistemazione oligarchica del quadro economico sociale fra chi ha deciso di affidarsi alla “reazione” della destra e chi scommette sulla accelerazione radicale della sinistra. La proposta del duo Le Pen-Bardella promette la difesa di quel sistema di benessere diffuso che aveva caratterizzato l’ultima fase del XX secolo rimuovendo (non si sa come) i fattori di cambiamento che si sono avuti nel contesto attuale. La sinistra, che non è molto distante in termini di percentuali di voti raccolti, leggi tutto
I difetti del progetto di riforma costituzionale sul premierato
Nelle scorse settimane il Senato della repubblica ha approvato il disegno di legge costituzionale sul premierato ad elezione diretta. Com’è noto, si tratta solo della prima lettura e l’iter per un’approvazione definitiva è ancora lungo. Pertanto, può essere utile formulare qualche osservazione sul testo approvato che è ancora lontano dall’essere definitivo.
In premessa occorre ribadire che la intenzione che muove i promotori è senza dubbio condivisibile. La instabilità governativa che caratterizza il nostro paese (abbiamo avuto sessantotto governi in settantasette anni di repubblica) non fa bene né all’economia né alla credibilità internazionale dell’Italia. Perciò avere dei governi stabili ed efficaci è un obiettivo che merita di essere perseguito.
Anche la formula costituzionale che si è scelta, il cosiddetto premierato, non va rifiutata in modo preconcetto ma, in linea di principio, potrebbe essere valida se attuata in modo razionale come una forma di governo neo-parlamentare. D’altronde, per una fase non breve della cosiddetta seconda repubblica, il nostro sistema politico si stava indirizzando verso una sorta di premierato di fatto. Più volte (1994, 1996, 2001, 2006, 2008) i leader del centro destra e del centro sinistra sono stati designati come presidenti del consiglio dopo aver vinto le elezioni. Ed è un peccato che questo orientamento spontaneo dell’opinione non sia stato accompagnato da qualche leggi tutto
Come spiegare l'astensionismo elettorale
Le recenti elezioni europee, ma anche le precedenti regionali e poi quelle amministrative fino a risalire alle politiche hanno espresso un dato vistoso che nessun analista e gli stessi partiti potrebbero eludere, pena l’essere tacciati di indifferenza ovvero di abituarsi ad una deriva che di fatto falsifica l’esito del voto: senza ombra di dubbio l’astensionismo costituisce un fenomeno che meriterebbe di essere studiato con urgenza perché ormai è stata superata la soglia del 50% di coloro che hanno rinunciato ad esprimere una scelta. Innanzitutto bisognerebbe capire se questa tendenza ormai sedimentata, tanto da far dire che viviamo una sorta di democrazia minoritaria, possa essere ascritta ad un deficit partecipativo, imputabile ai cittadini-elettori. In parte potrebbe essere così tuttavia credo che le attenuanti generiche stiano compensando le ‘aggravanti’ contestabili alla politica e ai suoi protagonisti. Occorrerebbe scandagliare più a fondo per comprendere le ragioni di una disaffezione così vistosa. Più volte il CENSIS e il suo Presidente Giuseppe De Rita hanno posto il problema della progressiva disintermediazione sociale in una società senza centro e periferia e inoltre la crescita del divario che separa la gente dalle istituzioni. Si tratta forse di una sorta di “indifferenza reciproca e ricambiata” anche se vale ancora la leggi tutto
L’incognita europea
Forse nella riunione del 27-28 giugno si arriverà ad una prima definizione del futuro assetto della governance dell’Unione Europea. Scriviamo “forse” perché ci muoviamo su un terreno dove qualche sorpresa è sempre possibile, sebbene al momento si diano per acquisite alcune linee di accordo almeno a livello dei membri del Consiglio Europeo. Poi ci sarà la prova dell’aula parlamentare ed è in vista di quella che si ragiona nella consapevolezza che le sorprese sono da mettere nel conto in una assemblea così vasta e formata da una pluralità non solo di formazioni politiche, ma di componenti nazionali al loro interno.
È alla posizione dell’Italia e di Giorgia Meloni che si guarda con particolare attenzione. La nostra premier rappresenta una certa novità della tornata elettorale e al tempo stesso una posizione personale tutt’altro che semplice. Sul primo versante potrebbe essere considerata la leader di un (sopravvalutato) vento di destra e come tale il personaggio da contenere o da blandire a seconda degli interessi in campo. Lo contrastano i leader delle componenti politiche che si sono viste ridimensionate, in qualche caso pesantemente, da uno spostamento degli umori elettorali verso la conservazione (non sempre semplicemente assimilabile alla tradizionale destra). Per loro dare riconoscimenti alla Meloni significa indebolire leggi tutto
Dire, fare, baciare, lettera, testamento
Il fenomeno della adultizzazione precoce oltre ad essere la causa di molte distonie comportamentali la cui soglia di accesso si abbassa sempre di più quasi a lambire la stessa infanzia, finisce per comprimere, ridurre, e svuotare della loro spontaneità le prime esperienze di formazione e socializzazione dei bambini e degli adolescenti. La famiglia cd. “patriarcale” di un tempo (che non abbiamo motivo di rimpiangere ma che aveva le sue regole) induceva ad un prolungamento di quella fascia di età che i pedagogisti chiamano “statu pupillari”: una condizione di graduale emancipazione pilotata dagli adulti, genitori o educatori che fossero. Da questo punto di vista l’abbassamento del livello di accesso e fruizione al mondo dei social ha determinato una dirompente precocità di esperienze sul piano comportamentale, sotto l’aspetto individuale e sociale. In linea di massima ogni generazione guardando a ritroso e ricordando i giochi, i passatempi, le frequentazioni amicali, le libertà concesse e quelle proibite dei primi dieci-dodici anni della propria vita, coglie sempre una differenza comparandoli con il presente e spesso prevale una ineffabile nostalgia. I segreti e le fantasie di un tempo conservavano una certa innocenza , oltre le apparenti malizie: ‘dire, fare, baciare, lettera e testamento’ erano approcci di leggi tutto
L’Europa dei vertici
La speranza, o se preferite l’illusione di poter avviare la sistemazione dell’assetto di vertice dell’Unione Europea nella cena informale del 17 giugno è andata delusa. Quel che è emerso è che non esiste ancora una visione comune del ruolo che potrà giocare la UE negli anni, almeno inizialmente difficili, di questa nuova legislatura. A prevalere sono ancora gli equilibri “nazionali” che cercano faticosamente di comporsi. Insomma è la logica del condominio, quella che conoscono anche i cittadini comuni nelle assemblee dei caseggiati dove risiedono.
Il principio che per ora sembra dominare è quello di muovere il meno possibile nella distribuzione di pesi e incarichi: va bene così a coloro che sin qui hanno dominato, è accettato senza troppe sofferenze da quelli che non possono aspirare ad essere parte del grande gioco, trova l’opposizione solo di quelli che ambiscono ad un ruolo di maggior peso. Fra questi, come è noto a tutti, c’è la premier italiana Giorgia Meloni.
Il motore franco-tedesco oramai è usurato, ma né Macron, né Scholz sono disposti a prenderne atto. Soprattutto sul versante tedesco c’è il fatto che, piaccia o meno, il partito che ha di gran lunga il maggior numero di seggi al parlamento europeo è il PPE (190 deputati) ed è di fatto una componente a forte predominanza tedesca. leggi tutto