Ultimo Aggiornamento:
02 ottobre 2024
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Un’altra puntata della telenovela governativa

Paolo Pombeni - 08.06.2019

Più che a una vicenda politica, quella di questo governo assomiglia ad una puntata del mitico Beautiful, dove si susseguono rotture, tradimenti e riconciliazioni. Dunque non è facile capire se la pace scoppiata tra Salvini e Di Maio possa considerarsi una svolta (personalmente ne dubitiamo).

La situazione è piuttosto quella che deriva da un evidente impasse che mescola il risultato delle urne di maggio con la estrema difficoltà di sciogliere la legislatura (non parliamo del trovare maggioranze alternative in questa). Salvini ha ottenuto un grosso successo e Di Maio una pesante sconfitta che cambiano la prospettiva degli equilibri interni alla coalizione, ma non incidono sulla situazione parlamentare. Tuttavia chi sarebbe in teoria avvantaggiato dall’attuale geografia delle Camere, cioè M5S che ha una larga prevalenza sulla Lega in termini di seggi, non può sfruttarla, perché non se la sente di andare ad una crisi con elezioni anticipate da cui uscirebbe sicuramente ridimensionato, probabilmente in modo molto significativo. 

In parallelo la Lega non sa bene se da un nuovo ricorso alle urne potrebbe guadagnare abbastanza da poter essere veramente egemone in una nuova situazione, sicché valuta le convenga godersi questa egemonia virtuale che già esercita con un alleato disarticolato.

Aggiungiamoci, come è già stato detto leggi tutto

Il cambiamento non si risolve in una notte

Paolo Pombeni - 29.05.2019

Dunque finalmente le urne hanno parlato e dovremmo avere un quadro di cosa ci aspetta dopo mesi di battaglie fra i partiti senza esclusione di colpi. La realtà però è più sfuggente, se non vogliamo limitarci a registrare i successi che ci sono stati in questa lotta di tutti contro tutti.

Da questo punto di vista è semplice fare il quadro. Salvini ha stravinto, ma anche la Meloni con FdI ha avuto un risultato di gran lunga superiore alle previsioni. Il PD ha recuperato bene se si considera il trend non favorevole alle tradizionali forze socialiste, ha riconquistato città importanti come Milano e Roma, ma è lontano dalle cifre di quando era il dominus della politica italiana. Malissimo sono andati i Cinque Stelle che non hanno capito che non si vive solo di artifici verbali dopo che si è stati messi alla prova del governo. Sostanzialmente male è andato Berlusconi che ha dovuto constatare che la sua immagine non trascina più e di conseguenza FI è diventata un partito marginale.

Fuori di questi non c’è storia, a dimostrazione che se si mette una soglia di sbarramento ragionevole e si impediscono i giochetti delle finte coalizioni elettorali non c’è spazio per le ambizioni dei numerosi piccoli gruppi leggi tutto

Un post-elezioni che dovrà fare i conti con la realtà

Paolo Pombeni - 22.05.2019

Che dopo la tornata elettorale del prossimo 26 maggio si dovranno fare i conti con la realtà lo dicono tutti, ma in genere si allude al problema economico che si presenterà con la stesura della legge di bilancio. Ci sono dai 23 ai 30 miliardi da trovare per evitare che il deficit superi la linea di guardia fissata dall’Europa (che peraltro in questo caso è ragionevole) e non viene detto dove si potranno trovare se non aumentando le tasse, vuoi quelle indirette come l’IVA, vuoi avventurandosi in quelle dirette come sarebbe la famosa “patrimoniale”.

Tutto vero indubbiamente, ma, ci si perdoni il gioco di parole, non è tutto. L’incognita maggiore riguarda l’equilibrio del sistema politico italiano, che è, lo si voglia o no, la pre-condizione perché da un lato si possa “fare politica” e dall’altro ci sia abbastanza fiducia perché si mantengano e possibilmente crescano gli investimenti economici. Purtroppo al momento non sembra che questa incognita verrà sciolta con i risultati delle prossime urne.

A meno di impennate dell’ultima ora non sembra essere alle viste un esito elettorale che incoroni un vincitore. Diciamo subito che già di loro le elezioni europee sono poco adatte alla bisogna: tutti ricordano l’irrilevanza finale del 40% raccolto da Renzi la volta precedente. leggi tutto

Baruffe sul nulla

Paolo Pombeni - 15.05.2019

Possiamo consentirci una pausa nell’analisi dello stucchevole duello Salvini-Di Maio e delle conseguenti aspettative su una crisi o meno del governo giallo-verde? Lo facciamo dedicandoci a due temi, uno molto dibattuto, l’altro meno.

Partiamo dal polverone sollevato sulla presenza al Salone del libro di una casa editrice che pubblica in maggioranza libri legati all’ideologia dell’estrema destra. Nella grande commedia dell’arte che è diventato il palcoscenico pubblico italiano si sono immediatamente esibiti quelli che fanno la parte degli antifascisti difensori della costituzione e quelli che per contrapposizione devono fare la parte dei liberali che difendono a prescindere la libertà di pensiero. A noi sembra francamente che le cose siano un po’ più complicate.

Prescindiamo ovviamente dal fatto che il proprietario della casa editrice in questione sia un militante di una formazione dichiaratamente fascista, fosse pure “del terzo millennio”, come è Casa Pound, e che abbia partecipato a manifestazioni non esattamente pacifiche e rispettose della libertà di opinione promosse da quel movimento. Se ci sono responsabilità penali andranno indagate ed accertate dalla magistratura. Qui la questione è un’altra: hanno diritto il suddetto soggetto e la sua casa editrice ad esprimere e pubblicare opinioni che sostengono un’ideologia antidemocratica?

La risposta prudente è che possono farlo fino a leggi tutto

Anche le parole sono pietre

Paolo Pombeni - 08.05.2019

Non sappiamo ovviamente come andrà a finire il Consiglio dei Ministri di mercoledì 8 maggio, perché questo articolo sarà pubblicato prima che si sia svolto. Il presidente Conte ha dichiarato che affronterà e risolverà il caso Siri, ma che non ci sarà nessuna “conta” (cioè non si voterà facendo spaccare il CdM fra leghisti e pentastellati) e non ci sarà nessuna crisi di governo. Sull’ultimo punto si dichiarano preventivamente d’accordo Di Maio e Salvini, anche se l’uno chiede esattamente il contrario dell’altro.

Quale sarà il coniglio che estrarrà dal cappello Conte-Silvan non lo sappiamo: le scappatoie che consente un uso avvocatesco di leggi e regolamenti sono varie. Quel che crediamo di sapere è che si illude chi continua a pensare che le parole siano acqua fresca che scorre via e non lascia segno. La lunga sceneggiata a pro di occupazione del palcoscenico mediatico è indubbiamente riuscita, perché si parla solo di quella e tutte le altre forze politiche sono state relegate sullo sfondo. E’ divenuta tanto importante da spingere il presidente Conte ad approfittarne per uscire dal suo cono d’ombra e costruirsi una parte di co-protagonista: a quale fine non è chiaro, a parte quello, intuibile, di uscire in maniera dignitosamente di scena quando il suo governo cadrà. leggi tutto

Una repubblica fondata sul lavoro

Paolo Pombeni - 01.05.2019

In un intreccio continuo di ritualità festive, alcune più solenni e certificate, altre più inventate per vari usi (molto spesso commerciali), si sta perdendo il senso delle “celebrazioni” che dovrebbero essere atti collettivi fra degli officianti che rappresentano qualche cosa e un popolo che si fa coinvolgere e trasformare in quella rappresentazione. È inutile strapparsi le vesti per la perdita del senso di sacralità della maggior parte delle festività che giudichiamo importanti e in senso tecnico significative (lo si è appena fatto a proposito del 25 aprile). Il coinvolgimento non si può imporre per legge e troppo spesso coloro che si appropriano di questo sentimento finiscono per farne una cosa settaria poco capace di attrarre a sé chi per varie ragioni non riesce ad esserne partecipe.

Il problema profondo è che per le feste civili come per quelle religiose è necessaria un’opera di acculturazione continua che renda comprensibili e condivisibili i valori che si vogliono rappresentare e onorare evitando di trasformarli in retoriche celebrative.

Per ragioni di calendario vogliamo applicare questa riflessione al Primo Maggio, festa del lavoro, ricorrenza comune a molti paesi, ma di particolare significato nel nostro che si definisce nella sua Carta fondamentale “una repubblica fondata sul lavoro”. leggi tutto

Giochi proibiti pre-elettorali

Paolo Pombeni - 24.04.2019

Dunque alla fine il Consiglio dei ministri si è tenuto, sia pure con grande ritardo e si è trovato un escamotage per evitare una crisi che nessuno dei due azionisti vuole, ma che hanno interesse a minacciare in continuazione.

Prima di spiegare questo apparente arcano, consideriamo il ruolo del premier Conte (premier, si fa per dire), che ha contribuito certamente ad azzeccare il garbuglio per consentire ai suoi rissosi azionisti di trovare una scappatoia momentanea. La capacità di mediazione è una virtù in politica: Angela Merkel c’ha costruito la sua fortuna, tanto che alcuni commentatori tedeschi hanno coniato un nuovo verbo col suo nome (merkeln = qualcosa come “merkellare”) per designare questo modo di agire. Non crediamo però che si tratti dello stesso tipo di mediazioni in cui si è esercitato Conte, che assomigliano più alle furberie tecniche di un avvocato che deve mascherare la realtà con le parole, ma non vogliamo spingerci fino a coniare il neologismo “contezzare” per caratterizzare questo modo di procedere.

Ma veniamo alla strategia (parola grossa) che potrebbe spiegare questo scontro frontale fra Salvini e Di Maio gestito però in modo tale da provare a non sfociare in quella rottura che parrebbe obbligata. Tutti sanno che sono entrambi a caccia leggi tutto

Pasticcio libico, versione italiana

Paolo Pombeni - 17.04.2019

Chi venisse accusato di sottovalutare la crisi libica si offenderebbe: tutti si dicono estremamente preoccupati, ben consapevoli della portata del problema, e tutti fanno capire di avere dei piani per affrontare l’emergenza. Quali non è ovviamente dato di sapere, a meno che non ci si voglia fidar di qualche parola al vento. Sta di fatto che anche questa emergenza è una occasione per fare propaganda elettorale, non certo il miglior modo per rispondere ad una grave crisi alle porte di casa nostra.

Al solito si sta finendo per ridurre tutto alla possibilità che si presenti una emergenza migranti, che le drammatiche condizioni in Libia trasformerebbero ipso facto in rifugiati. Si sarà visto che su queste paure hanno subito speculato le parti in causa: Haftar per primo, perché il suo tentativo di conquistarsi la Tripolitania sperava venisse accettato visto che riteneva di potersi presentare come colui che era in grado di mettere ordine nel caos libico di cui profittano i trafficanti di esseri umani. Poi è arrivato Serraj, che si è affrettato a dare una intervista alla stampa italiana in cui sventolava la minaccia di 800mila persone pronte a salpare verso le nostre coste giusto per ottenere sostegno alla sua causa. leggi tutto

Ali, mezze ali, centro: i dilemmi della politica

Paolo Pombeni - 10.04.2019

Il nuovo fantasma che si aggira per l’Europa, ma particolarmente in Italia, è suscitato dalle previsioni sul futuro assetto della politica: andremo verso una radicalizzazione bipolare, o risorgerà il bisogno di un ponte moderato fra i due estremi? Non è che il dibattito sia proprio vivacissimo, ma c’è, perché ognuna delle soluzioni ha i suoi fan tra gli intellettuali, che in realtà tifano per sé stessi: quelli che si sono fatti una fortuna sostenendo posizioni “radicali” puntano sul bipolarismo estremo, quelli che si sono barcamenati fra i contendenti di questi anni sperano che risorga uno spazio per i “moderati”.

La questione è un ever green del dibattito politico occidentale. Senza scomodare la vecchia distinzione fra destra e sinistra che non è sempre chiarissimo a cosa si riferisca di preciso, possiamo partire dalla tradizionale dicotomia fra conservazione e progresso. Peraltro una distinzione subito messa in discussione secondo un modello elementare che paragonava la politica ad una macchina, la quale aveva bisogno tanto di un motore che la mandasse avanti quanto di un apparato frenante che fermasse la sua corsa quando diventava pericolosa. Si aveva così subito la soluzione equilibrata che risedeva nel favorire in politica una dialettica virtuosa fra conservazione e progresso, ovvero fra i leggi tutto

Tiro alla fune

Paolo Pombeni - 03.04.2019

Avete presente il gioco del tiro alla fune? Serve per mettere alla prova i muscoli di due squadre, senza che chi perde si faccia male, perché viene semplicemente “trascinato” ad oltrepassare un certo confine. Bene, al momento è il giochetto che sembrano prediligere i due azionisti di maggioranza del governo in carica. Ognuno tira la fune con tutta la forza (propagandistica) che ha, e fino ad ora ciascuno va un po’ avanti e un po’ indietro a seconda dei momenti senza però che nessuno soccomba del tutto e superi il famoso paletto di confine.

Dovrebbe servire per infiammare le reciproche tifoserie che seguono la gara dagli spalti, ma il gioco è più pericoloso di quel che sembra, perché prevede strattoni dati a sorpresa per cogliere l’avversario impreparato e trucchetti vari con cui cercare di guadagnare vantaggi: tutte cose che, nel mondo reale, hanno conseguenze e ricadute.

La concentrazione di Lega e M5S sul tiro alla fune in vista delle urne europee del 26 maggio (ma, in contemporanea, di urne per regionali, comunali e un paio di suppletive, è bene ricordarsene) impedisce al governo di affrontare i problemi in corso e quelli che si affacciano all’orizzonte (anche molto gravi secondo non pochi analisti autorevoli). La questione principale è quella economica. leggi tutto