Prigionieri delle ideologie
Parlare di ideologie per preconcetti e fissazioni trasformati in slogan elettorali è senz’altro tecnicamente sbagliato. Ma di questi tempi in cui l’uso di un linguaggio appropriato è ridotto al lumicino anche quella roba lì può essere fatta passata per ideologia. Comunque la si voglia mettere resta il fatto che la politica italiana, specie quella del governo, è bloccata da un sostrato di rappresentazioni propagandistiche su cui si è costruita la raccolta del consenso elettorale. E poiché come sempre accade il consenso ottenuto a base di slogan è volatile tutti vivono nella preoccupazione che il vento cambi direzione.
L’elenco delle materie in cui le pseudo-ideologie delle varie parti paralizzano una seria presa in carico dei problemi è presto fatta. Si può cominciare da due casi eclatanti, la TAV e il Venezuela.
Sulla telenovela della alta velocità fra Torino e Lione ormai siamo alle comiche finali, con i Cinque Stelle che non sanno più cosa inventarsi per fare i bulli senza poter esibire il famoso documento sulla valutazione costi-benefici, documento che deve sempre uscire, ma non esce mai. È sempre più evidente che si tratta di quelle che a torto potrebbero essere definite questioni di principio: M5S a dire che quei soldi sono buttati e che è meglio spenderli altrove leggi tutto
Un governo senza meta
Se volessimo giocare un po’ con le parole e le immagini, diremmo che l’attuale governo giallo-verde naviga senza avere a disposizione alcun porto sicuro di approdo. Visto quel che sta succedendo, l’immagine rischia di essere truce.
Imprigionati nelle loro strategie elettorali i due dioscuri, Salvini e Di Maio, sorvolano sui problemi profondi del paese e giocano soltanto a buttarla in caciara, si tratti di proclamare una immaginaria sacra difesa dei confini o di inneggiare al ritorno del welfare state grazie al reddito di cittadinanza. Naturalmente con un sistema mediatico che se li disputa, accanto all’ineffabile Di Battista, per i propri palcoscenici non c’è nemmeno da meravigliarsi troppo se lo spettacolo continua: si sa che la carne è debole.
Per chi volesse guardare le cose con un poco più di distacco la faccenda è ben più complicata. Innanzitutto la bocciatura da parte del Capo dello Stato del decreto semplificazioni è una figuraccia di non poco conto, soprattutto per un Presidente del Consiglio che è anche un professore di diritto, sia pure di diritto privato. Che l’abuso dei decreti legge come strumenti in cui infilarci di tutto e di più fosse oggetto di critiche pesanti lo sanno anche gli studenti dei corsi base di Diritto Pubblico. leggi tutto
Di elezione in elezione (ma intanto il mondo va avanti …)
Campagna elettorale continua, ormai lo sappiamo, ma non è che questa continuità non provochi un bel po’ di guai. Mantenere il paese in tensione perché c’è sempre un test che verrà dalle urne non ha mai aiutato: non è una storia che sia iniziata oggi, anche se in quest’ultima fase è stata esasperata sino all’estremo. Si usa ripetere, un poco stancamente in verità, la vecchia storiella per cui l’uomo politico guarda alle prossime elezioni, mentre lo statista guarda alle prossime generazioni, cioè al lungo periodo, ma è vero solo se si tiene in considerazione un elemento: per permettersi di fare gli statisti bisogna disporre di quella virtù che consiste nel raccogliere la fiducia dei cittadini facendosi dare un mandato quasi in bianco per risultati che essi non vedranno nell’immediato. Stiamo parlando della prova più difficile per qualsiasi personaggio politico (ed è qui che si radica un preoccupante ritorno di aspettative per l’uomo forte).
Tuttavia non è neppure vero che un discorso sul futuro sia assente in coloro che puntano sugli immediati dividendi elettorali, anzi in loro c’è quello più perverso: il futuro è così poco luminoso che per la gente sarà meglio portare a casa subito quel poco che si può e poi si vedrà. leggi tutto
L’Europa come alibi
In questa campagna elettorale infinita l’Europa sta diventando l’alibi di molti partiti: tanto della Lega e dei penstastellati, quanto del PD. Naturalmente poi come condimento si usa qualsiasi cosa, dalla cattura di Battisti alla TAV, ma è della vicenda dell’Unione Europea che si cercherà soprattutto di farsi scudo. Potrebbe anche essere un fatto interessante, perché dimostra, sia pure in maniera contorta, che in qualche misura ci si rende conto che il futuro del nostro paese è iscritto in quel contesto e che una classe politica non può legittimarsi se non presentandosi come la più adatta a difendere e promuovere la presenza dell’Italia in quel contesto.
Salvini l’ha intuito da tempo, sia pure in una maniera più che discutibile. Il suo ragionamento è che l’Italia è una specie di ruota di scorta dell’Europa, che la usa per scaricarci addosso dei problemi dandoci ben poco in contraccambio. L’argomentazione è rozza, ma ha una sua efficacia, perché il leader della Lega l’ha connessa al problema delle migrazioni, cioè ad un tema che nell’immaginario collettivo di una quota cospicua dei nostri concittadini desta molte paure.
Di qui la sua azione per dimostrare che se ci si “impone” si portano a casa risultati, o quanto meno non si è supinamente assoggettati leggi tutto
La politica dell’immaginario
Superata la boa del varo della legge finanziaria, arrivano al pettine tutti i nodi di una politica che è un incredibile impasto di immaginario e cinismo. Difficile che potesse andare diversamente.
I Cinque Stelle si misurano con la differenza siderale che passa fra una politica da rappresentare su un palcoscenico, reale, mediatico o digitale che sia, ed una da realizzare nel concreto delle situazioni storiche. Un po’ di cultura non guasterebbe, ma se non c’è bisogna limitarsi a prenderne atto. Quasi tutte le proposte dei pentastellati hanno in mente un mondo immaginario in cui basta volere le cose buone (o presunte tali) perché possano dare a cascata buoni frutti. L’idea che la natura umana sia un po’ più complicata non li sfiora, al massimo prevedono pene severissime per chi si permettesse di non comportarsi secondo la loro visione. Che poi queste pene, sempre per via del principio di realtà, non solo siano difficili da applicare, ma anche poco dissuasive non importa. Avessero letto a scuola “I Promessi Sposi” saprebbero come minimo che esiste il precedente delle “grida” seicentesche su cui opportunamente attirava l’attenzione il Manzoni.
Il massimo livello dell’immaginario si è raggiunto con la proposta di riforma costituzionale per l’introduzione di un leggi tutto
Il meraviglioso mondo giallo-verde
Come previsto da più parti, noi inclusi, alla fine di mesi di scontro con Bruxelles si è ripiegato su una manovra che prevede un punticino in più di quel che aveva proposto inizialmente il ministro Tria che aveva chiaro il quadro di quel che si poteva negoziare con la Commissione Europea: lui aveva previsto 1,9%, si chiuderà al 2,04 (in cui lo 0,4 è un trucchetto comunicativo per fingere che non si è ceduto del tutto). Non torniamo a ribadire che la faccenda ci è costata più di un miliardo in interventi sui nostri titoli di debito pubblico, perché ormai lo sanno tutti.
Non ci stupiamo che nonostante tutto Salvini e Di Maio facciano buon viso a cattivo gioco: è quel che più o meno i politici fanno sempre. Le incognite a questo punto sono due: cosa succederà in parlamento e cosa succederà quando la gente farà i conti con il risultato pratico di questa manovra, che viene presentata come meravigliosa.
Il primo punto è ambiguo. Detto banalmente, il governo presenta la manovra come un programma che si deve prendere a scatola chiusa: non c’è spazio per una discussione in commissione al Senato, bisogna fare in fretta e poi votare in Aula dove si metterà la fiducia. leggi tutto
Forse nel governo si arriverà al dunque
Se la rottura dell’alleanza di governo fra Lega e Cinque Stelle rimane molto problematica non lo è meno la convivenza. Perché ce la si può anche cavare per un po’ con rinvii, gioco delle parti, fumoserie retoriche, ma poi viene il momento che qualcuno o qualcosa presenta il conto.
La costrizione a rivedere una manovra economica che tutte le persone un minimo informate sapevano essere insostenibile può solo fino ad un certo punto essere nascosta nelle nebbie delle acrobazie sui numeri e sulle scadenze: anche se forse la massa dei cittadini può non avere compreso del tutto che facendo scivolare in avanti il reddito di cittadinanza o rendendo problematica l’adesione immediata alla famosa quota 100 per i pensionamenti se ne depotenziano gli impatti sul bilancio dello stato, rimane che l’avvicinarsi della scadenza delle elezioni europee costringe i due azionisti del governo a chiarire le loro posizioni.
Salvini sembra avere già fatto una scelta abbastanza precisa: continuare sul terreno propagandistico mescolando l’agitazione dei consueti argomenti contro il pericolo dell’immigrazione irregolare, contro i burocrati europei e a favore di un certo tradizionalismo e contemporaneamente offrirsi come un riferimento indispensabile per frenare le pulsioni avventuriste sull’economia intesa in senso ampio (dalle grandi opere alle tasse leggi tutto
Il populismo, i nodi e le bandierine
Sono venuti al pettine i nodi della situazione politica che voleva promuovere il governo giallo-verde? Per certi aspetti sì e per altri no. È tipico di qualsiasi contesto populista e di questa specificità si fatica a rendersi conto.
La prima fase è stata quella delle “bandierine”, cioè di una sfilata infinita di prese di posizione intorno a slogan la cui sostenibilità quanto a traduzione in misure concrete non era mai stata studiata. Tuttavia l’importante per i due partiti al governo era far sapere forte e chiaro che loro avrebbero provato ad andare all’assalto alla baionetta delle trincee dell’odiato sistema. L’impresa si è risolta in una strage degli assalitori? Non importa, cade la carne da cannone come da manuale, i generali sbandierano l’eroismo di aver gettato il cuore oltre l’ostacolo.
Poi è arrivata la seconda fase, che è quella in cui si deve valutare se vale la pena di rinunciare a tutto quel che si è guadagnato (le poltrone governative) per il gran gesto di immolarsi sul campo di battaglia. Anche qui come nella più classica di queste storie si è riscoperta la virtù della ritirata strategica, che però tale è se viene sempre spacciata appunto come strategica, cioè, nell’immaginario che si vende al popolo, arretro per prendere nuovo slancio nell’attacco. leggi tutto
La crisi del “progressismo” italiano
C’è da stupirsi di un certo stupore con cui sono state accolte le parole di Romano Prodi che hanno espresso la banale constatazione che è impossibile appassionarsi alla competizione per la scelta del segretario PD visto che nessuno dei candidati presenta qualcosa che somigli anche vagamente allo straccio di un programma, ovvero di una proposta politica.
Che la competizione sia più che altro fra gruppi di professionisti politici che si confrontano semplicemente per il controllo della “macchina” (scassata, ma sempre tale è) sperando che lì stia la chiave di una ripresa elettorale è abbastanza evidente. Tuttavia ci si consenta di dire che è semplicistico prendersela con una classe politica che non ha capacità propositive, per la semplice ragione che le si chiede qualcosa che non è in grado di dare: non è il suo mestiere.
Anche un vero leader politico raramente di suo è un elaboratore di visioni. È invece un personaggio che riesce a raccogliere ed interpretare, vorremmo quasi dire ad incarnare, il lavoro che è stato fatto nelle sedi sociali in cui maturano le analisi e le proposte su quanto sta accadendo nelle vicende di un paese e del mondo. Se questo è vero, allora la domanda da porsi è come mai nella situazione attuale manchino le “sorgenti” a leggi tutto
Scossoni politici
Non è il caso di derubricare a folklore propagandistico lo scontro sui termovalorizzatori fra Salvini e Di Maio. La faccenda è più seria di quel che potrebbe apparire a stare alla banale sostanza della cosa, perché davvero di contenuto immediato ce n’è pochino. La pretesa di Di Maio di risolvere il problema dei rifiuti in Campania (e altrove) con la storiella della raccolta differenziata e dell’economia circolare non può che suscitare ilarità in chi ha visto in TV i cumuli di rifiuti di cui sono piene le strade di varie contrade in quella regione (e, se per questo, anche di Roma). Non si vede davvero per quale miracolo l’inciviltà di chi lascia ogni tipo di immondizia per strada dovrebbe sparire in un attimo e come si possa attivare rapidamente una “circolarità” il cui contenuto è al momento solo una sfilza di belle parole.
D’altra parte però anche la proposta di Salvini di dare l’avvio alla costruzione di termovalorizzatori è sensata, ma non tale da risolvere nell’immediato una emergenza, perché si tratta di impianti che comunque richiedono tempo per essere costruiti ed entrare in funzione. Dunque c’è da chiedersi perché abbia aperto uno scontro che al momento è puramente ideologico.
È qui che va esercitata un po' leggi tutto