Argomenti
Voci in difesa della terra: dal Vaticano all'Amazzonia.
La Chiesa cattolica sta riservando una nuova attenzione al rapporto dell'uomo con l'ambiente. Non potrebbe essere diversamente, se pensiamo al nome scelto dal papa regnante e alla correlata dichiarazione di responsabilità per quella che il Santo di Assisi chiamava nel Cantico delle creature “sora nostra matre terra”. Sappiamo che Francesco sta lavorando ad un'enciclica in tema, ma forse è meno noto che anche il suo predecessore ha detto molto a proposito.
Il pensiero di Benedetto XVI
Nel 2012 sono usciti per la Libreria Editrice Vaticana due libri: Josef Ratzinger-Benedetto XVI, “Per una ecologia dell'uomo. Antologia di testi” (227 pagine) e Benedetto XVI, “Pensieri sull'ambiente” (63 pagine). Il primo volume contiene riflessioni del cardinale, il secondo riporta discorsi del papa. Tra i due testi c'è continuità di pensiero. Il punto di partenza è una puntualizzazione: la natura non deve essere idolatrata, altrimenti ci sarebbe il rischio di cadere in una sorta di panteismo, di neopaganesimo. leggi tutto
Il doppio volto dello Zar
Nuove sanzioni europee contro Mosca
Mentre l'inchiesta sull'abbattimento del Boeing 777 della Malaysia Airlines procede tra mille difficoltà e infuriano i combattimenti nell'est dell'Ucraina, martedì 29 luglio a Bruxelles gli ambasciatori dei 28 paesi dell'Ue hanno adottato una serie di sanzioni economiche contro la Russia per convincere Putin a interrompere il sostegno ai separatisti filorussi. L'accordo blocca l'accesso ai mercati europei ad aziende e banche russe, vieta la vendita di armi e di tecnologie sensibili nel settore energetico e dei beni a duplice uso, sia civile che militare, e congela i beni di alcune imprese e di uomini d'affari vicini al presidente russo, accusati di beneficiare dell'annessione della Crimea o di complicità con i separatisti. Misure salutate con soddisfazione da Barack Obama, che ha annunciato a ruota nuove sanzioni americane rivolte contro «settori chiave dell'economia russa» quali l'energia, la difesa e la finanza. Secondo il presidente Usa - che tuttavia nega l'avvio di una «nuova guerra fredda» - l'atteggiamento europeo prova come Washington non sia sola a «perdere la pazienza» verso Mosca, accusata dall'intelligence Usa di apprestarsi a fornire ai ribelli nuovi lanciamissili più potenti per fronteggiare l'offensiva dell'esercito ucraino. leggi tutto
L’arrivo in Italia dei rifugiati: passare dall’emergenza ad una politica organica dell’Italia e dell’Europa.
1. Sempre più spesso nei nostri telegiornali sentiamo parlare di “emergenza umanitaria” a proposito degli sbarchi di migranti e di rifugiati nel nostro paese. Queste notizie sono accompagnate da immagini spesso strazianti di barconi sovraffollati e, a volte, assistiamo anche al triste rituale del recupero di salme in sacchi di plastica nera.
Certo siamo ben lontani da quel terribile 3 ottobre del 2013 quando a Lampedusa morirono oltre 350 persone ed abbiamo ancora negli occhi quella enorme distesa di bare.
Fortunatamente dopo di allora il Governo italiano ha varato l’operazione Mare nostrum che con l’impiego quotidiano della marina militare, della Guardia costiera e delle altre forze dell’ordine ha permesso di salvare migliaia di vite umane dando vita ad una delle più grandi operazioni umanitarie che sia dato ricordare negli ultimi anni.
Per questo solo fatto sarebbe del tutto naturale che qualcuno volesse proporre le nostre forze armate e la stessa terra di Sicilia, che ha offerto la prima accoglienza, quale Premio Nobel per la pace. leggi tutto
Il Muro di Ferro, oggi.
La strage e le distruzioni che si stanno compiendo oggi nella Striscia di Gaza riportano d'attualità alcune questioni fondamentali del conflitto israelo-palestinese. Questioni su cui vale la pena soffermarci anche di fronte al fragore dei cannoni e dei missili.
Tradizionalmente, la strategia dei dirigenti israeliani nei confronti degli arabi è stata quella di negoziare sempre e comunque da una posizione di forza. Tale posizione di forza consiste nell’esercizio di una schiacciante superiorità militare, di potenza di fuoco e tecnologica, che funga da deterrente a ogni tentativo di contrastare la presenza di Israele esercitato da qualsiasi forza araba. Si tratta della cosiddetta dottrina del "Muro di ferro", elaborata da uno dei padri della destra revisionista sionista, Ze'ev Jabotinsky, nel saggio del 1923 "Il Muro di ferro (noi e gli Arabi)", e successivamente fatta propria nei fatti dalla maggior parte della classe politica di Israele. leggi tutto
Per una “terza” Repubblica anche alla Farnesina?
Nelle settimane in cui il ministro degli Affari Esteri Federica Mogherini è il candidato italiano alla poltrona di Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, può essere interessante riflettere proprio sull’evoluzione del ruolo del titolare della Farnesina nell’Italia della cosiddetta “seconda” e anche nei primi passi di quella che molti oramai definiscono “terza” Repubblica. leggi tutto
L’Italia nella crisi internazionale
Nel nostro paese la politica estera non è mai stata oggetto di un ampio interesse: a dispetto della nostra ossessione storica di sedere fra le “grandi potenze”, la capacità di avere una presenza internazionale di rilievo non è mai stata pari alle ambizioni. Di queste qualche uomo politico le ha avute “alte” (Fanfani, Craxi), qualche altro ci ha giocato furbescamente (Andreotti), i più hanno fatto slalom fra gli interessi dei nostri potenti vicini, con risultati altalenanti.
I momenti di tensione non sono mancati, anche se ancor oggi per esempio non sappiamo esattamente quale prezzo abbiamo pagato in termini di terrorismo interno negli anni Settanta per la grande crisi mediorientale. leggi tutto
L’enigma di Hong Kong
Da Hong Kong giungono importanti notizie che gettano luce su quello che si sta muovendo in Oriente soprattutto lungo le coste del Mar della Cina. Sappiamo come la collana di isole (perlopiù scogli disabitati ma di grande importanza strategica) che dall’arcipelago nipponico scendono fino a quello filippino e quasi all’Indonesia siano al centro di dispute territoriali che vedono di volta in volta la Cina contrapposta leggi tutto
Vuoto in Libia
In Italia si guarda alla situazione della Libia con un doppio sentimento, derivante dalle immigrazioni: pietà e paura. Ma la questione è più complessa. Il problema centrale riguarda l’inesistenza di un governo libico capace di controllare ciò che avviene nel paese e l’oscuro avvenire che lo attende. Il vuoto di potere dovrebbe far riflettere. L’esperienza del “califfato” ISIS o quella dei guerriglieri di Boko Haram insegna. Ma i rischi dell’insediamento di un potere islamista in Libia sarebbero per l’Italia devastanti.
Il sen. Latorre afferma che i servizi segreti italiani in Libia sono i più efficienti. Questa efficienza dovrebbe portare a un risultato. Ma il problema non offre soluzioni trasparenti. Infatti dire oggi chi possa costituire un governo stabile in Libia è come affidarsi a un oroscopo. Una volta questo governo c’era. Il colonnello Gheddafi, dittatore mercuriale e teatrale, poteva non piacere; anzi piaceva a pochi: soprattutto non agli Stati Uniti. Ma aveva stabilito un rapporto decente con l’Italia: scambi petroliferi e commerciali, in cambio del controllo delle coste. L’emigrazione dalla Libia era episodica. Gheddafi e il suo harem giravano per la penisola accompagnati da molti applausi e da una certa supponente ironia. Poi gli “alleati” dell’Italia ritennero che fosse necessario esportare la democrazia in Libia (come già avevano fatto in Somalia, in Iraq e in Afghanistan). I risultati si vedono oggi bene. leggi tutto
Il Congo a più di cinquant’anni dall’indipendenza: condannato a un eterno déjà-vu?
Era festa ovunque il 30 giugno del 1960 a Leopoldville. Si celebrava l’affrancamento dal Belgio e l’agognata indipendenza della Repubblica Democratica del Congo. Sul palco presenziato dalle neo-elette autorità del Paese risuonavano parole di orgoglio per “la gloriosa storia della nostra lotta per la libertà che ha posto fine alla schiavitù umiliante a cui era costretta la popolazione”. E con il futuro dello Stato nelle mani del popolo, iniziava “una nuova lotta, una lotta sublime che porterà leggi tutto
L'alto prezzo della stabilità egiziana
Sembra il finale di una commedia poliziesca, ma è tutto realtà. La “Cellula del Mariott” è stata condannata a 7 anni di carcere con l’accusa di aver fabbricato notizie false e tendenziose atte a sostenere la Fratellanza Musulmana, il movimento islamista nuovamente bandito dopo il ritorno dei militari al potere.
Non facendosi abbagliare dalla narrativa dominante che da un anno etichetta indistintamente i sostenitori della Confraternita come terroristi, la sentenza contro i componenti della cellula - tre giornalisti di Al-Jazeera arrestati in un albergo de il Cairo da dove cercavano di contattare alcuni islamisti - appare il frutto di un processo fabbricato ad arte per punire l’emittente qatarense.
Per mostrare la sua magnanimità alla comunità internazionale, il nuovo presidente Abdel Fattah al-Sisi potrebbe graziare gli imputati, due dei quali hanno in tasca un passaporto straniero. Ciononostante, la recente condanna è la cartina tornasole dell’ultimo giro di vite repressivo impresso dal “nuovo” regime egiziano alle - poche - voci stonate. leggi tutto