Argomenti
I tormenti del PD
Quel che sta succedendo nel Partito Democratico non può essere derubricato ad una questione in fondo settoriale che interessa un numero limitato di persone. Non si può per più di una ragione: perché in questo momento si tratta del maggior partito di opposizione, e la democrazia ha bisogno di una forte dialettica; perché ciò che sta succedendo da quelle parti rappresenta plasticamente la crisi della “forma partito” così come l’avevamo ereditata dalla trasformazione politica del Novecento.
Sfatiamo subito la leggenda che il grande partito di opposizione possano essere i Cinque Stelle. Almeno per ora non è così. Innanzitutto dal punto di vista dei numeri: il PD alla Camera ha 69 deputati, M5S 52, al Senato siamo 38 a 29. Nella dialettica parlamentare contano i seggi non le percentuali rilevate settimanalmente dai sondaggi. In secondo luogo fra le opposizioni solo il partito attualmente ancora guidato da Enrico Letta è alla testa di un numero significativo di regioni e di comuni, i Cinque Stelle non sono neppure lontanamente paragonabili e men che meno gli altri. Ora per fare seria opposizione poter contare sul controllo di sedi di potere come sono le regioni e i comuni non è una cosa marginale. Che poi il PD in questo momento non se leggi tutto
Prove di futuro: il Metaverso
Nella home page di TIME 2030, il magazine della prestigiosa rivista madre – che lo descrive come un progetto decennale che seguirà il nostro progresso verso un mondo sostenibile ed equo – si legge: “The next decade will likely determine whether the planet will remain fit for human habitation”, letteralmente…’il prossimo decennio probabilmente determinerà se il pianeta resterà una dimora abitabile per l’Uomo’.
A margine della pagina un orologio scandisce il contdown in anni, mesi, giorni, ore, minuti e secondi che ci separano da questo programmato traguardo di verifica. Tutti gli studi, le ricerche, i dati, le riviste scientifiche e antropologiche a livello mondiale e le premonizioni delle più autorevoli istituzioni -inclusa l’ONU- convergono nel rimarcare come il pianeta e i suoi abitanti si trovino in una fase cruciale e decisiva per i destini del mondo: è in gioco la sostenibilità della vita, tra rischio di estinzione globale, cambiamenti climatici e urgente ricerca di nuovi equilibri nella sussistenza delle biodiversità. I passaggi cruciali di questo progetto, secondo TIME 2030, si riassumono nei temi dell’innovazione, delle uguaglianze, della sostenibilità, dell’economia, delle giovani generazioni e infine delle leadership che auspicabilmente guideranno il percorso difficile ma necessario verso un ecosistema che comprenda uomo e ambiente. leggi tutto
Destra e sinistra di fronte al problema della pandemia **
“Sono nato in una famiglia, la sinistra – diceva di sé lo scrittore francese premio Nobel Albert Camus - nella quale morirò”. Ho sempre pensato di me la stessa cosa, convinta che la partizione destra-sinistra abbia ancora senso, anche se molti lo negano. In particolare essere di sinistra significa stare dalla parte degli sfruttati e degli svantaggiati e battersi per la giustizia sociale e economica, nel rispetto, ritengo, dei valori di libertà e eguaglianza nonché dei diritti umani, umani, dell’umanità intera, non soltanto dei cittadini di uno stato nazionale.
Ultimamente però questa visione, chiamatela utopia, sogno o ideologia, se preferite, è offuscata da pesanti accuse sorte dalla crisi pandemica e dalle opinioni e dai comportamenti che ne sono sorti. È dunque nata e si va diffondendo una vulgata che sostiene che essere critici delle misure antipandemiche equivale a essere no-vax, negazionisti, terrapiattisti etc., comunque “di destra”, parificati a quei personaggi mascherati da bisonti che assaltarono il Campidoglio a Washington nel gennaio del 2021, o anche a Trump e a Bolsonaro (sic). Chiunque si ribelli a imposizioni paternaliste che non tengono conto dei criteri di adeguatezza, proporzionalità e necessità, sarebbe “di destra”. Anch’io? Il problema è che la vulgata non tiene nessun conto delle profonde differenze tra
L’eterno paese dei guelfi e dei ghibellini?
Difficile negare che il nostro paese attraversi una fase complicata. La percezione che se ne ha non è lineare: da un lato si susseguono gli annunci pessimistici sulle nostre condizioni (l’inflazione già sta facendo calare gli acquisti per Natale, faremo meno vacanze, molta gente non sa come arrivare a fine mese), dal lato opposto le statistiche sull’andamento della produzione non vanno male, per quel che si può percepire le persone vivono più o meno la vita di sempre. Certo ciò non significa che non ci sia una sacca di povertà crescente, che una quota significativa dei nostri concittadini non debba fare i conti con una contrazione delle loro disponibilità in termini di reddito, ma semplicemente che non essendo la situazione catastrofica ci sarebbero i margini per correggerne gli squilibri e per recuperare quel che si sta perdendo.
Cosa lo impedisce? Sicuramente un ruolo non secondario lo ha la spirale demagogica da cui le forze politiche non riescono a liberarsi. Anziché concentrarsi a studiare il modo migliore per affrontare la congiuntura pesante che abbiamo davanti (pesante anche perché non semplicissima da interpretare), più o meno tutte sono affascinate dal mito di darsi e di imporre una loro “identità”. Una volta sarebbe stato leggi tutto
Leadership "virtuali"
La nostra è ormai diventata una "democrazia personalizzata". Non è un caso che quasi tutti i leader dei partiti maggiori siano stati o siano - nel caso della Meloni - presidenti del Consiglio (Conte, Letta, Renzi, Berlusconi, Salvini vicepremier per due volte, Meloni) e neppure che tutti (tranne Letta) siano praticamente insostituibili. Nel M5s, nella Lega, in Forza Italia, in FdI non si vede all'orizzonte un leader emergente in grado non solo di rimpiazzare, ma neanche di andar vicino ad insidiare la primazia degli attuali (in quanto a Italia viva e ad Azione, sono identificabili con i loro due capi). Senza contendibilità dei partiti e con un accentramento del potere (anche governativo, come dimostrano i tanti ex premier capi politici), il sistema sembra slittare verso una demo-oligarchia. Non è un fenomeno nuovo, ed è stato variamente etichettato (come la "democrazia del capo", per esempio). La stessa Seconda Repubblica sembra totalmente appoggiarsi su questo schema: partiti personali o personalizzati, tendenza ad andare al potere anziché solo al governo (un pericolo che Giovanni Spadolini vide bene e segnalò, all'esordio di questa era politica), sistemi elettorali che creano maggioranze, partiti che identificano gli ideali e gli interessi degli elettori di governo come quelli dell'intero Paese ("l'Italia ha eletto il leggi tutto
Minori al centro della cronaca
La cronaca ci propone con accentuazioni sempre più incalzanti episodi in cui i minori sono al centro di contesti di violenza subita o agita. Ci sono padri e madri che scaricano sui figli le proprie frustrazioni esistenziali o più semplicemente la propria immaturità e incapacità genitoriale: l’abbandono fisico e affettivo è forse il caso più ricorrente ma non sono rare situazioni di violenza fisica e sessuale, comportamenti agghiaccianti e innaturali perpetrati su creature in tenerissima età, come quel padre che recentemente ha ammesso di aver scaraventato fuori dalla finestra la figlioletta di 2 anni.
L’esperienza di ascolto consente di conoscere situazioni che vanno dal disagio familiare a contesti promiscui dove un figlio è spesso motivo di disturbo e un ostacolo al delirante abbandono alle pulsioni di egoismo e narcisismo sfrenato degli adulti, oppure viene fatto oggetto di veri e propri atti di abuso, spesso alimentati dalle droghe e dall’alcool, altre volte in assenza di relazioni affettive primarie, di disinteresse o di conflitti di coppia. Quanto tutto questo si ripercuota – nel migliore dei casi – sull’insuccesso formativo e sul fallimento scolastico dei minori lo si deduce dalle segnalazioni che i servizi sociali o gli stessi istituti inoltrano alle autorità giudiziarie minorili a partire dalla scuola dell’infanzia. leggi tutto
I disastri della politica spettacolo
Nonostante la premier non si spenda molto in dichiarazioni ad effetto, sembra che nel complesso non si riesca ad uscire dalla spirale della politica spettacolo. Comprensibile se si tiene conto della tenuta del populismo tanto a destra quanto a sinistra, ma non per questo meno dannosa.
Soprattutto nel momento in cui si registra un cambio di equilibri politici sarebbe opportuno avere consapevolezza di quanto sia necessario raffreddare le situazioni emarginando quei politici (e loro compari) che amano aizzare le tifoserie. Naturalmente le zuffe sono elementi di distrazione di massa che consentono di evitare che si facciano i conti con le vere debolezze di questo paese: la fragilità dell’amministrazione pubblica nel gestire tanto la parte economica quanto quella sociale (vale tanto al Nord quanto al Sud, salvo eccezioni che pure esistono); la questione fiscale che continua a tenere sotto scacco un paese in cui molti pagano imposte salate in rapporto ovviamente alle loro entrate e non pochi evadono allegramente; il problema del nostro rapporto con la situazione bellica apertasi in Europa; la sistemazione dei conti pubblici per toglierci almeno in parte il peso di un debito che altrimenti finirà per travolgerci.
Sono certamente argomenti difficili con cui è arduo accendere le fantasie leggi tutto
A proposito del “Ministero dell’Istruzione e del Merito”: elementi di riflessione dall’Italia all’Europa e oltre
Fin dal cambio o integrazione dei titoli di alcuni Ministeri, il Governo Meloni ha scelto di mandare fin da subito messaggi precisi all’esterno, in forza di efficaci parole-chiave, con ogni probabilità ritenute idonee a testimoniare la volontà di cambiamento e di imboccare un nuovo corso rispetto al passato. Del resto sia nelle promesse elettorali che immediatamente dopo la vittoria dello schieramento Destra-Centro, la leader di Fratelli d’Italia aveva più volte evocato un cambio di passo rispetto alla politica del passato e la volontà di dar corpo a una nuova squadra di Governo competente e all’altezza, idonea ad affrontare i gravosi compiti che le si parano dinanzi nel panorama interno e internazionale. Ora è apparso chiaro fin dalle prime battute della formazione del Governo, che i nomi che hanno cominciato a circolare e che poi si sono effettivamente tradotti in cariche ministeriali a vario livello erano in gran parte quelli dei soliti noti; anche la promessa della competenza è rimasta alla prova dei fatti largamente sulla carta. Valga per tutti il caso che giornali e media si sono divertiti a richiamare alla memoria della opinione pubblica di un attuale sottosegretario alla cultura che solo pochi anni fa aveva affermato di non aver letto leggi tutto
Fra speranze e paure
Intelligenze artificiali “allenate grazie al dataset”, robot che si comportano come “esseri umani“, che imparano dai “propri errori” e si “allenano per migliorare le proprie prestazioni” e “formulano specifiche previsioni”, anche “aggiustando il tiro in caso di errori fino a trovare la relazione giusta fra dati emersi e dati reali… fino a lavorare correttamente in modo autonomo raggiungendo affidabilità vicine al 100%” per guidare automobili e complessi industriali, istruire economia e finanza, formulare diagnosi ed eseguire terapie e interventi chirurgici, assistere malati ed anziani, indirizzare il mondo della finanza e del commercio, ideare e comminare intrecci e disastri geopolitici e poi… nei teatri di guerra…tutto secondo algoritmi…
Oggi parlare di innovazione tecnologica appare riduttivo, rispetto ai cicli di crescita progressivi ed impetuosi, più debitamente definibile “rivoluzione tecnologica”, non soltanto a causa della sua espansione, ma per l’uso di apparati sistemici tali da rendere i nostri più prossimi antenati, per la semplicità dei mezzi adoperati, più vicini ai secoli medioevali che a quelli della “rivoluzione industriale”.
Le rapide evoluzioni tecnologiche e tecnocratiche, che constatiamo estendersi in tutte le fasi del giorno e della vita quotidiana, verificandone l’efficacia e l’utilità, sono da apprezzare, leggi tutto
La discriminazione sui lavoratori fragili lascia in grave difficoltà coloro che non possono usufruire dello Smart Working
Solo chi vive sulla propria pelle il vulnus normativo lasciato in eredità dal Governo uscente può descrivere la solitudine, il disagio e la frustrazione che concretamente ne derivano.
Ecco: assenza di lungimiranza, di conoscenza delle realtà diversificate nel mondo del lavoro, di bisogni e di diritti dei soggetti più deboli ed esposti al pericolo di contagio e mancanza di senso della concretezza hanno caratterizzato la soluzione politica al problema dei lavoratori fragili privi di tutele, segnatamente per il vuoto normativo che – dopo due anni di rattoppi e provvedimenti retroattivi - ha lasciato davvero senza fiato e senza speranze alcune migliaia di persone a cui non sono state prorogate integralmente le previgenti tutele, scadute il 30 giugno u.s.
Nonostante le promesse che hanno preceduto la campagna elettorale la montagna ha partorito un topolino nel cd. “decreto aiuti-bis”: il Ministro del Lavoro Orlando l’ha appunto definita una promessa mantenuta, per la quale si è speso in prima persona e ha messo sul piatto un obolo di diciotto milioni di euro, il tutto per rinnovare solo una delle due tutele sulle quali in passato - nei due anni di pandemia - i fragili potevano contare, quello smart working che è stato propagandato come brillante soluzione al problema ma che leggi tutto