Ultimo Aggiornamento:
20 aprile 2024
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Argomenti

Occorre dare una risposta all'aggressione russa in Ucraina

Francesco Provinciali * - 05.03.2022

Presentando il 26 gennaio (un mese fa) l’intervista a Giorgio Cella sul suo libro “Storia e geopolitica della crisi ucraina”, avevo evidenziato come secondo il Corriere della Sera, l’invasione di quel Paese da parte della Russia fosse l’evento più probabile del 2022. Ciò che appariva fantapolitica si è realizzato: come sottolinea Lucio Caracciolo…  Putin non ha voluto passare alla Storia come ‘l’ultimo Zar che perse l’Ucraina’.

Certe decisioni sembrano improvvise ma sono preparate da tempo, sul piano politico e militare.

In ogni caso vanno viste con un grandangolo che inglobi una visione mondialistica a livello geopolitico e geoeconomico. In questo caso un pull di fattori ha convinto Putin a stringere i tempi: la spinta separatista delle due autoproclamate Repubbliche filorusse di Donetsk e Luhansk nel Donbass (quella che sui libri di storia studiavamo come “causa occasionale”), la debolezza degli USA dovuta alle diaspore interne paralizzanti, all’abbandono dell’Afghanistan e alle prevalenti preoccupazioni sul fronte del Pacifico per le una possibile azione cinese di forza su Taiwan, che hanno reso non solo l’Ucraina ma l’Europa stessa più lontane dagli interessi americani, le stesse mire espansionistiche di Xi Jinping (illustrate magnificamente da Federico Rampini nel suo libro “Fermare Pechino”, una lettura imprescindibile per capire il mondo) leggi tutto

La politica italiana dopo la crisi ucraina

Paolo Pombeni - 02.03.2022

La crisi ucraina è il secondo terremoto che si abbatte sulla politica italiana dopo quello innescato dalla crisi pandemica. Anche se ci auguriamo che quanto prima prevalga la ragione e si trovi una via d’uscita al confronto bellico scatenato con insensata decisione da un autocrate in crisi di lucidità, nemmeno in questo caso il mondo tornerà quello di ieri: quando un equilibrio politico va decisamente in crisi (le premesse c’erano già con il fallimento della presenza occidentale in Afghanistan), per ricostruirlo ci vogliono anni e intanto l’economia che si era organizzata intorno a quell’equilibrio entra in una fase di tensione e sofferenza.

Come si troverà il nostro paese in questa nuova congiuntura? Lasciamo perdere le varie cavalcate sull’onda delle emozioni del momento, da quelli che si riscoprono a fianco del debole minacciato dal prepotente di turno (e non a caso cogliamo in molti commentatori i riflessi condizionati che nella retorica riportano alla vicenda del Vietnam) a quelli che vorrebbero fare i vice-pontefice e riscoprono il “not in my name” solleticando in nome di un ipocrita spirito di dialogo la velleità di starsene fuori dal trauma del momento (anche questo uno schema mentale già visto durante la pandemia). Questa volta il tema leggi tutto

Il mondo accademico, della scienza e della cultura prende posizione sui fatti dell'Ucraina

- 02.03.2022

Il mondo accademico, della cultura, della scienza prende posizione sui fatti riguardanti l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Si levano appelli, si rendono pubbliche dichiarazioni, comunicati stampa, si organizzano iniziative di raccolta di firme, a livello nazionale e internazionale.

Tramite il contatto intercorso con l’Accademia nazionale dei Lincei, recentemente consolidato in occasione della recensione del libro “In un volo di storni”, del Premio Nobel per la Fisica Prof. Giorgio Parisi, ho ricevuto dall’Ufficio di Segreteria della Presidenza tre documenti di notevole rilievo, considerate le fonti da cui promanano. Il primo è la dichiarazione della Presidenza dei Lincei che aderisce al documento elaborato in sede ALLEA (la Federazione europea che riunisce le Accademie di Scienze e di Lettere) nel quale si esprime “profonda preoccupazione” per la sicurezza dei colleghi accademici ucraini. “Non c'è alcuna legittimità nelle azioni intraprese per sabotare la pace, la stabilità e l'autonomia della nazione ucraina. In questi tempi difficili, ci opponiamo agli spudorati attacchi del governo russo contro uno stato sovrano, contro la democrazia e contro persone innocenti”, così prosegue il documento che costituisce il secondo atto ricevuto dalla Presidenza dell’Accademia dei Lincei.

Il terzo documento pervenuto e riportato qui a margine consiste nell’appello di un gruppo numeroso leggi tutto

Quel rancoroso giudizio sociale

Francesco Provinciali * - 26.02.2022

In questa Italia di veline e demagoghi, di influencer e affabulatori, di indovini e sapientoni sembra proprio che tutti abbiano sempre qualcosa da dire.

L’esternazione di opinioni e sentenze a buon mercato è ormai diventata uno sport nazionale praticato in modo del tutto trasversale: tra incapienti ed evasori, caste e tesoretti, trame e raggiri, nefandezze e delitti, gli argomenti per discussioni e commenti ci rendono tutti pervasi da un sacro furore giustizialista, rivelando in molti una insospettata e diffusa vocazione a ricoprire il ruolo del pubblico ministero. La lunga pandemia è stata una ghiotta occasione per sparate e discussioni, molte sciocchezze a idiozie per un argomento serio che doveva far riflettere prima di aprir bocca.

Non sembra aver fatto proseliti l’invito del Duca Prospero ne “La tempesta” di Shakespeare, che nella riabilitazione successiva all’onta dell’esilio e della destituzione, invitava tutti ad essere più indulgenti nelle cose della vita.

Ognuno, si sa, ha la sua croce ma perchè siamo tendenzialmente portati a caricarla sulle spalle degli altri? Chi si esprime con fervore radica convincimenti opposti in chi è costretto ad ascoltare.

Persino nelle valutazioni delle vicende più dolorose della cronaca quotidiana non rinunciamo a cogliere spunti di presenzialismo e spettacolarizzazione: c’è sempre da puntare leggi tutto

L’enigma russo e l’uomo occidentale

Tiziano Bonazzi * - 26.02.2022

È urticante accorgersi che leggiamo ancora gli eventi di questi giorni con gli occhi del Novecento, che l'invasione russa in Ucraina è vissuta con le lenti degli immutabili, supremi destini della civiltà universale europea. È così per chi ha piantata nella mente la Guerra fredda, lo scontro formidabile fra due sistemi universalistici che si rifacevano all'illuminismo e al pensiero universale dei grandi del liberalismo e del marxismo. Avevamo paura, parteggiavamo; ma ci sentivamo, sentivamo l'Europa al centro del mondo perché le due superpotenze, europee entrambe anche se proiettate al di là dell'Europa, lottavano per omogeneizzare a sé un continente che era il centro del mondo in quanto aveva dato vita alla modernità, dalla Riforma alla Gloriosa Rivoluzione inglese del 1688 alla Rivoluzione francese a quella industriale ai grandi classici del liberalismo e del socialismo giù giù fino alla Rivoluzione d'Ottobre. La morte di fascismo e nazismo, le due tragiche eresie europee, non faceva che rafforzare le nostre convinzioni. Eravamo l'universale. Del fardello dell'uomo bianco negli anni della decolonizzazione si parlava poco; ma era ancora lì, fossimo di sinistra, di destra o del sempre dominante centro. Ci si aspettava che il mondo si arrendesse con gioia a uno dei due modelli avanzati dall'uomo bianco. leggi tutto

Verso la fine delle convergenze parallele

Paolo Pombeni - 23.02.2022

“Convergenze parallele” fu l’etichetta che venne data all’accordo sostanziale del luglio 1960 fra tutti i partiti, escluso il MSI, per un governo di tregua che portasse il paese fuori dalle turbolenze dell’avventurismo dell’esecutivo Tambroni. Il termine fu a lungo attribuito alla fantasia linguistica di Moro, allora segretario della DC, che invece non lo usò mai. Venne reso pubblico da un articolo di Eugenio Scalfari, ma lo aveva già impiegato prima nel suo diario Pietro Nenni, segretario del PSI, per spiegare quell’intesa anomala. In sostanza i partiti convergevano in forme diverse (appoggio esterno, astensione, opposizione morbida) a far lavorare un governo monocolore dc guidato da Fanfani, ma ciascuno si riservava di continuare a perseguire i suoi scopi che non convergevano affatto.

Per dirlo in sintesi: una componente a destra voleva rimettere in sella il vecchio centrismo chiuso a sinistra, un’altra pensava ad “aperture” che includessero in vario modo una parte almeno dell’opposizione socialista. Finì storicamente dopo una lunga storia travagliata con l’avvio nel febbraio 1962 di un primo esperimento di centro-sinistra. I “convergenti” tornavano a divaricarsi, ma non più nelle vecchie sedimentazioni: se la destra liberale tornava all’opposizione, quella dc, si inseriva nel nuovo gioco, mentre la sinistra socialista, sotto pressione del PCI, leggi tutto

Eutanasia, corte costituzionale, parlamento

Francesco Domenico Capizzi * - 23.02.2022

Capita di trovarsi davanti a persone con estrema sofferenza fisica, raramente psico-fisica, senza alcuna speranza verso il futuro e il recupero di consapevolezza di sé stessi, e chiedersi che cosa poter fare e augurare: impossibile restare estranei, magari disquisendo su diritti e doveri, principi religiosi o agnostici. Piuttosto diventa naturale sperare nella morte come atto risolutivo dettato da sentimenti di carità e compassione umana nell’immanente debolezza e povertà collettiva di fronte al mistero della vita e del suo rovescio.

Resta difficile, comunque, in ogni situazione data e per chiunque, distin­guere il limite estremamente sottile che separa l’eutanasia passiva (non-accanimento terapeutico ed effetti nocivi della se­dazione profonda) dall’eutanasia attiva (somministrazione di un farmaco letale). Di fronte a ma­lati ridotti a gusci pietrificati, che percorrono sentieri di sofferenza in tempi e spazi desolati e immobili, soltanto la deontologia medica ippocratica può travalicare definizioni, normative, atti istituzionali, fondamentalismi giuridici e religiosi e tattiche politiche se la morte provocata, nelle intenzioni, assumesse la prospettiva di un’azione dettata da carità e compassione.

Libertà di coscienza e principio di autodeterminazione sono alla base di ogni scelta attuata di fronte alla irreversibilità della condizione clinica constatata: l’eutanasia attiva, quale intervento intenzionale e programmato, leggi tutto

La tratta delle bambine in Afghanistan, aspetto agghiacciante di una crisi umanitaria

Francesco Provinciali * - 19.02.2022

A sei mesi dalla caduta di Kabul (15/08/2021) per l’evacuazione precipitosa delle forze militari occidentali (ricordo le parole del Prof. Lucio Caracciolo, Direttore di Limes: “gli americani se la sono squagliata”) e la presa di potere dei Talebani, per l’Afghanistan – già dilaniato da circa 40 anni di faide e di guerre tra fazioni – questo è certamente l’inverno più terribile della sua storia più recente. L’ordine imposto dal nuovo regime non ha apportato alcun miglioramento sotto il profilo delle condizioni di vita della popolazione, consumata dalla miseria, dalla fame, dalla precarietà delle condizioni igieniche, dal clima infame, dall’inesistenza di servizi pubblici, dalla mancanza di lavoro. L’ONU – attraverso il Segretario generale Antonio Guterres, il direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale (PAM) David Beasley e il direttore generale della FAO, Qu Dongyu - ha ufficialmente definito quella Afghana “la più grave crisi umanitaria del pianeta”, ormai sull’orlo di una catastrofe irrecuperabile. La commissaria europea agli Interni Ylva Johansson ha spiegato: “Per evitare che la crisi umanitaria diventi una crisi migratoria, dobbiamo aiutare gli afghani in Afghanistan”. Ma l’ingresso nel Paese di aiuti esterni diventa problematico a motivo dei vincoli di accesso, delle pregiudiziali ideologiche e delle restrizioni di transito imposte da un regime che non ammette ingerenze leggi tutto

Pier Paolo Pasolini: così lontano così vicino

Raffaella Gherardi * - 19.02.2022

In concomitanza con la ricorrenza del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922) si moltiplicano le iniziative che in Italia e all’estero sono volte a ricordare la sua figura di scrittore, poeta, regista, pittore, intellettuale sommo della cultura italiana e della coscienza critica del Novecento. Mostre, convegni, pubblicazioni, rassegne cinematografiche, incontri culturali a differenti livelli, che si protrarranno per tutto il 2022 e oltre nel segno di Pasolini, daranno certamente un significativo contributo all’approfondimento della sua opera e a mettere in luce l’importanza della sua viva eredità ideale nel XXI secolo. Anche quando scrive dalle testate di riviste e giornali italiani, a partire dal commento di fatti politici nostrani (e in tal senso la raccolta di articoli degli anni 1973-1975 dei suoi “Scritti corsari” è più che mai emblematica) spesso egli  tocca vette di alta vena letteraria e poetica pur nella sua veste di osservatore attento ed efficacemente critico delle vorticose trasformazioni delle società contemporanee, legate al trionfo della società dei consumi e a un inarrestabile processo di distruttiva “omologazione culturale” potentemente in atto. «Il consumismo consiste in un vero e proprio cataclisma antropologico – scrive dalle colonne de “Il Corriere della sera” del 30 gennaio 1975 – e io vivo, esistenzialmente, tale cataclisma che, leggi tutto

Politica: scogli in vista

Paolo Pombeni - 16.02.2022

Come era prevedibile, usciti dal confronto sulle elezioni presidenziali, i partiti devono misurarsi con le scadenze del momento. Sarebbe saggio da parte loro lasciar fare al governo e a Mario Draghi vista la delicatezza della situazione, ma siamo in fase pre-elettorale e ormai si ragiona proiettandosi su quella prova. Problemi come una situazione economica non esattamente tranquilla per la crisi dei rifornimenti energetici, l’inflazione che riprende, una ripresa che sembra perdere lo slancio che aveva mostrato nell’ultima fase dello scorso anno vengono affrontati nella solita ottica della richiesta di sussidi, mance e quant’altro, perché così si spera di raccattare voti.

Alcuni lo fanno cercando di salvare le forme, altri con una sfrontatezza estrema (FdI vuole prolungare per 99 anni le concessioni balneari che dovremmo mettere a gara!), ma quasi tutti si fanno prendere dalle domande che arrivano da un paese che pullula di lobby, corporazioni e consorterie. Il vincolo esterno della subordinazione dei fondi UE per il PNRR alla realizzazione delle riforme e ad una buona gestione dei progetti sembra non funzionare più.

Complica tutto una situazione epidemica che sembra virare verso un approdo positivo, il che spinge però alla solita retorica del liberi tutti, che è la via più facile per raccogliere consenso. leggi tutto