Ultimo Aggiornamento:
24 aprile 2024
Iscriviti al nostro Feed RSS

Argomenti

Antropocene, peste suina, guerra

Francesco Domenico Capizzi * - 14.05.2022

E’ percezione comune che la Storia stia rischiando di deragliare: parecchie dozzine le guerre, e focolai, nel Mondo dopo quelle combattute in Corea, Vietnam, Afganistan, ex Jugoslavia, nei territori di Israele-Palestina-Libano-Giordania, Iraq, Siria… mentre falliscono le primavere arabe, s’impennano inquinamenti,  cambiamenti climatici, siccità, carestie, povertà, si susseguono e si intensificano crisi economiche, emigrazioni, si rafforzano e si estendono i regimi illiberali e autoritari che già governano buona parte delle terre emerse, intanto l’Europa e gli organismi internazionali arrancano, gli USA e alleati abbandonano l’Afganistan dopo averlo occupato per vent’anni, la Russia cerca di invadere e dominare l’Ucraina, si profilano ulteriori carestie e insufficienze di fonti energetiche, la pandemia da Covid è tutt’altro che spenta mentre ci si chiede se in autunno dovranno essere adottati obblighi vaccinali, magari con vaccini aggiornati, e misure restrittive con l’uso obbligatorio di mascherine o da utilizzare come semplici orpelli assimilabili agli occhiali da sole e a cappellini variopinti…

Ma si affaccia anche la diffusione a macchia d’olio della peste suina con le inevitabili conseguenze, al momento (sembrerebbe) non pericolosa per gli esseri umani, ma soltanto per maiali e cinghiali, fomentata dalla forsennata caccia al cinghiale, che induce questi animali a migrare con maggiori probabilità di incontro leggi tutto

Raccontare il dolore per affrontarlo ed elaborarlo

Francesco Provinciali * - 14.05.2022

“Tutti gli uomini sanno dare consigli e conforto

al dolore che non provano” -William Shakespeare

 

Ho sempre pensato al ‘dentro’ e al ‘fuori’ come a due categorie che sostanziano e – a volerle approfondire - spiegano la nostra esistenza. Sono luoghi fisici, innanzitutto, corporei e ci appartengono come persone, ma anche entità immateriali che non sempre riusciamo a cogliere e a leggere nella loro complessità. Riguardano i pensieri e le azioni che ne derivano, i sentimenti che sono generati nei meandri reconditi della nostra intimità e si traducono in comportamenti: amore, odio, comprensione, indifferenza, empatia, rancore inevitabilmente interrelati in una dimensione relazionale con gli altri. C’è un dentro e un fuori in noi ma anche nei contesti della nostra quotidianità: ad esempio basta aprire o chiudersi alle spalle una porta di casa per rendersi conto di quanto complessa e sovente inimmaginabile sia la molteplicità della realtà che ci pertiene. Molto spesso celata dalle apparenze, nascosta ai più, indescrivibile, insospettabile, indossa le molte maschere delle alterne vicende della vita, è sfuggente, interessante, non di rado inesprimibile ove non addirittura lungamente inespressa. Chi per professione deve gestire e guidare questa realtà per conoscerla, capirla, aiutarla ad emergere dai coni d’ombra impenetrabili leggi tutto

Una nuova questione europea

Paolo Pombeni - 11.05.2022

Lo si è già detto, ma ogni giorno che passa diventa più chiaro che si sta avviando una nuova stagione per l’Unione Europea. Il discorso a Strasburgo di Draghi prima e di Macron poi ha messo sul tavolo una vecchia questione che è divenuta drammatica dopo la nuova politica avventurista della Russia di Putin, politica che è diretta in primo luogo contro l’Europa.

Storicamente i grandi imperi non hanno mai visto bene il sorgere di una potenza europea fuori del loro controllo e con possibilità di diventare un possibile concorrente. La Gran Bretagna e la Russia si opposero a Napoleone, poi fu la volta del blocco alle mire egemoniche del rinato Reich tedesco (secondo e terzo), e infine quella degli accordi di Yalta che dividevano il nostro continente in due: metà sotto egemonia atlantica (anglo-americana nella progettazione, ma ben presto privata della componente “anglo”), metà sottoposta al vassallaggio sovietico. Naturalmente non si tratta di begli esempi di tentativi di unificazione europea, ma li ricordiamo come dinamiche politiche e non certo come esempi di virtuosa volontà di progresso.

Le eredità storiche hanno persistenze lunghe, come si può plasticamente vedere oggi dai russi che non disdegnano di tirar fuori le vecchie bandiere rosse con falce leggi tutto

Konigsberg – Kaliningrad: la città che visse due volte

Leonardo Goni * - 11.05.2022

Una città dalla due vite: la prima, come cuore dello Stato prussiano, città commerciale e centro culturale, patria del filosofo della pace perpetua, Immanuel Kant. Poi, dal 1945, totalmente distrutta e ricostruita, con un nuovo nome e nuovi abitanti, diventa base militare sovietica, poi enclave russo, incuneato tra Polonia e Lituania, sul Baltico.

Questo è il destino di Königsberg/Kaliningrad. La guerra in Ucraina ed i timori dei Paesi baltici, con Finlandia e Svezia che stanno valutando l’ipotesi di entrare nella NATO, come reazione alla “operazione speciale” putiniana, focalizzano nuovamente l’attenzione dei media e degli osservatori, su questo piccolo ma strategico avamposto occidentale della Russia, specie alle luce delle recentissime news, che la vedono potenziale base di lancio per i missili nucleari a corto raggio del Cremlino.

Il primo nucleo della città crebbe intorno al castello eretto nel 1255 dai Cavalieri dell’Ordine teutonico e dedicato al re di Boemia, Ottocaro II, in onore del quale assunse il nome Königsberg (Monte del re). I Cavalieri con la croce nera avevano intrapreso una serie di crociate per conquistare e cristianizzare le terre baltiche, ancora pagane. Il territorio dove era sorto il nuovo centro abitato era da millenni popolato dai Pruzzi, o Antichi Prussiani, tribù leggi tutto

Breve recensione del libro “LA CAPPA. Per una critica del presente” di Marcello Veneziani – Marsilio Editori

Francesco Provinciali * - 07.05.2022

Marcello Veneziani parte dalla percezione di uno stato di disagio esistenziale che pervade il presente, in cui tutta la nostra vita sembra risolversi al punto di perdere la storia e la memoria del passato e – come soffocati dalla proliferazione smisurata di sovrastrutture che ci contengono, ci guidano, ci vietano, ci impongono – la pur minima parvenza di un futuro immaginabile. Siamo vittime di un presentismo asfissiante che ci riempie di regole e ci priva della fondamentale libertà del pensiero critico: viviamo in una sorta di limbo dell’indeterminato e del possibile, dove reale e virtuale si sovrappongono, si mescolano fino a confondersi, stiamo perdendo il rassicurante legame con la nostra stessa identità che diventa mutevole e transeunte, cangiante per un semplice atto di volontà o un capriccio. È questo l’incipit tematico de ‘La Cappa’, un libro che vuole scrostare la nostra condizione esistenziale da tutti gli artifizi che la costringono sotto un involucro di cui avvertiamo la presenza, subiamo il disagio che ne deriva, come se una sorta di occulta violenza simbolica indirizzasse la nostra vita verso un ignoto ingovernabile con le sole nostre forze. La Cappa è dunque questa entità sovraordinata ma anche interiorizzata nella nostra -fino a ieri- inscalfibile dimensione ontologica interiore: leggi tutto

In crisi sulla politica estera?

Paolo Pombeni - 04.05.2022

Fra le tante ipotesi che in passato si sono fatte su ciò che avrebbe potuto portare alla crisi dell’edificio governativo costruito con pazienza da Mattarella per metterlo in mano a Draghi, pochi, forse addirittura nessuno aveva previsto potesse esserci la politica estera. Raramente infatti nel nostro paese è stato un argomento chiave del confronto politico.

Ma come, diranno i nostri lettori più avvertiti, con tutte le discussioni che si sono fatte a partire dal 1948 in avanti sulla nostra collocazione internazionale, sul confronto Est-Ovest, sulla guerra fredda prima e poi sulla presunta “fine della storia” che si sarebbe determinata con la caduta dell’URSS. E perché non ricordare qualche impennata sulle scelte giallo-verdi circa la via della Seta e roba del genere.

Quelli però non erano confronti sulla politica internazionale, erano sceneggiate ideologiche, roba che mischiava, anche in maniera spesso confusa, difesa della democrazia occidentale, scelta del progresso più o meno proletario, sogni di neutralismo da terza via e materiale simile. Tutta roba che è tornata sulla scena per la delizia dei talk show, consapevoli che la nostalgia per le scelte della giovinezza è un sentimento duro a morire e che di conseguenza fa audience. Del resto si ricorderà che Berlusconi raccolse una bella quota leggi tutto

La rielezione di Macron: una analisi a freddo

Michele Marchi - 30.04.2022

Come ricorda un’espressione francese, sarebbe forse il caso di “prendre du recul” nell’osservare e giudicare la rielezione di Emmanuel Macron. Occorre guardarla con maggiore distacco, compararla e non limitarsi al bicchiere mezzo vuoto o perlomeno gettare un’occhiata anche a quello mezzo pieno.

Astensione record (sopra il 28%), appena tre punti sotto il picco più alto, nell’inclassificabile ballottaggio del 1969. Si trattava di elezioni a due mesi dalle clamorose dimissioni di de Gaulle, con i comunisti giunti terzi al primo turno, il loro leader che si esprimeva per l’astensionismo e un ballottaggio scontato nell’esito tra Pompidou e il centrista Barre.

Voti alle estreme ancora in crescita e che se sommati al primo turno superano il 55%. E infine la percezione, ricordata da Macron in apertura al breve discorso post-elettorale, che una parte importante del voto al presidente uscente al ballottaggio sia giunto per bloccare l’avanzata di Le Pen e dunque non debba essere considerato un voto di adesione al suo progetto o di sostegno alla sua leadership (e i due milioni abbondanti di voti persi tra il ballottaggio del 4 aprile 2002 e quello di cinque anni fa lo confermano).

Detto ciò sarebbe scorretto non ricordare anche gli elementi positivi per Macron presenti nella rielezione. In termini di voti ottenuti al ballottaggio (18,7 milioni), leggi tutto

Le opinioni, mine vaganti a ridosso della realtà

Francesco Provinciali * - 30.04.2022

“Ormai non ci sono verità che non possano essere messe in dubbio: domina il primato del parere personale. Ma non è dato sapere tale dinamica dove ci porterà”, Questo è l’incipit di un recente articolo di Giuseppe De Rita ospitato dal Corriere della sera, che ci propone un tema su cui sembra valga la pena di riflettere.

Spesso orfani di memoria, ci siamo lentamente affrancati dal giogo dalle ideologie ma anche dalla storia: come possiamo ogni giorno verificare entrambe riaffiorano nel presente dominante, storpiate da una visione soggettiva delle cose. Il miscuglio di opposti e di contrari in cui siamo quotidianamente immersi ci lascia senza approdi emotivamente rassicuranti: è forse un residuo paradossale della globalizzazione che voleva un mondo interconnesso e ubiquitario ma ci fa vivere in una torre di Babele dove comunicazione e informazione si confondono, fino ad alterare il nostro modo di pensare, relativo, precario, intercambiabile e interconnesso. Nuove tecnologie e digitalizzazione dilagante penetrano i meandri più reconditi della nostra vita ma non sempre semplificano le relazioni umane e la comprensione della realtà.

Da quando le radici, i valori tramandati, gli ideali su cui poggiava una identità malferma e in perenne evoluzione sono stati sostituiti dalle opinioni personali diventa vero tutto ma pure il suo contrario. leggi tutto

La sinistra fra riformismo e radicalismo

Paolo Pombeni - 27.04.2022

Come in tutte le fasi di svolta storica, per il versante che occupa la sinistra dello spettro politico si pone il problema di scegliere fra riformismo e radicalismo massimalista (spesso utopista). Ci riferiamo alla tradizionale bipartizione dell’arco della rappresentanza politica fra un lato destro dove prevalgono le pulsioni alla conservazione e magari alla reazione contro l’evolvere dei tempi e un arco sinistro in cui invece si raccolgono coloro che considerano il cambiamento storico come una occasione per creare “progresso”. Detta così può sembrare schematica, e naturalmente in parte lo è, ma a dispetto di tutte le retoriche sul tramonto della distinzione fra destra e sinistra, quella divisione nelle grandi linee rimane, anche se è sempre meno vero che le forze tradizionali che presumono di detenere l’esclusiva per marcare questa bipartizione abbiano ancora titolo a farlo.

Se si osserva il campo politico attuale si vedono due tendenze opposte. Da un lato c’è una ricerca quasi disperata a tenere vivo quel bipolarismo, obbligando le forze presenti a schierarsi da una parte o dall’altra, ma con l’inevitabile problema di stabilire quale delle molte componenti che le compongono possa intestarsi il diritto a condizionare le altre dietro di sé. Sul versante opposto c’è una certa pulsione leggi tutto

I civili come nemici

Fulvio Cammarano * - 27.04.2022

Se qualcuno avesse chiesto negli anni ’80 o ’90 del secolo scorso, a un passante in una qualsiasi parte del mondo, le ragioni per cui l’umanità avrebbe potuto trovarsi sull’orlo di una guerra nucleare nel 2022, molto probabilmente si sarebbe sentito rispondere che una simile guerra avrebbe avuto inizio solo per questioni legate a grandi scenari strategici, come la lotta per la conquista dello spazio, o a gravi questioni ambientali, ad esempio una guerra per il controllo dell’acqua potabile, oppure a tentativi di imporre programmi cibernetici planetari. Sarebbe stata grande la sorpresa del passante interpellato se gli avessero svelato che, nel XXI secolo, la guerra potenzialmente devastante per l’umanità, era deflagrata per le stesse ragioni che erano state alla base dei conflitti già visti nel XIX e nel XX secolo, vale a dire l’invasione di un Paese confinante da parte di una potenza intenzionata a difendere il prestigio nazionale e il riconoscimento dello status di autorità imperiale. Anche per noi oggi è triste constatare che Putin ha avviato un drammatico conflitto solo per restituire alla Russia quella posizione che deteneva nella seconda metà del XX secolo. Un’impresa fuori tempo massimo, al di là dei risultati contingenti che potrà ottenere nell’immediato. Quel ruolo leggi tutto