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Assunzioni, chiacchiere e consenso: la scuola nel paese della riforma permanente
Esiste un fondamentale postulato che chiunque si occupi di istruzione e ricerca in Italia conosce benissimo: qualsiasi riforma organica seguita a quella Gentile è una calamità.
Al netto delle buone intenzioni, ogni tentativo fatto dall’Italia repubblicana di mettere le mani sistematicamente su cicli scolastici, programmi, valutazione e reclutamento ha portato al deteriorarsi delle capacità di scuola e università di formare cultura e promuovere il merito. Nel 1962 la riforma della scuola media unica, promossa dal desiderio di superare la rigida dicotomia tra percorso ginnasiale, tecnico e professionale, si risolse in un eclatante insuccesso. Gentile aveva sancito una divisione basata fondamentalmente sul capitale sociale, che stabiliva (anche se non esclusivamente) chi avrebbe proseguito gli studi. Quarant’anni più tardi, all’inizio della grande stagione di riforme civili e sociali del centro sinistra, questa distinzione impermeabile non aveva più senso. Ma pretendere che da un momento all’altro studenti e insegnanti, fino ad allora separati da una barriera invisibile (ma tangibile) di classe, si potessero mescolare senza traumi fu incosciente. A pagarne lo scotto furono, in primo luogo, gli scolari più poveri e deboli. leggi tutto
Quello che non si è chiesto a Lindau
Sono reduce da tre giorni passati a Lindau al convegno dei Nobel laureates in economia con studenti venuti da 80 paesi del mondo ad ascoltare i loro messia.
Gli interventi sono stati molto vari. Stieglitz naturalmente si e’ occupato della dirompente diseguaglianza fra redditi di lavoro e di capitale e dell’accentuata concentrazione della ricchezza. Alcuni teoretici dei giochi hanno presentato in grande dettaglio giochi astrusi, Merton ha riscoperto il credito e l’azzardo morale, altri hanno presentato dei modelli a fronte dei quali mi sono posto la domanda se l’output del modello non fosse gia’ pre-determinato dagli assiomi e dalle boundary conditions.
Ho avuto un senso di déjà vu. Nel 1995 mentre facevo un sabbatico ad Imperial College cercavo invano di convincere gli accademi a studiare i CDS (credit derivative swaps) prevedendo che lì si sarebbe svolta la prossima grande battaglia finanziaria. Gli accademici erano invece intenti a raffinare i loro modelli di opzioni sui tassi di interesse, cosa di valore aggiunto assai marginale per il buon operare dei mercati. leggi tutto
Se la storia potesse avere un peso …
Tra le varie effervescenze agostane c’è adesso il dibattito attorno alla proposta dell’on. Fioroni di intitolare l’edizione di quest’anno della Festa dell’Unità ad Alcide De Gasperi. Un po’ perché la proposta è bizzarra, un po’ perché bisogna pur scrivere di qualcosa, i giornali hanno dato spazio alla faccenda. Ne è uscita l’immagine di un ceto politico ed intellettuale, almeno per quel che riguarda gli interpellati dai giornali, diciamo non proprio all’altezza dei tempi.
Ci si consenta di aprire con una notazione curiosa. Tutti hanno discusso della proposta Fioroni, che alla fine è pur sempre la trovata di un singolo, ma, se non ci siamo distratti, non è stato messo in rilievo un fatto ben più singolare: in alcuni giornali nazionali è apparsa una inserzione pubblicitaria piuttosto corposa in memoria di De Gasperi firmata e pagata dal gruppo parlamentare PD. A noi è sembrato qualcosa di ben più significativo.
Ciò su cui vale la pena di discutere non è la bizzarria di dedicare una kermesse che mischia l’intrattenimento gastronomico-musicale con un po’ di talk show della politica-spettacolo alla memoria di qualche illustre personaggio del passato, quanto la reazione che ciò ha suscitato. Perché in realtà i temi forti del contendere (si fa per dire) sono stati due: il primo se fosse più o meno ragionevole dedicare una festa “comunista” alla memoria di un avversario storico del comunismo; leggi tutto
Una strana estate
Non è un’estate strana solo dal punto di vista meteorologico: lo è anche dal punto di vista politico. Renzi ha vinto il round al Senato sulla riforma costituzionale, ma deve prepararsi ad una battaglia d’autunno che si preannuncia molto difficile. Certo vi giunge ancora col favore popolare e senza un vero sfidante alternativo (almeno stando ai sondaggi), ma sono in molti a scommettere sulla possibilità di coglierlo in fallo ed a prepararsi a trarne profitto.
Le strategie per ottenere questo risultato sono più d’una, ma tutte ruotano attorno ad perno: mandare in crisi la situazione interna del PD. Da un certo punto di vista verrebbe da commentare: niente di nuovo sotto il sole, visto che per i quarant’anni della centralità DC è stata la caratteristica stabile della vera opposizione ad essa. Essendo la DC un partito composito, la destra esterna cercava di aizzare quella interna cattolica a rompere con quelli che allora si chiamavano più o meno i “comunistelli di sacrestia”, e la sinistra esterna faceva appello alla sinistra cattolica perché rompesse l’alleanza con capitalisti e conservatori. leggi tutto
La nuova geografia della Chiesa. Storia di un prete in Nicaragua.
Ha avuto notevole eco la notizia che papa Francesco ha dato il suo assenso perché sia revocata la sospensione a divinis dell’ottantunenne padre Miguel d’Escoto Brockmann, religioso nicaraguense membro negli anni ottanta del governo sandinista.
Perché una notevole eco? Per comprenderlo serve fare un passo indietro e guardare alla storia recente della Chiesa latinoamericana.
Il viaggio di Giovanni Paolo II
In Nicaragua nel 1979 la rivoluzione sandinista riuscì a deporre la lunga dittatura della dinastia Somoza. Nel nuovo governo la presenza della Chiesa locale non era affatto marginale. Per fare alcuni esempi: D’Escoto aveva assunto la carica di ministro degli esteri, il gesuita Fernando Cardenal quella di ministro dell’educazione, suo fratello Ernesto quella di ministro della cultura. Erano gli anni in cui molti aderenti alla teologia della liberazione guardavano al marxismo come a un efficace metodo di analisi, di promozione della consapevolezza delle storture dell’ordine costituito. Lo consideravano anche un possibile leggi tutto
La soluzione soddisfacente? L’università e la riforma della pubblica amministrazione
Sosteneva il ministro Giannini che «la soluzione a cui si è arrivati sull’età di pensionamento dei docenti universitari è soddisfacente». Naturalmente adesso sembra che non sia più così, perché siamo il paese delle marce indietro, ma a prescindere da questi ripensamenti (frutto di lobbysmo?) forse è utile ragionare come se la marcia indietro non ci fosse stata. Soprattutto nell’ottica del fatto che forse, un giorno non lontano, al tema si tornerà a dedicare la giusta attenzione.
La questione, per i molti che non avessero trovato particolarmente intrigante la vicenda parlamentare del cosiddetto “disegno di legge Madia” (altrimenti noto come riforma della pubblica amministrazione) votato il 31 luglio dalla Camera, può essere riassunta così: la tendenziale resistenza dei docenti universitari (e di altre categorie, quali magistrati e medici) a farsi pensionare anzitempo (diciamo più o meno alla metà della sesta decade di vita), ostacolo non da poco nella marcia trionfale della ministra per lo svecchiamento del mare magnum dei dipendenti dello Stato. leggi tutto
Voci in difesa della terra: dal Vaticano all'Amazzonia.
La Chiesa cattolica sta riservando una nuova attenzione al rapporto dell'uomo con l'ambiente. Non potrebbe essere diversamente, se pensiamo al nome scelto dal papa regnante e alla correlata dichiarazione di responsabilità per quella che il Santo di Assisi chiamava nel Cantico delle creature “sora nostra matre terra”. Sappiamo che Francesco sta lavorando ad un'enciclica in tema, ma forse è meno noto che anche il suo predecessore ha detto molto a proposito.
Il pensiero di Benedetto XVI
Nel 2012 sono usciti per la Libreria Editrice Vaticana due libri: Josef Ratzinger-Benedetto XVI, “Per una ecologia dell'uomo. Antologia di testi” (227 pagine) e Benedetto XVI, “Pensieri sull'ambiente” (63 pagine). Il primo volume contiene riflessioni del cardinale, il secondo riporta discorsi del papa. Tra i due testi c'è continuità di pensiero. Il punto di partenza è una puntualizzazione: la natura non deve essere idolatrata, altrimenti ci sarebbe il rischio di cadere in una sorta di panteismo, di neopaganesimo. leggi tutto
La giusta distanza
C’è del ridicolo in Italia.
Che il centenario della prima guerra mondiale avrebbe portato con sé la riesumazione (è il caso di dirlo) di antiche polemiche, era prevedibile. L’enorme successo internazionale di un libro tutt’altro che originale (ma innegabilmente accattivante) come I sonnambuli di Cristopher Clarke è la migliore dimostrazione di quanto la guerra del 1914 sia ancora d’ attualità. E’ bastato che l’autore riprendesse in mano la questione delle responsabilità del conflitto europeo, trasferendolo dai cattivi tedeschi alla controparte slava (serbi e russi) per suscitare un pandemonio. In Germania autorevoli specialisti come Gerd Krumeich si sono precitati a dissentire, sostenendo la validità di un giudizio sulle colpe del governo (e soprattutto dello Stato maggiore) del Reich che si riteneva assodato fin dai tempi della Fischer Kontroverse negli anni Sessanta. D’altra parte, molti lettori (e persino alcuni parlamentari) hanno espresso pubblicamente la loro soddisfazione per questa retroattiva assoluzione al tribunale della storia. Meno bene l’hanno presa i nuovi colpevoli: a Belgrado l’associazione tra Princip e i terroristi di Al Qaeda è piaciuta poco, e ancor meno l’immagine (estremamente convincente) di una leadership Serba leggi tutto
I riflettori internazionali (di nuovo) sul sistema detentivo italiano
“Non fatemi vedere i vostri palazzi, ma le vostre carceri perché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione”. Lo scrisse Voltaire a metà del Settecento ma non si sarebbe potuto esprimere diversamente Mads Andenæs col suo Working Group dell’ONU sulle detenzioni arbitrarie durante la visita effettuata in Italia dal 7 al 9 luglio scorsi. Per quanto sia universalmente accolto il principio secondo cui il sistema carcerario denota lo stato di diritto di un Paese, è invece con difficoltà che tanto i governi quanto la società civile percepiscono e identificano in un trattamento disumano o degradante, se non in una tortura, l’assenza di una serie di standard di tutela del detenuto. La costrizione, il disordine, l’“accatastamento di esseri umani” con ovvi limiti alla riservatezza delle persone, la carenza di strutture ricreative e sportive, spesso l’assenza di norme igieniche sono fattori che determinano una clamorosa incompatibilità con i parametri fissati non solo dagli standard internazionali quanto dall’obiettivo di “rieducazione del condannato” e di un autentico recupero sociale previsto dall’articolo 27 della Costituzione italiana. leggi tutto
Pos, Bot, contante: come ridurre il peso del debito pubblico
L’idea di rendere obbligatoria la disponibilità del POS presso tutti gli esercizi commerciali per pagamenti sopra i 30 euro può essere forse utile per ridurre un po’ l’evasione, ma finisce per indebolire l’attività economica in misura determinante in un momento molto critico per la nostra economia. Quello che si recupera dall’evasione potrebbe inoltre rivelarsi molto inferiore del gettito fiscale derivante da una attività economica più sostenuta senza i POS. Probabilmente rivedremo di nuovo quello che è successo per tante misure a capocchia del governo tecnico di Monti, che hanno messo in ginocchio in serie piccola cantieristica, porti turistici, produzione di auto di lusso e tante altre attività economiche. La regola dei POS è poi, nella lunga scia montiana, un indubbio beneficio al sistema bancario che conquista una ulteriore fetta nel sistema dei pagamenti. leggi tutto