Quello che non si è chiesto a Lindau

Sono reduce da tre giorni passati a Lindau al convegno dei Nobel laureates in economia con studenti venuti da 80 paesi del mondo ad ascoltare i loro messia.
Gli interventi sono stati molto vari. Stieglitz naturalmente si e’ occupato della dirompente diseguaglianza fra redditi di lavoro e di capitale e dell’accentuata concentrazione della ricchezza. Alcuni teoretici dei giochi hanno presentato in grande dettaglio giochi astrusi, Merton ha riscoperto il credito e l’azzardo morale, altri hanno presentato dei modelli a fronte dei quali mi sono posto la domanda se l’output del modello non fosse gia’ pre-determinato dagli assiomi e dalle boundary conditions.
Ho avuto un senso di déjà vu. Nel 1995 mentre facevo un sabbatico ad Imperial College cercavo invano di convincere gli accademi a studiare i CDS (credit derivative swaps) prevedendo che lì si sarebbe svolta la prossima grande battaglia finanziaria. Gli accademici erano invece intenti a raffinare i loro modelli di opzioni sui tassi di interesse, cosa di valore aggiunto assai marginale per il buon operare dei mercati.
Con il rispetto dovuto ai Nobels, penso che tre siano le grandi sfide della nostra epoca e che esse siano economiche, politiche, sociologiche e storiche al tempo stesso.
Il primo problema e’ come gestire la transizione causata da una globalizzazione inarrestabile. La globalizzazione significa competizione fra mercati del lavoro dell’Occidente con rete di welfare (salute, disoccupazione, pensione) e quelli dei paesi emergenti, che caricano tali costi all’individuo e non al datore di lavoro o allo stato. Mantenere il livello di vita dell’Occidente vuol dire problemi di bilancia di pagamenti con i relative flussi di capitale e creazione di debito. L’indebitamento sia privato che pubblico per mantenere livelli di vita non più giustificati dalla produttività contabile è stato il motivo per cui il debito ha ecceduto livelli fisiologici. La finanza ha avuto le sue colpe, ma il problema è strutturale ed irrisolto.
Il secondo problema è quello della migrazione di massa, sia per ragioni economiche, che politiche e di guerra civile. Questa è una vera Voelkerwanderung moderna e non è arrestabile. Pensare di poter risolvere il problema sigillando le frontiere o con politiche estremiste è più ancora incosciente che ipocrita. La migrazione deve essere gestita, politicamente, economicamente e culturalmente; non puo’ essere fermata nemmeno con le baionette.
Il terzo problema e’ quello che dell’urbanizzazione. Dal miracolo economico italiano degli anni 60 a quello cinese degli anni 90, l’urbanizzazione ha contribuito probabilmente tanto e quanto più dell’innovazione tecnologica all’incremento del PIL. Dov’è il limite all’urbanizzazione? La citta’ di 30 milioni di abitanti è un’entità sostenibile o troppo fragile per durare senza sconvolgimenti fisici o sociali? Continueremo ad avere crescita senza ulteriore urbanizzazione? I governanti cinesi scommettono di dover continuare inesorabilmente.
A Lindau avrei volute sentir parlare molto di più di questi fenomeni. La teoria dei giochi è fondamentale nel determinare il giusto prezzo per un asta di frequenze radio, la politica monetaria e quella fiscale sono fondamentali per il buon governo, ma senza la dovuta attenzione ai problemi strategici fondamentali della nostra epoca, per l’Occidente c’è solo la gestione di un declino piu’ o meno gentile.
Una nota incoraggiante a Lindau c’è stata: la lectio sul liberalismo di Vargas Llosa, il Nobel della letteratura.. Egli ha spiegato come il liberalismo non puo’ essere per definizione un movimento politico, ma deve essere una cultura ed un’ispirazione che permea tutti i partiti politici.
* Membro del CdA del Centro per gli Studi dell’Innovazione Finanziaria (Londra e New York)
di Paolo Pombeni
di Rudi Bogni *
di Luca Tentoni *