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25 maggio, giornata mondiale dei minori scomparsi
Istituita dall’ONU nel 1983 la “Giornata mondiale dei minori scomparsi” rileva dati drammaticamente crescenti. In Italia secondo un’indagine di Telefono azzurro nel 2018 spariva un bambino ogni 48 ore: sono diventati 21 al giorno, quasi uno ogni ora, nel 2020, secondo la relazione della Commissaria di Governo Silvana Riccio. Due anni fa sono scomparsi nel nostro Paese 7.672 minori (9656 del 2021), dei quali 5.511 stranieri pari al 71,8% (6960 nel 2021). Quelli ritrovati sono stati 3.332, il 43,3%, di cui il 75% italiani. Ma questi numeri si aggiungono agli scomparsi “storici”: al 31 dicembre 2020 (dal 1° gennaio 1974), si contano 136.884 denunce di scomparsa di minori di cui 43.655 di nazionalità italiana e 93.229 di nazionalità straniera. Di questi stabilmente oltre il 50% quelli mai ritrovati. I dati più preoccupanti riguardano i cd. “minori stranieri non accompagnati”, divenuti ormai un vero fenomeno sociale. Quanto all’età, la fascia più numerosa va dai 14 ai 17 anni ed è legata sovente ad allontanamenti volontari, a fallimenti scolastici, a dissoluzioni familiari, mentre preoccupa e non poco la scomparsa dei bambini, specie se associata a fenomeni migratori che occultano traffici illeciti, dall’acquisto del minore su commissione allo sfruttamento sessuale, fino al trapianto di organi. Sono situazioni estremamente variegate, in prevalenza gestite dalla criminalità, leggi tutto
La violenza simbolica, dalla distorsione pedagogica al potere dominante
Di tutte le forme di persuasione occulta, la più implacabile è quella esercitata semplicemente dall’ordine delle cose. (P. Bourdieu)
Dobbiamo al sociologo francese Pierre Bourdieu – che la usò nei suoi saggi agli inizi degli anni ’70 – l’introduzione nel lessico, poi divenuto corrente, della locuzione “violenza simbolica”.
Essa intenzionalmente esplicita tutta una serie di forme di violenza agìte non in forma fisica, bensì attraverso una sorta di imposizione occulta, a partire dalla visione del mondo in senso lato per declinarsi nei ruoli sociali, nelle categorie cognitive, nelle forme mentali attraverso cui viene percepita e pensata la realtà, da parte di soggetti dominanti verso soggetti dominati. Essa si manifesta dunque in forma apparentemente invisibile anche se dagli esiti tangibili ad una attenta osservazione dei comportamenti individuali e sociali, configurando veri e propri rapporti di forza tra chi la esercita e chi la subisce: questo tema della distinzione tra dominante e dominato è un vero e proprio assioma che spiega i meccanismi della persuasione occulta o “dolce” , come la definisce lo stesso Bourdieu che formulò le sue deduzioni a partire da uno studio di tipo pedagogico sulla trasmissione del sapere nella sua forma istituzionalizzata e codificata del sistema scolastico francese, inoltre su uno studio leggi tutto
Un perverso gioco del cerino
Le forze politiche sembrano per lo più impegnate in un perverso gioco del cerino: se lo passano rapidamente di mano in mano nella speranza che a scottarsi, magari seriamente, sia il vicino. In questo caso dietro la metafora del cerino sta la permanenza del governo Draghi, che a parole nessuno, Meloni a parte (ma anche lei più per dire che per fare), intende far cadere, mentre molti lavorano a minarne la tenuta.
Poi sarà magari vero che per ora si accontentano di azzopparlo, perché nessuno vorrebbe veramente correre subito alle urne coi tempi che corrono, ma è piuttosto difficile immaginare che si possa andare avanti in queste condizioni senza che prima o poi scatti il corto circuito. Draghi comincia ad essere messo sotto accusa da una parte di commentatori che lo vedono troppo disponibile a retrocedere sulle riforme (e non parliamo dei non pochi membri dei gruppi dirigenti che non lo amano per via di passati diverbi o anche un po’ per l’invidia di non essere al suo posto). Non parliamo di Salvini e Conte che non perdono occasione per proporre alternative alle politiche del governo e per reclamare come loro grandi vittorie qualsiasi modesto aggiustamento delle riforme in itinere. leggi tutto
Le donne e la guerra di Putin
“Il conflitto è una follia oltre ogni limite, con le donne al potere non sarebbe scoppiato”: così suona il titolo sotto il quale “La Stampa” ha riassunto qualche giorno fa il testo di una intervista al Presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato. È evidente come alle lettrici tutte non possa che aver suscitato un impulso di immediata e spontanea adesione un titolo che le rendeva possibili, immaginarie artefici di una politica “altra” rispetto a quella di una drammatica guerra in corso le cui responsabilità venivano identificate in testa ad individui di sesso maschile. Per la verità anche relativamente a questi ultimi responsabilità ben diverse appaiono in capo a Putin e Zelensky, maschi sì entrambi, ma rispettivamente l’ uno iniziatore della invasione a suon di missili e carri armati di uno Stato sovrano, l’altro Premier democraticamente eletto di un Paese che dà prova di una eroica resistenza a difesa della propria integrità territoriale e anche della sua stessa esistenza come popolo contro le mire espansionistiche di un tiranno e della sua politica di potenza.
Certo fiumi e fiumi di inchiostro sono stati versati a proposito della dimensione prettamente maschile della guerra, delle sue valenze di forza e violenza, degli individui maschi che, più leggi tutto
Draghi come Monti?
Nonostante la guerra, le tensioni inflazionistiche e il rallentamento della crescita economica, talune forze politiche non rinunciano a cercare di indebolire l'Esecutivo. Alcune (la Lega, per esempio, ma in parte il M5s) lo fanno per riguadagnare il consenso elettorale perduto negli ultimi anni: per restare al periodo successivo all'insediamento di Draghi, i sondaggi ci dicono che il partito di Salvini avrebbe perso tre milioni di voti e quello di Conte un milione. Altre (il M5s) non hanno mai digerito il cambio a Palazzo Chigi (con l'arrivo dell'"usurpatore" Draghi al posto dell'"avvocato del popolo" Conte, il quale a suo tempo ha fatto - inutilmente - di tutto per salvare il governo giallorosa, persino imbarcare un gruppetto parlamentare raccogliticcio) e dipingono il presidente del Consiglio nel peggiore dei modi. A questo si aggiunge la campagna mediatica russa o filorussa (stretta parente di quella no-euro prima e no-vax poi) tendente ad indebolire l'Italia e la solidarietà europea, spingendo i nostri connazionali a preferire progressivamente "il condizionatore alla pace". In più, le elezioni amministrative sono alle porte e anche le politiche del 2023 sono ormai in vista. In un governo di solidarietà nazionale le forze politiche sono chiamate a smussare conflitti e ad ammainare le proprie "bandierine", leggi tutto
Antropocene, peste suina, guerra
E’ percezione comune che la Storia stia rischiando di deragliare: parecchie dozzine le guerre, e focolai, nel Mondo dopo quelle combattute in Corea, Vietnam, Afganistan, ex Jugoslavia, nei territori di Israele-Palestina-Libano-Giordania, Iraq, Siria… mentre falliscono le primavere arabe, s’impennano inquinamenti, cambiamenti climatici, siccità, carestie, povertà, si susseguono e si intensificano crisi economiche, emigrazioni, si rafforzano e si estendono i regimi illiberali e autoritari che già governano buona parte delle terre emerse, intanto l’Europa e gli organismi internazionali arrancano, gli USA e alleati abbandonano l’Afganistan dopo averlo occupato per vent’anni, la Russia cerca di invadere e dominare l’Ucraina, si profilano ulteriori carestie e insufficienze di fonti energetiche, la pandemia da Covid è tutt’altro che spenta mentre ci si chiede se in autunno dovranno essere adottati obblighi vaccinali, magari con vaccini aggiornati, e misure restrittive con l’uso obbligatorio di mascherine o da utilizzare come semplici orpelli assimilabili agli occhiali da sole e a cappellini variopinti…
Ma si affaccia anche la diffusione a macchia d’olio della peste suina con le inevitabili conseguenze, al momento (sembrerebbe) non pericolosa per gli esseri umani, ma soltanto per maiali e cinghiali, fomentata dalla forsennata caccia al cinghiale, che induce questi animali a migrare con maggiori probabilità di incontro leggi tutto
Raccontare il dolore per affrontarlo ed elaborarlo
“Tutti gli uomini sanno dare consigli e conforto
al dolore che non provano” -William Shakespeare
Ho sempre pensato al ‘dentro’ e al ‘fuori’ come a due categorie che sostanziano e – a volerle approfondire - spiegano la nostra esistenza. Sono luoghi fisici, innanzitutto, corporei e ci appartengono come persone, ma anche entità immateriali che non sempre riusciamo a cogliere e a leggere nella loro complessità. Riguardano i pensieri e le azioni che ne derivano, i sentimenti che sono generati nei meandri reconditi della nostra intimità e si traducono in comportamenti: amore, odio, comprensione, indifferenza, empatia, rancore inevitabilmente interrelati in una dimensione relazionale con gli altri. C’è un dentro e un fuori in noi ma anche nei contesti della nostra quotidianità: ad esempio basta aprire o chiudersi alle spalle una porta di casa per rendersi conto di quanto complessa e sovente inimmaginabile sia la molteplicità della realtà che ci pertiene. Molto spesso celata dalle apparenze, nascosta ai più, indescrivibile, insospettabile, indossa le molte maschere delle alterne vicende della vita, è sfuggente, interessante, non di rado inesprimibile ove non addirittura lungamente inespressa. Chi per professione deve gestire e guidare questa realtà per conoscerla, capirla, aiutarla ad emergere dai coni d’ombra impenetrabili leggi tutto
Una nuova questione europea
Lo si è già detto, ma ogni giorno che passa diventa più chiaro che si sta avviando una nuova stagione per l’Unione Europea. Il discorso a Strasburgo di Draghi prima e di Macron poi ha messo sul tavolo una vecchia questione che è divenuta drammatica dopo la nuova politica avventurista della Russia di Putin, politica che è diretta in primo luogo contro l’Europa.
Storicamente i grandi imperi non hanno mai visto bene il sorgere di una potenza europea fuori del loro controllo e con possibilità di diventare un possibile concorrente. La Gran Bretagna e la Russia si opposero a Napoleone, poi fu la volta del blocco alle mire egemoniche del rinato Reich tedesco (secondo e terzo), e infine quella degli accordi di Yalta che dividevano il nostro continente in due: metà sotto egemonia atlantica (anglo-americana nella progettazione, ma ben presto privata della componente “anglo”), metà sottoposta al vassallaggio sovietico. Naturalmente non si tratta di begli esempi di tentativi di unificazione europea, ma li ricordiamo come dinamiche politiche e non certo come esempi di virtuosa volontà di progresso.
Le eredità storiche hanno persistenze lunghe, come si può plasticamente vedere oggi dai russi che non disdegnano di tirar fuori le vecchie bandiere rosse con falce leggi tutto
Konigsberg – Kaliningrad: la città che visse due volte
Una città dalla due vite: la prima, come cuore dello Stato prussiano, città commerciale e centro culturale, patria del filosofo della pace perpetua, Immanuel Kant. Poi, dal 1945, totalmente distrutta e ricostruita, con un nuovo nome e nuovi abitanti, diventa base militare sovietica, poi enclave russo, incuneato tra Polonia e Lituania, sul Baltico.
Questo è il destino di Königsberg/Kaliningrad. La guerra in Ucraina ed i timori dei Paesi baltici, con Finlandia e Svezia che stanno valutando l’ipotesi di entrare nella NATO, come reazione alla “operazione speciale” putiniana, focalizzano nuovamente l’attenzione dei media e degli osservatori, su questo piccolo ma strategico avamposto occidentale della Russia, specie alle luce delle recentissime news, che la vedono potenziale base di lancio per i missili nucleari a corto raggio del Cremlino.
Il primo nucleo della città crebbe intorno al castello eretto nel 1255 dai Cavalieri dell’Ordine teutonico e dedicato al re di Boemia, Ottocaro II, in onore del quale assunse il nome Königsberg (Monte del re). I Cavalieri con la croce nera avevano intrapreso una serie di crociate per conquistare e cristianizzare le terre baltiche, ancora pagane. Il territorio dove era sorto il nuovo centro abitato era da millenni popolato dai Pruzzi, o Antichi Prussiani, tribù leggi tutto
Breve recensione del libro “LA CAPPA. Per una critica del presente” di Marcello Veneziani – Marsilio Editori
Marcello Veneziani parte dalla percezione di uno stato di disagio esistenziale che pervade il presente, in cui tutta la nostra vita sembra risolversi al punto di perdere la storia e la memoria del passato e – come soffocati dalla proliferazione smisurata di sovrastrutture che ci contengono, ci guidano, ci vietano, ci impongono – la pur minima parvenza di un futuro immaginabile. Siamo vittime di un presentismo asfissiante che ci riempie di regole e ci priva della fondamentale libertà del pensiero critico: viviamo in una sorta di limbo dell’indeterminato e del possibile, dove reale e virtuale si sovrappongono, si mescolano fino a confondersi, stiamo perdendo il rassicurante legame con la nostra stessa identità che diventa mutevole e transeunte, cangiante per un semplice atto di volontà o un capriccio. È questo l’incipit tematico de ‘La Cappa’, un libro che vuole scrostare la nostra condizione esistenziale da tutti gli artifizi che la costringono sotto un involucro di cui avvertiamo la presenza, subiamo il disagio che ne deriva, come se una sorta di occulta violenza simbolica indirizzasse la nostra vita verso un ignoto ingovernabile con le sole nostre forze. La Cappa è dunque questa entità sovraordinata ma anche interiorizzata nella nostra -fino a ieri- inscalfibile dimensione ontologica interiore: leggi tutto