Ultimo Aggiornamento:
24 aprile 2024
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Argomenti

Il gioco si fa duro?

Paolo Pombeni - 26.05.2021

Non che far funzionare a pieno ritmo la campagna vaccinale o mandare in tempo e in forme adeguate il PNRR a Bruxelles sia stata un’operazione facile. Però Draghi ha potuto contare, sia pure solo in parte, sul clima della cosiddetta “luna di miele” di chi inizia un’avventura politica. E poi c’era un po’ sempre la spada di Damocle di un possibile, per quanto difficile scioglimento della legislatura con rinvio di tutti alla prova delle urne: un esito di cui a parole nessuno ha paura, ma che in realtà tutti temono moltissimo.

Adesso però la luna di miele è finita e l’ipotesi di una conclusione anticipata della legislatura a due mesi dall’inizio del semestre bianco appare surreale. Invece si moltiplicano le decisioni che il governo deve prendere, mentre i partiti sono impegnati in una campagna elettorale per le amministrative che è densa di incognite. Tutto questo crea un clima poco favorevole alle intese che pure sarebbero necessarie.

Ci sono alcuni nodi da sciogliere che sono evidenti e ce ne sono altri che sono meno percepibili. Al primo genere appartengono i piani per le tre riforme che la UE ci impone per dare l’avvio ai finanziamenti del Next Generation UE: giustizia, fisco, pubblica amministrazione leggi tutto

Poesia, alfabeto dei sentimenti

Francesco Provinciali * - 22.05.2021

Serbo un’intima gratitudine – che custodisco con affetto – verso la scuola della mia adolescenza: ne conservo un ricordo sfocato e leggero dove, come in una magica e fiabesca rievocazione, trovano posto apprendimenti e personaggi e riaffiorano dettagli allora apparentemente insignificanti.

La rivisito con nostalgia e vi cerco spiegazioni e risposte al mio presente.

Trovo che fosse una scuola che sapeva affiancare la vita, senza forzature: svolgeva la sua parte, in genere con umiltà e in silenzio.

Non erano tutte rose e fiori, c’erano difficoltà, ingiustizie, discriminazioni: qualcuno l’ha poi ben evidenziato, scrivendo la sua ‘lettera ad una professoressa’ e il sessantotto ha scoperchiato molte viltà ma le ‘vestali della classe media’, cioè gli insegnanti di quel tempo, erano le prime vittime della situazione dovendo vivere come i fedeli depositari di una cultura da tramandare in un mondo dove stavano emergendo con forza dei valori diversi: il successo, l’arrivismo, i lesti guadagni, la facilitazione, la stagione dei diritti, l’apertura al sociale, l’egualitarismo irriverente che ha poi partorito i mostri sacri della trasparenza e della privacy, mettendo di fatto le manette ai polsi delle relazioni personali e della comprensione tra la gente.

La scuola è stata forse in questi anni il contesto sociale più leggi tutto

La corsa al Quirinale

Luca Tentoni - 19.05.2021

La battaglia per il Quirinale è ormai iniziata, ma - differentemente rispetto alle altre volte - non sono i candidati a cercare consensi e a costruire aggregazioni e partiti trasversali. Stavolta, a guidare il gioco, è una questione di metodo che nasconde un problema politico. Da un lato, Sergio Mattarella conclude il suo mandato a fine gennaio 2022, quindi è verosimile che il collegio dei Grandi elettori (senatori, deputati, consigli regionali) si riunisca nella prima metà del mese, subito dopo l'Epifania, per scegliere il successore. Ad oggi, i candidati sono due e mezza, se ci si permette l'espressione, perché il principale è Mario Draghi, poi arriva l'improbabile bis (a tempo, come vedremo) di Mattarella e infine la scelta di una terza personalità come Marta Cartabia (una outsider che, a sorpresa, potrebbe farcela). Ad ogni nome corrisponde uno scenario politico. L'elezione di Draghi provocherebbe l'immediata fine del suo governo, dunque i partiti dovrebbero trovare subito un nome per un nuovo presidente del Consiglio: ma Salvini vuole le elezioni e può sfasciare tutto, a meno che Forza Italia non confermi il sostegno alla coalizione con Pd, M5s, Leu e centristi, dando vita ad una "maggioranza Ursula" forse guidata dalla Cartabia. Se non si votasse, Draghi non potrebbe comunque far leggi tutto

Le linee pedagogiche ministeriali per il sistema integrato

Francesco Provinciali * - 15.05.2021

Il Documento licenziato dalla Commissione insediata presso il Ministero dell’Istruzione – ai sensi dell’art.10 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65 – per l’elaborazione di una bozza di indicazioni pedagogiche riguardanti il cd. “sistema integrato di istruzione zerosei “, ha radici lontane.

Occorre andare a ritroso di almeno trent’anni e più e risalire a quel gruppo di ispettori scolastici che iniziò ad occuparsene, su incarico dell’allora Capo servizio per la scuola materna del Ministero, dott.ssa Giuseppina Rubagotti, che all’epoca dirigeva anche la segreteria del Ministro Sergio Mattarella.

Un cenacolo di uomini e donne di scuola che avevano superato il vaglio di una prova concorsuale selettiva, che prevedeva il superamento di tre prove scritte e di un lungo colloquio orale con la media minima di 8/10. A differenza di quanto sarebbe accaduto anni dopo quando gli ispettori – di norma esperti di scuola militante avendo passato per gradi il ruolo di docente e di dirigente scolastico – cominciarono ad essere nominati ‘per chiamata’ dalla politica, in nome di un “merito” nuovo che non è mai stato chiarito. Non è una premessa polemica ma necessaria perché quella generazione di ispettori, al pari di altri dirigenti della P.A., si era formata studiando e lavorando ‘in situazione’. D’altra parte siamo un Paese dove gli leggi tutto

Un enigma a Cinque Stelle

Paolo Pombeni - 12.05.2021

La conclusione della abbastanza lunga vicenda della candidatura del centrosinistra a sindaco di Roma lascia a terra tante buone intenzioni (si fa per dire) trascinate nel prosieguo della alleanza giallorossa. Solo inquadrandola in questo contesto si capisce perché la telenovela attorno al Campidoglio sia qualcosa che va ben oltre i fallimenti di altre sfortunate esperienze che hanno connotato le alleanze elettorali fra PD e M5S, tipo quelle per le regionali in Umbria e in Liguria.

Innanzitutto a Roma i Cinque Stelle partivano dalla fuga in avanti della loro sindaca Virginia Raggi che di suo e senza consultare nessuno ad agosto si era candidata per tentare la sua riconferma. Sorvoliamo sul fatto che già così facendo violava il sacro principio dei due mandati senza che ci fosse una particolare attenzione a questo fatto. Ben più rilevante una carriera da sindaco non proprio esaltante: molteplici cambi di assessori, storie non proprio bellissime che la sfioravano, municipalizzate in dissesto, una città con problemi di nettezza urbana e di manutenzione stradale su cui fiorivano leggende. Insomma non esattamente quel che si definisce un leader amato e venerato.

Queste riserve non venivano solo dalle opposizioni in Comune (fra cui si colloca anche il PD), ma leggi tutto

Un sistema in panne

Paolo Pombeni - 05.05.2021

Più passa il tempo, più diventa chiaro che il sistema politico è in panne. Il tentativo di sbloccarlo facendo appello ad una fase di tregua della lotta politica motivata dalla necessità di poter trarre profitto da un enorme finanziamento europeo al momento sta riuscendo per metà. Infatti su un versante abbiamo un governo che sotto la guida di Draghi sta realizzando alcuni obiettivi preliminari (per quelli finali si deve aspettare), sul versante opposto abbiamo dei partiti che si stanno inabissando nelle polemiche reciproche. Non è un sistema in equilibrio.

Volendo fare un po’ di storia, ci permettiamo di ricordare che il buon Max Weber ai tempi suoi (cioè nel primo quindicennio del XX secolo) ascriveva l’incapacità del sistema della Germania imperiale di produrre leadership politica alla peculiarità di una costituzione che al governo aveva dei burocrati e lasciava ai partiti solo lo spazio dell’agitazione per cui quelli si fissavano sempre più sulle loro propagande e non riuscivano a produrre un personale di governo, come invece stava accadendo in Gran Bretagna. Poi venne la Prima Guerra Mondiale e Weber dovette constatare che il paese non aveva veri leader, ma al più dilettanti nel ruolo, sicché la guerra non era governata e fatalmente finiva

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La destra dei piccoli interessi e la sinistra delle utopie

Paolo Pombeni - 28.04.2021

Nonostante il prestigio di Draghi, riaffermatosi anche in questi ultimi giorni a livello europeo e internazionale, la maggioranza del suo governo rimane inquieta, per non dire traballante. Si dirà: ma è sempre stato così in tutti i governi di coalizione, figurati in quelli di coalizione amplissima, basta rileggersi un po’ di storia della nostra repubblica. Indubbiamente è vero, gli esecutivi che si reggono su accordi fra molti partiti debbono inevitabilmente tenere conto del fatto che in un regime democratico sono a termine e i partiti che li sorreggono non possono fare a meno di prepararsi al loro futuro una volta che cesserà quell’esperienza.

È ovvio che quanto più è “anomala” la coalizione, tanto più sarà viva la preoccupazione dei partiti di posizionarsi al meglio per competere quando finirà il tempo dell’anomalia. Dunque da questo punto di vista era da aspettarsi che fosse problematica la convivenza in una compagine molto articolata come è la maggioranza che è stata “costretta” a sostenere il governo Draghi. Certo sarebbe stato normale aspettarsi un po’ più di stile da parte di Salvini, ma anche i Cinque Stelle, nonostante lo stato comatoso in cui si trovano, non mancano qua e là di esibire le loro bandierine. Sulle fughe in avanti, per usare leggi tutto

Esiste ancora un centro-sinistra?

Paolo Pombeni - 21.04.2021

Il centro-sinistra è stato la croce e delizia (si fa per dire) della politica italiana dal 1953 in avanti. Fu col fallimento della cosiddetta “legge truffa” che la Democrazia Cristiana, partito di maggioranza relativa, ma non in condizione di governare da sola, si pose il problema di allargare la coalizione di governo che promuoveva “aprendosi a sinistra”, cioè coinvolgendo nel quadro che puntava a reggere il sistema repubblicano il partito socialista. La questione fu affrontata direttamente da De Gasperi nel congresso dc a Napoli nel 1954 ponendo il tema della necessaria premessa di una rottura del PSI col PCI, che allora, per le note ragioni di politica internazionale, era considerato non includibile in una coalizione di governo nell’area “occidentale”.

Non abbiamo ovviamente intenzione di fare qui una storia del problema della “apertura a sinistra”: richiederebbe uno spazio ben più ampio di un articolo. Vogliamo semplicemente richiamare la stranezza di una evoluzione del nostro quadro politico in cui si sono ormai perse alcune coordinate originarie, mentre si continuano ad usare definizioni “di campo” che non si capisce più bene a cosa si riferiscano. Infatti il quadro da cui ci era mossi era, semplificando un poco, questo: esisteva un centro massiccio (la DC), che non leggi tutto

La battaglia contro la pandemia passa dal rispetto della natura

Francesco Provinciali * - 17.04.2021

Il tempo dell’incipit del Covid 19 sembra appartenere alla preistoria, ciò che interessa in questo momento è concentrare risorse ed energie sui piani vaccinali: fase dirimente per vincere questa lunga battaglia anche se risalire alle origini e capire sarebbe utile per evitare che essa diventi l’episodio di una guerra più lunga e indefinita. Per metterla sul banale guardare al presente per ipotecare il futuro senza cogliere la causa che ha scatenato il putiferio è come tappare un lavandino senza chiudere il rubinetto. Non tutti i Paesi del mondo usano la stessa strategia per battere il virus e questo in epoca di globalizzazione dovrebbe indurre ad approfondire i fenomeni demografici previsti entro la metà di questo secolo: non si può blindare una intera popolazione nei confini nazionali rispetto a flussi etnici che diventeranno stanziali. È stato per me interessante approfondire questo argomento con l’illustre demografo e Presidente ISTAT Prof Giancarlo Blangiardo. Ma intanto andiamo avanti a tutto spiano con le somministrazioni: raggiunte le immunità di gregge difendibili solo rendendo difficili gli spostamenti da Paese a Paese vedremo quanto questa trincea potrà reggere. Esattamente il contrario del paradosso che si è materializzato in questi giorni: bloccati in casa in una Italia tutta rossa mentre sono ammessi i leggi tutto

L'ora della complessità

Paolo Pombeni - 14.04.2021

Il crescere delle inquietudini sociali con l’aperta sfida alla legge di membri di alcune categorie (il movimento “Io apro” di ristoratori e baristi), episodi di rottura da parte di qualche presidente di regione (emblematico De Luca in Campania) e più in generale le notizie sugli umori sempre più esasperati presenti in quote dell’opinione pubblica preoccupano, come è ovvio, il governo. Ci si aggiunga il morso di una situazione economica che fa crescere le disuguaglianze in un paese che ha puntato molto sul settore dei consumi, situazione a cui si può ormai rispondere solo in maniera molto limitata con il ricorso ai “ristori” (che fra l’altro sono pur sempre un ricorso al deficit di bilancio, qualcosa che prima o poi si dovrà pagare).

Sembra adesso che il governo si stia smarcando da una linea aprioristicamente rigorista per provare ad immaginare una politica che consenta di andare incontro al bisogno di un qualche ritorno alla normalità. La scelta è molto onerosa e altrettanto rischiosa perché c’è il timore che si ripeta quel che successe la scorsa estate: le riaperture furono vissute come il classico “liberi tutti” e il virus trovò ottime condizioni per riprendere il suo lavoro contagiando in maniera peggiore di prima. leggi tutto