Ultimo Aggiornamento:
27 settembre 2023
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Argomenti

La stabilità politica ha un prezzo

Paolo Pombeni - 09.12.2020

Di nuovo il governo balla e traballa senza che si assista ad alcun serio tentativo di stabilizzare la situazione. Una parte dei media, soprattutto televisivi, si è assunta il ruolo dei pompieri sostenendo che insomma ci vuole dell’irresponsabilità per far cadere Conte e lasciare il paese senza governo in questo delicato momento, un’altra parte quasi specularmente veste i panni degli incendiari accusando l’esecutivo di insensibilità e stupidità nella gestione dell’emergenza.

La situazione è molto complicata e secondo qualche indiscrezione fatta trapelare lo stesso Mattarella si starebbe stancando di un contesto in cui ben pochi lavorano per dare un orizzonte di tranquillità al paese. La critica va soprattutto al premier Conte, anche se non è l’unico responsabile di questo stato di cose.

Il fatto è che non si riesce ad affrontare nessun problema, perché altrimenti si tocca qualche sensibilità nella maggioranza, ma soprattutto la perdurante crisi dei Cinque Stelle impedisce una chiarificazione del quadro politico. Così in queste nebbie Conte continua ad interpretare  una doppia parte, da un lato quella dell’indeciso a tutto per non mettersi in discussione, dall’altro quella dell’accentratore spregiudicato per costruirsi comunque una alleanza con i poteri forti della burocrazia e forse non solo quelli.

L’ultimo episodio è il tentativo di varare la leggi tutto

Le sfumature del bipolarismo, cinque anni dopo

Luca Tentoni - 05.12.2020

Questo è l'ultimo appuntamento con la rubrica "L'analisi del sabato". Il primo risale al 18 aprile 2015, in un'altra era politica che sembra ormai lontanissima. Da questa rubrica (e da altri scritti per Mentepolitica, in una collaborazione che ho iniziato nel luglio del 2014 e non finirà con l'appuntamento del sabato) sono nati ben sei Quaderni che la nostra rivista ha pubblicato: "Maggio 2015: elezioni regionali e sistema politico italiano"; "Brevi cenni sulla Repubblica"; "Le elezioni comunali del 2016 nei capoluoghi di regione"; La lunga transizione"; " Le elezioni comunali del 2017"; "Le stagioni dell'incertezza". Dopo esserci occupati dell'evoluzione politica, istituzionale ed elettorale italiana e delle democrazie occidentali, torniamo all'oggetto del nostro primo appuntamento del sabato: "Centro-periferia: un doppio sistema partitico?". Nel 2015 eravamo agli esordi di un processo che avrebbe caratterizzato il voto in Italia negli anni successivi e che forse non si è ancora concluso. Analizzando il voto politico del 2013 e quello delle elezioni regionali svolte fra il 2012 e il 2014 (in vista di quelle, allora imminenti, della primavera 2015), si notava l'esistenza di "tre elezioni di tipo diverso: per la Camera (nazionali, mobilitanti), per le Europee (nazionali, poco mobilitanti, caratterizzate da una fedeltà di partito più "leggera") e per le Regioni (locali, basate su dinamiche spesso riconducibili a persone, leggi tutto

Diversivi, mosse false e tanti rinvii

Paolo Pombeni - 02.12.2020

La situazione pandemica continua a rimanere grave, sebbene sembra non abbastanza per convincere tutti gli italiani che tornare alla normalità del vecchio mondo è ancora molto rischioso. Del resto bisogna capire la situazione: tutta l’economia che ruota intorno allo sfruttamento del tempo libero non si rassegna ad accontentarsi di un qualche “ristoro”, necessariamente modesto, e chiede di essere autorizzata ad affrontare e a far affrontare i rischi del ritorno agli assembramenti. La politica fa fatica a contenere queste richieste, anche perché le risorse per compensare tutti i mancati guadagni non sono sufficienti e di conseguenza ci si trova di fronte ad un bivio scomodo: spacchiamo il paese fra quelli che, garantiti nei redditi, sono propensi a sostenere misure drastiche e quelli che, vuoi per provare a non perdere i loro redditi, vuoi per incoscienza di fronte ai rischi, minacciano di scegliere l’estremismo politico pur di riuscire nei loro progetti?

Per ricostruire il consenso nazionale necessario a sostenere la tenuta del sistema in questa fase di passaggio ci vorrebbe una politica che trasmettesse fiducia ed autorevolezza, ma è difficile trovarla, tanto nella maggioranza quanto nell’opposizione. Ciò che può tenere sotto controllo le varie angosce che percorrono il nostro paese è offrire una seria speranza leggi tutto

L'incerto destino della Lega

Luca Tentoni - 28.11.2020

In politica restare fermi non è sempre una buona scelta, ma muoversi troppo può essere dannoso. È il caso di Matteo Salvini, che, costruite le sue fortune sull'opposizione ai governi di centrosinistra e conquistata nel 2018 la leadership nel centrodestra (quando qualcuno disse: chi prende più voti diventa capo della coalizione) arrivò tuttavia, nel volgere di poche settimane dalle politiche a dar vita ad un governo col M5s (con FI e FdI relegati all'opposizione: Berlusconi, con involontario umorismo, disse più o meno che al leader del Carroccio i suoi alleati avevano concesso questo "giro di valzer"). Tempo un anno - fatto di scontri con l'UE e culminato con la vittoria alle europee (34%) - e si arrivò alla svolta del Papeete, quando il vicepresidente del Consiglio e ministro dell'Interno decise di auto espellere la Lega dalla maggioranza gialloverde, certo di ottenere elezioni nelle quali il centrodestra a trazione salviniana avrebbe stravinto. Le cose non andarono proprio come desiderato, anche perché - frattanto - un altro esperto di movimentismo - l'ex segretario del Pd Renzi - aveva favorito a tutti i costi l'incontro fra i Democratici e i Pentastellati. Il governo giallorosa privò - da un lato - Salvini della gestione dell'immigrazione, ma - dall'altro - gli permise di muoversi liberamente da capo dell'opposizione, leggi tutto

Una politica in bilico

Paolo Pombeni - 25.11.2020

La politica italiana, si sa, va a sobbalzi. Sembrava immobile nella fissità degli schieramenti, con liti da cortile all’interno di ciascuno, ma adesso, a causa del Covid o di altro, inizia a muoversi. In maniera disordinata, senza che si capisca ancora che direzione potrà prendere, ma si muove.

Lo scossone lo ha dato Silvio Berlusconi che ha evidentemente deciso che non gli conveniva attendere che Forza Italia si estinguesse per dissanguamento progressivo. La sua insistita apertura verso un’ottica di governo non è una banale offerta di trasformismo, ma piuttosto un primo passo per ridefinire una identità e una presenza in un quadro economico e sociale che l’esperienza della pandemia sta modificando in misura sensibile (forse, col tempo, anche radicalmente).

Il tema di fondo è ristabilire un contatto con un paese che nelle sue profonde strutture portanti è molto preoccupato per il futuro che dovrà affrontare, per cui non è più tanto disponibile ad inseguire la gran fiera di utopie e populismi a cui è stato invitato nell’ultimo decennio. Stanno per arrivare dei cospicui fondi europei, a meno che il meccanismo non salti completamente: qualche rischio c’è, ma è improbabile che, sia pure in tempi più lunghi del previsto, non arrivino risorse cospicue per avviare una politica di investimenti. leggi tutto

I Cinquestelle dal movimento al partito

Luca Tentoni - 21.11.2020

Anche se alcuni hanno paragonato (del tutto impropriamente, con forzature giornalistiche) gli Stati generali del M5s ai congressi della Democrazia cristiana, va però sottolineato che questo passaggio della storia politica dei Cinquestelle ha sancito, più simbolicamente che formalmente, la trasformazione del movimento in partito. Il fatto che ci siano correnti, equilibri, tattiche e strategie in un gruppo che invece, allo stato nascente, era composto da tanti "uno vale uno" impegnati a rappresentare - senza discutere - la Volontà Generale del Popolo espressa attraverso una piattaforma telematica, è un deciso cambio di passo. Non è il primo e forse neanche il più importante. Da quando il M5s ha deciso di "sporcarsi le mani" accettando di governare con altri (sia pure salvando goffamente le apparenze e aprendo la stagione, durata solo un anno, del "contratto") l'ala "governista" dei Cinquestelle è stata non solo maggioritaria, ma ha guidato il movimento nella sua trasformazione in partito vero e proprio, con un capodelegazione e partecipando alla ripartizione dei posti ministeriali e di sottogoverno. Una volta avuta la maggioranza relativa dei voti e "costretto" (o autocostretto) a governare, il M5s è passato dall'antipolitica alla necessità di entrare nel Palazzo e fare delle scelte, difendendole e cercando di restare nelle stanze dei bottoni leggi tutto

Buon senso cercasi

Paolo Pombeni - 18.11.2020

Molti dicono e scrivono che in una crisi di pandemia come questa ha poco senso occuparsi dei pranzi di Natale. Ci permettiamo di dire che non è così semplice. Le usanze hanno le loro valenze e i loro significati sociali. Naturalmente non tutto quello che è andato sedimentandosi nei decenni pazzi che abbiamo attraversato è da considerare usanza e tradizione. I più anziani fra noi ricordano benissimo una giovinezza in cui Halloween non esisteva, l’obbligo della “settimana bianca” che è motivo per assenze giustificate a scuola neppure, e così le carovane di pullman che scorrazzavano per l’Italia per fare il giro dei mercatini di Natale.

Con questo non si vuole abbandonarsi ad una austerità di maniera, alla riscoperta di spiritualità che sanno di ipocrisia perché sono veicolate da circostanze eccezionali. Si vorrebbe, in questo come in altri casi su cui verremo, chiedersi perché nell’affrontare un’emergenza non si possa usare un po’ di buon senso anziché abbandonarsi alle varie caricature di Catone il Censore.

Per portare un paese a parametrarsi su una emergenza drammatica bisogna essere in grado di diffondere messaggi comprensibili e a misura dell’equilibrio psicologico e sociale delle comunità. Prendiamo un esempio banale. Tutti possono capire che anche per Natale vanno evitati gli leggi tutto

Il populismo, la pandemia e gli equilibri politici

Luca Tentoni - 14.11.2020

Subito dopo l'elezione di Biden alla presidenza degli Stati Uniti d'America, molti commentatori hanno giustamente ricordato che il populismo non scomparirà con Trump (quest'ultimo, anzi, ha ottenuto un numero di voti persino superiore rispetto al previsto). Il fatto che la destra leghista e quella neomissina abbiano perso importanti agganci internazionali (ma non tutti) non ha alcun peso sul consenso che questi soggetti politici hanno nel Paese. La stessa Meloni, peraltro, è alla guida dei conservatori europei e sembra proiettata (più di Salvini, rimasto ancorato a Trump, diversamente dal suo collega di partito Giorgetti) verso la leadership politica - e un giorno forse anche numerica - della destra italiana. C'è da dire, anzi, che la base dell'estrema destra, da noi, è molto meno improntata alla realpolitik di certi suoi rappresentanti: un rapido giro sui social network sarebbe stato sufficiente, nei giorni immediatamente successivi alle elezioni americane, per rendersi conto che Trump era e resta il "capo spirituale" di parecchi elettori italiani. Senza contare che anche in certi ambienti ultraconservatori cattolici - quelli, per intendersi, che fanno fatica a riconoscere Bergoglio come Pontefice e che amano Benedetto XVI - il trumpismo non è certo finito con la sconfitta del magnate americano. Il populismo internazionale e quello italiano, insomma, sono vivi leggi tutto

Un grande bisogno di leadership

Paolo Pombeni - 11.11.2020

Quel che la pandemia sta mettendo in mostra è la debolezza della attuale classe dirigente politica nazionale in termini di capacità di leadership. Ci si lamenta dell’eccessivo peso che hanno guadagnato i governatori, ma al vertice di alcune regioni ci sono persone che hanno mostrato capacità di leadership notevoli. Non c’è un politico nazionale paragonabile con la determinazione con cui Kompatscher si sta confrontando con i problemi della sua provincia autonoma, nonostante i non pochi problemi che pone un lock down deciso in una zona che dipende molto dal turismo invernale. Bonaccini ha mostrato capacità di intervento e di presenza pubblica che non sono sfuggite al grande pubblico, e la sua regione, che nella prima fase era tra le più problematiche, ora riesce a mantenersi nella zona gialla. Zaia in Veneto continua a gestire con autorevolezza la sua regione.

Poi ci sono i governatori che si sono mostrati non all’altezza, come il lombardo Fontana, a cui peraltro va riconosciuto di dover tenere sotto controllo una delle regioni più densamente popolate e con una concentrazione notevole di attività di scambio. Tutto sommato però, quasi tutti i governatori sono riusciti a tenere sotto controllo le loro giunte. Non così il governo nazionale che leggi tutto

Covid, Dpcm: un quadro generale confuso

Luca Tentoni - 07.11.2020

Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. Il dibattito che ha portato al varo del nuovo Dpcm ha fatto emergere le incertezze di tutti i soggetti coinvolti: il governo, il presidente del Consiglio, le regioni, i partiti di maggioranza e opposizione, le forze economiche e sociali, alcuni commentatori politici. L'unico ad essere rimasto saldo in questa tempesta è stato il Presidente della Repubblica, che ha invitato tutti all'unità. Il Dpcm è un compromesso al ribasso per non scontentare nessuno: Conte ottiene un allentamento robusto delle misure rispetto a marzo e in confronto a quanto si andava dicendo nelle ultime settimane (così può rivendicare il suo "no a nuovi lockdown generalizzati sul modello della primavera"), preoccupato com'è di non scontentare troppo chi scende in strada per protestare e di salvare le aziende che - anche nelle zone rosse - continueranno a restare aperte; le regioni scaricano - di fatto - la patata bollente delle chiusure al governo, ma il desiderio di Salvini di non lasciare sola la Lombardia leghista nel ristretto novero delle zone "da chiudere" è fallito, nonostante la buona volontà di Fontana (così la locomotiva del Paese si deve mettere in coda nel trenino sanitario delle regioni, stavolta); i partiti di opposizione rifiutano l'offerta di un tavolo col leggi tutto