Ultimo Aggiornamento:
07 settembre 2024
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Argomenti

Due enigmi: i Cinque Stelle e Conte

Paolo Pombeni - 03.03.2021

Lo scossone imposto dall’avvento di Draghi continua a riversarsi sui partiti politici. Che quello più colpito fossero i Cinque Stelle c’era da aspettarselo, ma non nelle modalità in cui sembra si stia verificando il cambiamento.

La trasformazione di un anti-partito in un partito di governo è già successa nella storia italiana. Si trattò del movimento fascista, che una volta arrivato in parlamento grazie alle elezioni del 1921 e poi al governo si trasformò nel Partito Nazionale Fascista (PNF) giurando naturalmente che nonostante il nome comune era cosa diversissima dalle vecchie camarille politiche. Si sbarazzò progressivamente del movimentismo squadrista di base, i suoi leader divennero uomini di governo (dittatoriale), il partito rinunciò a qualsiasi parvenza di democrazia interna dotandosi di un sistema di potere che vedeva un capo supremo (Mussolini) che però si teneva intorno, e sopra il partito, un consesso dei capi delle origini, il Gran Consiglio.

Non ricordiamo questo precedente per accusare M5S di fascismo (non c’entra nulla), ma semplicemente per ricordare che ci sono alcuni meccanismi che, in modi diversi e in contesti molto differenti (che contano: eccome!), si ripetono nell’organizzazione delle forme di partecipazione alla politica. I Cinque Stelle si sono accorti che l’età del “vaffa” era finita, anzi

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Gli spodestati, Draghi e l’opinione pubblica

Paolo Pombeni - 24.02.2021

I tempi sono difficili e non c’è da meravigliarsi se la partenza del governo Draghi avviene in salita. Nessuno si permette di dubitare sulle qualità eccezionali del premier, che al momento registra un consenso notevolissimo nei sondaggi, ma molti si lasciano andare a distinguo sulla qualità della squadra: anche in questo caso, nell’opinione pubblica sembra circolare un giudizio non proprio benevolo sulla composizione del nuovo esecutivo. Come è ovvio in presenza di una coalizione molto ampia, gli intervistati tendono a dare giudizi positivi sui ministri espressi dalla propria parte di riferimento ed a trovare poco accettabili gli altri.

Sin qui siamo però alla normale fisiologia della vita politica. Preoccupa un po’ di più l’attività, neppure troppo sotto banco, di coloro che essendosi identificati con il passato “modello Conte” lavorano adesso per costruire la narrazione che sia necessario sostenerne la continuità e favorire l’arrivo dell’ex premier alla testa dei Cinque Stelle in crisi. Si capisce che sono i fan per non dire la corte del sovrano deposto, quelli che si potrebbero chiamare gli spodestati. Sono loro che vogliono ad ogni costo tenere in vita la leggenda di un eccellente governo fatto cadere da un complotto di perfidi personaggi: devono ammettere che, per leggi tutto

Quel che resta delle parole

Francesco Provinciali * - 20.02.2021

Ci sono uomini che usano le parole all’unico scopo di nascondere i loro pensieri (Voltaire)

 

La metafora del viaggio, anche nella suggestione della rivisitazione intimista, ben si presta a concedere pause di stacco dalle assorbenti consuetudini ed è occasione di riflessione sulle cose della vita.

Qualcuno rammenterà come fosse ben descritta nel romanzo “Quel che resta del giorno” di Kazuo Ishiguro, dal quale prese spunto il regista James Ivory per un omonimo film che ci fece dono della magistrale interpretazione di Antony  Hopkins.

Ciascuno, a un bel punto della propria esistenza, ha modo di ripercorrere il senso delle cose fatte, delle occasioni mancate e delle opportunità realizzate.

E’un cammino a ritroso nel labirinto dei ricordi, un percorso introspettivo che rinnova memorie, rimpianti, soddisfazioni, fatti, parole e che traccia sempre provvisori bilanci.

L’allegoria del ricordo riaffiora nei chiaroscuri dei dubbi e delle improbabili identità del signor Onoff (un grandioso Gerard Depardieu) in un’altra celebre pellicola – “Una pura formalità” di Giuseppe Tornatore - e nel leit motiv della sua colonna sonora : “ricordare, ricordare è un po’ come morire….perchè tutto ritorna anche se non vuoi. E scordare, scordare è più difficile….se vuoi ricominciare. Ricordare, ricordare quel che c’è da cancellare”.

Quello che resta della nostra leggi tutto

I numeri del governo Draghi

Luca Tentoni - 17.02.2021

Il governo Draghi è il diciassettesimo della Seconda Repubblica (o il diciottesimo, se aggiungiamo il governo Ciampi del 1993-'94, di transizione). Rispetto ai governi della Prima Repubblica, quelli della Seconda sono stati molto più longevi: 542 giorni medi in carica più 34 circa per l'ordinaria amministrazione, per un totale di 576, contro i 313 più 33,5 della Prima (totale 346,5). In altre parole, se fino al 1992-'93 ogni presidente del Consiglio poteva ragionevolmente pensare di restare a Palazzo Chigi per non più di undici mesi e dieci giorni per volta, dal '94 in poi l'aspettativa di permanenza è salita a circa diciotto mesi. Inalterata, invece, la durata media delle crisi. Però, nella Seconda Repubblica, bisogna distinguere fra situazioni molto diverse fra loro: in quattro casi (1996, 2008, 2013, 2018) il nuovo governo si è insediato dopo una lunghissima transizione dovuta alle elezioni, quindi l'interregno medio è durato ben 107 giorni. Negli altri casi, la durata delle crisi è stata minima: da due a diciassette giorni (media: 10). In sintesi, la crisi che ha portato al governo Draghi è stata la più lunga di quelle "ordinarie" ma è durata la metà rispetto alla media della Seconda Repubblica (34,4) e addirittura i cinque sesti in meno delle quattro più lunghe (107). La portata della congiuntura politica e - per certi versi - anche istituzionale seguita alle dimissioni di Conte leggi tutto

Cosa vuol dire “governo del presidente”

Paolo Pombeni - 13.02.2021

Benché l’espressione “governo del presidente” sia molto usata e nonostante sia stata fatta circolare molte volte nella crisi politica che si è aperta dal dicembre dello scorso anno, non si può dire che i partiti siano davvero disponibili ad arrendersi a questa prospettiva. E dire che questa volta Mattarella è stato molto esplicito nel dare il mandato a Mario Draghi, perché non solo si è preso in prima persona l’onere di dichiarare lo stato di emergenza (su cui i partiti cincischiavano), ma ha chiesto all’incaricato di formare un esecutivo che prescindesse dalle formule politiche.

Si rimanda al dettato dell’art. 92 della nostra Carta Costituzionale che fa riferimento solo al potere congiunto del presidente del Consiglio incaricato di scegliere i suoi ministri ed al Presidente della Repubblica di nominarli. Si tratta però di una procedura che è stata raramente usata in maniera completa. Poiché il nostro è un sistema parlamentare che di fatto ha visto quasi solo governi di ampia coalizione, si è sempre visto che nell’accordo di coalizione accanto al programma si sono previsti anche i ministeri da assegnare ad ogni partito che l’aveva sottoscritto. Relativamente con maggiore frequenza si è invece esercitato il potere del Capo dello Stato nel dare il suo placet ai nomi proposti. leggi tutto

Fra draghi e grilli, il pd è il leone che dorme

Massimo Nava * - 10.02.2021

La settimana delle consultazioni di Mario Draghi è l‘ennesima conferma che anche in politica, come nella vita, la realtà può superare, e di molto, la fantasia. Non tanto per l’immagine, che ci conduce in un immaginario regno animale, di un incontro fra <draghi> e <grilli>, quanto per l‘incredibile affollamento di possibili partecipanti al futuro governo, come se tutti i partiti (Fratelli d‘Italia escluso) avessero, come gli italiani, tanti <draghi> e sempre meno <grilli> nella testa. Tutto bene, dunque, per la rinascita del Paese, la gestione del Recovery Fund, il rapporto più stretto e benefico con l‘Europa, la considerazione dell‘Italia nel mondo, il calo dello spread e via elencando attese e speranze che si moltiplicano di pari passo con meriti, medaglie, sostegni, adulazioni e fede nella funzione miracolistica di Mario Draghi, quando invece basterebbe il miracolo di una riconquistata normalità. L‘Italia, come società civile, qualità intellettuali, spirito di sacrificio, se la merita, ben oltre lo specchio spesso deformato dai media. Ovvero un governo che gestisca bene le risorse, avvii le riforme di cui il Paese a bisogno, restituisca dignità e consenso alle forze politiche, compia alcune scelte strategiche che, al di là di divisioni pregiudiziali e ideologiche, dovrebbero leggi tutto

Si accettano miracoli per i rifugiati dell’Arca politica

Massimo Nava * - 06.02.2021

Si pronuncia Draghi, ma molti, dentro e fuori il Palazzo, leggono o pensano Maghi. Al premier incaricato si attribuiscono virtù e capacità taumaturgiche tali da fare immaginare  la rapida guarigione del Paese, la normalizzazione della vita politica, il rilancio economico, il rinnovamento ecologico, il futuro radioso delle prossime generazioni, magari persino sgravate dall’enorme debito pubblico, accumulato in decenni e appesantito dalla distribuzione di aiuti per fare fronte alla pandemia.

Per Mario Draghi parlano naturalmente la sua storia, la sua carriera, le sue competenze, il suo coraggio e i suoi successi, in Italia e in Europa, oltre a un bagaglio di rispettabilità e di carisma internazionale che si riverbera negli occhi stranieri, quindi benefico per il nostro Paese. Mentre in tanti, anche in questo contesto, hanno osservato l’Italia con preoccupata commiserazione, ecco ancora una volta lo scatto machiavellico, il colpo di reni, la stampella oltre l’ostacolo e via “metaforando”.

In una situazione eccezionale, il prossimo premier sarà anche una specie di Alto Commissario alla ricostruzione, un po’ come avviene dopo guerre e terremoti, affinché l’azione politica sia più efficace e più spedita, soprattutto quando ci sono da spendere bene notevoli risorse.

Mettere Draghi in discussione, prima ancora che si installi a leggi tutto

Il nocciolo della questione politica

Paolo Pombeni - 03.02.2021

La pessima abitudine di correre dietro ai lemmi del populismo rende incomprensibile ai più una crisi che invece è piuttosto rivelatrice della situazione in cui si trova la nostra politica. Renzi ha ripetuto l’errore che aveva già fatto ai tempi della campagna per il referendum sulla riforma costituzionale: presentare le sue proposte come una risposta alle pulsioni scatenate dalle demagogie correnti. Allora il tema era il taglio della poltrone e dei costi della politica che si sarebbero avuti con la riforma del Senato. Oggi si torna ad insistere sul disprezzo per le “poltrone” a cui Italia Viva rinuncia mentre gli altri se  le tengono strette. Non portò fortuna a suo tempo, temiamo che più o meno la stessa cosa possa accadere ora.

La questione di chi occupa i ministeri (e ancor più il ruolo di premier) non è affatto roba da poltronisti. Tocca il cuore del fare politica, perché nella storia d’Italia non c’è stato momento in cui riforme significative e portate a termine non abbiano incrociato uomini politici e di governo capaci di assumersene il carico. Avere al ministero della giustizia con lo stato poco brillante del nostro sistema giudiziario un autorevole competente che possa almeno provare a mettere in riga leggi tutto

Il suicidio assistito del governo Conte

Massimo Nava * - 30.01.2021

Se l’opinione pubblica osservasse la realtà tenendo il binocolo con la lente d’ingrandimento puntata su un quadro più ampio, avrebbe una diversa consapevolezza della nostra “salute” sociale, economica e persino politica e del modo con cui il Paese ha affrontato nel suo complesso la pandemia.

Negli Stati Uniti (un quarto dei contagi del mondo e record di decessi, davanti a Brasile, India, Messico) la pandemia è fuori controllo, mentre Biden cerca di rimediare i guasti del “seminegazionismo” di Trump. Il virologo Fauci ha detto di essere stato considerato come “una puzzola in un pic nic”. L’assalto a Capitol Hill ci dice quanto il Paese sia diviso e quanto siano impregnate di fanatismo ideologico, razziale, religioso le trame sotterranee della violenza. Qualche cosa di molto peggio dei vari populismi e negazionismi nelle nostre case italiane ed europee.

In Gran Bretagna, la gestione ondivaga dell’emergenza sanitaria ha per conseguenza il record europeo di decessi, oltre centomila. La Brexit - scelta populista che i britannici pagheranno per anni - ha ulteriormente complicato le cose.

 La Francia si appresta a decretare un altro lockdown pesante. La presunta efficienza dello Stato è stata messa a dura prova dalla somministrazione a rilento dei vaccini, mentre si pagano errori di misure contraddittorie, leggi tutto

La politica e il Paese

Paolo Pombeni - 27.01.2021

La crisi non è affatto “pazza” come sostengono i corifei dell’ormai tramontato governo Conte2. E’ semplicemente il frutto di una situazione politica che era evidente da tempo e che non si è voluta affrontare nella convinzione che a congelarla bastasse l’emergenza epidemica. Non si è tenuto conto che quel fattore prima o poi l’avrebbe portata al punto di rottura.

E’ così emersa una dicotomia fra la politica, incapace di esprimere un sistema di governo (che è qualcosa di più complesso di un esecutivo in carica), e il Paese, bisognoso di riforme e di interventi che lo facciano uscire dalla stagnazione in cui si trova da tempo intrappolato. Tuttavia sarebbe bene ricordare che la situazione attuale non ha le sue radici nella contrapposizione dei due soggetti, bensì deriva da un loro profondo intreccio. Vediamo di metterla in termini semplificati. La crisi politica è determinata dal fatto che in parlamento convivono una maggioranza relativa affidata ad un partito di agitazione, i Cinque Stelle, privo di una cultura adeguata, e due partiti cosiddetti sovranisti, ma in realtà più che altro demagogici, che sommati hanno una forza analoga a quello, i quali non sono capaci di ragionare se non nella più vieta logica della contrapposizione a prescindere. leggi tutto