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La leadership dell’inquietudine
La politica italiana ha marciato nelle ultime settimane in tono minore, perché il dramma dell’Afghanistan ha assorbito l’attenzione principale dell’opinione pubblica. Non si è fermato nulla, e presto si rimetterà tutto in moto, perché ormai manca più o meno un mese al grande appuntamento con le urne di ottobre e la fibrillazione nei partiti è molto alta. Vanno al voto 1162 comuni, due collegi parlamentari per le suppletive e la Calabria per le regionali. Difficile non considerarle un test, anche se prudentemente alcuni leader dichiarano che sarà bene non trarre troppe considerazioni generali. Conte per esempio ha già detto che è troppo presto per misurare l’impatto della sua nuova leadership sul consenso ai Cinque Stelle.
In termini generali quel che sembra di vedere è però una corsa scomposta a guadagnare quella che definiremmo la leadership dell’inquietudine. Spesso la politica ha reazioni in ritardo rispetto a quel che succede e forse anche oggi è così. Da un certo punto di vista infatti dovremmo considerarci in una situazione che apre alla speranza: non ci sono i temuti segni di un crollo dell’economia, anzi, eccezioni limitate a parte, stiamo andando molto meglio del previsto; in più sono arrivati i primi soldi per il PNRR e dunque ci potrebbe essere un ulteriore progresso. leggi tutto
Tra pressapochismo delle informazioni e condizionamenti delle fake news
Secondo il Prof Ruben Razzante - docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e al Master in giornalismo dell’Università Lumsa di Roma - “si è avuta l’impressione, soprattutto dopo la prima ondata del Covid, che il ‘Festival della virologia a reti unificate’, alimentato in modo incosciente dal circuito mediatico, sia stato funzionale alla narrazione dominante della pandemia e quindi si sia rivelato un elemento di propaganda. Un vero vulnus alla democrazia una comunicazione autoreferenziale e persuasoria che ha preso il sopravvento sulla comunicazione di pubblica utilità, contribuendo a destabilizzare le persone sul piano psichico. È un abuso del quale pagheremo le conseguenze per anni, anche se ora nessuno ne parla. È mancata la democrazia dell’informazione, intesa come garanzia del diritto dei cittadini ad essere informati correttamente senza spettacolarizzazioni, allarmismi ma anche senza sottovalutazioni. Ha difettato l’equilibrio nei flussi comunicativi, improvvisati, schizofrenici e contraddittori”. Una tendenza che non si è interrotta e cresce esponenzialmente con il pericolo di una nuova ondata pandemica: secondo un report dagli USA pubblicato dal Corriere della sera il 25/7 u.s esiste una vera e propria rete della disinformazione, che si avvale di consulenze scientifiche mirate a diffondere falsità sui vaccini. “Sotto accusa come al solito, soprattutto Facebook che veicola leggi tutto
Scherzando col fuoco
Dunque niente Conte barricadiero, ma il solito felpato e verboso navigatore nei marosi della politica. Si sprecano quelli che l’avevano previsto, sottovalutando che da quelle parti ciò che dici oggi può tranquillamente essere capovolto domani. Non che vogliamo sottovalutare il mancato scontro fra Cinque Stelle e Draghi per salvare l’immagine del soldato Bonafede e dei suoi pretoriani. Ci limitiamo a dire che l’ex premier è sempre stato abile a rinviare gli scontri, perché di suo è un galleggiatore ed è probabile che i suoi punti di riferimento nell’establishment, di una sezione del quale è esponente, l’abbiano invitato a non mettere a rischio l’avvio dell’operazione sul PNRR.
Tanto la partita sarà lunga ed essendo in movimento tutto il quadro politico le occasioni per provare a forzare la situazione si ripresenteranno. In questo momento tutti stanno allegramente scherzando col fuoco, convinti che tanto non si brucerà nessuno, un po’ perché siamo ad un passo dal semestre bianco, un po’ perché nessuno è così forte da poter tentare il colpo di mano.
Basta guardare al centrodestra per rendersene conto. A stare ai sondaggi e alle aspettative sarebbe in grado di vincere le elezioni nazionali e di insediarsi al governo. Ma è diviso, non ha una leadership politica accettata da leggi tutto
Scuola: la riapertura di settembre tra variante Delta, problema degli organici, fallimento della Dad e dei progettifici
La riapertura dell’anno scolastico dopo la pausa estiva è sempre stato un momento di particolari criticità.
Quella che ci attende il prossimo settembre lo sarà ancor di più, nubi dense e minacciose si addensano sopra il cielo della scuola. Il regolare funzionamento delle lezioni è fino ad ora andato in tilt a causa degli effetti dalla pandemia: leggendo la circolare del Dipartimento Prevenzione del Ministero della Salute prot. 5032/COV19 del 9 luglio u.s. avente oggetto “Allerta internazionale variante Delta: incremento dei casi Covid 19 in diversi Paesi europei” si ha il sentore di un pericolo incombente, di cui il mondo scientifico e i decisori politici sono al corrente e rispetto a cui si avverte la necessità di porre mano con decisioni condivise, serie, tempestive ed efficaci. Il virus non è sconfitto e neanche scomparso, ha una dimensione planetaria ed ogni focolaio rischia di avere effetti pervasivi, in particolare proprio per la rapidità del passaggio di contagio della variante Delta, stimato in Australia tra i 5 e i 10 secondi, sul presupposto di una semplice compresenza fisica di due o più persone: inevitabilmente il pensiero corre agli stadi fino a pochi giorni fa stracolmi di persone senza mascherine e senza controlli preventivi di tamponi rapidi oltre che di leggi tutto
I nodi verranno al pettine
C’è poco da illudersi: i nodi politici della situazione italiana verranno al pettine. Il “corsaro” per eccellenza, cioè Matteo Renzi, si è rimesso in moto fiutando la nuova atmosfera. Il dibattito in Senato sul DDL Zan sarà probabilmente solo l’assaggio di quello che potrebbe diventare un campo di battaglia parlamentare quando il 23 luglio arriveranno in parlamento le riforme progettate dalla ministro Cartabia.
Non si sa come Draghi sia riuscito a compattare i ministri Cinque Stelle sul sostegno a quel progetto in modo da farlo passare con l’unanimità in Consiglio dei Ministri. Si dice che sia il frutto di una telefonata a Grillo, ma non crediamo sia bastato. Le voci di corridoio parlano di una minaccia del premier di salire al Colle presentando le dimissioni ove l’unanimità non ci fosse stata, ma Palazzo Chigi ha smentito. Può darsi che non sia stato detto esplicitamente, ma è certo che qualcuno ha fatto presente che oggi mettere in crisi il governo avrebbe significato imboccare la via delle urne, perché il semestre bianco scatterà solo il prossimo 3 agosto e tutti sanno che i Cinque Stelle (ma non solo) sono poco intenzionati a rimetterci un anno abbondante di stipendio.
Il problema però è solo rinviato. Al momento Conte,
Il bandolo della matassa
Il fascino della vita consiste nei suoi chiaroscuri: quando ci sembra di aver capito tutto, di aver afferrato il bandolo della matassa, ci tocca di cominciare tutto da capo.
Possiamo forse dire: ho capito, è tutto chiaro, ecco la soluzione?
L’evidenza dei fatti e le smentite della vita mettono spesso in discussione il nostro acume ma la difficoltà ancora più grande consiste nell’ammettere quanto sia arduo condividere i reciproci punti di vista.
Siamo letteralmente immersi nei luoghi comuni: di tutte le spiegazioni avute, di quelle date e sentite nessuna è stata finora così convincente da metterci d’accordo su uno zoccolo duro, un comune denominatore di sentimento e di civiltà, nel darci quattro o cinque principi che ci consentano di vivere in armonia prima di accorgerci che l’esistenza è troppo breve e sempre piena di imprevisti e fregature.
L’aspetto più grottesco della situazione consiste nel fatto che abbiamo tutti ragione da vendere: chi parla, chi tace, chi urla, chi rivendica, chi annuisce, chi contesta, chi protesta, chi comanda, chi ubbidisce.
La regola dei distinguo, dei “ma” e dei “se” è trasversale: età, paese, ceto sociale, cultura, religione.
Il mondo è bello perché è vario, basterebbe almeno capirsi ma la pedagogia sociale è oggi scienza dei perdenti. leggi tutto
L'ombelico dei partiti
Devono avere un ombelico molto bello i partiti, visto che passano il tempo a guardarselo. E non si tratta di questo o quel partito, perché è una sindrome che li coinvolge proprio tutti.
Fuor di battuta, è abbastanza evidente che in questo momento le forze politiche sono più impegnate a guardare gli zero virgola conquistati o perduti settimanalmente nei sondaggi che ad impegnarsi sulle grandi questioni che affaticano questo paese e interessano il suo futuro. Se si prova a farne un elenco si resta impressionati, ma se si guardano talk show e giornali sembra che l’unico tema decisivo sia il DDL Zan: che ha una sua importanza, lo si volesse de-ideologizzare e inquadrare in un contesto razionale, ma non tale da mettere in secondo piano i nodi del futuro del paese.
Partiamo dalla questione della giustizia. Quanto il nostro sistema giudiziario sia messo male è notissimo. Eppure accelerare una riforma che fra il resto ci viene imposta come condizione per i fondi UE sembra un’impresa titanica. Non c’è solo il tema di evitare una figuraccia al povero Bonafede in tempi in cui le manchevolezze del grillismo emergono ogni giorno. Altrettanto pesano gli interessi corporativi delle associazioni di rappresentanza di magistrati e avvocati, nonché leggi tutto
Fare le cose per bene
Come siamo cambiati? Come viviamo? Quali speranze coltiviamo per il nostro futuro?
Una prima osservazione riguarda lo straordinario progresso scientifico e tecnologico che ci ha offerto potenzialità di miglioramento un tempo impensabili.
Le aspettative di vita sono esponenzialmente cresciute in quantità e qualità
Non si può non constatare, poi, con che peso e in che misura l’economia abbia influito sugli stili di vita e come la teoria della crescita illimitata, del benessere diffuso, dell’offerta di beni e servizi si stia misurando – in tempo di crisi – con la realtà, sollecitando riflessioni, valutazioni e consuntivi in ogni aspetto del vivere.
Ma quando la gestione della ricchezza prodotta non è accompagnata da un solido fondamento etico si generano disuguaglianze, ingiustizie, nuove e crescenti povertà.
La forbice tra sovrabbondanza e indigenza si sta divaricando sempre più e non è fuori luogo correlare questa tendenza con le azioni tardive della politica e dei governi, con la loro incapacità di riequilibrare questo crescente gap.
Soprattutto perché non si tratta di un fenomeno limitato a certe aree geografiche o alla differenza storicizzata tra paesi poveri e paesi benestanti.
Anche nelle più evolute civiltà occidentali si stanno generando nuove e inconsuete sacche di povertà emergenti, fino a modificare e a leggi tutto
Conte e il partito plebiscitario
Tutta l’attenzione è stata calamitata a capire se Conte chiudeva la porta in faccia a Grillo e se questi avrebbe reagito scaricando colui che aveva nominato motu proprio capo politico in pectore. Il corollario era ovviamente vedere come avrebbero reagito non i Cinque Stelle in generale, quei militanti di cui tutti parlano, ma che non hanno voce a meno che non gli si dia la possibilità di fare clic su qualche domanda posta dalla piattaforma, bensì il gruppo dirigente che è stato al centro della scena durante questa legislatura.
Nell’immediato i suoi membri hanno detto, per citare Toninelli, che Grillo e Conte sono una coppia fantastica e tale vogliono che rimanga. La ragione banale è che questo garantisce più di ogni cosa un futuro. Il gruppo dirigente spinge per un accordo fra i due “capi” e non si sa ancora se sarà possibile, sebbene Conte, al contrario di quel che scrive qualcuno che guarda troppo alla “recita”, non abbia spinto per una rottura. Non gli conviene, perché un partito suo difficilmente potrebbe mantenere un consenso paragonabile a quello che attualmente viene attribuito a M5S, ma non conviene neppure a Grillo, a meno che non sia preso dall’illusione di poter distruggere e ricostruire il
L'esperienza consolida la conoscenza
Esperienza non è solo il nome che siamo soliti attribuire ai nostri errori, come maliziosamente ebbe a dire Oscar Wilde.
E’ piuttosto un valore aggiunto che integra e concretizza le conoscenze che possediamo, una personalizzazione del sapere che contribuisce a definire in ciascuno di noi diverse e originali identità.
Interessa riprendere in considerazione questo assunto, ogni volta che si sente parlare di scuola e di cultura: in genere la tendenza prevalente è quella opposta, si è portati a teorizzare e generalizzare laddove servirebbero maggior senso pratico, buoni esempi e capacità di stimolare il desiderio di apprendere.
Una buona formazione non consiste tanto nel riempire un secchio ma nell’accendere un fuoco (Plutarco- Rabelais) : è la motivazione la forza straordinaria che spinge ad imparare.
Sentendo parlare da anni di riforme e poi ancora di riforme, di ‘emergenza educativa’ e di derive critiche da ultima spiaggia viene da domandarsi se questi sussurri e queste grida non siano piuttosto il risultato di analisi astratte, di teorizzazioni problematizzanti, di forzature concettuali: polarizzando nella scuola i mali e le colpe dei conflitti generazionali ma soprattutto caricandola di responsabilità totalizzanti e senza appello si finisce col discettare di giustizia e di applicazione della pena con un imputato – suo malgrado- contumace e senza difesa. leggi tutto