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Riforme a costo zero?
Di qui a fine anno ci sono 42 riforme da fare se vogliamo avere i soldi del Recovery europeo. E magari anche qualcun'altra che non è obbligatoria, ma che sarebbe bene realizzare per tenere il quadro in equilibrio. E si dovrà varare anche la nota di aggiornamento del prossimo bilancio dello Stato in vista della legge finanziaria che va approvata entro fine anno se non vogliamo finire nell’esercizio provvisorio, incompatibile con la gestione dei fondi del PNRR.
Il governo lo sa e ci sta pensando. I partiti lo sanno anche loro, ma non vogliono pensarci perché devono fare le loro battaglie elettorali. E qui casca l’asino. Non è soltanto questione di dilatare e ritardare tutto di almeno trenta, se non quaranta giorni, per attendere che siano espletati i ballottaggi e che i partiti abbiano “digerito” i risultati elettorali: già non sarebbe poco, visto che è un terzo del tempo che ci è concesso per varare le riforme. Si tratta, quel che è peggio, di superare la logica a cui i partiti (ma non solo loro), una parte spudoratamente, una parte con qualche ritrosia, si stanno piegando: che si possano fare le riforme a costo zero.
Non ci vuol molto a notare che in questo momento abbondano leggi tutto
L’incognita Quirinale
Per quanto molti politici si sforzino di dire che sarebbe opportuno cominciare a parlarne a gennaio, il tema che corre neppur troppo sotterraneo all’interno della nostra classe politica riguarda proprio la successione a Sergio Mattarella. Intendiamoci, non è affatto una novità. Fin dagli ultimi sette mesi della presidenza Einaudi si discusse in anticipo della successione e, basta leggersi un po’ di memorialistica, anche dell’opportunità o meno di rieleggerlo. La stessa cosa capitò con Gronchi e poi con Pertini, per citare due casi in cui anche i diretti interessati esplorarono le possibilità di una loro permanenza al Quirinale. Né sono gli unici casi.
Tuttavia oggi siamo di fronte ad una novità assoluta, anzi a più d’una. La prima è che siamo in presenza di una emergenza nazionale con problemi di gestione dell’uscita da essa. Un qualche parallelo potrebbe esserci con l’elezione di Pertini per l’emergenza terroristica dopo l’assassinio di Moro, ma era un fenomeno più circoscritto e non contemplava un programma di ricostruzione come quello di oggi (per di più sotto condizionamento europeo). La seconda è che il successore di Mattarella sarà eletto da un parlamento che al massimo nel giro di un anno e mezzo sarà rivoluzionato dal taglio dei parlamentari approvato per leggi tutto
L'egemonia fragile
Manca poco, ormai, al voto per il rinnovo dei consigli comunali di sei importantissimi capoluoghi regionali (Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna e Trieste). Cinque anni fa si votò in condizioni politiche e sociali completamente diverse da quelle odierne: da allora, la leadership di Renzi è tramontata (con la doppia pesante sconfitta al referendum del '16 e alle politiche del '18), poi c'è stato il periodo d'oro del M5s (iniziato col 32% dei voti nel 2018 e finito già alle europee del 2019), quindi abbiamo avuto il boom della Lega alle scorse europee (34% nel 2019) che ora è sostanzialmente rientrato (il partito di Salvini ha ora circa il 19%, cioè poco più del 17% delle politiche); oggi in vetta è Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, cioè quello che fino a due anni fa era un piccolo-medio partito e che oggi supera il 20% dei voti (ma quanto durerà?). Fatto sta che siamo di fronte ad un fenomeno ormai duraturo, tipico della fase di scomposizione (si potrebbe anche dire: di decomposizione) del secondo sistema dei partiti della Repubblica. L'"egemonia fragile" caratterizza gli anni dal 2014 in poi: ciascuno a suo tempo - prima il Pd ('14-'17), poi il M5s ('18-'19), poi la Lega ('19-'21), ora FdI - ha avuto un buon numero di consensi ed esercitato una presa sull'elettorato e sull'opinione pubblica. leggi tutto
Un autunno complicato
Inizia l’ultimo quadrimestre di un anno che non è stato facile. Non sappiamo se quest’ultima fase consentirà un po’ di sollievo. Dipenderà da fattori oggettivi, ma anche dalle varie soggettività che affollano la vita politica. È banale ricordare che anzitutto avrà un ruolo fondamentale l’andamento della pandemia. Se, come molti prevedono, continuerà il trend attuale che la vede abbastanza sotto controllo, sarà meno complicato procedere sulla via delle misure di rafforzamento delle difese a livello sociale, a cominciare dall’estensione del green pass. L’obbligo vaccinale rimane una misura non semplice da adottare, perché le resistenze di una parte dei parlamentari sconsigliano una battaglia nelle Aule, dove ormai il disciplinamento degli umori è scarso.
Sembra se ne sia reso conto anche Salvini, che lascia intendere di accettare una estensione del green pass evitando così un confronto sulla questione di fiducia che altrimenti il governo sarebbe stato costretto a porre. Tanto le materie su cui fare “agitazione” non mancano: adesso, visto il successo relativo dell’attacco alla ministro Lamorgese, punta tutto sulla abolizione del reddito di cittadinanza. È una mossa per gettare zizzania nel campo del centro-sinistra, visto che si tratta della bandierina a cui i Cinque Stelle sono più affezionati e che il PD difende per ragioni di alleanza. leggi tutto
Nuovo rapporto Onu sul clima: siamo al codice rosso per l'umanità
Non si potrebbero trovare parole più appropriate di quelle riportate nel titolo, per descrivere la situazione del pianeta che si muove verso una deriva irreversibile di autodistruzione: sono quelle usate dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, per commentare il sesto Rapporto “Cambiamenti climatici 2021” stilato dagli scienziati dell’IPCC sull’emergenza del “climate change” e approvato dai 195 Governi aderenti all’Organizzazione delle Nazioni Unite. O meglio: forse ancora più terribile e ammonitrice per i decisori politici e l’intera umanità è la sottolineatura del presidente di turno della conferenza ONU sul clima COP26 - il ministro britannico Alok Sharma – per presentare i risultati e le conclusioni del Rapporto: “Il tempo a disposizione per fermare la catastrofe del cambiamento climatico sta pericolosamente avvicinandosi alla fine: non possiamo permetterci di aspettare ancora due, cinque o dieci anni, questo è il momento di agire”.
Ci sono delle evidenze che definire spaventose è più prossimo all’eufemismo che alla realtà: l’innalzamento del livello dei mari è stato valutato “irreversibile ancora per millenni”, non si era mai riscontrato questo livello di tendenza negli ultimi 3000 anni, ed è causa di erosione delle coste e inondazioni. Addirittura le emissioni di CO2 misurate nel 2019 erano le più alte di sempre, considerando almeno i due milioni di anni precedenti, quelle dei leggi tutto
La leadership dell’inquietudine
La politica italiana ha marciato nelle ultime settimane in tono minore, perché il dramma dell’Afghanistan ha assorbito l’attenzione principale dell’opinione pubblica. Non si è fermato nulla, e presto si rimetterà tutto in moto, perché ormai manca più o meno un mese al grande appuntamento con le urne di ottobre e la fibrillazione nei partiti è molto alta. Vanno al voto 1162 comuni, due collegi parlamentari per le suppletive e la Calabria per le regionali. Difficile non considerarle un test, anche se prudentemente alcuni leader dichiarano che sarà bene non trarre troppe considerazioni generali. Conte per esempio ha già detto che è troppo presto per misurare l’impatto della sua nuova leadership sul consenso ai Cinque Stelle.
In termini generali quel che sembra di vedere è però una corsa scomposta a guadagnare quella che definiremmo la leadership dell’inquietudine. Spesso la politica ha reazioni in ritardo rispetto a quel che succede e forse anche oggi è così. Da un certo punto di vista infatti dovremmo considerarci in una situazione che apre alla speranza: non ci sono i temuti segni di un crollo dell’economia, anzi, eccezioni limitate a parte, stiamo andando molto meglio del previsto; in più sono arrivati i primi soldi per il PNRR e dunque ci potrebbe essere un ulteriore progresso. leggi tutto
Tra pressapochismo delle informazioni e condizionamenti delle fake news
Secondo il Prof Ruben Razzante - docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e al Master in giornalismo dell’Università Lumsa di Roma - “si è avuta l’impressione, soprattutto dopo la prima ondata del Covid, che il ‘Festival della virologia a reti unificate’, alimentato in modo incosciente dal circuito mediatico, sia stato funzionale alla narrazione dominante della pandemia e quindi si sia rivelato un elemento di propaganda. Un vero vulnus alla democrazia una comunicazione autoreferenziale e persuasoria che ha preso il sopravvento sulla comunicazione di pubblica utilità, contribuendo a destabilizzare le persone sul piano psichico. È un abuso del quale pagheremo le conseguenze per anni, anche se ora nessuno ne parla. È mancata la democrazia dell’informazione, intesa come garanzia del diritto dei cittadini ad essere informati correttamente senza spettacolarizzazioni, allarmismi ma anche senza sottovalutazioni. Ha difettato l’equilibrio nei flussi comunicativi, improvvisati, schizofrenici e contraddittori”. Una tendenza che non si è interrotta e cresce esponenzialmente con il pericolo di una nuova ondata pandemica: secondo un report dagli USA pubblicato dal Corriere della sera il 25/7 u.s esiste una vera e propria rete della disinformazione, che si avvale di consulenze scientifiche mirate a diffondere falsità sui vaccini. “Sotto accusa come al solito, soprattutto Facebook che veicola leggi tutto
Scherzando col fuoco
Dunque niente Conte barricadiero, ma il solito felpato e verboso navigatore nei marosi della politica. Si sprecano quelli che l’avevano previsto, sottovalutando che da quelle parti ciò che dici oggi può tranquillamente essere capovolto domani. Non che vogliamo sottovalutare il mancato scontro fra Cinque Stelle e Draghi per salvare l’immagine del soldato Bonafede e dei suoi pretoriani. Ci limitiamo a dire che l’ex premier è sempre stato abile a rinviare gli scontri, perché di suo è un galleggiatore ed è probabile che i suoi punti di riferimento nell’establishment, di una sezione del quale è esponente, l’abbiano invitato a non mettere a rischio l’avvio dell’operazione sul PNRR.
Tanto la partita sarà lunga ed essendo in movimento tutto il quadro politico le occasioni per provare a forzare la situazione si ripresenteranno. In questo momento tutti stanno allegramente scherzando col fuoco, convinti che tanto non si brucerà nessuno, un po’ perché siamo ad un passo dal semestre bianco, un po’ perché nessuno è così forte da poter tentare il colpo di mano.
Basta guardare al centrodestra per rendersene conto. A stare ai sondaggi e alle aspettative sarebbe in grado di vincere le elezioni nazionali e di insediarsi al governo. Ma è diviso, non ha una leadership politica accettata da leggi tutto
Scuola: la riapertura di settembre tra variante Delta, problema degli organici, fallimento della Dad e dei progettifici
La riapertura dell’anno scolastico dopo la pausa estiva è sempre stato un momento di particolari criticità.
Quella che ci attende il prossimo settembre lo sarà ancor di più, nubi dense e minacciose si addensano sopra il cielo della scuola. Il regolare funzionamento delle lezioni è fino ad ora andato in tilt a causa degli effetti dalla pandemia: leggendo la circolare del Dipartimento Prevenzione del Ministero della Salute prot. 5032/COV19 del 9 luglio u.s. avente oggetto “Allerta internazionale variante Delta: incremento dei casi Covid 19 in diversi Paesi europei” si ha il sentore di un pericolo incombente, di cui il mondo scientifico e i decisori politici sono al corrente e rispetto a cui si avverte la necessità di porre mano con decisioni condivise, serie, tempestive ed efficaci. Il virus non è sconfitto e neanche scomparso, ha una dimensione planetaria ed ogni focolaio rischia di avere effetti pervasivi, in particolare proprio per la rapidità del passaggio di contagio della variante Delta, stimato in Australia tra i 5 e i 10 secondi, sul presupposto di una semplice compresenza fisica di due o più persone: inevitabilmente il pensiero corre agli stadi fino a pochi giorni fa stracolmi di persone senza mascherine e senza controlli preventivi di tamponi rapidi oltre che di leggi tutto
I nodi verranno al pettine
C’è poco da illudersi: i nodi politici della situazione italiana verranno al pettine. Il “corsaro” per eccellenza, cioè Matteo Renzi, si è rimesso in moto fiutando la nuova atmosfera. Il dibattito in Senato sul DDL Zan sarà probabilmente solo l’assaggio di quello che potrebbe diventare un campo di battaglia parlamentare quando il 23 luglio arriveranno in parlamento le riforme progettate dalla ministro Cartabia.
Non si sa come Draghi sia riuscito a compattare i ministri Cinque Stelle sul sostegno a quel progetto in modo da farlo passare con l’unanimità in Consiglio dei Ministri. Si dice che sia il frutto di una telefonata a Grillo, ma non crediamo sia bastato. Le voci di corridoio parlano di una minaccia del premier di salire al Colle presentando le dimissioni ove l’unanimità non ci fosse stata, ma Palazzo Chigi ha smentito. Può darsi che non sia stato detto esplicitamente, ma è certo che qualcuno ha fatto presente che oggi mettere in crisi il governo avrebbe significato imboccare la via delle urne, perché il semestre bianco scatterà solo il prossimo 3 agosto e tutti sanno che i Cinque Stelle (ma non solo) sono poco intenzionati a rimetterci un anno abbondante di stipendio.
Il problema però è solo rinviato. Al momento Conte,