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David Quammen: perché non eravamo pronti
David Quammen, l’autore di Spillover, il celeberrimo libro sull’origine della pandemia Covid 19, pubblicato negli USA nel 2012 nell’indifferenza generale e poi riscoperto e diventato il testo di riferimento per studiare le evidenze scientifiche del terribile “virus zoonotico”, ha completato il suo già documentato lavoro di ricerca con una pubblicazione recente, un volumetto di poche pagine edito dalla Adelphi (la stessa casa editrice di Spillover). Si intitola: “Perché non eravamo pronti”, che poi è la stessa locuzione usata dal sagace Prof. Arnaldo Benini, Emerito all’Università di Zurigo, come affermazione, a spiegare che l’eziopatogenesi del Coronavirus è un pull di fattori convergenti e concomitanti, alla cui base stanno i comportamenti umani degli ultimi decenni, talmente inconsapevoli sulle conseguenze di certe azioni da diventare scellerati e nemici della natura, dell’equilibrio ecosistemico e della compatibilità ambientale di ciò che con troppa disinvoltura chiamiamo “progresso”. Spiegando di aver sentito parlare per la prima volta di SARS (severe acute respiratory syndrome) nel 2006 dal medico Alì Khan del National Center for Zoonotic Vector Borne and Enteric Discases (NCZVED), su casi verificatisi già nel 2003 nella Cina meridionale contagiando 8000 persone (di cui una su dieci era morta), Quammen la definisce “il proiettile che aveva sfiorato sibilando l’orecchio dell’umanità”, ma all’epoca non era leggi tutto
La battaglia sui sondaggi
Poiché il mondo politico non riesce ad occuparsi d'altro (per fortuna, i provvedimenti più importanti e le scelte da compiere sono nelle mani di Draghi) c'è bisogno di scatenare qualche polemica di corto respiro. L'ultima è sui sondaggi. Salvini non gradisce che le rilevazioni demoscopiche diano Fratelli d'Italia (e persino il Pd, che tanto in crisi forse non è, differentemente da ciò che reputano alcuni settori minoritari del partito) alla pari col Carroccio, se non addirittura sopra la Lega. Non sfugge a nessuno che l'appello dell'ex vicepremier a Berlusconi per dar vita ad un "rassemblement" fra i due rispettivi partiti è una manovra per evitare a Salvini di dover cedere prima o poi la leadership del destra-centro (in base alla vecchia norma del Cavaliere in base alla quale il capo della coalizione di centrodestra è quello del partito che ha più voti). Ad oggi, Lega e FI valgono rispettivamente fra il 19 e il 22% la prima e fra il 6 e il 9 la seconda. Complessivamente oscillano fra il 26,5 e il 29,5%, teoricamente. Ciò vuol dire, considerando che una parte dei forzisti non approva "connubi" con la Lega e che quest'ultima subisce un'erosione a destra (che sarebbe verosimilmente accentuata dall'ingresso di Salvini e dei suoi nel PPE), che leggi tutto
Adolescenti e linguaggio dei social
Ogni generazione ha un suo linguaggio prevalente e molte delle incomprensioni tra giovani e adulti derivano proprio dalle reciproche specificità espressive.
Non si tratta solo di tratteggi semantici, di approccio narrativo, di forma.
Ci sono anche i contenuti, le ricorrenti analogie del dire e del fare che riflettono la corrispondenza con le esperienze di vita e i modi di pensiero e che sono lo specchio dei tempi e dei luoghi dell’esistenza.
Gli stili espositivi replicano gli stili di vita.
I bambini, i ragazzi di oggi si esprimono con più facile disinvoltura, sono più svincolati dai codici espressivi consegnati dalla famiglia e dalla scuola, a volte usano una terminologia ripetitiva e generalista, quasi disarmante.
Tra di loro però si capiscono e questo rafforza il teorema del gap generazionale.
E poi c’è tutto il mondo delle nuove tecnologie, dei telefonini, del rap e della musica metal: un mondo di marchingegni e diavolerie che ha affinato certe competenze e certe abilità a discapito di altre.
Non dobbiamo però vedere tutto in termini negativi, anche il nostro punto di vista è in fondo relativo.
Mi sembra che il linguaggio dei giovani meriti più benevolenza critica e più indulgenza emotiva di quanto gli venga solitamente riservato. leggi tutto
Vaghe stelle della politica
La telenovela del contrasto fra Casaleggio, Conte e il vertice più o meno provvisorio di M5S si è conclusa. Non proprio con un “happy end”, ma con una sostanziosa transazione economica e un po’ di polemiche finali. Amen. Non crediamo ci sia da preoccuparsi per quel che succederà di Rousseau (inteso come movimento/piattaforma): per ora sembra che di movimento alternativo ai Cinque Stelle non ci sia sentore, avranno visto come sono finite le varie scissioni che hanno interessato negli ultimi anni gli altri partiti (sembra si tenga prudentemente fuori campo anche il solito Di Battista).
L’attenzione si concentra su ciò che succederà ora all’ ex MoVimento al cui vertice si dà per scontato che sarà eletto Conte, che intanto da tempo agisce come leader designato. Cosa che sarebbe curiosa trattandosi di una formazione in cui uno vale uno e pertanto si dovrebbe immaginare che dal voto dei militanti possa uscire qualsiasi cosa, visto anche che della voce di questi militanti non si è mai sentito nulla, salvo palesarsi in numero vario sulla piattaforma senza che alcuno potesse controllare numeri e veridicità dei dati. Vedremo se almeno su questo la nuova piattaforma offrirà qualche trasparenza in più.
Al momento Conte prosegue nella linea leggi tutto
L'intuizione di Walter Benjamin
Tra il 1935 e il 1939 Walter Benjamin - filosofo, scrittore, critico letterario e teatrale, sociologo, epistemologo tedesco- si cimentò in più stesure del saggio “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”. L’ultima versione del 1939 uscì postuma solo nel 1955. La prima traduzione italiana apparve nel 1966 pubblicata dalla casa editrice Einaudi. Soggetto a varie revisioni e integrazioni da parte dello stesso autore ma anche a tagli redazionali non autorizzati e ad arbitrarie manipolazioni il saggio fu di fatto riconsiderato dalla critica a partire dagli anni 60, diventando addirittura un testo citato e approfondito nelle Università durante il periodo della contestazione studentesca.
Tuttavia a poco a poco guadagnò una sua centralità nella cultura sociologica e artistica ortodossa del secondo 900 fino a diventare un classico nello studio, nell’analisi e nella valutazione della cultura di massa partendo da un particolare profilo di considerazione che peraltro si riassume nel titolo stesso del suo lavoro che – va precisato- non esprime solo una critica in senso deteriore sulla cd. “arte di massa”, volendone peraltro cogliere aspetti positivi e potenzialità culturali di cui oggi ci capacitiamo nella pienezza della loro valenza divulgativa.
Considerata l’epoca in cui Benjamin mise mano al suo lavoro di revisione critica del concetto di arte alle soglie della leggi tutto
Un tramonto della demagogia?
Ci si interroga se siamo di fronte al tramonto del dominio della demagogia. Preferiamo questo termine a quello che ci pare più ambiguo di “populismo”, perché mentre una certa dose di appello al popolo è un elemento costitutivo della democrazia, altra cosa è illudere il popolo che, per dirla con una battuta, la colpa sia sempre di un diavolo che il demagogo, persona, fazione o partito che sia, è in grado di scacciare anche solo denunciandolo.
Ci pare indubbio che abbiamo attraversato una lunga fase in cui la demagogia la ha fatta da padrona. Per essere chiari, tanto quella di destra quanto quella di sinistra, anche con un uso spregiudicato di argomenti che erano sufficientemente ambigui per poter essere usati dai due campi. Anzi abbiamo anche avuto un movimento, il grillismo, che ha tranquillamente mescolato demagogia di destra e di sinistra senza farsene alcun problema. I movimenti demagogici hanno raccolto buoni e talora notevoli successi, naturalmente in rapporto alla loro collocazione più o meno “fuori del sistema”, perché non è facile ergersi ad esorcisti del diavolo, se si è sospettati di essere in traffici con esso. Detto brutalmente: se la radice della demagogia è sostenere che chi è al potere ha rapporti stretti con tutti i demoni leggi tutto
Il Revenge Porn: considerazioni socio-pedagogiche
Secondo una ricerca condotta da ‘Women for Security’, la community fondata da Cinzia Ercolano (CEO di Astrea e membro dell’Advisory Board dell’associazione) che raggruppa le donne italiane che si occupano professionalmente della sicurezza informatica, pubblicata il 19 marzo 2021 dall’Agenzia ANSA – rubrica tecnologia – internet & social, il 90% degli italiani conosce il fenomeno del Revenge Porn, l’88% sa che si tratta di un reato penalmente rilevante, mente il 75% ritiene che lo strumento principale per contrastarlo sia la denuncia all’autorità giudiziaria.
Nonostante il Revenge Porn (letteralmente “pornovendetta” secondo la definizione dell’Accademia della Crusca ma più estensivamente consistente in una locuzione che comprende comportamenti tendenti all’utilizzo diffusivo di immagini o video a contenuto pornografico in danno di una o più persone non consenzienti, carpite nell’intimità o estrapolate da rapporti sessuali consensuali, fino ad includere il sexting, ovvero l’invio a terzi di auto-riprese a contenuto intimo da parte della vittima stessa che le consegna spontaneamente o a cui vengono carpite o usate a sua insaputa, ma riguarda anche la messa in rete di momenti di intimità personale del danneggiato, realizzate ad es. nei bagni pubblici attraverso web cam o riprese occultate, intrusione nel cloud personale), sia stato solo recentemente codificato e integrato nel codice penale come reato, leggi tutto
Il gioco si fa duro?
Non che far funzionare a pieno ritmo la campagna vaccinale o mandare in tempo e in forme adeguate il PNRR a Bruxelles sia stata un’operazione facile. Però Draghi ha potuto contare, sia pure solo in parte, sul clima della cosiddetta “luna di miele” di chi inizia un’avventura politica. E poi c’era un po’ sempre la spada di Damocle di un possibile, per quanto difficile scioglimento della legislatura con rinvio di tutti alla prova delle urne: un esito di cui a parole nessuno ha paura, ma che in realtà tutti temono moltissimo.
Adesso però la luna di miele è finita e l’ipotesi di una conclusione anticipata della legislatura a due mesi dall’inizio del semestre bianco appare surreale. Invece si moltiplicano le decisioni che il governo deve prendere, mentre i partiti sono impegnati in una campagna elettorale per le amministrative che è densa di incognite. Tutto questo crea un clima poco favorevole alle intese che pure sarebbero necessarie.
Ci sono alcuni nodi da sciogliere che sono evidenti e ce ne sono altri che sono meno percepibili. Al primo genere appartengono i piani per le tre riforme che la UE ci impone per dare l’avvio ai finanziamenti del Next Generation UE: giustizia, fisco, pubblica amministrazione leggi tutto
Poesia, alfabeto dei sentimenti
Serbo un’intima gratitudine – che custodisco con affetto – verso la scuola della mia adolescenza: ne conservo un ricordo sfocato e leggero dove, come in una magica e fiabesca rievocazione, trovano posto apprendimenti e personaggi e riaffiorano dettagli allora apparentemente insignificanti.
La rivisito con nostalgia e vi cerco spiegazioni e risposte al mio presente.
Trovo che fosse una scuola che sapeva affiancare la vita, senza forzature: svolgeva la sua parte, in genere con umiltà e in silenzio.
Non erano tutte rose e fiori, c’erano difficoltà, ingiustizie, discriminazioni: qualcuno l’ha poi ben evidenziato, scrivendo la sua ‘lettera ad una professoressa’ e il sessantotto ha scoperchiato molte viltà ma le ‘vestali della classe media’, cioè gli insegnanti di quel tempo, erano le prime vittime della situazione dovendo vivere come i fedeli depositari di una cultura da tramandare in un mondo dove stavano emergendo con forza dei valori diversi: il successo, l’arrivismo, i lesti guadagni, la facilitazione, la stagione dei diritti, l’apertura al sociale, l’egualitarismo irriverente che ha poi partorito i mostri sacri della trasparenza e della privacy, mettendo di fatto le manette ai polsi delle relazioni personali e della comprensione tra la gente.
La scuola è stata forse in questi anni il contesto sociale più leggi tutto
La corsa al Quirinale
La battaglia per il Quirinale è ormai iniziata, ma - differentemente rispetto alle altre volte - non sono i candidati a cercare consensi e a costruire aggregazioni e partiti trasversali. Stavolta, a guidare il gioco, è una questione di metodo che nasconde un problema politico. Da un lato, Sergio Mattarella conclude il suo mandato a fine gennaio 2022, quindi è verosimile che il collegio dei Grandi elettori (senatori, deputati, consigli regionali) si riunisca nella prima metà del mese, subito dopo l'Epifania, per scegliere il successore. Ad oggi, i candidati sono due e mezza, se ci si permette l'espressione, perché il principale è Mario Draghi, poi arriva l'improbabile bis (a tempo, come vedremo) di Mattarella e infine la scelta di una terza personalità come Marta Cartabia (una outsider che, a sorpresa, potrebbe farcela). Ad ogni nome corrisponde uno scenario politico. L'elezione di Draghi provocherebbe l'immediata fine del suo governo, dunque i partiti dovrebbero trovare subito un nome per un nuovo presidente del Consiglio: ma Salvini vuole le elezioni e può sfasciare tutto, a meno che Forza Italia non confermi il sostegno alla coalizione con Pd, M5s, Leu e centristi, dando vita ad una "maggioranza Ursula" forse guidata dalla Cartabia. Se non si votasse, Draghi non potrebbe comunque far leggi tutto